Il caso Wagner (di Friedrich Nietzsche)
(a cura
di Diego Fusaro -
www.filosofico.net
)
CULTURA UMANISTICA
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Dopo la Genealogia della Morale,
s'inizia un periodo vivacemente polemico e genialmente
paradossale in cui Nietzsche si fa il legislatore della propria
profezia. La nudità psicologica si fa piú incisiva; la forma
stilistica del pensiero nietzscheano diventa piú cruda e
precisamente superba. Chi annuncia l'era tragica dell'Europa è
compreso di una strana febbre di chiarezza e di orgoglio. Il
celebre Caso Wagner, compiuto a Sils-Maria nel luglio del 1888,
e apparso nelle librerie di Torino nel settembre dello scorso
anno, riesce a far parlare le gazzette cosí squallidamente mute
prima per Nietzsche, per il carattere pamphletaire di quest'opera
del terribile specialista, per dirla alla Berthelot. Wagner è
per Nietzsche artista moderno per eccellenza, senza natura,
senza coltura, senza istinto. Ma Wagner ha saputo, con
acutissima perspicacia, scoprire i bisogni, le necessità
interiori, dell'anima de' suoi tempi. Wagner è un ciarlatano che
ha suonato insieme tutte le campane: la brutalità, l'idiozia,
l'artificio sono le sue armi. Il retore dell'arte massiccia,
africanamente fantasioso, preziosamente orientale, informe,
scompositore dello stile, col suo coraggio ha saputo teorizzare
i propri difetti. Wagner, narcotizzatore misterioso, sbigottisce
come un sogno cupo, come un incubo, le anime malate. Gli istinti
nichilisti, la fatica, la morte sono glorificati dal Maestro che
ha reso musicalmente l'antipotenza e l'antivolontà. Wagner è il
decadente per eccellenza, quello che Nietzsche, nella "Volontà
di potenza" definirà "un grande punto interrogativo del nostro
secolo". La musica secondo Nietzsche é stata privata del suo
carattere affermativo e trasfiguratore del mondo per diventare
una vera e propria musica di decadenza e non più il flauto di
Dioniso: in essa non é più insita una volontà di vivere che si
estrinseca in ogni istante, bensì predominano i temi cupi di chi
rifiuta la vita. Ed ecco che tutto "Il caso Wagner" non é altro
che un enorme "problema musicale", come lo definisce Nietzsche
stesso in "Ecce homo": e Nietzsche si proclama pronto a muover
guerra contro Wagner, il suo grande amico del passato,
schierando i campo i "pezzi più grossi della mia artiglieria".
Nietzsche era particolarmente affascinato dalla musica in quanto
forma artistica, per di più tipicamente dionisiaca ed egli
arriva più volte a sostenere che l'arte sia più importante della
verità (anche perchè, in fin dei conti, che cosa é la verità?).
Il grande pensatore tedesco dice di disprezzare in Wagner
l'eccessivo spirito religioso e l'antisemitismo sfrenato: e qui
abbiamo la conferma decisiva dell'errata interpretazione nazista
del pensiero nietzscheano che, indebitamente, lo ha sempre fatto
passare per antisemita. Ma la critica aspra e polemica mossa al
musicista tedesco non trova le sue radici in complessi edifici
argomentativi, quanto piuttosto nel mettere in luce i danni
arrecati da Wagner alla cultura tedesca: sì, perchè "Wagner non
é un sillogismo, ma una malattia" che se non trattata con la
giusta terapia può infettare l'intero mondo tedesco ed europeo.
Ed ecco allora che troviamo Nietzsche nei panni di medico
indaffarato a trovare un rimedio a questa malattia di nome
"Wagner". Wagner secondo Nietzsche ha tutte le istanze dell'uomo
moderno: il sovreccitamento e l'esaltazione, la pomposità delle
rappresentazioni, il teatro rivolto alle masse, all' 'armento'.
E strettamente congiunto alla decadenza wagneriana é l'idealismo
stesso che caratteristica il musicista tedesco, il cercare in
modo esasperato la redenzione dell'uomo (anche dalla donna!), la
conoscenza. Wagner é poi imbevuto del pessimismo di Schopenhauer,
da cui Nietzsche si é saggiamente distaccato. E poi non mancano
le critiche all'ideale wagneriano secondo il quale la musica non
sarebbe un punto di arrivo, ma solo un mezzo per arrivare oltre,
a qualcosa di superiore: Nietzsche non può accettare questo, da
grande estimatore dell'arte quale egli é: non vi é un "oltre la
musica", non vi é una verità recondita cui l'uomo può accedere
tramite le leggiadre sinfonie musicali: tutta la verità é insita
nella musica stessa, massima espressione artistica di tipo
dionisiaco. Certo, Wagner si può ammirare: è un seduttore in
grande stile, convince gli incerti senza condurli alla
consapevolezza di ciò che viene fatto loro credere, occulta il
più nero oscurantismo nei luminosi involucri dell' "ideale". I
giovani con Wagner diventano imbecilli, cioè "idealisti"; in
questo senso Parsifal è un capolavoro. Dunque, l'adesione a
Wagner deve far sì che la vita riesca in singoli individui, in
singoli esemplari e non realizzi la felicità dei più, della
maggior parte delle persone. Il "dramma di sè" deve essere
"ritrovamento di sè". Occorre prendere potere su se stessi che
significa anche prendere potere sui nostri "pro" e sui nostri
"contro". Leggi ancora: "aver potere sul bene e sul male".
