Il mondo biologico in “Myricae” di Giovanni Pascoli.  

Peloro 2000, novembre 2001 

Il mondo biologico in “Myricae” di Giovanni Pascoli d’A. Ioli
Collana di Saggistica libriparentesi curata da Filippo Briguglio         

Le “Myricae” di Pascoli in veste scientifica

"La vostra anima è un passaggio squisito” ...Con un espressivo verso di una famosa poesia di Paul Verlaine, (Claire de lune) Il dott. Filippo Briguglio curatore della collana (libriparentesi) e prefatòre del libro, ha iniziato la sua introduzione ai lavori di presentazione, riferendosi all’Autore prof. Antonino Ioli, ed al suo agile ed originale pamphlet, dal titolo Il mondo biologico in “Myricae” di G. Pascoli. La presentazione avvenuta martedì 30 ottobre u.s. al cospetto di un numeroso e qualificato pubblico, nell’Aula Magna dell’Università di Messina, è stata brillantemente curata del prof. Giuseppe Rando, docente di Letteratura Italiana presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Ateneo Peloritano. Il relatore, nel corso del suo intervento ha posto l’accento sull’originalità del metodo usato dall’autore, che ha analizzato con il metodo dello scienziato, il poema pascoliano, così, come sia possibile, coniugare scienza e poesia.. Il prof. Antonino Ioli, ordinario di Parassitologia Clinica e fondatore e direttore della scuola di specializzazione in Parassitologia Medica dell’Università di Messina, autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche non è nuovo a queste “imprese”; infatti, già nel 1982, ricevette il premio speciale per la letteratura “Città di Rometta”, quale autore del romanzo “Amore per Lia”. Quest’ultima fatica di Ioli, invece, colpisce, perché rende comprensibile la perfetta simbiosi con cui può convivere il rigore scientifico con la sensibilità del suo animo. L’autore, infatti, in questa pubblicazione, ha dato una nuova chiave di lettura del primo e più celebre libro di poesie di Giovanni Pascoli: le “Myricae”, una coesione tra scienza e letteratura ne fanno l’aspetto peculiare di quest’interessantissimo libro, infatti, l’autore, si sofferma ad analizzare col rigore dello studioso il “mondo” delle liriche di Pascoli, interpretandone la posizione non casuale di questo mondo biologico, le sue specie, le sue abitudini, nel frattempo lasciandosi andare ad interpretarne la simbologia, in nome di quel filo conduttore che lo orienta dalla scienza ai sentimenti.

Maria Teresa Raffa

                                                                  


Rivista di Parassitologia Vol. XVIII n° 3 dic. 2001 

   Myricae: il poema di Pascoli analizzato al “microscopio”. 
    Ovvero, quando la “scienza” interpreta la “poesia”.   

