Ho l'hobby principalmente della musica classica ! STRUMENTI   DELL'ORCHESTRA  E  TONALITA' Scrivi a Pietro Musilli anche per suggerimenti e osservazioni relativi alla presente Home page !
1. STRUMENTI
A  CORDA
Ad arco (*) VIOLINO
VIOLA
VIOLONCELLO
CONTRABBASSO
(1/8 sotto il "Cello")

 

(*) Gli strumenti sono   ordinati dal suono più acuto a quello più grave.
A pizzico ARPA
CLAVICEMBALO

 

A martello

 

 

PIANOFORTE (*)
(a corde percosse)
2. STRUMENTI
A  FIATO
Legni (*)

 

OTTAVINO
(1/8 sopra il flauto)

FLAUTO
(dritto e traverso)


Strumenti ad ancia:

 








OBOE (ad ancia doppia)

CORNO INGLESE (ancia doppia, 1/5 sotto oboe)

CLARINETTO (ad ancia semplice)

Clarinetto in Sib (1 tono sopra il suono reale)

Clarinetto in LA (1/3 minore sopra il suono reale)

Clarinetto basso (intonato in Sib, 1/9 magg.sotto)

FAGOTTO (ancia doppia)

CONTROFAGOTTO (1/8 sotto il fagotto)
 

Ottoni (*)

 

 

CORNO

 

TROMBA

 

 

 

TROMBONI

 

 

TUBA

 

 

Intonato in FA è 1/5 sotto

Intonato in DO è 1/8 sotto

 

In DO

In SIbem.(1 tono sopra il suono reale)

In LA (1/3 minore sopra il suono reale)

 

Trombone tenore (in SIbem.)

Trombone basso (in SOL)

 

La tuba più usata è il Bassotuba,
strumento in FA

 

3. STRUMENTI A
PERCUSSIONE

 

 

  Timpani, Gran cassa, Tamburo militare, Piatti, Triangolo, Tamburello.

 

(*) Una semplice curiosità: nel 1711 il padovano Bartolomeo Cristofori costruisce a Firenze il primo pianoforte.

TONALITA’
(12 maggiori e 12 minori)

SCALE MAGGIORI

L’intervallo fra il I e il III grado della scala è di 2 toni (intervallo di III maggiore)
tonica, sopratonica, mediante, sottodominante, dominante,  sopradominante, sensibile,
tonica   I II III IV V VI VII VIII

Dalla dominante di ogni scala può essere costruita una nuova scala, alla quale occorre solo una nota alterata in più nei confronti della precedente.
Questa nota è sempre la sensibile della nuova scala.

Progressione di quinta ascendente per i diesis e di quinta discendente per i bemolle.

La sottodominante di una scala è il IV grado salendo dalla tonica o il V grado scendendo dalla
tonica.

La sottodominante si trova una quinta sotto la tonica e la dominante si trova una quinta sopra
la tonica.

 

 

DIESIS

 

SCALE RELATIVE  /........2 toni......./ DOMINANTE MINORI: (1/3 sotto)

DO RE MI FA SOL LA SI DO (DO magg.) (LA minore)

SOL LA SI DO RE MI FA# SOL (n.1 diesis in chiave) (MI minore)

RE MI FA# SOL LA SI DO# RE (n.2 in chiave) (SI minore)

LA SI DO# RE MI FA# SOL# LA (n.3 in chiave) (FA# minore)

MI FA# SOL# LA SI DO# RE# MI (n.4 in chiave) (DO# minore)

SI DO# RE# MI FA# SOL# LA# SI (n.5 in chiave) (SOL# minore)

FA# SOL# LA# SI DO# RE# MI# FA# (n.6 in chiave) (RE# minore)

DO# magg. (7 diesis in chiave) (LA# minore)

Progressione di quinta ascendente per i diesis e di quinta discendente per i bemolle.

La sottodominante di una scala è il IV grado salendo dalla tonica o il V grado scendendo dalla tonica.

Quindi, se sulla tastiera del piano suoniamo 5 note partendo da DO3 e procedendo verso il
basso
sui tasti bianchi, si giunge al FA(una quinta sotto la tonica) che è la sottodominante di
Do maggiore.

Ora, se suoniamo una scala in partenza da tale FA ci si accorge che solo una nota
necessita di una alterazione: per il resto tutte le note della scala di Fa maggiore sono
le stesse della scala di DO maggiore.

Questa nota è la sensibile di DO maggiore, che bemollizzandosi i SI b diventa la
sottodominante della scala di FA maggiore
.

Dalla sottodominante di una scala può essere ricavata una nuova scala bemollizzando la sensibile della scala precedente.

