Peloro
2000, novembre 2001
Il mondo
biologico in “Myricae” di Giovanni Pascoli d’A. Ioli
Collana
di Saggistica libriparentesi curata da Filippo Briguglio
Le
“Myricae” di Pascoli in veste scientifica
"La
vostra anima è un passaggio squisito” ...Con un
espressivo verso di una famosa poesia di Paul Verlaine, (Claire de
lune) Il dott. Filippo Briguglio curatore della collana (libriparentesi) e prefatòre del
libro, ha iniziato la sua introduzione ai lavori di presentazione,
riferendosi all’Autore prof. Antonino Ioli, ed al suo agile ed
originale pamphlet, dal titolo
Il mondo biologico in “Myricae” di G. Pascoli. La
presentazione avvenuta martedì 30 ottobre u.s. al cospetto di un
numeroso e qualificato pubblico, nell’Aula Magna
dell’Università di Messina, è stata brillantemente curata del
prof. Giuseppe Rando, docente di Letteratura Italiana presso la
Facoltà di Scienze della Formazione dell'Ateneo Peloritano. Il
relatore, nel corso del suo intervento ha posto l’accento
sull’originalità del metodo usato dall’autore, che ha
analizzato con il metodo dello scienziato, il poema pascoliano,
così, come sia possibile, coniugare scienza e poesia.. Il prof.
Antonino Ioli, ordinario di Parassitologia Clinica e fondatore e
direttore della scuola di specializzazione in Parassitologia
Medica dell’Università di Messina, autore di oltre 200
pubblicazioni scientifiche non è nuovo a queste “imprese”;
infatti, già nel 1982, ricevette il premio speciale per la
letteratura “Città di Rometta”, quale autore del romanzo
“Amore per Lia”. Quest’ultima fatica di Ioli, invece,
colpisce, perché rende comprensibile la perfetta simbiosi con cui
può convivere il rigore scientifico con la sensibilità del suo
animo. L’autore, infatti, in questa pubblicazione, ha dato una
nuova chiave di lettura del primo e più celebre libro di poesie
di Giovanni Pascoli: le “Myricae”, una coesione tra scienza e
letteratura ne fanno l’aspetto peculiare di
quest’interessantissimo libro, infatti, l’autore, si sofferma
ad analizzare col rigore dello studioso il “mondo” delle
liriche di Pascoli, interpretandone la posizione non casuale di
questo mondo biologico, le sue specie, le sue abitudini, nel
frattempo lasciandosi andare ad interpretarne la simbologia, in
nome di quel filo conduttore che lo orienta dalla scienza ai
sentimenti.
Maria Teresa
Raffa
Rivista di
Parassitologia Vol. XVIII n° 3 dic. 2001
Myricae: il poema di Pascoli analizzato al “microscopio”.
Ovvero, quando la “scienza” interpreta la “poesia”.
Dopo tanta letteratura, passata e recente, ecco la proposta di una
nuova prospettiva che ci fornisce una diversa chiave di lettura
del primo e più celebre libro di poesie di Giovanni Pascoli, le
Myricae. Il merito di ciò, va al professor Nino Ioli,
autore del saggio Il mondo biologico in”Myricae di Giovanni
Pascoli, pubblicato dalla Casa Editrice Parentesi di
Messina. Si
tratta di un agile volume di novanta pagine, in un’elegante
veste tipografica della collana libriparentesi. La
copertina, impreziosita da un disegno originale del pittore Nino
Cannistraci, che raffigura due uccelli su un albero che si
stagliano in un cielo assolato –immagine bucolica-,
accuratamente studiata per rappresentare l’intento dell’Autore
che si prefigge di interpretare, scientificamente, uno dei cardini
della produzione pascoliana.
All’interno, tre tavole sinottiche, che compendiano la
distribuzione di varie specie di Artropodi e di vertebrati e la
dendografia sinottica in “Myricae”.
L’ambiente biologico di “Myricae” Un
ambiente, nel quale Ioli, entra a pieno titolo non solo con lo
spirito del letterato, ma soprattutto con quello dello scienziato
che, guardando al “microscopio” la silloge, si sofferma sulle
sue sfaccettature, affascinato dal fatto di scoprire un Pascoli
inedito e fine
conoscitore sia del mondo animale
che di quello vegetale. Ioli,
dichiara subito di non avere la pretesa di misurarsi con la pingue
bibliografia critica nata intorno al personaggio, ma di avere
voluto di proposito soffermarsi ad analizzare l’opera pascoliana
sotto un profilo meramente e rigorosamente scientifico. Ed è per
questo che, da uomo di scienza, entra nel “mondo biologico”
fatto di artropodi e vegetali presente in tutta l’opera.
