Il percorso espositivo
Il piano intermedio è quello d'ingresso cui si
accede direttamente dallo scalone della parrocchiale a mezzo ponticello che
sovrasta un cortile sottostante disseminato di pietre antiche.
I temi qui affrontati sono il Natale, i Santi Fondatori, il Calvario, la
Messa Grande di San Lorenzo e i Pizzi.
Vi sono esposti una decina di affreschi d’epoca
quattro-cinquecentesca dedicati all’Annunciazione, alla Natività, alla
Vergine col Bambino, al Crocefisso e alla Pietà. Alla Natività è dedicata
anche una scultura in legno con Vergine, San Giuseppe e Bambino, opera di
Alberto Meli, così come vanno citati alcuni pregevoli presepi in pietra ed in
legno.
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Natività, affresco del XV
secolo. |
Particolarmente
interessante la prima vetrina che illustra il mistero dell'incarnazione mediante
una scultura seicentesca policroma di Gesù Bambino, giacente sul pavimento;
sullo sfondo rosso si staglia un ostensorio settecentesco d'argento esposto
davanti a un antico conopeo fra due piccoli candelabri lignei laccati d'oro e
d'argento; alla sommità della scena una splendida cornice circolare intagliata
in legno e decorata con testine d'angioletti alati che racchiude la visione
celeste dell'agnello divino immolato tornato nella gloria secondo l'Apocalisse;
ai lati due vistosi angeli alati prostrati in adorazione, opera lignea policroma
dell'Albera.
La
seconda vetrina è dedicata ai Fondatori della Chiesa lombarda.
Sono presenti quattro busti in ottone sbalzato e argentato ciascuno con
le reliquie del Santo che rappresenta: Sant'Ambrogio, Sant'Agostino, San Narno
(primo vescovo di Bergamo) e San Carlo Borromeo (il padre della Controriforma).
Qui
troviamo anche una Madonna del '400 di scuola toscana ed un antico tabernacolo
intagliato del '600 con putti e colomba e porticina in rame dorato.
La
terza vetrina rappresenta la scena del Calvario con una serie di sculture lignee
policrome del tre-quattrocento locale: in alto il Padre che accoglie l'anima del
Figlio, al centro il Crocefisso senza croce, ai lati la Vergine Maria con San
Giovanni l'Evangelista.
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Scena del Calvario, sculture in
legno policromo del XIV secolo. |
Ed
eccoci alla vetrina della Messa Grande di San Lorenzo che raccoglie la scena
della celebrazione eucaristica realizzata con paramenti liturgici
quattrocenteschi in velluto rosso paonazzo, colore dei martiri, in rilievo con
oro, argento e sete policromi: piviale, tunicelle, pianeta, stole, manipoli,
veli per calice, borse per corporali e camici lavorati a telaio con bordature
eseguite in pizzo fatto a mano.
Sono
pure disposti con ordine gli arredi richiesti per la solenne celebrazione: croce
astile seicentesca con messale, porta cero pasquale argentato, leggio tortile in
noce seicentesco con messale, porta cero pasquale gotico in ferro recante
sull'albero sette gigli simbolo dei sette sacramenti, uno sgabello
quattrocentesco in noce reggente velo e calice d'argento sbalzato in antico, due
lanterne antiche veneziane, un turibolo d'argento sbalzato, pisside, palmatoria,
secchiello, rilegature argentee barocche per messali.
Sullo sfondo completa la scena l'antico stendardo dei confratelli con
l'effigie della B. Vergine del Rosario, del Bambino e San Lorenzo inginocchiato
in sacra conversazione. Una
vetrofania illustra brevemente il sacro rito parafrasando il Credo che veniva
cantato dal popolo riunito in assemblea liturgica.
Una
vetrina a tavolo pone in mostra esemplari di pizzi preziosi di diverse epoche e
fattura.
Sempre
su questo piano troviamo poi la vasca dell'antico battistero di Endenna, una
macina romana a due palmenti, un portavaso con anfora romana e un interessante
idolo solare, un masso erratico di serizzo grigio di forma ovoidale del peso di
circa 120 chilogrammi con incisi a colpi d'ascia di selce tre dischi solari a
indicare la levata, il tramonto e il riposo.
Si tratta di un reperto preistorico ancora in fase di studio.
Il
piano superiore è dedicato ai temi del santo Viatico, della devozione alla
Madonna del rosario e della Messa del funerale.
La
prima vetrina rappresenta la processione del Viatico con personaggi ed arredi
sacri: sacerdoti, disciplini, chierichetto; croci processionali, ombrellino,
lanterne, tavolino con le insegne simboliche dei sacramenti, un altarino
portatile seicentesco in legno policromo riposto su tavolino rivestito di stoffe
e di pizzi preziosi; al centro della scena predomina uno stupendo Crocifisso
senza croce snodabile con barba e capelli al naturale (scultura lignea
caratteristica del cinquecento nelle nostre valli).
La
seconda vetrina è dedicata alla grande devozione del Rosario: al centro su
tronetto predomina la Vergine col Bambino, antica scultura in legno dorato,
sorretta da due angeli svolazzanti di legno policromo e incorniciato sullo
sfondo blu della corona dei quindici misteri del Rosario dipinti su tondelli
cinquecenteschi.