     Dopo tanta letteratura, passata e recente, ecco la proposta di una nuova prospettiva che ci fornisce una diversa chiave di lettura del primo e più celebre libro di poesie di Giovanni Pascoli, le Myricae. Il merito di ciò, va al professor Nino Ioli, autore del saggio Il mondo biologico in”Myricae di Giovanni Pascoli, pubblicato dalla Casa Editrice Parentesi di Messina. Si tratta di un agile volume di novanta pagine, in un’elegante veste tipografica della collana libriparentesi. La copertina, impreziosita da un disegno originale del pittore Nino Cannistraci, che raffigura due uccelli su un albero che si stagliano in un cielo assolato –immagine bucolica-, accuratamente studiata per rappresentare l’intento dell’Autore che si prefigge di interpretare, scientificamente, uno dei cardini della produzione pascoliana. All’interno, tre tavole sinottiche, che compendiano la distribuzione di varie specie di Artropodi e di vertebrati e la dendografia sinottica in “Myricae”. L’ambiente biologico di “Myricae” Un ambiente, nel quale Ioli, entra a pieno titolo non solo con lo spirito del letterato, ma soprattutto con quello dello scienziato che, guardando al “microscopio” la silloge, si sofferma sulle sue sfaccettature, affascinato dal fatto di scoprire un Pascoli inedito e  fine conoscitore sia del mondo animale  che di quello vegetale. Ioli, dichiara subito di non avere la pretesa di misurarsi con la pingue bibliografia critica nata intorno al personaggio, ma di avere voluto di proposito soffermarsi ad analizzare l’opera pascoliana sotto un profilo meramente e rigorosamente scientifico. Ed è per questo che, da uomo di scienza, entra nel “mondo biologico” fatto di artropodi e vegetali presente in tutta l’opera. Con questa chiave di lettura, assolutamente inedita, Ioli dimostra come non necessariamente debba esistere una netta distinzione tra i “saperi”, il mondo della scienza e quello delle lettere, così come del resto era in passato, se si pensa alla  cultura rinascimentale, lo scienziato –umanista. Non sembra fuor di luogo considerare come il titolo dell’opera, ispirato e trasmigrato da un verso delle Bucoliche di Virgilio, bene rappresenti i motivi della pace e della serenità che deriva dal contatto con la natura alle quali si mescolano il tema della morte e delle sventure familiari cari al poeta. Su tutti prevale la nota dominante che resta, in ogni caso, la creazione di affascinanti quadretti di vita campestre, contemplati a volte in modo commosso e raccolto.Ed è su questi quadretti che focalizza l’attenzione il nostro Autore: per leggere, interpretare e dimostrare come nei gesti, nei suoni e nelle rappresentazioni esteriori della natura vi sia una spiegazione rigorosamente scientifica. Nella quale l’uomo di scienza si addentra esaminando i comportamenti e i movimenti di questi insoliti protagonisti delle liriche, elementi viventi, sia di natura animale sia vegetale, con i quali il poeta sembra dialogare e dai quali sembra raccogliere un simbolo che, peraltro, egli stesso aveva assegnato nell’economia della vita di tutti. La lettura del testo è piacevole, il costante parallelismo – dotto ma non dottrinale- tra la stesura letteraria e l’interpretazione scientifica affascina il lettore e lo conduce alla scoperta di un mondo sconosciuto che, infine, è proprio l’habitat naturale che ci circonda. Nessuno sino ad ora, pur considerando il vasto panorama bibliografico-letterario mosso intorno a Giovanni Pascoli, si era mai soffermato sull’aspetto fondamentale che è il mondo animale e vegetale il vero protagonista delle liriche, fatto questo che -leggendo il libro di Ioli- adesso ci sembra quasi scontato. Un Pascoli insolito, quindi, non più solo poeta intimista appartenente al filone di decadentismo della letteratura, ma poeta positivista e darwiniano, fine conoscitore dei postulati scientifici, letto e interpretato da chi, ed è il caso di Antonino Ioli, della scienza e dell’arte (intesa in senso lato nelle sue varie espressioni letterarie e musicali) ha fatto il suo stile di vita.

  Filippo Briguglio

                                    


Messina Medica,  Febbraio 2002

Giornale dell’Ordine dei Medici della provincia di Messina

In un libro del prof. Nino Ioli:
Pascoli fra mondo biologico e Poesia

...e ‘l bove rumina nelle opache stalle la sua laboriosa lupinella.

  Dobbiamo essere grati a Nino Ioli per il suo recente lavoro, “Il mondo biologico in Myricae di G. Pascoli” (collana di saggistica libriparentesi a cura di Filippo Briguglio, Editrice Parentesi, Messina, 2001- Euro 10,33), perché ci  permette di riflettere su cose importanti ed eleganti ad un tempo. Il passo, riportato dalle Myricae ( Ricordi, 1, Romagna ) -  mentre il villano pone dalle spalle / gobbe la ronca ed afferra la scodella / e ‘ l  bove rumina nelle opache stalle / la sua laboriosa lupinella - introduce immediatamente nella civiltà contadina ed invita, con l’accostamento fra il villano che posata la zappa afferra la scodella per mangiare, mentre il bue continua la sua azione digestiva, richiamando l’attenzione sulla lupinella, che, oltre a richiedere una laboriosa azione digestiva,  merita di essere detta laboriosa, a sua volta, in quanto la lupinella o erba medica, è una pianta che, per effetto di simbiosi con batteri che si trovano nelle sue radici, è in grado di compiere un processo di nitrificazione per avere gli aminoacidi, indispensabili alla lupinella stessa per sintetizzare le proteine vegetali, che permetteranno  al bove di sintetizzare le sue proteine animali, che servono poi a nutrire il villano. Myricae, nota in italiano come tamerisco, è il genere di piante che hanno diverse funzioni, in ordine alle varie specie. Intanto questa parola serve a richiamare la complessità della pianta, in quanto nella radice della parola latina è inclusa il senso di numero, 10.000, che serve poi ad indicare un numero indefinito, quindi un insieme comunitario, tanto che in russo la parola mir indica la comunità agricola autonoma, corrispondente al concetto di “comune”, come entità sociale, ma  include anche il concetto di meraviglia, di cose da ammirare. Questa complessità linguistica, si adatta bene alla complessità della pianta, che, con varie specie presenta soluzioni tanto nutrizionali, fornendo una sostanza zuccherina, nota come manna, quanto la cera che trasuda dai suoi frutti, tanto da dare l’occasione a Virgilio per indicare  uno stato di benessere auspicato dalla musa di Damone, pingua corticibus sudent electra miricae (ottava ecogla).
  