Con questa chiave di lettura, assolutamente inedita, Ioli dimostra
come non necessariamente debba esistere una netta distinzione tra
i “saperi”, il mondo della scienza e quello delle lettere, così
come del resto era in passato, se si pensa alla
cultura rinascimentale, lo scienziato –umanista. Non
sembra fuor di luogo considerare come il titolo dell’opera,
ispirato e trasmigrato da un verso delle Bucoliche di Virgilio,
bene rappresenti i motivi della pace e della serenità che deriva
dal contatto con la natura alle quali si mescolano il tema della
morte e delle sventure familiari cari al poeta. Su tutti prevale
la nota dominante che resta, in ogni caso, la creazione di
affascinanti quadretti di vita campestre, contemplati a volte in
modo commosso e raccolto.Ed è su questi quadretti che focalizza
l’attenzione il nostro Autore: per leggere, interpretare e
dimostrare come nei gesti, nei suoni e nelle rappresentazioni
esteriori della natura vi sia una spiegazione rigorosamente
scientifica. Nella quale l’uomo di scienza si addentra
esaminando i comportamenti e i movimenti di questi insoliti
protagonisti delle liriche,
elementi viventi, sia di natura animale sia vegetale, con i quali
il poeta sembra dialogare e dai quali sembra raccogliere un
simbolo che, peraltro, egli stesso aveva assegnato nell’economia
della vita di tutti.
La lettura del testo è piacevole, il costante
parallelismo – dotto ma non dottrinale- tra la stesura
letteraria e l’interpretazione scientifica affascina il lettore
e lo conduce alla scoperta di un mondo sconosciuto che, infine, è
proprio l’habitat naturale che ci circonda. Nessuno
sino ad ora, pur considerando il vasto panorama
bibliografico-letterario mosso intorno a Giovanni Pascoli, si era
mai soffermato sull’aspetto fondamentale che è il mondo animale
e vegetale il vero protagonista delle liriche, fatto questo che
-leggendo il libro di Ioli- adesso ci sembra quasi scontato. Un
Pascoli insolito, quindi, non più solo poeta intimista
appartenente al filone di decadentismo della letteratura, ma poeta
positivista e darwiniano, fine conoscitore dei postulati
scientifici, letto e interpretato da chi, ed è il caso di
Antonino Ioli, della scienza e dell’arte (intesa in senso lato
nelle sue varie espressioni letterarie e musicali) ha fatto il suo
stile di vita.
Filippo
Briguglio
Messina Medica,
Febbraio
2002
Giornale dell’Ordine dei Medici della provincia di Messina
In
un libro del prof. Nino Ioli:
Pascoli fra mondo biologico e Poesia
...e
‘l bove rumina nelle opache stalle la sua laboriosa lupinella.
Dobbiamo
essere grati a Nino Ioli per il suo recente lavoro, “Il
mondo biologico in Myricae di G. Pascoli” (collana di
saggistica libriparentesi a cura di Filippo Briguglio,
Editrice Parentesi, Messina, 2001- Euro 10,33), perché ci
permette di riflettere su cose importanti ed eleganti ad un
tempo. Il passo, riportato dalle Myricae ( Ricordi, 1, Romagna ) -
mentre il villano pone dalle spalle / gobbe la ronca ed
afferra la scodella / e ‘ l
bove rumina nelle opache stalle / la sua laboriosa
lupinella - introduce immediatamente nella civiltà contadina ed
invita, con l’accostamento fra il villano che posata la zappa
afferra la scodella per mangiare, mentre il bue continua la sua
azione digestiva, richiamando l’attenzione sulla lupinella, che,
oltre a richiedere una laboriosa azione digestiva,
merita di essere detta laboriosa, a sua volta, in quanto la
lupinella o erba medica, è una pianta che, per effetto di
simbiosi con batteri che si trovano nelle sue radici, è in grado
di compiere un processo di nitrificazione per avere gli
aminoacidi, indispensabili alla lupinella stessa per sintetizzare
le proteine vegetali, che permetteranno
al bove di sintetizzare le sue proteine animali, che
servono poi a nutrire il villano. Myricae, nota in italiano come
tamerisco, è il genere di piante che hanno diverse funzioni, in
ordine alle varie specie. Intanto questa parola serve a richiamare
la complessità della pianta, in quanto nella radice della parola
latina è inclusa il senso di numero, 10.000, che serve poi ad
indicare un numero indefinito, quindi un insieme comunitario,
tanto che in russo la parola mir indica la comunità agricola
autonoma, corrispondente al concetto di “comune”, come entità
sociale, ma
include anche il concetto di meraviglia, di cose da
ammirare. Questa complessità linguistica, si adatta bene alla
complessità della pianta, che, con varie specie presenta
soluzioni tanto nutrizionali, fornendo una sostanza zuccherina,
nota come manna, quanto la cera che trasuda dai suoi frutti, tanto
da dare l’occasione a Virgilio per indicare
uno stato di benessere auspicato dalla musa di Damone,
pingua corticibus sudent electra miricae
(ottava ecogla).