Questo ci libera dall'obbligo di solidarizzare con gli altri i
quali invece ostacolano proprio la formazione del super uomo.
Nel 1854 Wagner si avvicina a Schopenhauer concependo il mito
non solo come passato inverato dalla storia, ma come il presente
che spiega il passato imperniando il dramma sull'azione negativa
della volontà, poi supera Schopenhauer affermando la possibilità
di un'azione redentrice. Rielaborando le antiche leggende dell'
"Edda", del "Niebelungenlied", Wagner infonde nei personaggi uno
spirito universale sì che l'angoscia degli dei antichi, le
passioni dei nani e dei giganti, l'anima degli eroi si
identificano con le nostre angosce, con le nostre passioni, con
i nostri stessi ideali Due le idee madri in Wagner: l'idea di
una caduta originale e quella di una redenzione. Il male entra
nel mondo per una colpa, un fallo e fatalmente allarga il
proprio influsso venefico fino a dominare tutti gli esseri
viventi e persino gli stessi dei. La caduta da uno stato di
innocenza e la coscienza della colpa spingono i personaggi
wagneriani al bisogno di un riscatto: siamo alla vigilia
dell'idea della redenzione. E poiché nessuno può essere nello
stesso tempo colpevole e redentore, ecco allora profilarsi
l'eroe redentore: l'uomo puro tra i puri potrà essere l'eroe
degno della missione e riportare l'umanità alla purezza,
perdonando e obliando la "caduta". Niente di più lontano da
Nietzsche; il filosofo rifiuta decisamente l'equivalenza pena =
colpa. E' vero che la sofferenza conferisce distinzione, virtù,
valore e nobiltà, ma l'ascesi di Nietzsche ha un'altra
direzione; ciò che è terribile è la mancanza di senso del
dolore, è la sua gratuità che suscita ribellione. Occorre dunque
trovarne una interpretazione. Poiché il senso del dolore ha
varie interpretazioni, trovare il "senso in sé " è cosa che non
esiste. E' compito rimesso a ciascuno di noi trovare
l'interpretazione del nostro dolore personale. Solo così avrà
"senso" per ciascuno di noi e ne renderà possibile
l'accettazione. Dunque il dolore può assumere più forme perché
di per sé non ha valore, ma riceve il valore di "riflesso", il
valore che ogni uomo dà al proprio dolore. La sofferenza non
deriva da colpa, c'è e basta; è la lotta titanica con il dolore
che ci porta a rinascere alla vita. Morale, religione,
metafisica sono solo giustificazioni. Il dolore ha senso nel
preciso momento in cui io gliene do uno. Dice Nietzsche:
"davanti al tiranno (dolore) io sono senza colpa". Profonde
divergenze ideologiche e filosofiche allontanano quindi
Nietzsche da Wagner, per quanto Nietzsche abbia indubbiamente
sentito il fascino della musica wagneriana, e non solo. Già nel
1854 Nietzsche aveva composto al ginnasio alcuni brani musicali;
nel 1860 aveva fondato l'associazione musicale e letteraria
"Germania" per la quale il filosofo scriverà saggi, poesie,
composizioni musicali. Dopo l'allontanamento da Wagner,
Nietzsche farà l'elogio della Carmen di Bizet, dimostrando di
amare un altro tipo di musica. Anche Wagner era stato grande
ammiratore di Nietzsche fervente entusiasta allorché nel 1872
era uscita "la nascita della tragedia dallo spirito della
musica". Persino Cosima Wagner riceve con gratitudine gli omaggi
e le dediche letterarie e musicali che le indirizzò il filosofo.
Ma già nel luglio 1876, quando esce la quarta "inattuale": "Richard
Wagner a Bayreuth", il filosofo avverte il suo congedo da
Wagner. Intanto le condizioni di salute di Nietzsche si
aggravano sempre più e allorchè esce nel 1878 "umano, troppo
umano", Cosima e Richard Wagner si chiudono in un silenzio
ostile. Di lì a poco Wagner non esisterà più per Nietzsche se
non nelle opere e nei brani che lo riguardano. Solo nel 1889, in
piena crisi psichica e ormai prossimo al manicomio, Nietzsche
ricorderà il nome Wagner, scrivendo a Cosima un biglietto
"Arianna, io ti amo", paragonando Cosima ad Arianna. Si concluse
erroneamente per un infelice amore di Nietzsche per Cosima
Wagner; in realtà niente mostra tracce di un autentico amore ad
eccezione di quel sentimento che legò Nietzsche al Lou Salomè,
sua discepola e compagna dalla quale fu poi abbandonato.
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