LUCE, COLORI,
IMMAGINI
Classe III A
Unità 4
Insegnanti Marina Belci, Maura Marani, Paola Tarino
PERCORSO SCIENTIFICO DEDICATO AL
MUSEO DEL CINEMA
Dalla
documentazione prodotta dai bambini:
VISITA AL MUSEO DEL CINEMA: IL
TEATRO DELLE OMBRE
Martedì 7 maggio 2002
siamo andati a visitare il Museo Nazionale del Cinema di Torino, che ha sede presso la
Mole Antonelliana.
La prima sala del museo è dedicata al Teatro d'ombre.
Abbiamo visto le ombre di sagome, fatte di cartone, di metallo e di cuoio.
Erano immagini di persone, animali e diavoli. Alcune erano in movimento.
Abbiamo osservato alcuni tipi di ombre: quelle giavanesi, di marionette e quelle prodotte
da diverse posizioni delle mani.
C'era un grande telone e, a gruppi, siamo andati dietro ad esso.
I bambini che stavano davanti al telone vedevano le sagome dei compagni.
Ciò avveniva perchè dietro al telo c'era una fonte luminosa: la luce, che, andando a
sbattere contro i corpi, proiettava la sagoma sul telo.
Chi guardava le sagome non era visto dagli altri, perchè dall'altra
parte non c'era la fonte luminosa. Abbiamo notato che più un bambino si allontanava dalla
fonte di luce più la sua sagoma si rimpiccioliva ed era nitida; più il bambino si
avvicinava alla parte luminosa e più la sua sagoma diventava grande e sfocata.
Alcuni di noi hanno provato a fare le ombre con le mani, riproducendo degli animali.
C'era anche uno schermo di plastica opaca, su cui apparivano delle
sagome di diavolo: cinque in diverse posizioni ed infine tutte insieme, poi
scomparivano e riapparivano. Abbiamo osservato il funzionamento delle ombre. Dietro lo
schermo c'era una sagoma forata e, attraverso i fori, passava la luce diffusa da cinque
lampadine poste in diverse posizioni.
Quando si accendeva quella in basso appariva sullo schermo il diavolo
in alto e viceversa, poi a destra, a sinistra e al centro; quando tutte le luci erano
accese, sullo schermo si vedevano cinque diavoli. Le parti nere della sagoma apparivano
bianche sullo schermo e, al contrario, quelle bianche apparivano nere.
Il vissuto dei bambini: correlazioni ad un'esperienza diretta
La
visita didattica effettuata al Museo Nazionale del Cinema (sezione "Archeologia")
ha consentito ai bambini di poter approfondire, in un nuovo contesto, agevolati anche dal
ricorso a differenti e più sofisticati dispositivi ottici, alcune esperienze vissute a
scuola e al contempo di sperimentarne altre, in un clima di gioco e di scoperta graduale
di apparecchi che hanno permesso il passaggio dalle immagini statiche a quelle in
movimento.
Se da un lato essi hanno potuto rivivere il funzionamento della camera oscura, entrando in
un'originale scatola della visione, dall'altro sono stati affascinati dalla visione di
spettacoli del teatro d'ombre (prodotte dal proprio corpo, dalle mani, da sagome e
silhouette di cartone), divertendosi a intuire anche il fenomeno dell'anamorfosi o
semplicemente facendosi avvolgere dalla magia scaturita da vedute ottiche a effetto
giorno/notte e da quella prodotta da vetrini colorati proiettati dalle lanterne magiche.
Il patrimonio delle collezioni del Museo sarà riesplorato il prossimo anno per
approfondire, alla luce di maggiori competenze, la problematica del "movimento
delle immagini" (disegnate, fotografate, riprese da una telecamera), sia per
affinare la conoscenza del linguaggio audiovisivo, sia per sperimentare, in maniera
diretta e attraverso adeguati esperimenti, fenomeni scientifici nel campo dell'ottica e
del movimento dei corpi.
Si sta valutando altresì se aderire o meno (costi permettendo) ad alcune iniziative
laboratoriali promosse dal Museo, per poter trarre proficue collaborazioni e scambi
didattici tra la scuola e il museo stesso.
* Quest'anno è stato affrontato un primo approccio ai diversi tipi di piani e
di campi, che stanno alla base del linguaggio cinematografico, attraverso l'analisi di
disegni, illustrazioni e fotografie.
I bambini hanno imparato a riconoscere e a discriminare i diversi piani (figura intera,
piano americano, piano medio, primo piano, primissimo piano, particolare e dettaglio) e
campi (campo lunghissimo, campo medio, campo lungo) e in un'occasione hanno potuto
adoperare una telecamera per scoprire - in maniera intuitiva - il funzionamento dello zoom.
Queste terminologie saranno rafforzate il prossimo anno anche attraverso l'analisi di
nuovi elementi del linguaggio cinematografico, quali il concetto di inquadratura,
fotogramma, sequenza, pellicola, montaggio, effetti speciali
.
Nel campo dell'educazione tecnologica, per sperimentare il passaggio dalle immagini
statiche a quelle in movimento, si costruiranno insieme ai bambini alcuni semplici giochi
ottici, quali "taumatropi, fenachistiscopi, zootropi e flip book".
Dalla documentazione prodotta dai bambini
L'OCCHIO
L'occhio ha forma
sferica ed è quasi tutto ben protetto all'interno del capo.
Nella parte anteriore c'è uno strato trasparente esterno, detto cornea; la parte
colorata si chiama iride e al centro c'è un cerchietto nero, che in realtà è un
foro, chiamato pupilla, che si dilata o si restringe per lasciar passare più o
meno luce.
Dalla pupilla la luce passa attraverso una lente (cristallino), che, modificando la
propria forma, mette a fuoco le immagini vicine e lontane sulla retina.
Questa è la parte posteriore dell'interno dell'occhio e contiene milioni di cellule
fotosensibili, chiamate bastoncelli e coni.
Queste cellule trasformano la luce in impulsi elettrici, che vengono inviati al cervello
attraverso il nervo ottico.
Ogni immagine viene messa a fuoco capovolta sulla retina e il cervello automaticamente la
rovescia, facendocela vedere diritta.
Ciascuno dei due occhi vede un oggetto in modo leggermente diverso dall'altro, grazie a
ciò si ha la visione in rilievo, o tridimensionale, delle cose che ci circondano.
Abbiamo provato a chiudere un occhio e a mettere un dito davanti alla faccia. Abbiamo
provato ad aprire un occhio alla volta.
Abbiamo visto che il dito sembrava spostato, perchè un occhio vede un po' diverso
dall'altro: ognuno dal suo punto di vista.
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