Ci sembra vada notato che
Pascoli adoperi lo stesso termine linguistico di Virgilio,
certo per
rispetto all’indicazione scientifica della pianta, ma
anche perché si sente solidale con la civiltà contadina di
Virgilio. Allora, è opportuno fare una breve digressione:
Virgilio e Pascoli sono separati quasi da duemila anni, ma la
civiltà contadina è ancora predominante sia ai tempi di Virgilio
che di Pascoli in Italia. Oggi, invece, siamo entrati in
un’epoca del tutto differente e ciò è avvenuto nel corso di
una stessa generazione: ricordo che da fanciullo vedevo l’asino
come mezzo di trasporto, mentre oggi non conosciamo più questo
animale.
Pertanto, si deve
considerare il valore delle diverse realtà che possiamo
esaminare e studiare. E’ un fatto che le piante siano vissute
per milioni di anni, avendo delle mutazioni, ma non troppe. E’
evidente che il metro per la storia dell’uomo è il millennio.
Ma fra Virgilio e Pascoli passano circa due millenni senza
notevoli cambiamenti per la vita dei più.
Mi sembra che la notazione notevole, sintetica,
sulla quale Ioli vuole fermare la nostra attenzione per farci
intendere tutto il significato suggerito dalla lettura di Myricae
è dato dal nido e dalle considerazioni che vi fa. La cosa mi
permette di intendere il nido, come modello psicolinguistico, che
riassume nel linguaggio l’esperienza comportamentale. Il
termine, invero, è molto suggestivo, oltre che per l’immagine
che richiama i nidi degli uccelli, per l’etimo, che in sostanza
indica il calare dall’alto per stare, ristare, riposare. Ora,
Ioli dice che il nido dell’uomo si trova fra mondo vegetale e
mondo animale, ma non già in un modo tale che non abbiano valore
i singoli costituenti ma al contrario proprio arricchito da
questi, come si vede nella figura illustrativa del suo libro.
Queste sue considerazioni mi portano a fare, a mia volta, delle
altre riflessioni, dicendo che effettivamente il nido si trova fra
mondo biologico e mondo culturale, come del resto suggerisce tutta
l’elaborazione fatta da Ioli sulla scorta di Pascoli ed in un
certo senso di Virgilio. Per intendere il significato del mondo
biologico, nel suo insieme, dobbiamo rifarci al valore
dell’informazione, dato che la nostra civiltà non è più
quella contadina, ma quella dell’informazione, che è una
conquista di straordinario valore e permette di penetrare
profondamente in tutte le realtà per intenderle in modo molto più
completo di quanto non ci avevano permesso i modi di analisi
precedenti. Ora riguardare tutto dal punto di vista
dell’informazione permette di avere un’idea appropriata del
significato stesso di tutta la organizzazione biologica che deve
essere valutata come
cronofilizzato di tutta la storia dell’universo, in
quanto tutti i fatti trascorsi sono stati ripresi come
informazioni e conservati nelle strutture spaziali biologiche.
