[Santa Teresa D’Avila,
Opere, Esclamazioni dell'anima a Dio, Postulazione Generale
O. C. D., Roma, 1981.] (6/98) Estratti.
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1
Delizia mia, Signore del creato e Dio mio, fino a quando dovrò
aspettare per vedervi di presenza? Che rimedio offrite a chi quaggiù
ne ha così poco per avere un po' di sollievo fuor di Voi? Oh, vita
lunga! vita amara! vita che non si vive! Oh, desolata solitudine che
non ha rimedio! Quando, dunque, Signore? Quando? quando?…
Che farò io; mio Bene, che farò? Desidererò forse di non più
desiderarvi? Ah, mio Dio e creator mio! Voi ferite e non date il
rimedio; piagate e le piaghe non si vedono; uccidete per lasciare
più vivi! In una parola, Signore, fate quello che vi piace,
dimostrandovi onnipotente. E insieme volete, o mio Dio, che un verme
così spregevole provi in sé stesso tanti contrari sentimenti!…
Sia così, Signore, perché Voi lo volete. Io non voglio altro che
amarvi.
2
Ahi, ahi, Creator mio! Il mio immenso dolore mi fa uscire in lamenti
e mi obbliga a riconoscere che sarà senza rimedio fino a quando non
piacerà a Voi di porvi fine. Dal suo stretto carcere l'anima mia
desidera la libertà ma sempre a patto di non allontanarsi in nulla
da quello che Voi volete. - O fate, Gloria mia, che il suo spasimo
aumenti, o apportatele un rimedio radicale.
O morte, morte, come ti si può temere se in te è la vita!
Eppure, chi non temerà dopo aver trascorso parte dei suoi giorni
senza amare il suo Dio? E poiché questo è il caso mio, che cosa
chiedo e desidero? Forse il castigo meritatomi con i miei peccati? -
Non permettetelo, mio Bene, per il molto che vi è costato
redimermi!
3
Anima mia, lascia che si compia la volontà del tuo Dio, perché così
ti conviene. Servilo e spera nella sua bontà, e quando avrai fatto
penitenza dei tuoi peccati e ne avrai meritato un po' perdono, Egli
darà rimedio al tuo dolore. - Non voler godere senza prima patire.
Ma neppur questo sono capace di fare se non mi sostenete Voi con la
vostra mano potente e con la vostra grandezza, o mio vero re e
Signore. Col vostro aiuto mi sarà facile ogni cosa.
[7]
1
Speranza mia, Padre mio, mio Creatore, mio vero Signore e Fratello,
quando penso a quello che Voi dite, cioè, che le vostre delizie sono
nell'abitare con i figliuoli degli uomini, la mia anima s'inonda di
gioia. Signore del cielo e della terra, ove è il peccatore che dopo
tali parole possa ancora disperare? Forse, Signore, che non avete
altri con cui deliziarvi per venir da un verme così ributtante come
son io? Quando vostro Figlio fu battezzato, si udì che Voi vi
compiacevate in Lui. Gli siamo forse uguali Signore?
Oh, immensa misericordia! Oh, favore infinitamente superiore ai
nostri meriti! E noi, mortali, ce ne scorderemo? - Signore, voi che
conoscete ogni cosa, pensate alla nostra debolezza e non
dimenticatevi della nostra immensa miseria!
2
Considera, anima mia, con che gioia ed amore il Padre riconosce suo
Figlio e il Figlio suo Padre; contempla l'ardore con cui lo Spirito
Santo si unisce ad Essi, e come nessuno dei Tre possa separarsi da
tanto amore e conoscenza, formando essi una cosa sola: si conoscono,
si amano e si compiacciono a vicenda. Ora, che bisogno v'è del mio
amore? Perché lo volete, o mio Dio? Che ci guadagnate con esso? -
Oh, siate per sempre benedetto, mio Dio! Tutte le creature vi
lodino, e con lodi senza fine, come senza fine siete Voi!
