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Meltemi Editore

 




Bibliografia

I videoclip pur essendo testi 'costretti' per definizione all'estrema visibilità non sono al centro di una riflessione sistematica, i saggi espressamente dedicati a queste forme brevi sono infatti decisamente limitati.

Il contributo della semiotica del cinema all'analisi del linguaggio cinematografico è invece estremamente ampio e differenziato. In particolare sul tema dell'enunciazione nel cinema cfr. Metz, C., 1991, L'énonciation impersonnelle, ou le site du film, Paris, Klincksieck (trad. it.: L'enunciazione impersonale o il luogo del film, Napoli, ESI, 1995) in cui l'autore prende le distanze da una concezione deittica del linguaggio cinematografico in favore di una concezione non antropomorfa dell'enunciazione filmica.

Sul tema complesso dell'enunciazione cinematografica cfr inoltre Cuccu, L., Sainati, A., 1988, a cura, Il discorso del film. Visione, narrazione, enunciazione, Napoli, ESI, in cui sono raccolti alcuni dei contributi più rilevanti dedicati all'argomento. Tra questi: il saggio di François Jost Discorso cinematografico, narrazione: due modi di considerare il problema dell'enunciazione, in cui l'autore sottolinea le differenze tra il linguaggio cinematografico e le lingue naturali, affermando che il discorso cinematografico è innanzitutto un metalinguaggio e non possiede gli equivalenti dei deittici.
Dello stesso autore, Narrazione(i): al di qua e al di là, in cui l'autore pone alcune questioni centrali sul modo in cui le immagini significano e raccontano, e propone di affiancare alla nozione di focalizzazione (ciò che un personaggio sa) quella di ocularizzazione (relazione tra ciò che la camera mostra e ciò che si presume il personaggio veda)

Le complesse modalità di interazione tra suono e immagine sono analizzate in maniera approfondita da Michel Chion che propone di ripensare lo spettatore di un testo audiovisivo come audio-spettatore, cfr. Chion M., 1990, L'Audio-vision. Son et image au cinéma, Nathan, Paris (trad. it.: L'Audiovisione. Suono e immagine nel cinema, Torino, Lindau, 1997).

Uno studio del fenomeno-videoclip in relazione all'evoluzione dei programmi videomusicali italiani è condotto da Gianni Sibilla che considera queste forme brevi prevalentemente come risultato di un processo di bricolage di materiali preesistenti, cfr. Sibilla, G., 1999, Musica da vedere. Il videoclip nella televisione italiana, Rai VQPT.

Tra i primi tentativi di studio sistematico dei videoclip si segnala lo studio di Michael Shore, caratterizzato dal tentativo di analizzare l'estetica dei video degli anni '80 considerando le fasi del processo produttivo e le strategie di distribuzione; cfr. Shore, M., 1985, The Rolling Stone Book of Rock Video, London, Sidgwick & Jackson.

Tra i saggi più articolati dedicati all'argomento è necessario segnalare il lavoro di Andrew Goodwin, che oltre a ricostruire accuratamente le fasi del dibattito suscitato dal successo mediatico di queste forme brevi, propone di analizzare l'evoluzione delle televisioni musicali e dei video attuando 1. una sintesi interdisciplinare delle analisi storiche, economiche, istituzionali, 2. un'analisi testuale dei videoclip fondata sulla sociologia della pop music e sulla musicologia 3. uno studio della componente musicale dei video in relazione alla cultura rock e al legame tra questa e le music tv; cfr. Goodwin, A., 1992, Dancing in the Distraction Factory: Music Television and Popular Culture, University of Minnesota Press.

Un'interessante raccolta di saggi dedicati ai video è quella a cura di Simon Frith, Andrew Goodwin, Lawrence Grossberg; cfr. Frith, S., Goodwin, A., Grossberg, L., 1993, Sound and vision. The music video reader, London, Routledge.