 

 

BEMOLLE

SCALE RELATIVE

/........2 toni......./ SOTTODOMINANTE MINORI: (1/3 sotto)

DO RE MI FA SOL LA SI DO (DO magg.) (LA minore)

FA SOL LA SIb DO RE MI FA (n.1 bemolle in chiave) (RE minore)

SIb DO RE MIb FA SOL LA SIb (n.2 in chiave) (SOL minore)

MIb FA SOL LAb SIb DO RE MIb (n.3 in chiave) (DO minore)

LAb SIb DO REb MIb FA SOL LAb (n.4 in chiave) (FA minore)

REb MIb FA SOLb LAb SIb DO Reb (n.5 in chiave) (SIb minore)

SOLb LAb SIb DOb REb MIb FA SOLb (n.6 in chiave) (MIb minore)

DOb magg. (n.7 bemolle in chiave) (LAb minore)

Si possono costruire nuove scale sia procedendo da una dominante all’altra, sia da una sottodominante all’altra. Le due serie di scale che erano partite da DO, dopo aver raggiunto 12#
e 12b, si incontrano enarmonicamente in DO, in modo da fare un circolo completo: il "circolo
delle quinte
".

 

Note enarmoniche: DO diesis e RE bemolle sono, ad esempio, enarmonicamente equivalenti.
Il diagramma del circolo delle quinte mostra che SI# e Rebb sono entrambi enarmonicamente
equivalenti a DO.

 

 

 

SCALE MINORI

L’intervallo fra il I e il III grado della scala è di 1,5 toni (intervallo di terza minore)
( ad esempio LA, SI, DO )
tonica, sopratonica, mediante, sottodominante, dominante, sopradominante,
sensibile, tonica  I II III IV V VI VII VIII

Suonando una scala sui tasti bianchi del pianoforte partendo da LA, otteniamo la scala minore
naturale
.

Ma dobbiamo alzare il VII grado "sensibile" di un semitono.
Così facendo otteniamo il caratteristico modello
della scala minore armonica.


Ciascuna scala maggiore ha una scala relativa minore che le fa da partner, con l’identica indicazione di tonalità in armatura di chiave: questa nuova scala è costruita sulla sopradominante (VI grado) della scala maggiore, che diventa la tonica della scala minore relativa.
Oppure, se partiamo dalla scala minore: la mediante di una scala minore è la tonica della sua scala maggiore relativa. ( E’ una terza sotto )

Anche nelle scale minori, come per quelle maggiori, è possibile costruire un "circolo delle quinte", con la sola differenza che qui la nota di partenza non è DO ma LA, relativa minore della scala di DO maggiore.

LA SI DO RE MI FA SOL# LA (Scala minore armonica)
(nessun diesis in chiave)

Melodicamente il salto di un tono e mezzo fra il VI e il VII grado della scala minore armonica sembra talvolta inelegante. Ma se il VI grado di una scala minore viene anch’esso diesizzato, la progressione melodica risulta appianata.

 

LA SI DO RE MI FA# SOL# LA (Scala minore melodica)
(nessun diesis in chiave)

Perciò, tutte le scale minori armoniche possono essere rese"melodiche" diesizzando il VI grado (sopradominante) della scala ascendente e bemolizzando sia il VII che il VI grado della scala discendente. Si tenga presente che se una nota diesizzata è resa naturale, l’effetto è lo stesso che se venisse bemollizzata e così all’inverso.

 

 

INTERVALLI

L’intervallo può essere definito come la differenza in altezza tra due note.
Gli intervalli si definiscono diatonici quando i due suoni fanno parte della stessa scala, cromatici nel caso opposto.
Già nelle scale ci siamo imbattuti in vari tipi di intervalli e già si è visto, nel caso delle scale maggiori e minori, che una terza può essere maggiore o minore, secondo la disposizione dei toni e dei semitoni che la compongono. Inoltre gli intervalli possono essere di 2°,3° e così via. Oltre alla classificazione numerica di un intervallo vi sono anche classificazioni qualitative.

Queste distinguono gli intervalli in 5 categorie: GIUSTI, MAGGIORI, MINORI, ECCEDENTI e DIMINUITI.

 

Gli intervalli giusti sono l’unisono, la quarta, la quinta e l’ottava (da qui solo l’eccedente e il diminuito)

( U,4°,5°,8°: consonanze perfette)

I rimanenti intervalli, la seconda, la terza, la sesta e la settima sono intervalli maggiori.
( 3°,6°,anche minori: cons. imperfette) (le altre sono tutte dissonanze)

 

Se un intervallo maggiore è abbassato di un semitono si ottiene un intervallo minore.
Così, DO-MI è una terza maggiore, ma DO-MIb è una terza minore, e così via.

Si ha eccedenza quando un intervallo giusto o maggiore è innalzato di un semitono cromatico. Ad esempio, DO-SOL è una quinta giusta, ma DO-SOL# è una quinta eccedente.

Per contro, qualsiasi intervallo giusto o minore abbassato di un semitono cromatico è detto diminuito. Così, DO-SOL è una quinta giusta, ma DO-SOLb è una quinta diminuita.

