IL RISORGIMENTO

 

Il Risorgimento è stato un periodo storico di radicali cambiamenti, i quali hanno portato l'Italia, attraverso una serie di avvenimenti, all'unità nazionale.

E' possibile ripercorrere le tappe del Risorgimento partendo dai moti napoletani e piemontesi del 1820-21 e da quelli scoppiati a Modena e nelle Legazioni pontificie nel 1831; essi furono, infatti, le "prime scintille" da cui prese il via quel fuoco, alimentato dalla voglia di indipendenza dal dominio straniero e, progressivamente, di unità nazionale, che incendiò la penisola negli anni a seguire.

Gli anni trenta videro in Giuseppe Mazzini il più tenace e convinto assertore dell'unificazione dell'Italia, da lui concepita come "atto volontario di uomini che sceglievano liberamente un destino comune nell'orizzonte della democrazia e della repubblica". Chi aderiva alla mazziniana Giovine Italia, un'organizzazione sorta nel 1831 sulle ceneri della Carboneria, sapeva di dover lottare per l'indipendenza nazionale: e fu questo il primo passo verso l'unità. Tale obiettivo, però, non era condiviso dalla corrente monarchica, che si batteva per l'indipendenza dell'Italia, ma non per la sua unione politica, considerata un progetto irrealizzabile. In ogni modo, queste due spinte rivoluzionarie, apparentemente distanti nei loro intenti, generarono un legame, durante la prima guerra d’indipendenza, molto importante e determinante per le vicende che seguirono.

Regni e Stati della Penisola italiana che furono teatro della Prima guerra d'Indipendenza (1848)

Dopo la sconfitta dei democratici, fu il regno sabaudo a proporsi come centro di raccolta di tutte le aspettative di libertà. L’unificazione appariva ancora un traguardo difficile a causa degli ostacoli interni e internazionale.

La strategia di Cavour, primo ministro del regno di Sardegna, fu proprio quella di comprendere e convogliare in un'unica direzione la forza di quel legame, sviluppatosi nel corso della rivoluzione del ‘48, riuscendo a mettere insieme le aspirazioni all’indipendenza nazionale, con la volontà di espansione territoriale del regno sabaudo, il quale tra l’altro, poteva mettere in campo strutture diplomatiche e militari adeguate al compito.

Il passaggio decisivo nel processo di unificazione avvenne con gli accordi di Plombières, tra il Regno di Sardegna e la Francia di Napoleone III, frutto di una convergenza tra obiettivi ben distanti tra loro: il primo puntava ad un ampliamento dei confini settentrionali e alla contemporanea estinzione dell’egemonia austriaca in Italia; il secondo, coltivava il proposito di esercitare un rilevante peso internazionale e di accrescere il consenso all’interno, portando nuove terre alla nazione francese (Savoia e Nizza). La guerra dei franco-piemontesi contro gli austriaci (seconda guerra d’indipendenza, 1859) svelò le ambiguità dell’accordo: dopo i successi delle prime settimane, i francesi si ritirarono e firmarono l’armistizio di Villafranca, lasciando l’alleato in una posizione delicata, poiché alcune regioni della penisola avevano visto le popolazioni insorgere per chiedere l’annessione al Piemonte.

Assetto dell'Italia dopo la Seconda Guerra d'Indipendenza; successive spedizioni e annessioni.

Nel frattempo il quadro internazionale, in grado di condizionare fortemente il processo unitario, si stava modificando: in Inghilterra il governo liberale di Palmerson esprimeva la preoccupazione che in Italia all’egemonia austriaca subentrasse quella francese e, per questo, si adoperava affinché le potenze europee non interferissero negli avvenimenti italiani.

Tutto il quadro degli accordi tra Cavour e Napoleone III si era alterato di fronte ad un’imprevista accelerazione degli eventi determinata dalle sollevazioni a Parma, a Modena, nelle Legazioni (Bologna, Romagne) e in Toscana che rivendicavano l’annessione al Piemonte. I plebisciti in Emilia e in Toscana del marzo del 1860 decisero l’annessione alla monarchia sarda. Analoghi plebisciti a Nizza e in Savoia sancirono la cessione di quelle terre alla Francia.

Fu a quel punto che i democratici ripresero l’iniziativa, imprimendo una netta svolta agli avvenimenti dal maggio del 1860.

L’impresa dei mille  fu promossa da Garibaldi e preparata con il tacito consenso di Cavour. I garibaldini mossero da Quarto il 5 maggio, sbarcarono a Marsala l’11, liberarono Palermo il 6 giugno, varcarono lo stretto il 20 agosto e tre settimane dopo entrarono trionfalmente a Napoli. Il crollo dello stato borbonico fu definitivo solo dopo la battaglia sul Volturno del primo ottobre.

Sul piano politico la spedizione dei Mille cadde sotto il controllo di Cavour e del re di Sardegna Vittorio Emanuele II: le forze sabaude invasero le Marche e l’Umbria nello Stato Pontificio, prima di congiungersi con quelle di Garibaldi a Teano.

Il 17 marzo 1861, con la proclamazione di Vittorio Emanuele II a re d’Italia, si compiva la prima fase del Risorgimento. Nasceva in pratica il Regno d’Italia, che unificava sette stati preesistenti: i Regni di Sardegna, del Lombardo-Veneto (senza l’area veneta), delle Due Sicilie, lo stato pontificio (senza Roma e senza una piccola zona circostante con sbocco sul mare a Civitavecchia), i Ducati di Parma e Modena e il Granducato di Toscana.

Con l'annessione del Veneto e di Roma, nasce il Regno di Italia.

Con le successive tappe (terza guerra d’indipendenza, 1866, e presa di Roma, 1870) si sarebbe realizzata l’annessione del Veneto e di Roma con il suo territorio; per le altre aree di cultura italiana, anche se non completamente, ossia il Trentino-Alto Adige e il Friuli, sarà la prima guerra mondiale a concludere il processo di unificazione.

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