Ci sembra vada notato che  Pascoli adoperi lo stesso termine linguistico di Virgilio, certo per  rispetto all’indicazione scientifica della pianta, ma anche perché si sente solidale con la civiltà contadina di Virgilio. Allora, è opportuno fare una breve digressione: Virgilio e Pascoli sono separati quasi da duemila anni, ma la civiltà contadina è ancora predominante sia ai tempi di Virgilio che di Pascoli in Italia. Oggi, invece, siamo entrati in un’epoca del tutto differente e ciò è avvenuto nel corso di una stessa generazione: ricordo che da fanciullo vedevo l’asino come mezzo di trasporto, mentre oggi non conosciamo più questo animale.
  Pertanto, si deve  considerare il valore delle diverse realtà che possiamo esaminare e studiare. E’ un fatto che le piante siano vissute per milioni di anni, avendo delle mutazioni, ma non troppe. E’ evidente che il metro per la storia dell’uomo è il millennio. Ma fra Virgilio e Pascoli passano circa due millenni senza notevoli cambiamenti per la vita dei più. 
 
Mi sembra che la notazione notevole, sintetica, sulla quale Ioli vuole fermare la nostra attenzione per farci intendere tutto il significato suggerito dalla lettura di Myricae è dato dal nido e dalle considerazioni che vi fa. La cosa mi permette di intendere il nido, come modello psicolinguistico, che riassume nel linguaggio l’esperienza comportamentale. Il termine, invero, è molto suggestivo, oltre che per l’immagine che richiama i nidi degli uccelli, per l’etimo, che in sostanza indica il calare dall’alto per stare, ristare, riposare. Ora, Ioli dice che il nido dell’uomo si trova fra mondo vegetale e mondo animale, ma non già in un modo tale che non abbiano valore i singoli costituenti ma al contrario proprio arricchito da questi, come si vede nella figura illustrativa del suo libro. Queste sue considerazioni mi portano a fare, a mia volta, delle altre riflessioni, dicendo che effettivamente il nido si trova fra mondo biologico e mondo culturale, come del resto suggerisce tutta l’elaborazione fatta da Ioli sulla scorta di Pascoli ed in un certo senso di Virgilio. Per intendere il significato del mondo biologico, nel suo insieme, dobbiamo rifarci al valore dell’informazione, dato che la nostra civiltà non è più quella contadina, ma quella dell’informazione, che è una conquista di straordinario valore e permette di penetrare profondamente in tutte le realtà per intenderle in modo molto più completo di quanto non ci avevano permesso i modi di analisi precedenti. Ora riguardare tutto dal punto di vista dell’informazione permette di avere un’idea appropriata del significato stesso di tutta la organizzazione biologica che deve essere valutata come  cronofilizzato di tutta la storia dell’universo, in quanto tutti i fatti trascorsi sono stati ripresi come informazioni e conservati nelle strutture spaziali biologiche. L’evoluzione biologica è allora l’insieme della trascrizione della storia dell’universo, per questo la realtà diviene complessificata, per dirla con Teilhard de Chardin. Non meno evidente è il processo evolutivo nel mondo culturale, che rappresenta pure esso un cronofilizzato  di tutta la storia umana, servendosi della trascrizione linguistica per conservare quanto è stato esperito senza aver bisogno del tempo in cui si sono verificate le trasformazioni. Per questo, effettivamente, il nido, fra mondo biologico e mondo culturale rappresenta il modello di quanto vuole essere indicato come capacità di intesa e di comprensione di tutta l’evoluzione culturale e biologica. L’uomo, allora, più che essere una specie in mezzo alle altre specie è la coscienza che riesce ad intendere e valorizzare tutte le esperienze, tutta la storia biologica e culturale, per esprimere la sua comprensione ed il suo godimento, dando valore ad ogni cosa, attraverso la progressiva ominizzazione dell’universo,  ricordando, ancora una volta,  Teilhard. Così, si riesce ad intendere la profondità dell’amore del Pascoli che ha accenti sublimi: “Un padre, o Dio, che muore ucciso, ascolta / aggiungi alla loro vita, o benedetto, / quella che un uomo, non so chi, m’ha tolta / Perdona all’uomo che non so : perdona / se non ha figli, egli non sa, buon Dio / e se ha figlioli, in nome lor perdona. (Myracae – Il giorno dei morti). 
  
