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PROGETTO CAPRI ANTICA

Catalogazione e valorizzazione di evidenze preistoriche, protostoriche e greco-romane dell'Isola di Capri



L’isola di Capri centro di interesse

     La storia antica dell’isola di Capri ha costituito e costituisce tuttora un particolare centro di interesse del Centro di Studi per la Magna Grecia. A partire dal 1993 un’équipe coordinata da questo Centro e composta da ben diciotto studiosi, afferenti a diversi interessi e aree disciplinari (paleontologia, archeologia pre-protostorica e classica, toponomastica, epigrafia, storia) e facenti capo a diverse università e istituzioni (Università di Napoli “Federico II”, Soprintendenza Archeologica per le Province di Napoli e Caserta, Università di Roma “La Sapienza”, Istituto Universitario Orientale di Napoli), ha lavorato intorno a un progetto di riesame e di riconsiderazione delle testimonianze letterarie e archeologiche della storia di Capri per un arco di tempo compreso fra il Paleolitico inferiore (400.000 anni fa) e l’età Tardo-imperiale (VI secolo d.C.).
     Il risultato di tale ricerca sulla storia antica dell’Isola è rappresentato dal consistente volume Capri antica. Dalla Preistoria alla fine dell’età romana (a cura di Eduardo Federico e Elena Miranda) pubblicato nel luglio del 1998, presentato ufficialmente a Capri nel settembre del 1998 e destinatario al momento di una particolare attenzione da parte della comunità scientifica nazionale e internazionale.
     Il proposito di non fermarsi a una pur necessaria operazione di studio e di ricognizione del materiale esistente, di approfondire il quadro restituito dalla ricerca, di aprire nuove prospettive e orizzonti e di porre nuovamente l’isola di Capri al centro di un interesse archeologico di respiro internazionale è espressamente dichiarato nell’introduzione al volume curata da Alfonso Mele, attualmente Direttore del Centro, ed emerge implicitamente da alcuni contributi (in special modo quelli relativi alla pre-protostoria caprese) che nel provvedere a una ‘messa a punto’ non hanno mancato di segnalare e presentare documentazione nuova e/o inedita.



Lo spirito di fondo

     Nonostante l’indubbia e ben nota potenzialità paletnologica e archeologica dell’isola di Capri, nei diversi periodi dall’età preistorica a quella relativa all’età imperiale romana, gran parte del materiale rinvenuto fin dal secolo scorso attraverso ricerche e scavi in varie parti dell’isola, è fino ad ora rimasto inedito con collezioni talvolta smembrate o definitivamente disperse.
     Non esiste a tutt'oggi sull'isola un'istituzione museale tale da ospitare i reperti archeologici più significativi: di conseguenza, allo stato attuale, buona parte dei materiali provenienti dal territorio isolano si trova presso il Centro Caprense Ignazio Cerio e un deposito della Sovrintendenza Archeologica situato all'interno del complesso della Certosa di San Giacomo.
     La consistenza stessa del materiale ivi conservato è varia: sono confluiti negli anni materiali provenienti da scavi occasionali effettuati sull'isola nonché donazioni di privati. Di conseguenza molti dei reperti risultano inediti oltre che degni di uno studio approfondito quale quello condotto anche mediante una caratterizzazione che si avvalga delle moderne tecniche di indagine archeometrica, secondo quello che sempre di più sta divenendo lo standard europeo. Allo stato attuale, in entrambi i casi, i materiali non sono offerti alla fruizione del pubblico in ragione soprattutto dello stato non soddisfacente di conservazione: più precisamente mancano non solo un aggiornato inventario e una adeguata catalogazione, ma anche una normale sistemazione.
     Tuttavia l'attenzione non sarà solamente rivolta ai luoghi di conservazione dei materiali, ma anche ai luoghi classici di ritrovamento alcuni dei quali (es. la notissima Grotta delle Felci) meritano allo stato attuale un'intensa opera di valorizzazione, se non addirittura di "riscoperta".
     Un più stretto rapporto funzionale tra centri-museali e territorio si rivela a Capri un'esigenza sempre più concreta in virtù soprattutto dei risultati ultimi di ricognizioni finalizzate ad indagini sulla situazione insediamentale dell'isola in età pre-protostorica che negli ultimi tre anni hanno portato all'individuazione di ben diciotto siti in più rispetto a quelli (dieci) noti precedentemente alla Sovrintendenza Archeologica per le Province di Napoli e Caserta.



