INTERPRETANDO LA FAVOLA ...

Gli insegnanti invitarono i bambini ad esprimere le proprie opinioni sulla favola, ormai analizzata nei suoi sviluppi narrativi, stimolandoli dapprima a disegnare e a presentare ai compagni il momento preferito e successivamente sollecitandoli ad assumere il punto di vista di uno dei due personaggi della storia: la cicogna.

L´interrogativo posto era infatti: ¨Tu che avresti fatto al posto di Cicogna?¨
Bisogna precisare, come premessa, che, nella versione scelta, il racconto presentava la volpe non come dispettosa, ma come ¨sbadata e distratta¨, poco attenta al fatto che le esigenze degli altri possono divergere dalle proprie. La cicogna, da parte sua, reagiva non con spirito vendicativo, ma educativo.

La discussione permise di conoscere le risposte di ogni bambino: la maggioranza ammise di solidarizzare con il comportamento adottato dalla cicogna (¨Avrei fatto come lei, invitando la volpe a mangiare in vasi dal collo lungo, così si sarebbe resa conto dei suoi errori!¨); alcuni arrivarono invece ad estremizzarlo, ritenendo fosse stata troppo gentile con la volpe (¨Avrebbe dovuto darle una beccata in un occhio e farle il muso per diversi giorni!¨); altri provarono a domandarsi se quest´ultima, capita la lezione, da quel momento in poi sarebbe cambiata ...
Due bambini elaborarono una simpatica idea: ¨Mentre la volpe dormiva, avremmo appeso nella sua tana dei cartelli con scritto sopra ESIGENZE, così forse avrebbe capito!¨.
Queste riflessioni spontanee permisero a tutti di ragionare sull´efficacia della morale che si voleva desumere dalla favola, letta poi anche nella versione originale.
Non piaceva a nessuno (a cominciare dai maestri) il proverbiale motto: ¨Chi la fa l'aspetti!¨, perché insegnava a vendicarsi e a non perdonare, per cui si decise che la morale della favola, per lo meno quella condivisa dalla Classe Seconda A, doveva ribadire quanto sia importante ¨il riconoscimento e il rispetto delle esigenze altrui!¨, pur rimarcando la sbadataggine della volpe.
In definitiva i bambini compresero non solo il significato del termine ¨morale¨, intesa come insegnamento che è possibile imparare leggendo una favola, ma anche che certe morali sono accettabili e valide ancor oggi, mentre altre valgono solo fino ad un certo punto!

La ricerca dei sensi e dei significati possibili confluì anche nell´elaborazione di nuove ipotesi interpretative, giocate sulla scoperta della funzione svolta dagli animali ¨antropomorfizzati¨ delle favole: i bambini conclusero che questi personaggi in chiave fantastica, rappresentando l´uomo con le sue qualità e i suoi difetti, insegnano ad eesere migliori.
L´indagine fece nascere nuove domande-chiave, che fu possibile così sintetizzare:

¨CHI? DOVE? QUANDO? COME? PERCHÈ?
I bambini infatti indagarono personaggi ed elementi spazio-temporali (dal punto di vista della favola e della realtà), si divertirono ad innescare meccanismi di identificazione e contrapposizione, in base al proprio vissuto emotivo e psicologico, socializzarono impressioni e messaggi, ma soprattutto impararono a riordinare e a catalogare i propri pensieri all´interno di questi interrogativi - nodi tematici, che risultarono utili anche in sede di definizione della rete concettuale della loro applicazione.