La grande competenza scientifica di Ioli, unita alla sua sensibilità artistica, ha aperto una strada per intendere lo straordinario valore della nostra epoca che, attraverso l’acquisizione del concetto di informazione e la sua utilizzazione tecnologica, ha permesso davvero all’uomo di trovare il suo nido. Vorrei  aggiungere che il nido, effettivamente, come è nell’immagine riportata da Ioli nel suo libro, può essere, a differenza della nicchia ecologica – luogo chiuso, riparato, per la conservazione delle cose così come sono, senza quasi partecipazione al flusso vitale complessivo -  il punto di incontro, come detto il modello psicolinguistico, per intendere il modo della compartecipazione di tutto l’universo alla crescita del nuovo piccolo che cala dall’alto e si immette in questa realtà, di cui oggi possiamo intendere meglio significato e valore proprio rifacendoci alla nozione di informazione: le cose sono presenti, senza venir meno all’impenetrabilità dei corpi, fra loro proprio perché la comunicazione si svolge attraverso l’informazione che può essere ricevuta da tutti, attraverso la stessa natura della luce. Per questo abbiamo detto che tutto l’universo, sia biologico che no, ed ancor più quello umano, è presente attraverso la comunicazione data dall’informazione mediata dalla luce, da noi indicata come comunicazione cromatica ambientale. L’uomo, ricevendo l’insieme delle informazioni elaborate da tutto l’universo, le  rendere veramente utili al reale progresso, che è tale quando può esprimere compiutamente e completamente la lode di ogni creatura al Creatore.
                   

Aldo Nigro  

                                                    

