araldica 2


d'Afflitto

E questa una famiglia tra le più nobili e conosciute di Scala e per stemma ha in uso uno scudo Vajato d’oro e d’azzurro.

Il vajo è la seconda pelliccia usata in araldica ed i anche la seconda in ordine al pregio, cedendo il passo all’ermellino, la più pregiata questa, che nella Costiera Amalfitana è privilegio solo della famiglia Capuano.

Con vajo si intendono quattro file di pezzi d’argento della forma di campanelli rovesciati sopra un campo d’azzurro il quale a sua volta prende la forma di altrettanti campanelli dritti nel quale caso per descrivere lo stemma basta la semplice indicazione: Di vajo pieno’.

Lo stemma della famiglia d’Afflitto è un vajato, giacché sullo scudo azzurro sono segnati i campanelli d’oro e non d’argento. Tutti gli autori di araldica concordano nel definire il vajo una delle fodere più ricche e preziose di cui si decorassero i grandi signori nel medioevo.

Il vajo simboleggia preminenza di onori, dignità ragguardevole e grande nobiltà, qualità tutte che gli Afflitto, a parte la loro presunzione di discendenza da patrizi romani e l’assunzione del cognome dalle afflizioni di S. Eustachio che essi includono nel loro albero genealogico,

II loro cognome, però, può avere avuto origine diversa e, con ogni probabilità, dal toponimo Filecto, Filicto, un luogo del territorio amalfitano di cui in un documento del 998 nel quale si incontra anche un lohannes a Filicto; da qui alla forma Afflitto il passo e, anche paleograficamente, veramente breve.

Lo Stemma degli Afflitto e oggi visibile in Amalfi, nella navata centrale della Cattedrale ove la famiglia aveva una cappella nella navata di S. Matteo, oggi in quella di sinistra, corroso dal calpestio, ma ancora identificabile e nel Chiostro Paradiso, in marmo colorato.

In Scala, invece, è visibile nella ex Cattedrale di S. Lorenzo, altare di S. Nicola nella navata sinistra, ove è accostato a quello dei Castriota, altra famiglia che in Scala pose dimora verso la fine del XV sec. e che agli Afflitto fu legata da parentela.

Nella stessa cattedrale, lo stemma è ancora visibile nel transetto sulla lapide di Francesco d’Afflitto che di Scala fu vescovo dal 1583 al 1593 ed il quarto della famiglia dopo Costantino (1207-14 U 1227), Matteo (1227U 1269), Natale di Mastino (1418U 1450) ad occupare tale dignità.

In Ravello lo stemma è raffigurato nella ex Cattedrale di S. Maria Assunta, navata sinistra, nella Cappella dei Nobili.

Un ramo della famiglia si stabilì in Sicilia verso la fine del 1200, e secondo il cappuccino p. Giovanni Fiore da Cropani (1622U 1683): "AFFLITTI che similmente godono (nobiltà) in Malfi (Amalfi) e sederono a Nido. Io non ho conosciuto né men visto ancora huomo di questa famiglia, ma per dar luoco alla verità appresso il mio poco sapere, tiensi per fermo, finchè altra ragione non mi persuade, che gli Affltti di Cicilia siano usciti da Tropea, et i Tropeani da Malfi……" (P. G. Fiore da Cropani, Della Calabria illustrata )

La famiglia è iscritta nell’Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana


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Alfano

Nobile famiglia di Scala le cui prime notizie nel territorio risalgono al 1145, quando troviamo alcuni suoi membri col titolo di dominus già in terza generazione, ed un Alfano che nel 1286 esercita le funzioni di notaio e di giudice in Scala. Ma anche in Tramonti vi sono notai e giudici: Angelo, notaio nel 1358, mentre Nicola nel 1328 e Tommaso nel 1362 furono giudici. Un ramo è anche in Ravello nel 1402 con il giudice Matteo.

La famiglia Alfano ha usato uno stemma che può essere considerato anche l’unione di due stemmi avvenuta per matrimonio, eredità, concessione od altro. È uno scudo partito: nel 1’ d’oro a due fasce ondate di rosso accompagnate da quattro torte di rosso 3 e 1 con tre stelle dello stesso ordinate nel capo; nel 2’ d’argento a due braccia vestite moventi dai fianchi dello scudo, impugnanti nel cuore un ramo di verde, fiorito d’argento". Le torte, dette bisanti se sono di metallo, che vediamo nella parte destra dello scudo, sono figure rotonde e piatte ed e uno dei simboli più antichi negli stemmi che alcuni araldisti fanno risalire al XIII sec. al tempo della presa di Costantinopoli da parte dei Crociati.

Per alcuni indicano ricchezza, per altri liberalità e generosità od ancora funzioni contabili quali maestro di casa, tesoriere, ecc.

Le braccia tengono un ramo fiorito del quale però non si conosce la natura

 


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