Sant'Alfonso a Scala
Inizi
dell'Istituto Femminile
La svolta decisiva ci
sarà nel 1730; il 27 febbraio, infatti il Filangieri morì a
Napoli a causa di un attacco di apoplessia e in primavera il
Falcoia venne nominato vescovo di Castellammare di Stabia.
Egli poteva quindi interessarsi più attentamente del nuovo
Istituto e delle nuove regole.
Nella primavera giunge
a Scala colui che darà il maggiore apporto per la nuova
fondazione Alfonso Maria de' Liguori.
Questi fu costretto ad
allontanarsi da Napoli e dal suo intenso lavoro che lo aveva
debilitato fisicamente e a ricercare in costiera amalfitana
il clima salubre e le tranquillità più propizi per
ristabilirsi.
Il sacerdote amalfitano
Giuseppe Pansa gli consigliò di recarsi sulla costa
amalfitana, dove l'aria salubre e la tranquillità dei luoghi
gli avrebbero permesso di riposare e di riprendersi.
Quando giunse ad
Amalfi, il vicario diocesano di Scala, don Angelo Criscuolo,
lo invitò a recarsi nel suo paese che ancor più poteva
offrirgli tranquillità e pace.
Qui, il 9 o il 10
maggio, accompagnato da altri sacerdoti napoletani, egli non
si fermò nel centro abitato ma raggiunse un pianoro a circa
mille metri di altitudine, Santa Maria dei Monti, dove vi era
una specie di eremo e una chiesetta.
Tutto intorno Alfonso
trovò accampamenti di pastori che vi trascorrevano, con le
loro greggi, buona parte dell'anno.
Avvicinatili e parlato
con loro, egli si rese conto dell'abbandono civile e
culturale, nonché spirituale, in cui essi vivevano.
Diventò, allora, in
lui sempre più forte il desiderio di applicarsi a quanti si
trovavano lontano da grandi centri nell'abbandono più totale
e di fondare una Congregazione di missionari proprio per
questi abbandonati.
La domenica 11 giugno,
tra l'ottava del Corpus Domini, Alfonso scese a
Scala per predicare nella cattedrale.
Lo stesso giorno parlò
anche alle suore del Conservatorio visitandino; il vescovo
mons. Nicola Guerriero, suo amico, avrebbe voluto che egli
esaminasse il progetto di trasformazione dello stesso
Conservatorio secondo la nuova Regola dettata dalla
Crostarosa.
Alfonso se ne scusò
dicendo di non avere il permesso del suo direttore
spirituale, anche perché a Napoli aveva sentito parlar male
del monastero di Scala e di suor Celeste.
Promise, però, al
vescovo di tornare a Scala nel mese di settembre per
predicare la novena del Crocifisso e allora avrebbe predicato
alle suore ed esaminato il progetto se il suo direttore lo
avesse permesso.
E il 5 settembre
Alfonso era di nuovo a Scala per predicare la solenne novena
del Crocifisso e per tenere gli esercizi spirituali alle
suore.
In questo periodo ebbe
modo di recarsi spesso nel monastero e di incontrare suor
Celeste.
Egli era convinto di
trovare una "monaca illusa" stando a
quanto si diceva di suor Celeste Crostarosa a Napoli, ma le
chiese di fargli una relazione dettagliata su quanto era
avvenuto in lei dal 25 aprile 1725 in poi.
Suor Celeste
meticolosamente illustrò tutto ciò che Gesù stesso le
aveva ordinato di fare e cercò di esprimere con parole
semplici quali fossero le "tribolazioni"
e i dubbi che in quei giorni la angosciavano ma che Cristo
stesso aveva scacciato via.
Alla luce di ciò e
dopo aver parlato anche con altre suore, Alfonso si rese
conto che il nuovo Istituto era voluto da Dio e non il
vaneggiamento di unillusa per cui si adoperò affinché
venisse realizzato, anzi pose le basi affinché la fondazione
avvenisse nel giorno di Pentecoste dell'anno successivo,
tenendo alle monache gli esercizi in vista della nuova
Regola.