Sul
pavimento sono disseminate sculture in legno policromo antiche: due busti per
reliquie, tre cartegloria intagliate, due candelabri, una corona dorata lignea e
due corone di rame sbalzato e argentato. Una
vetrofania illustra le litanie lauretane della B. V. Maria.
La
terza vetrina espone in mostra alcuni paramenti liturgici: una pianeta con due
tunicelle ricamate in oro e striscioni di stoffe in broccato settecentesco.
La
quarta vetrina è dedicata alla Messa solenne del Funerale che celebra la
rinascita del cristiano alla vita eterna anche con l'aiuto di una vetrofania a
commento della sequenza del Dies Irae.
Vi è posto in evidenza il paramento completo per la Messa da morto
in raso nero elegantemente ricamato in argento, realizzato all'inizio del secolo
dalle suore di Clausura di Zogno: piviale, pianeta, tunicelle, stole e manipoli,
buste e veli, camici e cotte di pizzo, cartegloria settecentesche in rame
sbalzato e argentato, due portaceri lignei policromi, tre stendardi
processionali di cui uno ricchissimo.
Di grande valore artistico un dipinto a olio su tela
intitolato la Pietà, di Gian Paolo
Cavagna (1556-1627), opera da cui traspare un profondo senso di umano dolore
filtrato attraverso un sentimento religioso di partecipazione cristiana.
Così come va segnalato il dipinto di Palma il giovane intitolato Presentazione
di M. V. al Tempio.
E' presente pure una vetrina a tavolo con
l'esposizione di arredi liturgici passati di moda, ma ricchi di ricami in oro o
in stoffe antiche preziose.
Da segnalare ancora un Cristo risorto del '600 in olivo di autore lombardo ed una scultura
lignea raffigurante Mosè con tavole della legge, opera dello scultore Alberto
Meli. E poi il meccanismo
dell'orologio della torre campanaria di Valpiana, datato 1756 e firmato Opus Miraguli, opera della famiglia Gritti di Miragolo.
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Il Mosè, monumentale scultura
lignea di Alberto Meli |
Sempre su questo piano troviamo poi altre tele
preziose, interessanti raccolte di reliquie, ferri rari, sculture lignee e
mobili di valore.
Una speciale attenzione meritano infine Le
campane del Museo di San Lorenzo. Si
tratta di una raccolta assai preziosa di campane antiche esposte su supporti in
ferro con la possibilità di poter essere suonate. La più antica porta la data di fusione MCCCCCXXV, 1525, ed
appartiene al fonditore Giovanni Anselmi di Serina. Pesa 145 chilogrammi e il diametro della bocca è di cm. 63,
per cui corrisponde alla nota musicale RE antico acuto. Ha forte risonanza ed è in perfetto stato di conservazione.
Sono poi esposte altre 15 campane e numerose campanelle di varia
provenienza ed epoca.
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Raccolta di antiche campane |
Il
piano inferiore è dedicato alle devozioni personali e raccoglie gli oggetti
usati per esprimere la fede e la religiosità: corone del rosario, crocifissi,
medaglie, immaginette, acquasantini, reliquie, grazie ricevute, strumenti
penitenziali, dei coppi decorati in cotto ed altri oggetti come Agnus Dei, pazienze, candelabri.
Sono
pure allestite due grosse vetrine centrali con paramenti antichi in broccato,
sculture cinquecentesche lombarde, lampade d'argento, elemosinieri, cartegloria.
Alle
pareti tele, tavole e affreschi di valore storico e artistico dedicati in
particolare ai santi della devozione popolare (San Rocco, Sant'Antonio Abate,
San Luigi Gonzaga, San Francesco d'Assisi ecc.), un ricco crocefisso
processionale della confraternita, intagliato e dorato con accanto due stupendi
angioletti policromi, e un San Carlo esposto su un'antica inferriata, tutti di
epoca seicentesca.
Un
autentico gioiello è costituito dall'organo proveniente dalla chiesetta di
Sant'Antonio a Piazza Martina in Zogno. E'
datato 1686 ed è stato recentemente restaurato.
La facciata è composta di 17 canne di stagno finemente decorate a
sbalzo. Tutte le altre canne sono
in piombo, salvo 12 che sono in legno.
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Organo del XVII secolo
proveniente dalla chiesa di Piazza Martina. |
Il
Museo è corredato anche di una biblioteca con opere manoscritte in pergamena,
cinquecentine, numerose pubblicazioni del seicento, settecento, ottocento e
novecento.
Parte
integrante del museo possono essere considerati anche il cortiletto situato
sotto il ponticello d'ingresso e alcune parti del sagrato dove sono raccolti
manufatti in pietra: macine, fontane, elementi architettonici, sculture.
Vi
troviamo ad esempio una palla di catapulta in arenaria d'epoca medievale,
scavata sul sagrato della parrocchiale e proveniente dall'antico castello di
Zogno sui cui ruderi sorge la chiesa, macine in serizzo e in pietra grigia
locale d'epoca romana e medievale, dei mensolotti antropomorfici di epoca
paleoromanica anch'essi provenienti dall'antico castello, vasche in dolomia e in
pietra nera locale, sculture, colonne e vasi in pietra.
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Il Rocchetto di
Papa Giovanni XXIII |