Santa Teresa D'avila  (1515 - 1582)

Teresa de Ahumada y Cepada  -  Dottore della Chiesa

[Santa Teresa D’Avila, Opere, Esclamazioni dell'anima a Dio, Postulazione Generale O. C. D., Roma, 1981.]  (6/98)  Estratti.

[6]  

1
Delizia mia, Signore del creato e Dio mio, fino a quando dovrò aspettare per vedervi di presenza? Che rimedio offrite a chi quaggiù ne ha così poco per avere un po' di sollievo fuor di Voi? Oh, vita lunga! vita amara! vita che non si vive! Oh, desolata solitudine che non ha rimedio! Quando, dunque, Signore? Quando? quando?… 
Che farò io; mio Bene, che farò? Desidererò forse di non più desiderarvi? Ah, mio Dio e creator mio! Voi ferite e non date il rimedio; piagate e le piaghe non si vedono; uccidete per lasciare più vivi! In una parola, Signore, fate quello che vi piace, dimostrandovi onnipotente. E insieme volete, o mio Dio, che un verme così spregevole provi in sé stesso tanti contrari sentimenti!… 
Sia così, Signore, perché Voi lo volete. Io non voglio altro che amarvi. 

2
Ahi, ahi, Creator mio! Il mio immenso dolore mi fa uscire in lamenti e mi obbliga a riconoscere che sarà senza rimedio fino a quando non piacerà a Voi di porvi fine. Dal suo stretto carcere l'anima mia desidera la libertà ma sempre a patto di non allontanarsi in nulla da quello che Voi volete. - O fate, Gloria mia, che il suo spasimo aumenti, o apportatele un rimedio radicale. 
O morte, morte, come ti si può temere se in te è la vita! 
Eppure, chi non temerà dopo aver trascorso parte dei suoi giorni senza amare il suo Dio? E poiché questo è il caso mio, che cosa chiedo e desidero? Forse il castigo meritatomi con i miei peccati? - Non permettetelo, mio Bene, per il molto che vi è costato redimermi! 

3
Anima mia, lascia che si compia la volontà del tuo Dio, perché così ti conviene. Servilo e spera nella sua bontà, e quando avrai fatto penitenza dei tuoi peccati e ne avrai meritato un po' perdono, Egli darà rimedio al tuo dolore. - Non voler godere senza prima patire. 
Ma neppur questo sono capace di fare se non mi sostenete Voi con la vostra mano potente e con la vostra grandezza, o mio vero re e Signore. Col vostro aiuto mi sarà facile ogni cosa. 

[7]

1
Speranza mia, Padre mio, mio Creatore, mio vero Signore e Fratello, quando penso a quello che Voi dite, cioè, che le vostre delizie sono nell'abitare con i figliuoli degli uomini, la mia anima s'inonda di gioia. Signore del cielo e della terra, ove è il peccatore che dopo tali parole possa ancora disperare? Forse, Signore, che non avete altri con cui deliziarvi per venir da un verme così ributtante come son io? Quando vostro Figlio fu battezzato, si udì che Voi vi compiacevate in Lui. Gli siamo forse uguali Signore? 
Oh, immensa misericordia! Oh, favore infinitamente superiore ai nostri meriti! E noi, mortali, ce ne scorderemo? - Signore, voi che conoscete ogni cosa, pensate alla nostra debolezza e non dimenticatevi della nostra immensa miseria! 

2
Considera, anima mia, con che gioia ed amore il Padre riconosce suo Figlio e il Figlio suo Padre; contempla l'ardore con cui lo Spirito Santo si unisce ad Essi, e come nessuno dei Tre possa separarsi da tanto amore e conoscenza, formando essi una cosa sola: si conoscono, si amano e si compiacciono a vicenda. Ora, che bisogno v'è del mio amore? Perché lo volete, o mio Dio? Che ci guadagnate con esso? - Oh, siate per sempre benedetto, mio Dio! Tutte le creature vi lodino, e con lodi senza fine, come senza fine siete Voi! 