Alfonso, quindi tornò
a Napoli ma rimase in stretto contatto epistolare con le
suore e soprattutto con suor Celeste e, dietro richiesta di
Falcoia, pregò mons. Guerriero di approvare il progetto del
nuovo Istituto, ma di lasciare mano libera al Falcoia stesso
per quanto riguardava le regole e le costituzioni da
adottare.
Dopo il Natale del 1730
egli era di nuovo in costiera Amalfitana in quanto
larcivescovo Agostino Scorza lo aveva invitato a
visitare i monasteri della zona, compresi quelli
dellentroterra.
A Scala, intanto, il
monastero si preparava a mutare ordine e ad inaugurare la
nuova fondazione grazie allinteressamento di Alfonso
sia presso le autorità ecclesiastiche di Napoli, sia presso
mons. Guerriero di Scala.
Falcoia però volle che
la nuova Regola fosse elaborata solo da lui per cui il 24
febbraio 1731 scrisse ad Alfonso pregandolo di quietare mons.
Guerriero che già stava disponendo a che le monache
mutassero il proprio Istituto mentre avrebbe dovuto, invece,
lasciare tutto nelle sue mani in quanto egli aveva la
capacità di portare a buon frutto la riforma per la quale
già da qualche anno lavorava.
Certamente i buoni
uffici di Alfonso presso il vescovo diedero i loro
frutti.
Infatti il 13 maggio
1731, solennità di Pentecoste, alla presenza di Falcoia, con
lapprovazione orale del vescovo di Scala e Ravello,
mons. Guerriero, le suore professarono la nuova forma di vita
religiosa comunitaria.
Tre mesi dopo, e
precisamente il 6 agosto, festa della Trasfigurazione di
Nostro Signore Gesù Cristo, le suore vestirono i nuovi abiti
voluti dalla Crostarosa: tonaca rosso fosco con mantello
azzurro.
Nacquero così le Religiose del Santissimo Salvatore.
L'evento così è stato
riportato nel Libro Capitolare del monastero:
"Finalmente
l'anno 1731 a dì due maggio si tenne Capitolo in presenza
del suddetto mons. Falcoia, dove si unirono tutte le MM.
votanti in volere abbracciare la Regola del SS. Salvatore, ed
a questo effetto firmarono un foglio al sopradetto santo
fondatore esponendo le loro volontà di mutar abito ed
istituto, e loro furono date dal suddetto le nuove Regole e
costituzioni, con universale piacere e consolazione di tutta
la Comunità, che incominciò ad osservarle nel giorno
dell'Ascensione dello stesso anno 1731.
a dì 6 agosto
correndo parimente l'istesso anno 1731 con licenza del
vescovo di questa città l'ill.mo mons. Guerriero, tutte le
Religiose coriste e converse si vestirono dell'abito del SS.
Salvatore: questa funzione fu privata. La Superiora, che
allora governava il monistero, suor Maria Angiola del Cielo,
dopo essersi vestita del detto abito, vestì le altre tutte
con somma devozione ed allegrezza, e rinnovamento di
spirito" .
Ben presto, però,
cominciarono dei contrasti tra suor Celeste e mons. Falcoia.
Il nuovo Istituto aveva
necessariamente bisogno di una Regola scritta: sia
loriginale della Crostarosa, sia le copie fatte
stendere da suor Maria Angela nel 1725 erano in mano al
Falcoia per cui le suore gliele chiesero.
La risposta del vescovo
fu che suor Celeste le riscrivesse in quanto quelle redatte
sei anni prima erano servite a lui.
E obbedendo al suo
padre spirituale, la suora riscrisse le regole non in "abbozzo",
ma nella loro "compita perfetione"
aggiungendovi al termine "le costumanze delle
Costitutioni di San Francesco di Sales, con tutte le altre
cose che vi sono" .
Questo episodio non
fece che accentuare i problematici rapporti tra il Falcoia e
la Crostarosa che non riusciva più a trovare nel suo padre
spirituale né gratificazione né rassicurazione ma solo
umiliazioni e sofferenze.
Intanto Alfonso era di
nuovo a Scala nel settembre 1731 e suor Celeste gli diede dei
suggerimenti per gli esercizi spirituali da tenere alle
suore, terminati i quali, Alfonso tornò a Napoli per il suo
continuo lavoro apostolico, ma ben presto ebbe, notizie
importanti per lui da Scala.