centonove
Messina 21 Dicembre 2001

Pascoli secondo Ioli

L'analisi delle Myricae. Con gli occhi puntati sulla natura

Non si può che salutare con simpatia questa nuova fatica dell'Editrice Parentesi, con la quale opera sempre efficacemente Filippo Briguglio. Dopo il giusto omaggio reso qualche mese fa a Mario Rappazzo, conia pubblicazione dei romanzo postumo "Fiamme sui nuraghi" ecco adesso l'originale saggio di Antonino Ioli su "Il mondo biologico in "Myricae" di Giovanni Pascoli"  (Euro 10,33). L'autore è personaggio troppo noto a Messina perché occorra presentarlo ai lettori: medico ordinario di Parassitologia nell'Università dello Stretto, oltre ai molteplici e prestigiosi incarichi ricoperti nell'ambito della sua disciplina non trascura interessi squisitamente umanistici nel campo dell'arte, della musica e della letteratura (il suo romanzo "Amore per Lia", premiato nel 1983 con il "Città di Rometta"). La sua natura eclettica si cimenta ora con la saggistica e, in particolare, con un poeta così studiato, ma forse ancora non completamente conosciuto come Giovanni Pascoli, che, oltre a ricoprire un ruolo determinante nella diffusione in Italia del decadentismo europeo per una sua congenita disposizione d'animo, fu affascinato conoscitore delle teorie scientifiche e filosofiche del suo tempo. Ed ecco Ioli prendere in esame la prima e certamente più origina le delle raccolte poetiche pascoliane, quelle "Myricae" che sono soltanto degli umili arbusti e che testimoniano la distanza dalle mirabolanti e parossistiche altezze dei retorico D'Annunzio dei poeta dì San Mauro, che preferisce qui rimanere con gli occhi puntati sulla natura che circonda L'uomo. Se proprio con gli elementi viventi, animali e vegetali, il poeta, che proviene, non dimentichiamolo, dal mondo contadino, dialoga nella sua raccolta, ecco Ioli prendere in, esame, da scienziato, ma anche con analisi da letterato, gli animali, raccogliendoli in schemi scientifici e tassonomici. Ma anche interpretandone la simbologia; e le piante, dividendole, in sezioni, dagli elementi più semplici ai più differenziati. Il lavoro, compiuto da un esperto, conduce ad alcune considerazioni interessanti. Innanzi tutto al fatto che Pascoli, in un'epoca caratterizzata da importanti scoperte scientifiche, rese possibili dalla novità dell'invenzione davvero fondamentale del microscopio, si dimostra conoscitore di svariati fenomeni biologici e scientifici: ne è, dei resto, importante testimonianza la semplice adesione ai princìpi darwiniani. Così, il poeta di San Mauro inserisce ripetutamente nelle sue liriche animali e piante che predilige e utilizza per il loro significato simbolico: egli appare davvero tutto immerso nel mondo biologico di elementi che convivono e lottano tra loro e il suo “nido” (parola chiave per intenderne la poesia) è come circondato da piante profumate e protetto da alberi e arbusti che respingono eventuali aggressori. la stessa scelta di alcune specie animali rispetto ad altre, come coleotteri, api, mosche, farfalle, uccelli, pipistrelli, che sono animali impollinatori, che ricoprono dunque una funzione nella fecondazione delle piante da fiore, ed hanno incrementato nel tempo il loro sviluppo sia numerico che organico in funzione della diffusione sempre maggiore delle piante stesse, dimostra la conoscenza da parte dei poeta di questo noto meccanismo della biologia: il fatto è che le angiosperme, cioè le piante da fiore, hanno un particolare fascino per lui perché, come afferma Ioli, “si addicono anche a linguaggi capaci di stimolare sensazioni visive, olfattive, acustiche e tattili”. E davvero tanta è la simbologia rintracciata dall’autore di questo volumetto stimolante, che ci riporta a credenze diffuse nell’immaginario collettivo (moscone =sventura; cicala = spensieratezza; serpente = inganno; asino = pazienza; cane = fedeltà; ecc.); ma evidenzia anche equivalenze meno conosciute, almeno dal nostro mondo post‑industriale (biancospino = ingenuità; pervinca = vita triste e solitaria; olmo = forza; galletto = felicità domestica; ecc.). E’ l’intero mondo poetico del Pascoli che affiora nei versi di “Myricae” e che Ioli ha contribuito ad evidenziare nelle sue pagine semplici e chiare                                                                       Felice Irrera

                                                


La Sicilia22 dicembre 2001

Monografia di Ioli: « Il mondo biologico di Giovanni Pascoli»