Luoghi interessati dal progetto


Centro Caprense Ignazio Cerio
     Presso la fondazione Cerio di Capri sono conservati numerosi materiali variamente datati, dal Paleolitico all'età imperiale provenienti da scavi nell’isola realizzati in anni passati e pervenuti alla fondazione tramite donazioni e lasciti. Questi oggetti rappresentano un nucleo di grande interesse al fine delle conoscenze storiche ed archeologiche dell’isola che ha sofferto, per secoli, di una politica di selvaggia spoliazione del suo patrimonio antico. Dopo una serie di lavori di ristrutturazione esterna del palazzo medioevale, che ospita il Centro, per contro i materiali lì conservati attendono tuttora una giusta catalogazione e sistemazione. Inoltre presso la biblioteca del Centro si conservano, inediti, manoscritti e memorie di scavo che fanno riferimento a indagini e ritrovamenti ottocenteschi.

Deposito della Sovrintendenza Archeologica presso la Certosa di San Giacomo
     Si conservano ivi i risultati di vari scavi che vanno da quelli del Maiuri (anni '30-'40 di questo secolo) fino a quelli più recenti in contrada Gasto (1991-1995). Soprattutto per quanto concerne questi ultimi, non si può fare a meno di notare che trattasi dei risultati del primo ed unico scavo stratigrafico effettuato sull'isola con tecniche moderne. I materiali al momento sono del tutto inediti. Qui continuano a confluire, altresì, i risultati di ricognizioni, attuate in collaborazione con la Sovrintendenza, finalizzate all'individuazione di nuovi siti e realtà di età pre-protostorica.

Luoghi di ritrovamento degni di valorizzazione
1) Grotta delle Felci (Capri), uno dei primi siti preistorici italiani ad essere eplorato, è stata oggetto di frequentazione dal Neolitico al Bronzo. Dagli anni Quaranta di questo secolo non si effettuano né scavi né sistematiche ricognizioni dell’area attorno al sito; i cospicui materiali recuperati in passato sono ancora in gran parte inediti.
2) Grotta di Vascio o' funno (Capri), di interesse micro-paleontologico, con un potente deposito riferibile al Pleistocene superiore.
3) Grotta del Castiglione (Capri), sede di un ninfeo romano e probabilmente frequentata anche in età preistorica.
4) Grotta del Pisco (Anacapri), che, esplorata negli anni Quaranta, ha restituito materiali di età protostorica.
5) Località Il Limmo e Campetiello (Anacapri), risultate da recenti ricognizioni sedi di insediamenti di età compresa fra il Neolitico e la media età del Bronzo.
6) Damecuta (Anacapri), già conosciuta come sede di una delle ville imperiali di Capri, ha rivelato recentemente indizi di insediamenti dell'età del Bronzo.
7) Le Parate (Capri), il più grande ripostiglio di ossidiana del Mediterraneo occidentale di cui solo recentemente si è riscoperta l’esatta localizzazione.
8) Località Aiano di Sopra (Capri), interessante area insediativa protostorica.


Il progetto regionale (L. R. Campania 31/12/94 n. 41)

     Consapevole dell’esistenza di notevoli aspetti ancora poco o nulla indagati e fiducioso nell’utilità di una ricerca che valorizzi degnamente l’isola di Capri al pari di altre realtà vicine (Ischia, Procida) da qualche tempo oggetto di notevole interesse storico-archeologico, questo Centro nella primavera del 1998 ha prodotto presso la Regione Campania un’istanza di finanziamento per lo studio e la valorizzazione di materiali archeologici provenienti dal territorio dell’Isola bisognevoli di restauro o comunque degni di una più attenta riconsiderazione (L. R. 31/12/94, n° 41). Il progetto è stato considerato scientificamente notevole con l’assegnazione di un primo contributo.


Le prospettive aperte

N. 1 - Capri pre-protostorica
- Una storia insediamentale sconosciuta.
- Un’isola legata ai traffici marittimi del Tirreno.
- Micenei a Capri?