L’evoluzione biologica è allora l’insieme della trascrizione
della storia dell’universo, per questo la realtà diviene
complessificata, per dirla con Teilhard de Chardin. Non meno
evidente è il processo evolutivo nel mondo culturale, che
rappresenta pure esso un cronofilizzato
di tutta la storia umana, servendosi della trascrizione
linguistica per conservare quanto è stato esperito senza aver
bisogno del tempo in cui si sono verificate le trasformazioni. Per
questo, effettivamente, il nido, fra mondo biologico e mondo
culturale rappresenta il modello di quanto vuole essere indicato
come capacità di intesa e di comprensione di tutta l’evoluzione
culturale e biologica. L’uomo, allora, più che essere una
specie in mezzo alle altre specie è la coscienza che riesce ad
intendere e valorizzare tutte le esperienze, tutta la storia
biologica e culturale, per esprimere la sua comprensione ed il suo
godimento, dando valore ad ogni cosa, attraverso la progressiva
ominizzazione dell’universo,
ricordando, ancora una volta,
Teilhard. Così,
si riesce ad intendere la profondità dell’amore del Pascoli che
ha accenti sublimi: “Un padre, o Dio, che muore ucciso, ascolta
/ aggiungi alla loro vita, o benedetto, / quella che un uomo, non
so chi, m’ha tolta / Perdona all’uomo che non so : perdona /
se non ha figli, egli non sa, buon Dio / e se ha figlioli, in nome
lor perdona. (Myracae – Il giorno dei morti).
La grande competenza scientifica di Ioli,
unita alla sua sensibilità artistica, ha aperto una strada per
intendere lo straordinario valore della nostra epoca che,
attraverso l’acquisizione del concetto di informazione e la sua
utilizzazione tecnologica, ha permesso davvero all’uomo di
trovare il suo nido. Vorrei
aggiungere che il nido, effettivamente, come è
nell’immagine riportata da Ioli nel suo libro, può essere, a
differenza della nicchia ecologica – luogo chiuso, riparato, per
la conservazione delle cose così come sono, senza quasi
partecipazione al flusso vitale complessivo -
il punto di incontro, come detto il modello
psicolinguistico, per intendere il modo della compartecipazione di
tutto l’universo alla crescita del nuovo piccolo che cala
dall’alto e si immette in questa realtà, di cui oggi possiamo
intendere meglio significato e valore proprio rifacendoci alla
nozione di informazione: le cose sono presenti, senza venir meno
all’impenetrabilità dei corpi, fra loro proprio perché la
comunicazione si svolge attraverso l’informazione che può
essere ricevuta da tutti, attraverso la stessa natura della luce.
Per questo abbiamo detto che tutto l’universo, sia biologico che
no, ed ancor più quello umano, è presente attraverso la
comunicazione data dall’informazione mediata dalla luce, da noi
indicata come comunicazione cromatica ambientale. L’uomo,
ricevendo l’insieme delle informazioni elaborate da tutto
l’universo, le
rendere veramente utili al reale progresso, che è tale
quando può esprimere compiutamente e completamente la lode di
ogni creatura al Creatore.
Aldo
Nigro
centonove
Messina 21 Dicembre 2001
Pascoli
secondo Ioli
L'analisi
delle Myricae. Con gli occhi puntati sulla natura
Non
si può che salutare con simpatia questa nuova fatica dell'Editrice Parentesi,
con la quale opera sempre efficacemente Filippo Briguglio.
Dopo il giusto omaggio reso qualche mese fa a Mario Rappazzo,
conia pubblicazione dei romanzo postumo "Fiamme sui
nuraghi" ecco adesso l'originale saggio di Antonino Ioli su
"Il mondo biologico in "Myricae" di Giovanni
Pascoli" (Euro
10,33). L'autore è personaggio troppo noto a Messina perché
occorra presentarlo ai lettori: medico ordinario di Parassitologia
nell'Università dello Stretto, oltre ai molteplici e prestigiosi
incarichi ricoperti nell'ambito della sua disciplina non trascura
interessi squisitamente umanistici nel campo dell'arte, della
musica e della letteratura (il suo romanzo "Amore per
Lia", premiato nel 1983 con il "Città di
Rometta"). La sua natura eclettica si cimenta ora con la
saggistica e, in particolare, con un poeta così studiato, ma
forse ancora non completamente conosciuto come Giovanni Pascoli,
che, oltre a ricoprire un ruolo determinante nella diffusione in
Italia del decadentismo europeo per una sua congenita disposizione
d'animo, fu affascinato conoscitore delle teorie scientifiche e
filosofiche del suo tempo. Ed ecco Ioli prendere in esame la prima
e certamente più origina le delle raccolte poetiche pascoliane,
quelle "Myricae" che sono soltanto degli umili arbusti e
