Un insolito recital al Teatro delle Erbe

Le musiche? Son poesie

E Bissolotti le canta

 

Tentare di unire la poesia alla musica è ciò che ha fatto Angelo Bissolotti cantante da anni impegnato nella ricerca sul canto popolare, presentando qualche sera fa al Teatro delle Erbe un recital insolito, una sorta di mixage tra letteratura impegnata e musica leggera, tra cultura ed evasione.

"...E io le canto" è il titolo dello spettacolo che, avvalendosi della collaborazione di quattro scrittori-poeti contemporanei (Stefano Benni, Giancarlo Majorino, Antonio Porta e Mauro Lo Verde), propone l'incontro del messaggio poetico con la sonorità e il ritmo vero e proprio della musica, al di là di una facile esemplificazione e riduzione a stereotipo.

Anche se i poeti si sono piegati alla musica diventando per l'occasione parolieri resta chiara, nei testi ascoltati durante lo spettacolo, la tensione poetica in brani come "Arietta metafisica", "Io e te", "Un buco nel cuore". In canzoni di questo tipo si parla di amore, sentito, immaginato, in attimi quotidiani in città "tra la birra e un panino", "in mezzo alla gente" oppure come "due stelle nello stesso cielo" o "soli nel vento che muove le foglie d'autunno".

"Cantando "Un buco nel cuore" -avverte Bissolotti- bisogna ricordarsi di un cuore vero, lontani dal mondo elettronico dell'era dei trapianti". Un bisogno antico di raccontare l'abbandono emotivo.

Altre canzoni trattano vari temi: l'uomo vero, la politica, i video games oppure descrivono "prati ove le vie conducono ai piazzali silenziosi nel vento alle frontiere, del verde tra macchine accostate. "L'idea di questo spettacolo -spiega il cantante- è nata per caso. Sfogliando un libro di poesie di Majorino ho intravisto la possibilità di tradurre ciò che leggevo in musica. Occorrevano -precisa Bissolotti- compositori carichi di esperienza musicale e per questo ho fatto ascoltare un abbozzo di idea a Mauro Pagani che mi ha incoraggiato a continuare su questa strada".

Chi ha curato la parte musicale?

"Oltre all'ex della Pfm Mauro Pagani, Bruno De Franceschi che in passato ha collaborato al mio "Nuovo canzoniere lombardo" e Mario Arcari, che ha suonato con De André".

Quali sono state le difficoltà maggiori nell'unire i testi alla musica?

"Sicuramente quelle di avere uno spunto poetico da adattare alla composizione musicale. Il testo di partenza infatti non poteva essere quello definitivo e molte cose sono nate strada facendo, confrontando e via via aggiustando le idee dei musicisti con quelle dei poeti".

La poesia ridotta a canzone non rischia forse di perdere letterariamente?

"No, perché gli scrittori coinvolti avevano accettato di partecipare all'operazione sapendo di dover fare i conti con la musica per cui cercavano di avvicinarsi il più possibile al nostro obiettivo. La poesia ha una propria musicalità interna con ritmi e suoni propri. Diversamente la canzone prevede un altro atteggiamento, un linguaggio diretto, comprensibile. E in questo caso è il poeta che si mette a disposizione per scrivere canzoni anche se certamente diverse dal solito".

a. trav.

 

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SEZIONE: critica   STATUS: completo   TEMPI DI LAVORAZIONE: 11/2002 - 4/2003

 

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