3
Rallégrati, anima mia, per esserci chi ama il tuo Dio come merita;
rallégrati per esserci chi conosce la sua bontà e potenza, e
ringrazialo per aver Egli inviato sulla terra il suo unico Figliuolo
che così bene lo conosce, con la protezione del Quale puoi
avvicinarti al tuo Dio e pregarlo. Se Egli trova in te le sue
delizie, non permettere che le cose della terra t'impediscano di
trovare il Lui le tue e di rallegrarti delle sue grandezze. Giacché
tanto merita di essere amato e lodato, pregalo che ti dia di
contribuire almeno un poco nel far celebrare il suo nome, onde tu
possa dire con verità: La mia anima loda ed esalta il Signore.
[Santa
Teresa D’Avila, Dottore della Chiesa, Opere, Poesie, 19, 18 e
29, Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi (O. C. D.), Roma,
1981.] (3/98)
Il
cammino della Croce
È la
croce gioia e luce,
vita e via che al ciel conduce.
Sulla croce, d'ogni cosa
sta il Signore,
sta la gioia pur se gemi
nel dolore:
essa allieta di sua luce,
essa è via che al ciel conduce.
È una
pianta da cui dolce
frutto pende:
e la Sposa che lo dice
se n'intende.
Piace molto al sommo Duce,
essa è via che al ciel conduce.
Essa
ombreggia come olivo
questo suolo;
tempra l'olio che distilla
ogni duolo.
Essa l'alma mi seduce,
essa è via che al ciel conduce.
Pianta
verde, sogno caro
della Sposa,
sotto cui col suo Diletto
si riposa:
tal la croce mi riluce,
essa è via che al ciel conduce.
Per chi
il mondo e le sue offerte
fugge e aborre,
per chi gode in Dio ogni bene
sol riporre,
è la croce vita e luce,
essa è via che al ciel conduce.
Dacché
l'unse col suo sangue
il Signore,
v'è la gioia nella croce,
v'è l'onore;
essa giubilo produce,
essa è via che al ciel conduce.
Alla
Croce
Croce,
dolcezza del mio cuor quaggiù,
splendi, fra tutti benvenuta, tu!
Sei la bandiera sotto cui chi pugna,
anche s'è infermo, si dimostra forte.
Tu sei la vita della nostra morte:
pago tu fosti il gran Leon Gesù.
Splendi, fra tutti, benvenuta, tu!
Chi te
non ama, libertà non ama;
retto è il sentier che tu sorvegli e allumi;
e dell'inferno i tenebrosi numi,
vinti, conquide l'alta tua virtù.
Splendi, fra tutti, benvenuta, tu!
I lacci
nostri il tuo potere infranse;
tolse dall'alme il nostro vero male.
Tu sei la gioia dell'esilio, e sale
chi per te sale, a tripudiar lassù.
Splendi, fra tutti, benvenuta, tu!
(per
professione)
Tutti voi
che militate
sotto il labaro di Cristo,
state all'erta, vigilate,
non è tempo di dormir!
Come ardente condottiero,
il Signor si spinse a morte;
e pur noi quel suo sentiero
su, calchiam con tanto ardir!
Questa guerra è a noi sorgente
di ricchezze invidiate.
State all'erta, vigilate,
non è tempo di dormir!
Ei la
croce con trasporto
del suo sangue imporporava,
e la strada verso il porto
ci tracciava col soffrir.
Oh che splendidi trionfi!
Oh che lotte fortunate!
State all'erta, vigilate,
non è tempo di dormir!
Lungi i
vili! Si disprezzi
e s'arrischi pur la vita!
Non v'è alcun che più l'apprezzi
quanto quei che sa morir.
È Gesù la luce nostra,
nostro premio e nostro vate.
State all'erta, vigilate,
non è tempo di dormir!
Su, con
forza e con ardore,
su, moriam per Cristo tutte,
ché del regno dell'amore
senza limiti è il gioir!
Il Signor ci va dinanzi:
su, seguiam le sue pedate!
State all'erta, vigilate,
non è tempo di dormir! |