Gli Istituti del SS. Redentore a SCALA

 

Partenza da Scala di

suor Maria Celeste Crostarosa

 

Visto il precipitare delle cose, la sorella minore di suor Celeste, suor Maria Evangelista, scrisse al padre di voler tornare in famiglia.

L’ormai vecchio don Giuseppe Crostarosa mandò a Scala il figlio gesuita Giorgio, che dopo aver parlato con le tre sorelle tornò a Napoli per chiedere al padre di accogliere in casa la figlia.

Questo fatto allarmò ulteriormente la comunità in quanto don Giuseppe, dopo aver saputo da suor Evangelista quanto avveniva nel monastero, avrebbe potuto far intervenire i superiori.

Le suore, allora, chiamarono il Falcoia e con lui cercarono il modo per allontanare anche suor Celeste.

Questa avrebbe dovuto sottostare a tre comandi del Capitolo pena l’allontanamento dal monastero.

I tre comandi erano:

  1.  
    1. non scrivere più a Tosquez;

    2. accettare e firmare le regole date dal Falcoia;

    3. far voto di accettare come Direttore Spirituale suo personale e dell’Istituto il Falcoia.

Nella seduta capitolare del 14 maggio 1733 Celeste rispose: quanto al Tosquez avrebbe fatto ciò che le veniva chiesto; quanto alla Regola avrebbe accettato e osservato quella che la comunità avrebbe adottato, senza però firmare quella elaborata dal Falcoia; riguardo al terzo comando:

"rispose che ella questo voto di guidarsi dal detto padre non poteva in conto alcuno farlo, perché avea motivi forti e scrupolo di coscienza che l’astringevano a non obbligarsi già mai a un tal voto" .

Allora la superiora, suor Maria Angela:

"da parte di tutto il capitolo la licenziò dal monistero, dicendo che non era bene aprire tante volte la porta del monistero, dicendo che ella se ne andasse con la sua sorella minore ... .

La sorella maggiore, in sentire che si era dalle monache cacciata la sua sorella che ella molto amava, si dichiarò che ella volea assieme andare con suo sorella" .

Suor Celeste ricevette, quindi, l’ordine di ritirarsi nella sua cella e venne proibito a tutte le suore di parlare con lei.

A Scala era, intanto, arrivato anche un altro dei fratelli Crostarosa, Michele, venuto per prelevare suor Evangelista.

Si giunse al 24 maggio 1733, Festa di Pentecoste: la superiora e le monache convocarono nel parlatorio, davanti al notaio e sei testimoni, le tre sorelle e il fratello Crostarosa.

Queste dovevano fare la rinunzia delle loro tre doti di quattrocento ducati ognuna e di altri beni e dichiarare che esse uscivano dal monastero di spontanea volontà.

La mattina del 25 maggio alle ore cinque, prima che sorgesse il sole, suor Celeste, suor Illuminata e suor Evangelista:

"Si spogliarono del loro abbito e si vestirono col abbito imprestito, che erano di certe monache della città di Scala, nominato il monistero di San Cataldo del ordine benedettino.

E quando furono vestite, visitorono il SS. Sagramento. E la conzaputa religiosa si pose tutta nelle divine mani, offrendosi al beneplacito del Signore, che avesse disposto di lei come li avesse piaciuto. E poi calorono alla porta del monistero dove stava la superiora e quasi tutta la comunità.

Le conzapute sorelle, baggiando la mano alla superiora ed abbracciando tutte senza eccettione, raccomandandosi alle loro orationi, tacidamente uscirono dal monistero" .

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