GESTIONE CLINICA DELLA HELLP SYNDROME
78° Congresso
Nazionale SIGO / 43° Congresso AOGOI / 10° Congresso AGUI
Bastia Umbra (Perugia)
9-13 Novembre 2002
S. BOTTINO*
*Direttore Struttura Complessa di Ostetricia e Ginecologia
Presidio ospedaliero di
Saronno
Azienda Ospedaliera di
Busto Arsizio ( Varese)
INTRODUZIONE
La HELLP SYNDROME (H.S.)
rappresenta una sindrome biologica ormai da tutti riconosciuta come una grave
variante della preeclampsia. Dalla prima descrizione di H.S. fatta da Weinstein
(1) nel 1982 numerosi studi sono stati pubblicati su questa grave patologia
gravidica (2, 3, 4, 5) proponendo criteri di diagnosi, diverse interpretazioni
etiopatogenetiche e le corrispondenti terapie.
Da una indagine multicentrica
italiana (6) nella quale sono state prese in considerazione 88.615 gravide (
13.126 ipertese delle quali 2977 preeclamptiche ) avvenuti negli anni 1990-1995
l’incidenza di tale sindrome variava da 0,1-0,3 % dei parti raggiungendo
valori del 3 % nelle ipertese e del 15 % nelle preeclamptiche. Sibai (5) riporta
una incidenza che varia dal 2 al 12 % nelle gestanti preeclamptiche con
frequenze maggiori nelle donne bianche e nelle nullipare.
Come nella preeclampsia il danno
principale è a carico della parete dell’endotelio e, sebbene molti studi
abbiano indagato sulla genesi di tale danno, non esiste tuttora uniformità di
interpretazione.
Ciò che tuttavia è accertato
è che la microangiopatia è responsabile del corteo sintomatologico che
caratterizza la sindrome. Infatti il quadro anatomo-patologico predominante è
rappresentato da una
severa anemia emolitica
microangiopatica che può interessare in modo variabile alcuni organi (rene,
fegato, SNC, cuore) e può
evolvere fino ad un quadro di MOF ( Multiple Organs Failure).
La sintomatologia caratteristica con cui le pazienti si
presentano è dominata da un quadro di addominalgia localizzata ai quadranti
superiori; la causa di tale sintomo sembra risiedere nella necrosi parenchimale
periportale con conseguente necrosi cellulare. Nei casi più gravi sono stati
segnalati importanti quadri di emorragia intraparenchimale
ed ematomi sottocapsulari.
La nausea ed il vomito sono
altri sintomi frequentemente riscontrati nelle casistiche internazionali.
L’ipertensione arteriosa è
un dato variabile nelle pazienti con H.S. e può essere di grado moderato
nonostante la gravità del quadro clinico.
Similmente i disturbi della
coagulazione, pur potendosi riscontrare quadri di coagulazione intravascolare
disseminata (DIC) conclamata, possono essere assenti eccezion fatta per la
piastrinopenia.
Se questo è il quadro
iniziale, l’evoluzione della H.S. è estremamente variabile. Infatti la gravità
della sindrome dipende dal coinvolgimento degli altri organo bersaglio da parte
del processo microangiopatico. Si possono avere quindi manifestazioni come
disorientamento, convulsioni e coma per l’interessamento del SNC, edema
polmonare acuto e aritmie, insufficienza respiratoria acuta, insufficienza
renale ed epatica. Suggestivo il fatto che si può avere l’interessamento
massivo di un organo o apparato con risparmio pressoché completo degli altri.
Negli anni 80 e nei primi anni
90 la comparsa di tale sindrome provocava una forte preoccupazione sia per la
gestione che per le possibili gravi complicazioni. Oggi è più chiaro come sia
necessario rispettare e tenere sotto controllo il decorso della malattia che in
alcuni rari casi possono anche risolversi spontaneamente da sole, specialmente
le forme insorte dopo la nascita del feto(7).
CASISTICA A CONFRONTO
Dal 1992 la nostra gestione
clinica della H.S. ha seguito le direttive dettate dal “ Protocollo per la
diagnosi e trattamento della Hellp Syndrome ” pubblicato nel 1993 e messo a
punto dallo Staff interdisciplinare di Monza composto da Medici e Tecnici di
laboratorio in servizio presso la Clinica Ostetrica e Ginecologica, il Servizio
Trasfusionale e l’Istituto di Anestesia e Rianimazione (2).
L’ultima revisione del
protocollo è stata effettuata recentemente in occasione del 1° Corso su
“Ipertensione e gravidanza” tenutosi il 14 Marzo 2002 presso
l’Ospedale “Alessandro Manzoni” di Lecco (8).
L’applicazione del
protocollo presso la Clinica Ostetrica e Ginecologica di Monza dal 1992 al 2000
e presso la Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia del presidio
Ospedaliero di Saronno dal 1998 al 2000 ha consentito in questi anni un
miglioramento della conduzione clinica nelle gravide con tale patologia. Ciò è
dimostrato dal confronto dei risultati clinici ottenuti prima
dell’applicazione del protocollo (1982-1991) con quelli successivi a tale
applicazione (1992-2000).