che testimoniano la distanza dalle mirabolanti e parossistiche
altezze dei retorico D'Annunzio dei poeta dì San Mauro, che
preferisce qui rimanere con gli occhi puntati sulla natura che
circonda L'uomo. Se proprio con gli elementi viventi, animali e
vegetali, il poeta, che proviene, non dimentichiamolo, dal mondo
contadino, dialoga nella sua raccolta, ecco Ioli prendere in,
esame, da scienziato, ma anche con analisi da letterato, gli
animali, raccogliendoli in schemi scientifici e tassonomici. Ma
anche interpretandone la simbologia; e le piante, dividendole, in
sezioni, dagli elementi più semplici ai più differenziati. Il
lavoro, compiuto da un esperto, conduce ad alcune considerazioni
interessanti. Innanzi tutto al fatto che Pascoli, in un'epoca
caratterizzata da importanti scoperte scientifiche, rese possibili
dalla novità dell'invenzione davvero fondamentale del
microscopio, si dimostra conoscitore di svariati fenomeni
biologici e scientifici: ne è, dei resto, importante
testimonianza la semplice adesione ai princìpi darwiniani. Così,
il poeta di San Mauro inserisce ripetutamente nelle sue liriche
animali e piante che predilige e utilizza per il loro significato
simbolico: egli appare davvero tutto immerso nel mondo biologico
di elementi che convivono e lottano tra loro e il suo “nido”
(parola chiave per intenderne la poesia) è come circondato da
piante profumate e protetto da alberi e arbusti che respingono
eventuali aggressori. la stessa scelta di alcune specie animali
rispetto ad altre, come coleotteri, api, mosche, farfalle,
uccelli, pipistrelli, che sono animali impollinatori, che
ricoprono dunque una funzione nella fecondazione delle piante da
fiore, ed hanno incrementato nel tempo il loro sviluppo sia
numerico che organico in funzione della diffusione sempre maggiore
delle piante stesse, dimostra la conoscenza da parte dei poeta di
questo noto meccanismo della biologia: il fatto è che le
angiosperme, cioè le piante da fiore, hanno un particolare
fascino per lui perché, come afferma Ioli, “si addicono anche a
linguaggi capaci di stimolare sensazioni visive, olfattive,
acustiche e tattili”. E davvero tanta è la simbologia
rintracciata dall’autore di questo volumetto stimolante, che ci
riporta a credenze diffuse nell’immaginario collettivo (moscone
=sventura; cicala = spensieratezza; serpente = inganno; asino =
pazienza; cane = fedeltà; ecc.); ma evidenzia anche equivalenze
meno conosciute, almeno dal nostro mondo post‑industriale
(biancospino = ingenuità; pervinca = vita triste e solitaria;
olmo = forza; galletto = felicità domestica; ecc.). E’
l’intero mondo poetico del Pascoli che affiora nei versi di
“Myricae” e che Ioli ha contribuito ad evidenziare nelle sue
pagine semplici e chiare Felice
Irrera
La Sicilia,
22 dicembre 2001
Monografia
di Ioli: « Il mondo biologico di Giovanni Pascoli»
Giovanni
Pascoli è sicuramente uno degli autori italiani più conosciuti
ed uno dei più studiati. Ma, un lavoro quale «Il mondo biologico
di Giovanni Pascoli» di Antonino Ioli non ha precedenti nella pur
vastissima mole bibliografica. Antonino loli, professore ordinario
di Parassitologia clinica presso la facoltà di Medicina
dell'Università di Messina, autore di oltre 200 pubblicazioni
scientifiche, ha redatto un saggio che, come puntualizza
nell'introduzione, non intende misurarsi con la monumentale
critica sulla poetica del Pascoli, ma affrontarla secondo una
prospettiva puramente scientifica. Ed, in effetti, la monografia
(questa è la sua originalissima peculiarità) enuclea tutti gli
esseri che appartengono al mondo animale e vegetale presenti nei
versi delle «Myricae». Ma se da un lato Ioli cataloga tutta la
terminologia botanica e zoologica con tanto di tabelle sinottiche
a corredo, dall'altro è pur vero che il lavoro non si esaurisce
in una elencazione di voci e di versi in cui quelle sono presenti.
Spesso, infatti, dalle righe affiorano domande, valutazioni,
interpretazioni critiche. Sin dalle prime pagine, poi, si sente
circolare un grande amore nei confronti del poeta simbolista di
fine Ottocento. Amore nato sui banchi della scuola media quando il
suo professore di Lettere, Salvatore Adelardi, che era stato
allievo di Giovanni Pascoli, leggeva in classe le poesie tratte
dalla raccolta «Myricae». Il prof. Salvatore Adelardi era
sicuramente un intellettuale libero, la critica ufficiale di
allora, è notorio, preferiva le poesie cosiddette edificanti.
