IL TEATRO


    Il teatro fu costruito all'interno della città, addossato al pendio settentrionale della collina, tra le quote 309 (affioramento più elevato oggi visibile) e 287 s.l.m. (muro dietro alla scenam, oggi incorporato nei sotterranei della sede centrale della Cassa di Risparmio di Fermo.

    Fino al Cinque - Seicento il teatro era ancora "leggibile", come dimostrano alcune vedute della città.

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Vista di Fermo da nord in una stampa settecentesca:
la struttura del Teatro è ancora ben visibile dietro all'Ospedale di Santa Maria della Carità (edifici che oggi ospitano Collegio Artigianelli e, in parte, Cassa di Risparmio) e accanto alla omonima chiesa (oggi del Carmine).

 

 

 


    Nel 1739, nei lavori di ampliamento dell'ospedale di S. Maria Novella della Carità (nucleo originario dietro all'odierno Monte di Pietà), furono rinvenute antiche lastre di marmo di colore verde nonché resti di un edificio imortante.
    Attorno al 1780, durante i lavori per l'ampliamento dell'ex ospedale, per ospitarvi il Conservatorio delle Projette (poi degli Esposti: edificio che oggi ospita il Collegio Artigianelli), vennero alla luce resti di edificio che portavano segnato il nome dell'Imperatore Antonino Pio nonché moltissimi pezzi di marmo, iscrizioni epigrafiche e statue. I lavori però portarono alla distruzione di buona parte delle restanti strutture del teatro, soprattutto quelle concernenti l'area della scena; le altre furono inglobate.
    Nel 1853, nel corso di scavi effettuati per restauri alla chiesa del Carmine vennero alla luce un muro romano, elementi architettonici, lucerne, monete.
    Nel 1934, durante i lavori effettuati nei sotterranei della sede centrale della Cassa di Risparmio di Fermo (ex Palazzo Matteucci) furono messi in luce un muro romano con nicchie.

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VISIONE AEREA DEI RESTI DEL TEATRO DA EST:
LE FRECCE INDICANO IL CORRIDOIO ANULARE ENTRO AL QUALE OGGI CORRE VIA DEL TEATRO ANTICO.

 

    Oggi restano visibili le strutture che appartengono alla cavea (foto in alto), al corridoio anulare e all'area dietro alla scena (queste ultime incorporate nei palazzi anzidetti o sottoterra), mentre le strutture della scena vera e propria sono andate distrutte nei lavori del 1780.
   
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    La struttura oggi più evidente è il corridoio anulare esterno del teatro (foto qui a lato), costituito da due muri che corrono paralleli a circa 3,5 metri di distanza l'uno dall'altro, seguendo l'area perimetrale del teatro dal Duomo a Via Ognissanti; in mezzo ai due muri passa una strada, oggi anche carrabile, detta del Teatro Antico.
    Il muro concentrico più interno costituisce oggi il muro perimetrale esterno del cortile del Collegio Artigianelli.
    Parte di un terzo muro, anch'esso concentrico ai precedenti, è visibile nella parte orientale del cortile del Collegio Artigianelli, purtroppo incorportato nel muro perimetrale di locali di servizio al Collegio, di recente costruzione.
    L'estremità della parete ovest, coperta con volta a botte, è oggi conservata all'interno della casa Vitali - Rosati (già Matteucci) nella quale venne incorporata nel 1949.
    Appartenente invece all'estremità ovest è un corridoio angolare, coperto con volta a botte, conservato in un vano del Collegio, che aveva la funzione di accesso.

 

FOTO SOPRA A DESTRA: IL CORRIODIO ANULARE
ENTRO CUI PASSA OGGI VIA DEL TEATRO ANTICO

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    Altri resti sono conservati nel terrapieno sotto a Via Don Ernesto Ricci.
    Nel corso dei già citati lavori del Settecento e Ottocento vennero alla luce una statua di un Genio, una statua femminile priva di testa e braccia che forse impersonificava la Tragedia o la Commedia, una testa in traverrtino e un gorgoneion in marmo.
    Appartengono al teatro i due capitelli e le due colonne, in calcare e scaglia rosa dell'Appennino, oggi conservati, dal 1884, nel cortile del Palazzo Vitali Rosati in Corso Cefalonia. Trattasi di capitelli e colonne che risultano canonici nelle forme e nelle proporzioni, databili al III sec. d.C. sulla base del confronto con capitelli Severiani.
   I resti rinvenuti nel 1739 nei lavori di scavo nelle fondmenta dell'Ospedale secondo la volontà del Borgia dovevano essere conservati a Fermo, invece essi furono furtivamente venduti al mecenate Marefoschi, amico del Vanvitelli, che li reimpiegò nella ricca decorazione policroma all'interno della chiesa della Misericordia a Macerata.

 

    Nella ricostruzione assonometrica a lato (tratta da "Firmum Picenum") il teatro visto da nord: in marrone le sopravvivenze odierne, molte delle quali incorporate nelle superfetazioni Medievali, Sei - Ottocentesche e, purtroppo, anche del Novecento.


    Il teatro è databile al primo secolo dell'Impero (I sec. a.C.), quindi coevo della cisterna più grande e di poco precedente alla ristrutturazione urbanistica augustea dovuta alla deduzione della colonia di veterani.
    L'edificio subì più interventi di restauro e di arricchimento come dimostrano laterizi bollati Antonino Pio e una iscrizione relativa a Marco Aurelio, quindi appartenenti al II sec., d.C., mentre i due capitelli oggi conservati nel cortile del Palazzo Vitali Rosati appartengono al III sec. d.C.
    Le monete rinvenute nei lavori Sette-Ottocenteschi sono databili da Augusto (I sec. a.C.) a Gordiano Pio (III sec. d. C.). Rinvenute anche tessere bronzee, aghi crinali in osso e avorio, lastre marmoree, elementi della decorazione architettonica, anfore incomplete.

 


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