Infatti il rigoroso rispetto
dei criteri di diagnosi e cura ha permesso una
più adeguata selezione dei casi diminuendo l’incidenza di complicanze
materne e migliorando gli esiti perinatali ( Tab. 1, 2, 3, 4, 5 ).
Tab 1. HELLP
SYNDROME: CASISTICA MONZA/ SARONNO
1982- 2000
|
1982-
1991
|
1992-
2000
|
P
|
Totale
parti
|
19613
|
24248
|
|
preeclampsia
|
284
(1,4%)
|
422
(1,7%)
|
0,02
|
Hellp
syndrome
|
37 (13%)
|
52
(12,3%)
|
0,8
|
Tab 2. HELLP SYNDROME: CASISTICA MONZA/ SARONNO 1982-
2000
PROTOCOLLO
CLINICO DI GESTIONE DELLA HELLP SYNDROME
DIAGNOSI
Per fare diagnosi di Hellp
Syndrome devono essere presenti tutti e tre i classici segni: anemia emolitica
microangiopatica, enzimi epatici elevati e piastrinopenia (Tab 6).
TAB 6 HELLP: Criteri Diagnostici
- Emolisi
-
Stricio periferico patologico
-
Bilirubina totale > 1,2 mg/dl
-
LDH > 600 UI/L
-
Enzimi epatici elevati
- Enzimi epatici elevati
-
AST > 70 UI/L
- Piastrinopenia
- Conta piastrinica < 100.000/mm3
I sintomi ed i segni associati sono riportati nella Tab.
7.
TAB 7 HELLP: Sintomi e Segni Associati
-Malessere generalizzato
-Ipertensione
-Epigastralgia
-Protenuria
-Nausea e/o vomito
-Subittero o ittero
-Cefalea
-Ipereflessia
-Scotomi
-Ematuria
-Dispnea
Ciò che rende difficoltoso
l’approccio terapeutico di tali pazienti è il fatto che esse possono
mostrare, accanto ai sintomi e segni classici della H.S. , quadri clinici
estremamente variabili. Da quanto detto appare evidente come la diagnosi
differenziale con altre patologie sia molto importante (Tab. 8).
TAB 8 HELLP: Diagnosi Differenziale
-Litiasi biliare
-Sindrome emolitico-
-Colecistite acuta
uremica
-Pancreatite acuta
-Porpora trombotica
-Colestasi
trombocitopenica
-Epatite virale
-Trombocitopenia
-Ulcera peptica
idiopatica
-Appendicite
-Lupus eritematoso
-Calcolosi renale
sistemico
-pielonefrite
-Atrofia giallo acuta
CONDUZIONE CLINICA ANTEPARTUM
Posta la diagnosi di Hellp il
nostro protocollo prevede una fase di controllo delle condizioni materne ed un
monitoraggio fetale ( Tab. 9). L a gravida inizia un monitoraggio orario dei
parametri vitali, viene valutato il trend degli esami ematochimici con controlli
che si ripetono ogni 3-4 ore.
TAB 9 HELLP: Monitoraggio Materno e Fetale
-Monitoraggio materno
-PA oraria
-Diuresi oraria
-Proteinuria
-Bilancio dei liquidi quotidiano
-Ecografia addominale ed epatica
-Monitoraggio fetale
-NST 2 volte/die
-Biometria
-Profilo biofisico
-Flussimetria
-Amniocentesi per L/S se indicata
Si instaura la profilassi
anticonvulsivante con Magnesio Solfato (MgSo4) (9-10) e la terapia
antipertensiva ( 11 ) in caso di valori pressori elevati (Tab. 10, 11 ).
TAB 10 HELLP: Trattamento materno
Trattamento
materno
-Antipertensivi
-Nifedipina
-Diidralazina
-Labetalolo
se inefficaci
-Nitroprussiato*
*solo sotto controllo
rianimatorio
-Anticonvulsivanti
-MgSo4
se controindicato
-Diazepan
-Gardenale
-Glucocorticoidi
TAB 11 HELLP: Magnesio Solfato Protocollo
In presenza di preeclampsia severa
-Infondere 6 g/MgSo4 in 20
minuti
-Seguiti da infusione di
2g/MgSo4/ora
-Aggiustamento del dosaggio in
base
alla clinica ed ai livelli plasmatici di Mg
-Livello terapeutico ottimale
4-7 mEq/L
-Mantenere l’infusione per
48 ore dopo
il parto
E’ molto importante in
queste pazienti mantenere una idratazione adeguata ed un controllo orario della
diuresi ( Tab. 12 ).