     Gli scavi fortunati ma oramai lontani nel tempo, una messe di materiali sparsi in varî musei e istituti, isolani e non, che attendono uno studio più approfondito e una più consona valorizzazione costituiscono il presupposto indispensabile per la ripresa di un serio discorso sulla ‘preistoria’ caprese. In particolare sfuggono ancora i lineamenti della storia insediamentale dell’isola, la localizzazione e la dinamica degli abitati, gli aspetti più direttamente storico-economici, le dinamiche demografiche e gli usi rituali e funerarî.
     Ma soprattutto si pone come notevole centro di interesse il ruolo dell’isola all’interno dei traffici marittimi: se la posizione strategica dell’isola di per sé depone a favore di un suo ruolo attivo all’interno delle navigazioni tirreniche dirette per lo più al raggiungimento dell’Etruria metallifera, la notevole presenza dell’ossidiana sul territorio di Capri è indice inequivocabile dell’importanza dell’isola all’interno di direttrici di traffico attive fin dall’età neolitica.
     In questo senso si impone, sull’esempio di quanto avviene nella vicina Procida-Vivara, l’apertura di una prospettiva ‘micenea’, mirata a verificare la possibilità che nel II millennio genti di provenienza egea, particolarmente attive nel Golfo, abbiano raggiunto anche l’isola di Capri.


N. 2 - Capri pre-romana
- Capri e la Punta Campanella: un antico ‘sistema’.
- Una realtà ancora sconosciuta: le popolazioni anelleniche.


     La ripresa di un serio discorso storico-archeologico relativo alla storia dell’isola fra l’VIII e il I secolo a.C. impone di liberarsi da un inveterato luogo comune che tende a etichettare semplicemente come ‘greco’ il periodo che precede l’arrivo di Ottaviano sull’isola e la sua riduzione a proprietà privata del principe.
     Accanto a una realtà greca, probabilmente presente fin dal VII a.C. e che comunque attende una più attenta analisi (notevoli già sono stati i risultati prodotti dall’indagine delle iscrizioni conosciute promossa da questo Centro), appare latente e mai opportunamente valorizzata la realtà della popolazione anellenica che precedette l’arrivo dei Greci e che evidentemente convisse con l’elemento greco e resistette a tentativi di totale ellenizzazione se è vero che l’isola non assunse mai un nome greco (Capri è un nome di origine paleoitalica) e che un famoso poeta caprese di lingua greca, Bleso, porta un evidente nome di origine italica.
     In ogni caso le tradizioni che parlano di un’isola abitata dai mitici Teleboi, famigerati pirati del mito, localizzati dalla tradizione frontalmente al fiume Acheloo, noto tra l’altro per essere il padre delle Sirene, invita ancora una volta a studiare la storia dell’isola di Capri all’interno del più complesso sistema del Golfo di Napoli e specificamente in relazione con la Punta Campanella insieme alla quale Capri partecipò alla creazione di un vero e proprio sistema economico (ma con interessanti risvolti cultuali e ideologici) incentrato sull’attività del traffico marittimo che, con la fine dell’età del Ferro si fa più attivo e articolato.
     Una parte di popolazione (probabilmente greca) interessata all’organizzazione e allo sfruttamento del traffico marittimo e un’altra (probabilmente italica) legata alla pastorizia - doppia realtà forse riflessa da Strabone (V 4;9) che parla dell’antica esistenza sull’isola di due cittadine ridottesi poi a una - dà corpo a un popolamento articolato e dialettico, di cui non sono affatto chiare neanche le linee essenziali.


N. 3 - Capri imperiale
- Una storia economico-sociale scarsamente sconosciuta.


     Senza dubbio la Capri degli imperatori (Augusto e Tiberio) rappresenta il maggior centro di interesse dell’archeologia caprese quantunque sia facile notare quanto l’eccessivo interesse per un’archeologia mirata al recupero di una monumentalità vistosa, quale quella ‘imperiale’ (le ville), abbia automaticamente fatto passare in secondo piano altri periodi di notevole interesse e, soprattutto, imposto un’immagine troppo incentrata sulla figura e la presenza degli imperatori, con l’ingiustificato ‘sacrificio’ di altri considerevoli aspetti, finora scarsamente considerati, relativi alla vita sociale ed economica di un’isola che, da un quadro economico dominato da una pastorizia povera e sostanziato dai proventi dei traffici tirrenici, si ritrovò a essere proprietà del demanio imperiale e meta dell’aristocrazia romana che dal I secolo a.C. impianta grandiosi complessi di ville e palazzi.
     La prospettiva aperta per la Capri imperiale rimane perciò quella di valorizzare sempre più le tracce di questa presenza di ceti elevati, ma nello stesso tempo di comprendere anche e dove possibile i lineamenti di una storia che a cavallo dei secoli I a.C. e I d.C. registra un epocale passaggio e una sostanziale trasformazione dei suoi quadri sociali ed economici.

