LE MURA


    Contrariamente a quanto ritenuto da molti storici fino alla metà del Novecento, le ricerche più recenti sostengono che le possenti mura formate da blocchi megalitici (opus quadratum) visibili in più punti della città, appartenengano non ad un'epoca precedente alla deduzione della colonia latina ma alla prima fase di questa.
   L'opinione che le mura megalitiche appartenessero al centro piceno è stata definitivamente confutata da G. Annibaldi nel 1980, come ha poi confermato M. Pasquinucci nel 1987.

    L'insediamento preromano esistente sul Colle Sàbulo (ampiamente testimoniato da necropoli picene e villanoviane), non aveva caratteristiche tali da poter essere considerato una vera e propria urbs; così le sue strutture urbanistiche non hanno potuto sopravvivere alla successiva edificazione romana.
    Le uniche tesimonianze che appartengono con certezza ad un periodo precedente alla colonizzazione romana sono soltanto i sepolcreti rinvenuti sulla sommità del colle (spianata del Girfalco), fuori le mura medievali verso est (zona di viale Trento), nei pressi della nuova circonvallazione ovest (viale Cardarelli - Tornabuoni) e nell'area del Tiro a Segno.

    Le mura romane sono costituite da grossi blocchi quadrati (opus quadratum) in calcare, arenaria o conglomerato, materiali provenienti prevalentemente dalle cave esistenti sotto Torre di Palme (attuale zona San Biagio).muraromane04.1.jpg (23455 byte)

    Si possono distinguere facilmente sette segmenti di mura:

1) in viale Vittorio Veneto, inglobate nel retro del palazzo comunale, di fronte all'hotel Astoria (a quota 287 metri sul livello del mare);

2) dietro alla chiesa di San Gregorio, inglobate nella costruzione della chiesa e in edifici privati, (quota 271 metri);

3) sotto il pavimento della chiesa di San Domenico, nell'area absidale (a quota 270);

4) tre segmenti incorporati nelle parti retrostanti di edifici privati posti lungo via Leopardi, poco prima e poco dopo di via Aceti (area sotto la principale cisterna romana) a quota 265;

5) un grosso segmento visibile all'interno di un cortile di via Porti che effettua un doppio angolo retto (area dietro al palazzo vescovile) a quota 270;

6) sotto al piccolo sottopassaggio pedonale che mette in comunicazione corso Cefalonia con piazzale Azzolino (quota 278);

7) all'interno dell'attuale sede centrale della Cassa di Risparmio di Fermo e nel cortile di Palazzo Trevisani (quota 295 e 280).

SOPRA: RESTI DI MURA ROMANE NEL MURO PERIMETRALE DI UN EDIFICIO IN VIA PORTI;
SOTTO: IN VIALE VITTORIO VENETO, INCORPORATI NEL MURO PERIMETRALE SUD DEL PALAZZO COMUNALE.

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    Tutti questi segmenti appartenevano ad una cinta muraria che andava a costituire un ampio terrazzamento posto a quota 260 - 280 e compreso tra la parte più elevata di viale Vittorio Veneto, via Saffi, largo Matteotti e corso Cefalonia.
    Trattasi non tanto di un'opera di fortificazione, quanto di una imponente infrastruttura di sostruzione e contenimento, posta sotto l'attuale Piazza del Popolo, all'interno della quale sono state più tardi inserite le due cisterne, quella più piccola, posta lungo viale Vittorio veneto, e quella più grande, sotto Piazza del Popolo, che assolvevano contemporaneamente alla funzione, propria, di serbatoio idrico, ma anche di contenimento della spinta della collina nonché sostegno, in considerazione della notevole pendenza del sito.

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    E' nella parte centrale di questa area terrazzata, più o meno corrispondente all'attuale via Paccaroni, largo Matteotti e parcheggio del palzzo vescovile, che sorgeva il Foro, con tutti i suoi edifici pubblici; l'area pero' era meno edificata di oggi e non esistevano tutte le odierne abitazioni private, né la chiesa di San Domenico col convento, il palazzo vescovile e quello comunale, tutti realizzati nel Medioevo; il piano di calpestio era qualche metro più in basso dell'attuale, come prova la profondità alla quale sono stati ritrovati i reperti in occasione dei lavori di costruzione (1915) del palazzo della ex Banca Nazionale dell'Agricoltura (vedi più in basso).
Nella parte centrale della spianata si trovava la copertura della principale cisterna romana, sopra alla quale non si era edificato, e, per ragioni di igene dell'acqua, probabilmente non si poteva neanche camminare.
    Oggi la volta esterna della cisterna romana in questione si trova a quota 279 metri s.l.m., circa tre metri di profondità nel sottosuolo di via Paccaroni (282).
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    Per i caratteri costruttivi e per la ubicazione, i settori di mura finora descritti possono essere riferiti con buona sicurezza all'impianto della colonia latina (264 a.C.) e non ad un periodo precedente (per un confronto particolarmente probante, si confronti il segmento delle mura di Atri).
    Inevitabili restauri e parziali rimaneggiamenti potrebbero essere stati effettuati alla fine dell'età repubblicana e nella prima età imperiale, in occasione delle imponenti opere di ristrutturazione della citttà determinate dalla deduzione dei veterani della Quarta Legio e di cui sono il risultato anche la costruzione di una una parte del sistema dei condotti idrici sotterranei e delle cisterne.
   
    Un ottavo segmento, ancora visibile in zona San Francesco (dietro alla zona absidale, foto a destra), fa parte dell'ampliamento dell'abitato sul versante Est della collina, intervenuto in età imperiale.

    Altri blocchi, pertinenti per tipologie e dimensioni alle mura romane, visibili in alcune parti della città, sono stati soltanto reimpiegati in ricostruzioni di strutture romane effettuate in periodo altomedievale (dovrebbe essere il caso del muro romano su cui poggia San Gregorio) o in nuove costruzioni successive (facciata est dell'Episcopio, sottopasso presso via Francolini, basamento della Torre Matteucci).


Planimetria in basso: il centro storico di Fermo ha assunto la sua conformazione definitiva in età postantica con la costruzione della trecentesca cerchia di mura medievali che ha subito numerosi rimaneggiamenti fino all'Ottocento.

Al periodo Romano appartengono due cerchie di mura: in nero quella risalente alla prima colonia latina (264 a.C.); in marrone quella della succesiva espansione dell'abitato intervenuta in età imperiale (I sec. d.C.). 
In rosso i segmenti delle odierne sopravvivenze.

L'appartenenza ad un periodo preromano della più antica cerchia di mura
è stata definitivamente confutata dal 1980 (G. Annibaldi e M. Pasquinucci).

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