Gli
Istituti del SS. Redentore a SCALA |
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Origine del
Protomonastero del SS. Redentore
Per ripercorrere la genesi di quello che sarà il
Protomonastero delle Redentoriste occorre andare a ritroso nel tempo fino alla prima metà
del XVII secolo, periodo in cui a Scala vi era un solo monastero femminile, quello
benedettino di San Cataldo, in cui potevano entrare solo giovani appartenenti alle
famiglie nobili del paese, così come era stato stabilito all'atto della sua fondazione
intorno al XI secolo.
Nel paese vi erano, però, molte giovani della
borghesia che avrebbero voluto entrare nel monastero per emettervi i voti e non solo come
sorelle converse, per cui il 15 agosto 1622 fu convocato il "Parlamento"
in cui il sindaco informò che era possibile erigere un Conservatorio per le
"Zitelle" della città in quanto il comune poteva contare su dei fondi
derivati dalla vendita di legname di proprietà del comune stesso.
Propose, perciò, e la proposta fu accettata, di
stanziare per questa opera la somma di tremila ducati e di assegnare alla futura comunità
una rendita sufficiente.
Malgrado questi presupposti, per motivi sconosciuti,
per alcuni anni a Scala non si ebbe fondazione alcuna.
Ma nel 1633 il Canonico Lorenzo Della Mura fece
testamento nominando erede di tutto il suo patrimonio il Capitolo della Cattedrale di
Scala a condizione che nel suo palazzo e sulle sue terre fosse eretto un Conservatorio per
le giovani del paese; unica condizione sarebbe stata che se entro quattro anni dalla sua
morte il Conservatorio non fosse stato fondato, tutta la sua eredità sarebbe rimasta alla
Cattedrale.
Il Della Mura morì poco dopo e il suo testamento fu
aperto e pubblicato il 10 febbraio 1634.
Subito iniziarono i lavori e i preparativi e circa
tre anni dopo, nel 1637, il palazzo del canonico diventò il "Conservatorio
dell'Immacolata Concezione per le donne civili della città di Scala, sito in luogo
Episcopio" .
Ancora oggi la parte predominante del monastero
delle Suore Redentoriste è formato dall'antico palazzo del Della Mura.
Malgrado la fondazione fosse stata tanto voluta, ben
presto il Conservatorio si ritrovò a far fronte a numerosi problemi di varia natura.
Poiché era un semplice Conservatorio per
l'educazione delle ragazze, quindi un'istituzione laica, anche se organizzata come un
monastero di clausura, esso era retto da alcuni sacerdoti incaricati dal Capitolo ed
accoglieva per lo più giovani donne che vi venivano rinchiuse o per poter lasciare
l'eredità familiare al primogenito, o perché bisognose di un'energica disciplina.
La mancanza di vocazione delle ragazze ospitate e
un'amministrazione non molto oculata delle rendite peraltro sempre più scarse, portarono
i governatori di Scala, nel 1711 a ricercare una radicale riforma che avrebbe trasformato
il Conservatorio in un monastero vero e proprio.
Per sette anni furono fatti vari tentativi in questa
direzione, ma problemi di rendite, di ordini cui affidare il nuovo monastero, di mancanza,
dal 1714 al 1718, di un vescovo solo nel 1718 il nuovo vescovo di Scala e Ravello, mons.
Nicola Guerriero chiamò due sacerdoti della Congregazione dei Pii Operai, Tommaso Falcoia
e Maurizio Filangieri perché vi portassero una riforma disciplinare molto energica.
Il Filangieri subito si occupò del restauro e
dell'ampliamento del fabbricato; il Falcoia, invece tracciò uno schema di regolamento che
fu approvato dal Capitolo e dal vescovo Guerriero il 25 aprile 1720.
Alcuni giorni dopo, e precisamente il 21 maggio,
martedì di Pentecoste, dodici ragazze provenienti da varie parti della Campania, dopo una
cerimonia solenne celebrata nella chiesa cattedrale entrarono nel monastero che avrebbe
seguito la regola delle monache visitandine senza, però, nessun legame con lOrdine
della Visitazione in quanto non era stata una monaca visitandina a fondarlo e questo
secondo la Regola dell'Ordine; la sua chiesa avrebbe conservato il titolo della Santissima
Concezione.
Tuttora sull'altare nella chiesa del monastero
troneggia un'immagine dell'Immacolata con intorno tutti i simboli mariani.
A guidare le suore era stata chiamata suor Maria
Giuseppa della Croce, al secolo Caterina Schisano di Napoli.
Il 21 dicembre 1721 le religiose fecero la
professione solenne dinanzi al Falcoia, delegato da mons. Guerriero che non poté essere
presente alla celebrazione.