Totino
Caminiti
Editrice Parentesi, Messina 1991
L'autore,
nostalgico per la sua terra, che vorrebbe ad ogni costo che gli
stessi abitanti conoscessero più in profondità per gustarne
tutta la bellezza, continua a proporre con il racconto "La
quaglia" frammenti di vita che appartengono al passato. Il
Caminiti affronta il presente in una lettura nuova saltellando qua
e là e stabilendo quel giusto rapporto dal quale ogni cosa riceve
impulso. Sono note di una rivissuta fanciullezza attraverso i
personaggi che l'autore descrive in una successione di fatti
legati allo stesso ed unico filone: l'amore per la propria patria,
che lo aggancia sempre in un rinnovato rapporto alla sua terra e
in ciò che accade. Il linguaggio piano e scorrevole agevola il
lettore a comprendere, preso dalla nascente curiosità, cosa
voglia, alla fine, l'autore mettergli dentro. Lo
scrittore ai suoi attenti lettori non nasconde nulla. I fatti
dallo stesso narrati con una cronologia che diventa storia sono
autenticamente veri, capitatigli in un'età capace di memorizzarne
i particolari: la fanciullezza, quella propria, senza per questo
chiedere nulla all'altrui esperienza. I personaggi, in questo
racconto, sono tutti legati al suo personale ricordo e, per ognuno
di essi, riporta un atteggiamento, un frasario che serve alla
immediata identificazione. Quel tipico dialetto siciliano che è
di casa "Signurinu, vi raccumannu, silenzio e quaglia in
bocca". Sono le ultime battute del racconto in cui lo
scrittore con avvedutezza non rinuncia al suo solito messaggio: la
rievocazione di ''genti e memorie che cominciano a sbiadire, di
una Sicilia ignota alle nuove generazioni, che pur tuttavia ci
appartiene". |