 

L’intervallo di quarta eccedente (es. DO-FA#) è anche chiamato tritono, perchè formato da tre toni interi. Nel Medioevo esso veniva soprannominato diabolus in musica, a causa di un che di sinistro racchiuso nella sua sonorità.

Quando vengono usati intervalli superiori ad un’ottava, i lori nomi seguono la logica progressione numerica. Così il primo intervallo dopo l’ottava è la nona, il quale corrisponde a un’ottava più una seconda, inoltre la decima: un’ottava più una terza; e così via. Gli intervalli superiori all’ottava sono di solito chiamati intervalli composti.

Gli intervalli si distinguono ancora, in rapporto all’effetto che producono, in CONSONANTI (senso di gradevolezza e di riposo) e DISSONANTI (senso di durezza e di moto).

Tra le consonanze vi sono la quarta giusta, la quinta giusta e l’ottava giusta (consonanze perfette); la terza e la sesta sia maggiori sia minori (consonanze imperfette).
La quarta giusta si considera anche consonanza mista, assumendo talvolta fisionomia dissonante.

Tra le dissonanze vi sono tutti gli altri intervalli: la seconda e la settima, tanto maggiori quanto minori; gli intervalli eccedenti, diminuiti, ecc..

 

Inversione degli intervalli

Si è visto che la sottodominante (IV grado) di una scala è indifferentemente una quarta
sopra e una quinta sotto la tonica: nella tonalità di Do maggiore, ad esempio, la
sottodominante è Fa, che si trova appunto una quarta sopra e una quinta sotto la tonica Do.
L’intervallo fra i due Fa è quindi un’ottava e questa constatazione ci rende chiaro che un intervallo e la sua inversione si completano a vicenda in un’ottava: una quarta rovesciata diviene una quinta, e viceversa una quinta rovesciata diviene una quarta, e una quinta e una quarta assieme danno per risultato un’ottava. In conseguenza di ciò, quando si rovescia un intervallo: o la nota più bassa viene trasportata un’ottava più in alto o la nota più alta viene trasportata un’ottava più in basso. Ad esempio, l’unisono rovesciato diventa ottava e l’ottava diventa unisono; la seconda diventa settima, la settima diventa seconda; la terza diventa sesta e viceversa; e così via. Per chiarezza,  tutti gli esempi proposti in questa discussione sugli intervalli e le loro inversioni sono stati dati in Do maggiore, ma naturalmente le stesse relazioni si possono trovare in tutte le tonalità.  

 

Accordi e loro collegamenti

Triadi

Due o più note che risuonano simultaneamente costituiscono un accordo.
La combinazione verticale di tre suoni, nota fondamentale, terza e quinta relative, ci da un accordo noto come triade.

La nota di base su cui è costruita un triade, si chiama fondamentale.
Abbiamo visto che una scala veniva definita maggiore o minore secondo la natura del suo terzo grado. Per la triade vale lo stesso principio: la terza sopra la fondamentale può essere maggiore o minore, e pertanto possiamo distinguere triadi maggiori e minori. In entrambi i casi la quinta è invece giusta.

Vi sono altri due tipi di triadi, eccedenti e diminuite, che troviamo quando l’intervallo tra la fondamentale e la quinta è, appunto, eccedente o diminuito. Le due terze che costituiscono una triade diminuita sono entrambe minori. Quando la fondamentale è nella parte più bassa, diciamo che la triade è in posizione fondamentale.

Si può costruire una triade su tutti i gradi di una scala, in qualsiasi tonalità.
Si può costruire una triade su tutti i gradi di una scala, in qualsiasi tonalità.

Si può notare che in una scala maggiore le triadi costruite sul I, IV e V grado della scala sono maggiori; quelle sul II, III e VI sono minori; mentre la triade sul VII grado è diminuita.
In una scala minore, le triadi sul I e IV grado sono minori, quelle sul V e VI sono maggiori, sul II e VII sono diminuite, e quella sul III eccedente.

Un’ulteriore osservazione delle triadi dimostra ancora che alcune di esse sono in relazione reciproca, relazione dovuta all’avere una o due note in comune.
Ad esempio, la triade costruita sulla tonica (I grado) ha due note in comune con la triade sul III grado (mediante) ed una con la triade costruita sul V grado (dominante) della scala.

Ma se guardiamo di nuovo la triade sulla tonica e la raffrontiamo con quella sul II grado della scala (sopratonica), ci accorgiamo che esse non sono in stretta relazione reciproca, dal momento che non hanno alcuna nota in comune: sono semplicemente contigue.

Possiamo dunque concludere che esistono due tipi di relazioni fra le triadi:
1) relazione dovuta alla comunanza della terza e/o della quinta;
2) relazione tra triadi contigue che non hanno alcuna nota in comune.
Tali rapporti hanno grande importanza nella concatenazione degli accordi.