Alla fine di aprile del 1908 viene chiamata a partecipare
al primo Congresso femminile italiano promosso dal Consiglio nazionale delle donne italiane, una sorta di "stati generali" della componente femminile della nazione, per dar voce a quella metà dei cittadini esclusa dal voto politico.
Alla vigilia nulla aveva fatto pensare ad una secessione delle donne cattoliche dal corpo unitario delle donne italiane, benchè alcune previsioni
delle gerarchie ecclesiastiche temessero la debolezza dell'area cattolica.
Così accadde: nel Congresso prevalsero le posizioni più critiche
nei confronti della Chiesa e tra lìaltro venne approvata una mozione che
chiedeva la soppressione dell'insegnamento religioso nelle scuole elementari.
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Maria Cristina Giustiniani Bandini era nata il 20 febbraio 1866, nella capitale dello
Stato Pontificio, poco prima che lo stesso luogo fosse proclamato
capitale del nuovo Stato nazionale e un po' massone.
Il suo cognome rimandava direttamente non solo alle sue origini familiari,
ma anche ad una condizione sociale e culturale: Giustiniani Bandini,
famiglia di principi della Roma papalina transitata nel Regno di Italia
sotto la potestà di papà Sigismondo.
Fra i 18 e i 29 anni era stata suora domenicana a Trinità dei Monti,
ma dovette abbandonare quella vita religiosa per gravi problemi di salute.
Conservò nei fatti la sua consacrazione, diventando terziaria dello stesso
Ordine e alimentando continuamente la sua spiritualità nella devozione al Sacro Cuore.
Nel 1908 venne chiamata a partecipare al primo Congresso femminile italiano organizzato dalla rappresentanzza di tutte le donne italiane dove però si consumò la rottura e la secessione della componente cattolica che ritenne impossibile rimanere in un'organizzazione
che si era mostrata pregiudizialmente ostile ai cattolici.
Donna Maria incarnava perfettamente questo orientamento e già nel luglio
di quell'anno, assieme alle sue collaboratrici, si incontrava con papa Pio X
per delineare il programma di una nuova associazione di laici tutta al femminile:
l'8 dicembre del 1908 fu emanato lo statuto della
Unione delle Donne Cattoliche d'Italia.
Energica e coraggiosa, si gettò a capofitto nell'associazione.
In pochi anni, le aderenti, da considerarsi tutte sostanzialmente "militanti",
arrivarono a essere 30.000.
Donne che erano divenute protagoniste in modo inedito della vita sociale:
non più solo figlie, mogli e madri, ma operaie, impiegate, insegnanti.
Nonostante risentisse dell'inclinazione tradizionale del mondo cattolico
che vedeva nella casa il fulcro del ruolo della donna, l'Unione fece sì che
le donne uscissero dai confini domestici per incontrarsi, che studiassero
per fare propaganda, che considerassero il matrimonio non come prospettiva unica oltre al convento.
Dopo i primi mesi in veste di "organizzatrice generale", il 21 novembre 1909
Pio X la nomina Presidente. Lo stesso Papa rimarcò di essersi solamente
adeguato, volentieri, alle indicazioni espresse dal voto delle delegate.
Il retroterra personale aiuta a collocare Maria Cristina Giustiniani Bandini
nel suo ruolo intra-ecclesiale e a spiegare un certo suo modo restrittivo
di considerare il "primato religioso e la fedeltà al Papa. Modo che la
opponeva all'Unione Popolare di Giuseppe Toniolo
e alla Federazione Femminile di Adelaide Coari.
Ma la sua disponibilità concreta la mostra capace di adattarsi alla realtà.
Formidabile fu la capacità, ad esempio, di affrontare il tragico evolversi della I Guerra mondiale:
vicinanza agli uomini in trincea, sostegno alle famiglie, aiuto ai profughi.
Accettando gli eventi con la stessa sofferenza che fu del papa Pio X (che ne morì di crepacuore),
ma cogliendo l'occasione per fondare una cittadinanza più consapevole,
a partire dalle donne, di quella Patria che si stava formando con le armi.
Fu proprio la guerra a veder esaurire il ruolo di Donna Cristina:
il nuovo papa, Benedetto XV, desiderava una guida dell'organizzazione femminile
più sensibile al "nuovo". E poi le regole della partecipazione richiedevano
certo un ricambio dopo nove anni di responsabilità della stessa persona.
Certo questi nove anni di presidenza generale dell'UDCI sono gli anni
principali della sua biografia, ma anche quelli successivi non furono meno
interessanti e fecondi: dal 1926 al 1935 lavorò nella Società delle Nazioni,
come segretaria di un diplomatico italiano.
Trovandosi nell'ambiente ginevrino cercò di coinvolgere i cattolici
- lì provenienti da tutto il mondo - su progetti missionari.
Prefigurando, come succede ai pionieri, quella che sarebbe diventata una
delle frontiere dell'evangelizzazione.
Forse, fu proprio in quegli anni, e poi fino al 1959 quando morì nella sua Roma,
con un secolo di storia quasi intero alle spalle, che esperimentò fino in fondo
quell'obiettivo condiviso con le sue compagne d'avventura:
"instaurare omnia in Christo".
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