Gli Istituti del SS. Redentore a SCALA

 

La Congregazione prende quota

 

Alfonso, intanto, era tornato a Napoli per chiarire la sua posizione nelle Apostoliche Missioni cui apparteneva; qui fu visto come un visionario che si era perso dietro i vaneggiamenti di una suora.

Ed egli, invece, convinto della validità della strada intrapresa, fece voto di non lasciare mai l'Istituto a meno che Falcoia o chi lo avesse guidato non glielo avrebbe imposto.

Allo stesso tempo cominciò a delineare i punti fondamentali della nuova Regola che nulla avevano a che vedere con la Crostarosa, né con Falcoia ma che si richiamavano semplicemente al Vangelo, Regola che poteva essere fissata o cambiata solo della sua libera decisione.

Tornato a Scala, alloggiando sempre presso la foresteria delle suore, Alfonso tenne nella cattedrale di San Lorenzo la meditazione al popolo tutte le mattine, la visita al SS. Sacramento ogni sera, nonché prediche e catechismo ogni domenica.

Non mancavano per lui momenti di meditazione, preghiera e penitenza che egli passava in una piccola grotta, non lontana dalla foresteria delle suore dove più volte si faceva viva la presenza di Maria che lo sosteneva, lo rianimava e lo incoraggiava.

Grotta che oggi è inglobata in una piccola chiesa da tutti conosciuta col nome di Grotta di Sant'Alfonso.

Se all'esterno la nuova Congregazione si adoperava per il bene e per l'annuncio del Vangelo, al suo interno i dissidi, le incomprensioni, le divergenze si accentuarono sempre più.

Si arrivò anzi alla rottura tra i padri, tanto che Tosquez, Mannarini e di Donato si prepararono a fondare a Tramonti un'altra Congregazione e invitarono Alfonso a lasciare Falcoia per seguirli.

Egli, però, che era rimasto solo con un laico, Vito Curzio, fu presto raggiunto da Gennaro Sarnelli, da Cesare Sportelli e da Giovanni Mazzini.

A questi nelle missioni che si susseguirono per i vari paesi della costiera amalfitana, si aggiunsero dei preti diocesani tanto che fu necessario trovare una sistemazione migliore per la Congregazione.

E questa sarà una casa isolata, appartenente alla famiglia Amendola, che sovrasta la Cattedrale ed è vicina al giardino del monastero.

Questa casa, nel 1776, passerà alla famiglia Anastasio, per cui da allora fino ai nostri giorni è conosciuta come Casa Anastasio.

 

In questa casa, chiamata Ospizio del SS. Salvatore, i padri oltre a tenere esercizi per sé e per altri sacerdoti, tennero anche scuola per i ragazzi di Scala.

Da qui soprattutto Alfonso e Sarnelli partivano per le missioni in tutta la zona pastorale di Amalfi e cominciava la diffusione capillare della stampa in piccoli opuscoli per educare la pietà popolare: massime eterne, preghiere, canzoncine i cui autori erano proprio Sarnelli ed Alfonso.

Alfonso, però guardava oltre gli esigui confini del Regno di Napoli e dell'Italia stessa, tanto che chiese al Falcoia nel 1734 di andare a portare Cristo nell'Africa del Sud, dove cioè nessuno altro voleva andare.

Ma il vescovo gli rispose con parole che saranno poi messe in pratica dai Redentoristi:

"Certo che la vostra ispirazione d'aiutare l'anime abbandonate dal Capo di buona Speranza è da Dio ed è buona per conseguenza. Ma io la bramo con S.D.M. miglior' e più vasta.

Caro mio, perché desiderate d'aiutare quelle anime abbandonate e non tant'altre pure, che si trovano in simili necessità ed abbandoni nel resto tutto dell'Africa, dell'Asia, dell'America, dei Paes'incogniti e dell'Europa istessa?

Non sono anime quelle? Non sono come la vostra? Non sono Immagini di Dio benedetto? Non costano sangue a Gesù Cristo? Non sono capaci di eterna beatitudine? Non sono in procinto d'eterna dannazione? Perché, caro mio, non sente pietà per quelle ancora e non ha stimoli cocenti d'aiutarle?

Questo è l'intento dell'Istituto: qui devono collimare tutt'i nostri desideri. In tutto questo avemo d'aiutare Gesù Cristo; per tutti devono dilatars'i spazi della nostra carità.

Voi solo potreste far tanto? Gesù Cristo medesimo volle la cooperazione e l'aiuto degl'Apostoli e Discepoli e poi l'aiuto nostro, quantunque potesse far tutto da sé solo. Or che potreste far voi solo?

Caro mio, ecco due gran'modi che S.D.M. ci ha posto le mani, e quindi può risultare l'aiuto di molti, l'aiuto di tutti: promovemo quanto si può con la divina grazia il nostro Istituto; e quindi risulterà il soccorso a tant'anime bisognose.

In oltre raccomandate sempre alla divina pietà ed alla protezione della Vergine SS. quelle anime poverette" .

Le missioni per la costiera cominciarono a dare i loro frutti tanto che tra il 1734/35 alcuni giovani seguirono Alfonso e Sarnelli a Scala quali novizi; questi dovettero, però, trasferirsi a Villa (Caserta), in quanto Casa Anastasio non offriva lo spazio necessario alle loro esigenze.

 

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