IL DISTURBO DI PANICO

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Definizione Clinica
Questo disturbo ansioso e' caratterizzato da ricorrenti attacchi di panico che possono comparire improvvisamente, “a ciel sereno”, e che sono in grado di indurre una forte preoccupazione per il ripetersi di altri attacchi (ansia anticipatoria) e/o per le possibili conseguenze degli attacchi stessi. Inoltre questo disturbo comporta un'evidente e importante modificazione del comportamento. La paura di star male o di avere un attacco potra’ indurre lo sviluppo di agorafobia (cioè la paura di trovarsi in un luogo dal quale sarebbe difficile allontanarsi in caso di malessere) che limitera’ significativamente la liberta’ di movimento del soggetto.

L' Attacco di Panico e' una crisi acuta di intensa paura o disagio durante il quale alcuni dei seguenti sintomi si sono sviluppati all'improvviso raggiungendo l'acme nell'arco di 10 minuti:

palpitazioni cardiopalmo o tachicardia

sudorazione

tremori

dispnea o sensazione di soffocamento

sensazione di asfissia

dolore o fastidio al petto

nausea o disturbi addominali

sensazione di sbandamento, di instabilita', di testa leggera o di svenimento

sensazione di irrealta’

paura di perdere il controllo o impazzire

paura di morire

formicolii o torpore

brividi o vampate di calore

L'Agorafobia e’ la paura esagerata di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di un attacco di panico o sintomi simil panico. I timori agorafobici riguardano tipicamente situazioni quali l'essere fuori casa da soli, il trovarsi in mezzo alla folla o in coda, l'essere su un ponte e il viaggiare sui mezzi pubblici o in automobile. Le situazioni vengono evitate oppure sopportate con molto disagio e la presenza di una persona rassicurante (compagno fobico) puo’ essere di grande aiuto.

Epidemiologia ed Evoluzione
La prevalenza del disturbo di panico nella popolazione generale viene stimato tra il 1% e il 5%, mentre fino al 20% della popolazione generale avrebbe sperimentato attacchi di panico sporadici nel corso della loro vita. Il disturbo di panico e' piu' frequente di 2-3 volte nelle donne rispetto agli uomini. Il DP esordisce generalmente tra i 15 e 30 anni, raramente dopo i 45 anni.

Nel corso degli anni successivi all'esordio del disturbo di panico, il soggetto potra' manifestare una sintomatologia che dipendera’ dallo stadio di evoluzione della malattia, cioe' la cosiddetta "Marcia del Panico" che potra’ subire arresti o addirittura presentare lunghi periodi di remissione spontanea della sintomatologia clinica. Nel corso dei disturbo il soggetto potra’ sviluppare delle complicanze psicopatologiche che possono diventare il quadro clinico prevalente quali l’Ipocondria (specialmente nelle prime fasi della malattia) cioe’ Il timore esagerato di avere una grave malattia fisica (grave problema cardiaco, tumori, ictus), la Depressione che puo’ essere un elemento significativo del quadro clinico al momento dell'osservazione in un terzo dei casi. Nella maggior parte dei casi la depressione assume la connotazione di una condizione di grave demoralizzazione secondaria e conseguente al disagio e allo scadimento della qualità della vita legato al disturbo di panico. L’Abuso di Alcolici e/o di ansiolitici è un'altra complicanza della fase tardiva del panico, generalmente legata al tentativo di auto-curarsi da parte del paziente.


Eziologia
Nonostante non si possa dire ancora nulla di definitivo sulla origine di questo disturbo, gli studi scientifici suggeriscono che l’attacco di panico possa essere il risultato dell'attivazione di meccanismi di allarme malfunzionanti (si pensi all'allarme di una automobile che scatti senza alcun motivo o per una semplice folata di vento) e le ultime teorie sembrano individuare nel sistema respiratorio e in una alterazione di un meccanismo di allarme per il rischio del soffocamento i nodi centrali di questo disturbo. Il malfunzionamento di questo meccanismo di allarme sarebbe legato a fattori genetici non ancora individuati. Tale meccanismo alterato scatterebbe sia in relazione a fattori biologici (elevata anidride carbonica) che cognitivi (sensazione di essere intrappolati). Lo sviluppo dell’ansia anticipatoria e dell’agorafobia sarebbero legata alla combinazione della paura indotta dall’esperienza dell’attacco di panico e da fattori costituzionali quali per esempio una fragilita’ del sistema dell’equilibrio.

