Era un freddo Lunedì di metà Novembre, quando
quattro ragazzi di neanche vent’anni scrissero una pagina fondamentale dello
sport italiano, per gli amanti delle statistiche, la sera tra l'11 e il 12
Novembre 1996 all’Irish Pub fu fondata quella che a tutt'oggi è considerata
la più forte squadra di calcio a cinque mai esistita: il Paguro’s Club.
Già da un paio di settimane
Manuel Alessio Calderon, Riccardo Cappello, Francesco Celoni, Daniele Galati e
Alessio Mariani avevano cominciato ad impartire lezioni di calcio, ai
malcapitati avversari, nel mitico “Campino dell’Albero Stadium”, quando
capirono che era giunto il momento di far vedere al mondo intero come si
giocasse a calcetto.
In quella storica sera, la
tensione si tagliava a fette, mancava solo Calderon, ma nella testa dei quattro,
la squadra era già fatta. Con in porta l’insuperabile Celoni, soprannominato
il “Ragno Nero”, per come afferra ogni pallone e per come si tuffa sui piedi
degli avversari, non c’è possibilità di subire rete, a fugare ogni dubbio ci
ha sempre pensato Alessio “Baresi” Mariani con grande tempismo e con
perfette chiusure in difesa, ma soprattutto fondamentale per i micidiali tiri da
fuori che spesso risolvono le partite. Il compito di impostare il gioco spetta
al talento centroamericano Manuel Alessio Calderon che come giocatore ricorda
molto da vicino Falcao. Potente nei contrasti precisissimo nei passaggi ed
elegante nei dribbling fiacca ogni squadra con vere lezioni di calcio. Non da
meno è Daniele “Rivera” Galati la cui eleganza è sopraffina e le sue
discese sulla fascia inarrestabili, con i suoi lanci millimetrici trova con
puntuale regolarità, l’incubo di tutte le difese, con finte che mettono a
sedere qualsiasi avversario, con un tiro potente e preciso Riccardo Cappello è
conosciuto nell’ambiente come il nuovo Rumenigge.
A completare la rosa si sono
aggiunte due fondamentali pedine, Gigli Giuseppe, una punta che farebbe la
fortuna di tante squadre di Serie A, dotato di un’eleganza superiore a quella
di Van Basten unisce una potenza degna del miglior Batistuta, che gli permette
di realizzare reti di rara bellezza con una costanza impressionante. E ultimo ma
non certo per valore Stefano Aiazzi, capace di ricoprire ogni ruolo e
instancabile sulla fascia destra dà il suo contributo ad ogni vittoria
trasformandola in trionfo, l’unico vero erede di Alfredo Di Stefano.
Ma questi magnifici 7 non
sarebbero riusciti ad imporsi a livello mondiale senza la competenza tecnica ed
esperienza del mister Emanuele Cappello, che riesce ad impostare la squadra, a
cambiare modulo a partita in corso come solo il compianto Mago Herrera riusciva
a fare. In più se si aggiunge una società seria, sana nei bilanci, sempre
vicino ai giocatori e capace di accollarsi colpe non proprie nei momenti
difficili come ha saputo fare il presidente Carlo Indolfi soprannominato Paguro,
che ricorda nei modi di fare e nell’eleganza il grande Artemio Franchi, è
facile capire come sia venuto il successo.
L’11 Novembre nacque una
stella nel firmamento celeste e ora quella stella è LEGGENDA
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