Ed
un intellettuale libero è sicuramente Antonino Ioli, ha detto il
prof. Giuseppe Rando, che insieme all'editore Filippo Briguglio ha
presentato il testo nell'Aula Magna dell'Università..«Le sue
poliedriche attitudini ‑ha precisato Giuseppe Rando ‑
lo rendono assimilabile all'intellettuale rinascimentale che non
conosceva i confini tra i saperi, tra mondo scientifico e
humanitas». Nello stesso tempo, però, ha continuato Rando,
l'eclettico studioso è uomo del suo tempo, perché con la sua
ricerca s'inserisce a pieno titolo «nel solco di critici
contemporanei come Barberi Squarotti che si sono occupati dei temi
della sua poesia avvalendosi degli apporti della critica
psicanalitica».
Pian piano che il lavoro procede compaiono, infatti, gli archetipi
del mondo pascoliano ed in particolare il valore del «nido» che
Antonino Ioli rende graficamente con due cerchi tra loro
comunicanti: dentro uno ripone tutti gli elementi del mondo
vegetale presenti nei versi, dentro l'altro quelli del mondo
animale. Poi, svela come per Giovanni Pascoli interagiscono e come
diventino simboli lirici di serenità e\o protezione. Positivismo,
simbolismo ed indagine psicanalitica risultano così coniugati e
l'analisi «puramente scientifica» si veste d'altro. Diventa, al
di là delle dichiarazioni fatte nella premessa, anche
un'interessante interpretazione critica.
Tania
Toscano
Gazzetta del Sud, 9 Febbraio
2002
Un
saggio di Antonino Ioli
Viaggio
nel mondo biologico con "Myricae" di Pascoli
Affermato
docente di parassitologia clinica presso il nostro Ateneo, vivace
animatore culturale in campo artistico e musicale. Antonino Ioli
da anni si interessa al mondo letterario. Dopo l'apprezzato
romanzo "Amore per Lia" 1982 e la presentazione del
romanzo postumo di Mario Rappazzo "Fiamme sui nuraghi",
Ioli pubblica ora un interessante lavoro di ricerca dedicato
all'analisi scientifica e letteraria del mondo naturalistico
presente nella celebre raccolta "Myricae" di Giovanni
Pascoli (Il mondo biologico in "Myricae" di Giovanni
Pascoli, editrice Parentesi di Messina 2001). Un volume che
analizza con acume e passione il mondo lirico del grande poeta
romagnolo - ospite della nostra città e della nostra Università
a fine Ottocento, dove compose la poesia l'Aquilone - in un
viaggio che ci permette di apprezzare le conoscenze scientifiche
del poeta. Pascoli - ci ricorda Ioli - acquisiva e assorbiva le
teorie
scientifico-letterarie del suo tempo, le faceva portandole
dentro i suoi versi che
vibravano tra classicismo e simbolismo, tra echi di arte
nuova, di cui Myricae è un esempio eloquente e vivo. Attraverso
schemi scientifici e tassonomici, mette in luce la presenza di
elementi naturalistici che alimentano e vivacizzano la poesia
pascoliana, articolando la disanima sia del mondo animale, con
particolare riferimento agli artropodi e ai vertebrati , sia in
quello vegetale. Elementi biologici che Ioli rende di vivido
interesse attraverso i precisi riferimenti lirici e gli intrecci e
collegamenti diretti e indiretti. Tra questi, dei riferimenti
linguistici e artistici che fanno presentire - a detta dello
studioso- la comparsa del Futurismo. E' importante notare come
Myricae prende vita proprio negli anni di grande fermento del
mondo scientifico: le scoperte sulle origini batteriologiche di
malattie quali il colera e la tubercolosi effettuate da Kock tra
il 1882 e il 1884, la conoscenza del ciclo di riproduzione degli
artropodi, gli studi nuovi nel campo entomologico, le influenze
importantissime delle scoperte di Darwin. Realtà scientifiche che
- con intelligente disamina- Ioli ci porge, permettendoci di
comprendere ancora più affondo l'animus lirico pascoliano, la
poetica del nido e l'uso dei suoni della natura, il ruolo degli
animali e delle piante, che si muovano con la loro presenza
sempre impregata di grande valenza e significato.
Sergio
Di Giacomo
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