Interno
della Chiesa vecchia
È
difficile ricostruire con precisione come fosse la Chiesa Vecchia
al suo interno e le vicende che portarono al suo abbandono, prima
per la sede provvisoria di piazza IV Novembre* e, successivamente,
all’edificazione dell’attuale Chiesa.
Purtroppo fino ad ora non sono state rinvenute foto che ci mostrino
l’interno della Chiesa Vecchia, perciò ci si è
dovuti basare sulla testimonianza di persone anziane che gentilmente
hanno messo a disposizione i loro ricordi. Altri documenti conservati
nello scarno archivio parrocchiale forniscono ulteriori informazioni
che sono però frammentarie e talvolta anche contraddittorie.
Descrizione.
L’interno dell’edificio era costituito da un solo vano
rettangolare (8 m. per 17 circa) con l’abside rivolta a nordest.
Le notizie più antiche che descrivono la chiesa risalgono ad
una relazione del 1908 redatta dal sac. Antioco
Luigi Locci, che aveva il titolo di ‘Cappellano
Curato’ della ‘Cappellanìa libera’ di S.
Giovanni Battista dal 1° ottobre 1905.
Secondo questa fonte la chiesa è “rettangolare, con
porte malferme” le cui chiavi sono custodite dal sacrista.
“È sufficiente” a contenere la popolazione
che ammonta a “novecento circa” fedeli, salvo
i casi particolari, come probabilmente i giorni di festa in cui, nonostante
il divieto, “i laici vi (= nel presbiterio ndr.) prendono
posto in casi di gran concorso”.
L’autore della relazione afferma che non esiste alcun documento
cartaceo o lapide che attesti quando la chiesa sia stata costruita
o consacrata. Probabilmente non si aveva la consapevolezza dell’antichità
e del valore dell’edificio: una relazione successiva
redatta nel 1933 dal sac. Giovanni Massa, allora parroco,
afferma: “Non si sa quando la Chiesa sia stata edificata,
si crede in tempo rimotissimo” e più avanti aggiunge
che la chiesa “non raffigura alcuno stile” e
che non ha “nessun pregio artistico”.
Tornando alla descrizione dell’interno, vi si accedeva da un
portone principale, che dava sul piazzale antistante la chiesa (sa
pratz’e cresia beccia) e da una porta laterale, sulla destra,
che dava sulla strada che porta a Tracasi (“una strada che
conduce ad abitazioni lontane” come la definisce il sac.
Massa).
Nell’angolo a sinistra dell’ingresso principale stava
il fonte battesimale che il sac. Locci descrive come recante l’immagine
di S. Giovanni Battista “…è di trachite ed
è diviso in due parti”.
Addossato alla parete di sinistra, vicino alla balaustra che separava
il presbiterio dal resto della chiesa riservato ai fedeli, c’era
il pulpito, di legno, che non aveva baldacchino né crocifisso.
Gli altari erano tre: uno principale e due minori: “…vi
sono tre altari. Uno” dedicato “al Patrono San
Giovanni Battista, un secondo a Sant’Antonio ed il terzo alla
V.ne del Carmine”. Secondo alcuni testimoni l’altare
dedicato a S. Antonio si trovava nella parete di sinistra, mentre
a destra era quello dedicato alla Vergine. Sempre a sinistra, presso
il pulpito, era sistemato il confessionale.
La statua di San Giovanni Battista sovrastava l’altare maggiore,
senza baldacchino.
Nella parte della chiesa riservata ai fedeli erano presenti anche
alcune statue: S. Isidoro (a sinistra) e S. Biagio (a destra). Entrambi
i simulacri erano di legno e abbastanza venerati dai fedeli, come
riferisce il sac. Emanuele Sairu nella sua relazione del 1935.
Infine, a destra, presso la balaustra, era situato il quadro, definito
“di pregio”, raffigurante la B. V. del Carmine
e le anime purganti, ancora oggi presente nell’attuale chiesa,
collocato nella Cappella laterale.
L’arredamento della chiesa era piuttosto povero: niente banchi
(che mancavano del tutto), ma – come dice la relazione del sac.
Locci “…soltanto sedie appartenenti ai fedeli”
e un solo genuflessorio in sacrestia.
Il pavimento era costituito da mattoni in cotto, mentre nel presbiterio
era “di pianelle di cemento”. Sul lato sinistro
del presbiterio si apriva poi la porta (sovrastata da una piccola
campana) attraverso cui si accedeva in sacrestia ed alla canonica.
Quanto alle campane esterne, il sac. Sairu, nell’inventario
del 1935 (ma anche il sac. Massa in quello del 1934)
parla di una “bifora campanaria” con due campane
“… una piccola con l’iscrizione ‘La Vergine
del Carmine 1873’. La grande porta scritto: ‘San Giovanni
– Pinna Emanuele provicario – Garau Locci Antioco Sindaco
1873”.
*
un ‘magazzino’ come la definisce il Vescovo Pirastru
in una relazione del 18 dicembre 1960 seguita alla visita pastorale
effettuata in tale data