N. 4 - Capri tardo-antica
- La fine di un luogo comune.
- La cristianizzazione dell’isola.


     Gli scavi curati dalla Soprintendenza Archeologica delle Province di Napoli e Caserta all’inizio degli anni ’90 nella località caprese di Gasto, che hanno messo in luce un interessante complesso di età domizianea, hanno finalmente posto fine, aprendo non poche interessanti prospettive, al luogo comune secondo cui dopo Tiberio l’isola di Capri fu completamente abbandonata.
     Se è vero che dal II secolo d.C. le notizie degli storici sull’isola si fanno sempre più diradate, è altrettanto vero che l’interesse a mettere in luce aspetti della storia di Capri fra il II e il V secolo d.C. è stato sempre scarsamente praticato. Gli scavi del 1990 sotto l’antica chiesa di san Costanzo hanno messo in luce un complesso di V secolo d.C. rafforzando vieppiù l’idea dell’esistenza di una realtà storico-archeologica di età tardo-antica ancora praticamente sommersa.
     La rilettura recente di iscrizioni e bolli laterizî ha messo in evidenza una realtà sociale e culturale ancora viva nei secoli immediatamente precedenti la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e, unitamente al discorso derivato dagli scavi di san Costanzo, sollecita una maggiore attenzione per il fenomeno della cristianizzazione dell’isola, al momento praticamente sconosciuto. Massiccia presenza di ceramica tardo-antica fra i varî (non opportunamente valorizzati) depositi dei musei capresi interviene come ulteriore indice di una realtà ancora da scoprire e valorizzare.


Lo spirito aperto dell’iniziativa

     La realizzazione del progetto Capri preistorica, prodotto da questo Centro e con i fini su esposti, intende mirare al coinvolgimento di altri consessi scientifici e istituzioni culturali operanti sull’isola ed esterni a essi.
     Oltre al Dipartimento di Discipline Storiche "Ettore Lepore" (Università "Federico II" di Napoli), sono stati avviati contatti di collaborazione con il Dipartimento di Paleontologia (Università "Federico II" di Napoli),il Museo di Paleontologia (Università "Federico II" di Napoli), la Sovrintendenza Archeologica delle Province di Napoli e Caserta, l’E.N.E.A., Dipartimento Innovazione - Unità salvaguardia del patrimonio artistico, il Dipartimento Ingegneria Chimica, dei Materiali, delle Materie Prime e Metallurgia, Università La Sapienza di Roma, il Centro Caprense "Ignazio Cerio", l’Associazione Culturale “Oebalus”.
     Ma, considerato anche il carattere più vastamente culturale e sociale che si vuole dare all’iniziativa, questa non potrà prescindere dall’opportuno coinvolgimento delle Amministrazioni regionali e locali e dagli Enti locali. Il rapporto con il territorio e la sua realtà antropico-sociale.
     Nelle intenzioni di questo Centro proponente assumere come centro di interesse la Capri antica non dovrà ridursi a un mero interesse scientifico e accademico. Lo spirito scientifico, di cui questo Centro garantirà la direzione e il coordinamento, dovrà agire costantemente al fondo di una ricerca che, oltre a indirizzarsi al ‘recupero’ di siti già noti, si farà attenta alla scoperta e alla effettiva valorizzazione culturale di siti sconosciuti ai fini della realizzazione di itinerarî che soddisfino l’esigenza di un turismo colto. L’informazione del mondo dell’istruzione locale e dell’intera cittadinanza sarà garantito da costanti iniziative sul territorio (conferenze, mostre) organizzate e tenute dagli esperti direttamente operanti.

Il Direttore del Centro di Studi per la Magna Grecia
Prof. Alfonso Mele
Conferenza di presentazione del Progetto