Totino
Caminiti
Editrice Parentesi, Messina 1992
L’autore,
ormai, lo scrittore dei racconti per antonomasia, continua il suo
viaggio attraverso i ricordi adolescenziali. Lo fa con uno stile
che gli è proprio; mescolando brevità e sintesi nella
descrizione d’avvenimenti storici affidati alla sua memoria. La
lettura si fa tutta d'un fiato e ci si convince che, alla base
delle pagine di Totino Caminiti, una gran voglia di rievocazioni
del passato s’impadronisce dello stesso autore ed è quanto di
meglio è offerto ai suoi contemporanei. Lo spettro e l’orrore
della guerra annunciata rimangono fissi nella sua mente
d’adolescente, scolaro della V classe elementare, così come le
immagini, fatti, che fanno parte di un’unica situazione che
inizia il 10 giugno 1940 per concludersi il 10 luglio di tre anni
dopo. Non c’è bisogno di eccitare la sua immaginazione e
fantasia, non lo farà neppure a distanza di tempo. La sua
descrizione è puntuale, l’ambientazione è vera, la successione
secondo una cronologia non forzata. L’espressione idiomatica non
è lontana dalla sua formazione umanistica e Caminiti continua il
suo impegno a servizio della storia, microstoria se vogliamo, che
si unisce agli avvenimenti in ciascuno dei quali l’autore scopre
e descrive il “perché” fatto di quadretti che vanno a
costituire la ragione della ragione letteraria. C’è posto anche
per qualche ricordo strettamente legato alla sua vita: gli esami
al “Maurolico” di prima media e qualche “emozione
indimenticabile”. Anche in “C’era la guerra…” si scopre
un Caminiti che privilegia la storia che diventa il filone su cui
allinea fatti e ricordi descritti con la raffinatezza di uno
scrittore vicino alla sua gente, ai suoi lettori, numerosi, perché
non dimentichino gli insegnamenti che in sé portano ogni
avvenimento. |