TAB 12 HELLP: Idratazione e monitoraggio diuresi
Idratazione
-Terapia di attacco
Albumina 5% in 400 ml
( 2 fl al 20% in 300 ml di Ringer Acetato)
-Terapia di mantenimento
Cristalloidi 85 ml/ora (2000 ml/24 ore)
Monitoraggio diuresi
-Se diuresi > 0,5 ml/Kg/ora
continuare schema di mantenimento
-Se diuresi < 0,5 ml/Kg/ora
valutare PVC e rivedere imput e
composizione liquidi e considerare la necessità di
prescrivere
diuretici o dopamina.
Si corregge l’eventuale
comparsa di alterazioni della coagulazione ( DIC ) con infusioni di plasma
fresco congelato più emazie concentrate in caso di anemizzazione.
Sono comparsi recentemente in
letteratura lavori che propongono una terapia cortisonica in caso di Hellp. Sono
necessarie ancora ulteriori conferme ( 12 ).
Per quanto riguarda il feto si controlla il suo stato di
benessere con le tecniche più appropriate
( ecografia, flussimetria,
cardiotocografia ) eseguendo un controllo della maturità polmonare fetale
mediante amniocentesi se indicata.
TIMING DEL PARTO
Se la Hellp compare durante la
gravidanza il timing del parto prevede:
1-
parto immediato se
-
epoca gestazionale < 24 settimane
-
epoca gestazionale > 32 settimane
-
feto maturo ( L/S > 2 )
-
sofferenza fetale
-
morte endouterina del feto
-
aggravamento quadro clinico materno
-
presenza di DIC
2-
conduzione di attesa se feto immaturo ed epoca gestazionale ≥ 24 < 32 settimane
-
betametasone 12 mg x 2
-
ASA 100 mg os / die ??
3-
Modalità di espletamento del parto : la via vaginale, sia spontanea che
indotta è possibile se
-feto in
presentazione cefalica
-epoca
gestazionale ≥ 32 settimane
-travaglio
in atto
-condizioni
cervicali favorevoli
In caso di feto morto il parto
per via vaginale è consentito solo se travaglio di parto in atto o condizioni
cervicali molto favorevoli.
CONDUZIONE CLINICA POSTPARTUM
La puerpera viene
monitorizzata in maniera intensiva per 48-72 ore con ripetizione degli esami
bioumorali inizialmente ogni 3-4 ore anche per permettere il riscontro
tempestivo delle possibili gravi complicazioni alle quali vanno incontro queste
pazienti ( DIC, edema polmonare, IRA, edema cerebrale, distacco di retina,
ematoma epatico ecc. )
CONCLUSIONI
In caso di Hellp Sindrome il
rigoroso rispetto dei criteri diagnostici, una accurata selezione dei casi ed
una adeguata gestione clinica permette
di ridurre sensibilmente l’incidenza di complicazioni materne e feto-neonatali.
E’ quindi indispensabile il suo precoce riconoscimento e ciò può avvenire
mediante l’utilizzo di protocolli clinici semplici e precisi.
Per quanto riguarda la modalità
del parto, il cui espletamento rappresenta sempre il cardine della terapia,
permane un elevato tasso di parti operativi che deve farci riflettere. Infatti
la via vaginale, secondo il nostro parere, non dovrebbe essere preclusa quando,
in assenza di sofferenza fetale, i dati clinici della paziente, le condizioni
cervicali e l’epoca gestazionale lo permettano.
Rimangono ancora oggi
controverse alcune questioni ( uso della plasmaferesi, indicazioni all’uso
della terapia cortisonica ecc. ) le quali sicuramente, in un prossimo futuro,
potranno essere maggiormente chiarite da studi appropriati e mirati.
BIBLIOGRAFIA
1-
Weinstein L.: Am. J. Obstet.
Gynecol. 1982; 142, 149-155.
2-
Bottino S. et al.: SIGO Notizie, 1993-Marzo ; 49-55.
3-
Bottino s. et al.: Gestosi 1995; VII Congresso Nazionale O.I.G.I.G.
Napoli
CIC Edizioni
Internazionali, 197-204
4-
Bottino S. et al.: 7th European Congress on intensive Care Medicine;
Innsbruck 1994.
5-
Sibai B.M.et al.: Am. J. Obstet. Gynecol. 1990; 162: 311-316
6-
Bottino S. et al.: Atti Congresso Regionale AOGOI Lombardia; Lodi 1997;
31-38.
7-
Lovotti M. et al.: Gestosi 2002; Congresso Nazionale O.I.G.I.G. Firenze
CIC Edizioni
Internazionali, 206-209.
8-
Vergani P. : 1° Corso” Ipertensione e gravidanza” Lecco Marzo 2002.
9-
Lucas M.J. et al.: N. Engl. J. Med. 1995 ; 1, 333-350.
10-
Coetzee E.J. :
Br. J. Obstet. Gynaecol. 1988 ; 105, 809-810.
11-
Chan P.D., Winkler CR. : Current Clinical Strategies Publishing;2002,
136-140
12-
Isler C.M. et al.:Am.J. Obstet. Gynecol. 2001 ; 184, 1332-1337.