CENNI STORICI – SVILUPPO URBANO, TERRITORIALE ED ECONOMICO

Del nucleo abitativo di San Benedetto, definito come “Plebs Sancti Benedicti in Albula”, dal nome del santo protettore e titolare della chiesa omonima, nonché del torrente che tuttora l’attraversa, si hanno tracce dall’anno 998. Il primo significativo mutamento insediativo si ha nel 1145 quando i signori Azzo e Berardo di Gualtiero ottengono l’autorizzazione dal vescovo Liberto di Fermo a realizzare un “castrum” sul colle ove sorge la pieve, pur nel rispetto delle pertinenze di questa.


Veduta del "PAESE ALTO" di San Benedetto del Tronto

Negli Statuti trecenteschi della città di Fermo, a cui S. Benedetto è soggetto,  esso è classificato tra i castra di media dimensione, indicato come castello riveriae maris (della riva del mare), oltre alla classificazione di “castello di confine”. Queste attribuzioni di “marittimo” e di “confine” ne fanno un presidio unico nell’ambito della numerosa schiera dei comuni del comitato fermano.
Tra il suo territorio ed i confini meridionali con il comitato ascolano rimane a lungo ciò che resta dell’antico Castello di Monte Aquilino che risulta essere amministrato direttamente da Fermo sino al 1816, e che funge da spazio “cuscinetto” sul confine con il comitato ascolano. Questo territorio, rimasto dal 1816 al 1860 come semplice “appodiato”, è oggi del Comune di S. Benedetto, così come dal 1935 lo è Porto d’Ascoli, posto tra il torrente Ragnola ed il Tronto, separato dal Comune di Monteprandone,.


San Benedetto del Tronto in un disegno del 1600

Lo sviluppo demografico del “Castro Sancti Benedicti” indi di S. Benedetto e, successivamente al 1860 del comune di “S. Benedetto del Tronto”, non può che rassomigliare a quello di tanti altri centri rivieraschi dell’Adriatico, ove svolgono un ruolo determinante le immigrazioni, rese necessarie per il ripopolamento sul finire del XV secolo e proseguite fino ai giorni nostri in modo significativo, le incursioni e le catture barbaresche, i rapporti con le popolazioni transadriatiche, le epidemie, le successive e massicce emigrazioni in altri luoghi dell’Italia ed all’estero, talune con caratteristiche specifiche legate ai mestieri del mare.

San Benedetto, attraverso questi fenomeni, appare come una vera e propria “testa di ponte” ove si approdava con le barche o si giungeva dai paesi dell’interno e ci si stanziava, magari per ripartire per altri lidi, ma sempre lasciando tracce di quegli apporti demografici. Ciò è particolarmente significativo dal XVIII secolo, quando la pesca fa da motivo di attrazione e la viabilità costiera, resa più agevole e sicura, ne fa uno snodo tra lo Stato Pontificio ed il Regno di Napoli.


San Benedetto del Tronto in un disegno del 1600

 

Detto fenomeno perdura sino alla prima metà del ‘900. Numericamente “povera” di abitanti nel XV secolo (nel 1492 si era ridotta a poco più di 150 “teste”), venne ripopolata dapprima da uomini del contesto Anconetano – Romagnolo, poi da nuclei Veneto – Chioggiotti,  da individui provenienti dalla Dalmazia e dall’Albania. Nel 1550 si contavano già 520 abitanti per discendere però a 175 nel 1552; diventarono 800 nel 1615, 700 nel 1620, 929 nel 1703, 1200 nel 1723, 1804 nel 1768. La situazione anagrafica sambenedettese nel 1768 è la seguente: Le famiglie in tutto sono 388 di cui 263 abitanti nel contado, quindi tra la campagna e la marina, e le rimanenti 125 nel quartiere castello; la popolazione totale è di 1804 persone (572 abitanti al “paese alto” e 1232 nel restante territorio), con 902 maschi e 902 femmine.  

Successivamente si ebbero a contare nel censimento del 1812 3348 ”anime”, mentre nel 1841 furono 4986. Dopo l’Unità d’Italia e verso i nostri giorni, nonostante le parentesi delle due Guerre Mondiali, e gli esodi ricordati, si registrarono 6897 persone nel 1881, 9089 nel 1901, 11291 nel 1921, 23250 nel 1951, 42014 nel 1971. 

                Il XVIII è il secolo nel quale la popolazione sambenedettese inizia ad uscire dal sovraffollato quartiere castello dopo aver invaso con le nuove costruzioni lo spazio di rispetto  delle mura fortificate e talvolta scavalcate queste verso i giardini sottostanti, accompagnato dall’espansione lungo e al di sotto della strada “Lauretana” (l’attuale statale 16) indi dei “paiarà” (toponimo del primo insediamento sviluppatosi sulle terre sottratte al mare, che deve il proprio significato da quelle case costruite con paglia impastate con argilla).

Il restante territorio della marina è ancora inabitabile a causa degli acquitrini che vi si sono formati con il ritirarsi della costa e la campagna vede solo rare case coloniche. In proseguo di tempo, con la relativa conquista e bonifiche delle terre alla marina, buona parte delle circa 6000 anime che costituivano la popolazione sambenedettese ne1 850, abitavano già nella loro maggioranza nel quartiere Marina che arricchiva la nomenclatura delle contrade portandola da nove a dodici.

Sono soprattutto i pescatori, i calafati, gli sciabicotti, i pescivendoli ed i facchini di marina che per una maggiore comodità professionale si insediano al di sotto della Strada detta Lauretana. Il centro sociale, civile e di conseguenza economico non è più individuabile all’interno delle mura del “Castello”, ove la maggior parte dei residenti ora sono pochi artigiani con le loro botteghe, i “benestanti”, ed alcuni possidenti agricoli. Qualche marinaio abita ancora nel quartiere Castello ma ciò rappresenta  un’eccezione rispetto alla maggioranza che occupa lo spazio sotto le mura orientali.

Da questo periodo San Benedetto prende sempre più le sembianze di piccola cittadina rivierasca. Nel 1870 si hanno: 680 abitazioni di cui 61 con corte e 5 con stalla, 93 orti censiti all’urbano, 44 botteghe, 255 luoghi terreni, 1 ospedale, 1 teatro, 1 stabilimento balneare, 3 chiese, 3 frantoi di oliva, 1 stabilimento bachi, 4 fornaci da mattone, 1 fornace per vasaio, 2 forni da pane, 1 forno per legna, 1 tintoria, 2 molini da grano, 1 scuola, 1 pescheria, 1 mattatoio.

 

Pag. 2 (La pesca a SAN BENEDETTO DEL TRONTO)

 

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