  Giovanni Pascoli è sicuramente uno degli autori italiani più conosciuti ed uno dei più studiati. Ma, un lavoro quale «Il mondo biologico di Giovanni Pascoli» di Antonino Ioli non ha precedenti nella pur vastissima mole bibliografica. Antonino loli, professore ordinario di Parassitologia clinica presso la facoltà di Medicina dell'Università di Messina, autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche, ha redatto un saggio che, come puntualizza nell'introduzione, non intende misurarsi con la monumentale critica sulla poetica del Pascoli, ma affrontarla secondo una prospettiva puramente scientifica. Ed, in effetti, la monografia (questa è la sua originalissima peculiarità) enuclea tutti gli esseri che appartengono al mondo animale e vegetale presenti nei versi delle «Myricae». Ma se da un lato Ioli cataloga tutta la terminologia botanica e zoologica con tanto di tabelle sinottiche a corredo, dall'altro è pur vero che il lavoro non si esaurisce in una elencazione di voci e di versi in cui quelle sono presenti. Spesso, infatti, dalle righe affiorano domande, valutazioni, interpretazioni critiche. Sin dalle prime pagine, poi, si sente circolare un grande amore nei confronti del poeta simbolista di fine Ottocento. Amore nato sui banchi della scuola media quando il suo professore di Lettere, Salvatore Adelardi, che era stato allievo di Giovanni Pascoli, leggeva in classe le poesie tratte dalla raccolta «Myricae». Il prof. Salvatore Adelardi era sicuramente un intellettuale libero, la critica ufficiale di allora, è notorio, preferiva le poesie cosiddette edificanti. Ed un intellettuale libero è sicuramente Antonino Ioli, ha detto il prof. Giuseppe Rando, che insieme all'editore Filippo Briguglio ha presentato il testo nell'Aula Magna dell'Università..«Le sue poliedriche attitudini ‑ha precisato Giuseppe Rando ‑ lo rendono assimilabile all'intellettuale rinascimentale che non conosceva i confini tra i saperi, tra mondo scientifico e humanitas». Nello stesso tempo, però, ha continuato Rando, l'eclettico studioso è uomo del suo tempo, perché con la sua ricerca s'inserisce a pieno titolo «nel solco di critici contemporanei come Barberi Squarotti che si sono occupati dei temi della sua poesia avvalendosi degli apporti della critica psicanalitica». Pian piano che il lavoro procede compaiono, infatti, gli archetipi del mondo pascoliano ed in particolare il valore del «nido» che Antonino Ioli rende graficamente con due cerchi tra loro comunicanti: dentro uno ripone tutti gli elementi del mondo vegetale presenti nei versi, dentro l'altro quelli del mondo animale. Poi, svela come per Giovanni Pascoli interagiscono e come diventino simboli lirici di serenità e\o protezione. Positivismo, simbolismo ed indagine psicanalitica risultano così coniugati e l'analisi «puramente scientifica» si veste d'altro. Diventa, al di là delle dichiarazioni fatte nella premessa, anche un'interessante interpretazione critica.

Tania Toscano

                                                         


Gazzetta del Sud, 9 Febbraio 2002

Un saggio di Antonino Ioli
Viaggio nel mondo biologico con "Myricae" di Pascoli

 Affermato docente di parassitologia clinica presso il nostro Ateneo, vivace animatore culturale in campo artistico e musicale. Antonino Ioli da anni si interessa al mondo letterario. Dopo l'apprezzato romanzo "Amore per Lia" 1982 e la presentazione del romanzo postumo di Mario Rappazzo "Fiamme sui nuraghi", Ioli pubblica ora un interessante lavoro di ricerca dedicato all'analisi scientifica e letteraria del mondo naturalistico presente nella celebre raccolta "Myricae" di Giovanni Pascoli (Il mondo biologico in "Myricae" di Giovanni Pascoli, editrice Parentesi di Messina 2001). Un volume che analizza con acume e passione il mondo lirico del grande poeta romagnolo - ospite della nostra città e della nostra Università a fine Ottocento, dove compose la poesia l'Aquilone - in un viaggio che ci permette di apprezzare le conoscenze scientifiche del poeta. Pascoli - ci ricorda Ioli - acquisiva e assorbiva le teorie  scientifico-letterarie del suo tempo, le faceva portandole dentro i suoi versi che  vibravano tra classicismo e simbolismo, tra echi di arte nuova, di cui Myricae è un esempio eloquente e vivo. Attraverso schemi scientifici e tassonomici, mette in luce la presenza di elementi naturalistici che alimentano e vivacizzano la poesia pascoliana, articolando la disanima sia del mondo animale, con particolare riferimento agli artropodi e ai vertebrati , sia in quello vegetale. Elementi biologici che Ioli rende di vivido interesse attraverso i precisi riferimenti lirici e gli intrecci e collegamenti diretti e indiretti. Tra questi, dei riferimenti linguistici e artistici che fanno presentire - a detta dello studioso- la comparsa del Futurismo. E' importante notare come Myricae prende vita proprio negli anni di grande fermento del mondo scientifico: le scoperte sulle origini batteriologiche di malattie quali il colera e la tubercolosi effettuate da Kock tra il 1882 e il 1884, la conoscenza del ciclo di riproduzione degli artropodi, gli studi nuovi nel campo entomologico, le influenze importantissime delle scoperte di Darwin. Realtà scientifiche che - con intelligente disamina- Ioli ci porge, permettendoci di comprendere ancora più affondo l'animus lirico pascoliano, la poetica del nido e l'uso dei suoni della natura, il ruolo degli animali e delle piante, che si muovano con la loro presenza  sempre impregata di grande valenza e significato.

  Sergio Di Giacomo

 
 
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