3
Rallégrati, anima mia, per esserci chi ama il tuo Dio come merita; rallégrati per esserci chi conosce la sua bontà e potenza, e ringrazialo per aver Egli inviato sulla terra il suo unico Figliuolo che così bene lo conosce, con la protezione del Quale puoi avvicinarti al tuo Dio e pregarlo. Se Egli trova in te le sue delizie, non permettere che le cose della terra t'impediscano di trovare il Lui le tue e di rallegrarti delle sue grandezze. Giacché tanto merita di essere amato e lodato, pregalo che ti dia di contribuire almeno un poco nel far celebrare il suo nome, onde tu possa dire con verità: La mia anima loda ed esalta il Signore.

 

 

[Santa Teresa D’Avila, Dottore della Chiesa, Opere, Poesie, 19, 18 e 29, Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi (O. C. D.), Roma, 1981.]  (3/98)

Il cammino della Croce

È la croce gioia e luce, 
vita e via che al ciel conduce. 
Sulla croce, d'ogni cosa 
sta il Signore, 
sta la gioia pur se gemi 
nel dolore: 
essa allieta di sua luce, 
essa è via che al ciel conduce. 

È una pianta da cui dolce 
frutto pende: 
e la Sposa che lo dice 
se n'intende. 
Piace molto al sommo Duce, 
essa è via che al ciel conduce. 

Essa ombreggia come olivo 
questo suolo; 
tempra l'olio che distilla 
ogni duolo. 
Essa l'alma mi seduce, 
essa è via che al ciel conduce. 

Pianta verde, sogno caro 
della Sposa, 
sotto cui col suo Diletto 
si riposa: 
tal la croce mi riluce, 
essa è via che al ciel conduce. 

Per chi il mondo e le sue offerte 
fugge e aborre,  
per chi gode in Dio ogni bene 
sol riporre, 
è la croce vita e luce, 
essa è via che al ciel conduce. 

Dacché l'unse col suo sangue 
il Signore, 
v'è la gioia nella croce, 
v'è l'onore; 
essa giubilo produce, 
essa è via che al ciel conduce. 

 

Alla Croce

Croce, dolcezza del mio cuor quaggiù, 
splendi, fra tutti benvenuta, tu! 
Sei la bandiera sotto cui chi pugna, 
anche s'è infermo, si dimostra forte. 
Tu sei la vita della nostra morte: 
pago tu fosti il gran Leon Gesù. 
Splendi, fra tutti, benvenuta, tu! 

Chi te non ama, libertà non ama; 
retto è il sentier che tu sorvegli e allumi; 
e dell'inferno i tenebrosi numi, 
vinti, conquide l'alta tua virtù. 
Splendi, fra tutti, benvenuta, tu! 

I lacci nostri il tuo potere infranse; 
tolse dall'alme il nostro vero male. 
Tu sei la gioia dell'esilio, e sale 
chi per te sale, a tripudiar lassù. 
Splendi, fra tutti, benvenuta, tu! 

 

(per professione)

Tutti voi che militate 
sotto il labaro di Cristo, 
state all'erta, vigilate, 
non è tempo di dormir! 
Come ardente condottiero, 
il Signor si spinse a morte; 
e pur noi quel suo sentiero
su, calchiam con tanto ardir! 
Questa guerra è a noi sorgente 
di ricchezze invidiate.
State all'erta, vigilate,
non è tempo di dormir! 

Ei la croce con trasporto 
del suo sangue imporporava,
e la strada verso il porto 
ci tracciava col soffrir. 
Oh che splendidi trionfi! 
Oh che lotte fortunate! 
State all'erta, vigilate, 
non è tempo di dormir! 

Lungi i vili! Si disprezzi 
e s'arrischi pur la vita! 
Non v'è alcun che più l'apprezzi 
quanto quei che sa morir. 
È Gesù la luce nostra, 
nostro premio e nostro vate. 
State all'erta, vigilate, 
non è tempo di dormir! 

Su, con forza e con ardore, 
su, moriam per Cristo tutte, 
ché del regno dell'amore 
senza limiti è il gioir! 
Il Signor ci va dinanzi: 
su, seguiam le sue pedate! 
State all'erta, vigilate, 
non è tempo di dormir!