Test diagnostici per il disturbo di panico
Ancora oggi sono pochi i test diagnostici per i disturbi psichiatrici. Il test alla Co2 si è rivelato uno strumento utile sia per la diagnosi di disturbo di panico sia per studi di farmacologia clinica. Il test si è rivelato affidabile, sensibile e specifico. Per avere informazioni aggiuntive sul Test alla Co2 clicca qui.

TERAPIA

Prima di iniziare il trattamento specifico e’ compito del medico informare ed educare il paziente sulla natura del disturbo, sulle caratteristiche e gli obiettivi della terapia e sulla prognosi. Bisogna ricordare che non e' ancora possibile parlare di guarigione dalla malattia; il trattamento del disturbo di panico è tuttavia in grado di indurre una remissione della sintomatologia clinica, un recupero della liberta' di movimento e, di conseguenza, il recupero di una qualita' di vita normale. La possibile ricomparsa della sintomatologia panico-fobica alla sospensione del trattamento farmacologico, non permette di parlare di uno stabile ripristino dell'equilibrio psicobiologico, e in taluni casi consiglia un trattamento cronico.

Aspetti farmacologici
Gli attacchi di panico spontanei costituiscono il punto di partenza di questo disturbo e il blocco della ricorrenza degli attacchi di panico, sia quelli intensi che quelli piu' lievi, costituisce quindi un obiettivo centrale del trattamento.
Attualmente, fra le varie molecole in grado di bloccare la ricorrenza degli attacchi di panico, gli Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina, in particolare la paroxetina 20-50mg, la sertralina 50-150mg ed il citalopram 30-60mg, debbono essere considerati i farmaci di prima scelta in relazione alla loro buona tollerabilita' e al basso potenziale di dipendenza.
Anche alcuni Antidepressivi Triciclici, in particolare la clomipramina 50-150mg e imipramina 50-150mg) si sono dimostrati particolarmente efficaci. Analogamente anche la Venlafaxina (75-225 mg) sembra avere valide proprietà anti-panico.
L'ansia anticipatoria, condizione secondaria al fenomeno degli attacchi di panico, generalmente tendera’ a ridursi e scomparire una volta bloccati gli attacchi di panico. Soltanto quando l'ansia anticipatoria sia tale da rendere difficile la prosecuzione del trattamento anti-panico, le Benzodiazepine (alprazolam, clonazepam, lorazepam) o la Gabapentina possono essere affiancate al trattamento specifico nelle fasi iniziali del trattamento.

Bisogna ricordare che la terapia farmacologica:

induce una risposta clinica con una latenza di almeno 2-4 settimane.

puo' indurre un peggioramento del quadro clinico nelle prime 2 settimane di trattamento.

comporta effetti collaterali, talora disturbanti.

deve essere specifica e non puo' essere sostituita da una terapia aspecifica ansiolitica

e' inefficace nel 15-20% dei pazienti

richiede una fase di mantenimento di 12-18 mesi dal momento in cui si evidenzia la risposta clinica

Aspetti cognitivo-comportamentali

Ristrutturazione cognitiva
Frequentemente il paziente con disturbo di panico tende a sviluppare un'automatica tendenza alla scorretta interpretazione e "catastrofizzazione" dei sintomi somatici. La correzione di questa tendenza all'errore cognitivo nella interpretazione delle sensazioni favorira' il ripristino di una normale sensibilita' verso i segnali di pericolo.

Desensibilizzazione comportamentale
L' esposizione graduale alle situazioni-stimolo delle reazioni fobiche favorisce il progressivo ripristino della liberta’ di movimento. E' importante ricordare al paziente che l'ansia e il disagio provati durante l'esposizione alle situazioni-stimolo temute non sono destinate a crescere indefinitamente ma tendono a raggiungere un livello stabile successivamente al quale si riducono di intensita'. Il riuscire a prendere consapevolezza di questo andamento e' il elemento centrale per il superamento delle condotte di evitamento e la prescrizione di ansiolitici al bisogno va quindi evitata durante l'esposizione se non in casi estremi.

a cura del Dr. G.Perna

 

 

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