Giuseppe Mazzini

 

Scrittore e filosofo, nacque a Genova nel 1805; figlio di un professore di medicina all’università, laureato in legge dopo brillantissimi studi, ebbe presto grande influenza sui giovani per la sua eloquenza e per l’austerità della sua vita. Scrisse numerosi articoli di critica letteraria, raccolti più tardi in tre volumi.

Aderì alla Carboneria e cercò di comunicare con i patrioti della penisola. Nel 1830, tradito da un compagno, venne incarcerato e proprio in prigione, nelle carceri di Savona, concepì il primo progetto per una nuova società segreta di cospiratori: la Giovine Italia.(vedi: Società segrete) Liberato, il governatore di Genova lo denunciò al Re, Carlo Felice, allora lasciò la patria e si recò a Marsiglia, dove riprese l’antico programma. Mazzini fondò la società che aveva ideato (1831), dandole il preciso scopo dell’unificazione completa dell’Italia. Due tentativi armati, da lui organizzati fallirono nel 1833 e nel 1834.

Giuseppe Mazzini (1805-1872)

Fondatore nel 1831 della Giovine Italia, si batté per l'indipendenza dagli austriaci e per l'unificazione dell'Italia su basi repubblicane e democratiche.

Si trasferì in Svizzera e quindi a Londra, dove fondò nel 1842 l'Apostolato popolare che gli procurò qualche noia con il governo inglese. La sua parola d’ordine era "Dio e popolo". Rimase a Londra fino al 1847. Dopo la rivoluzione di Febbraio, andò a Parigi, dove ricevette gli incoraggiamenti di Lamartine, organizzò club popolari a Genova e a Milano, ma i suoi discorsi e gli articoli sull’Italia del popolo, da lui fondato a Milano, suscitarono avversità verso le ambizioni piemontesi e furono causa, contro le sue intenzioni, di discordia nel partito dell’indipendenza.

Nel ‘49 accorse a Roma, dove fu eletto triumviro della repubblica e animò con Saffi e Armellini la difesa contro i Francesi. Alla caduta della città dovette nuovamente riprendere la via dell’esilio per la Svizzera e l’Inghilterra senza tuttavia interrompere mai l’azione cospirativa.

Scoppiata la guerra del 1859 (II guerra d’indipendenza), Mazzini condannò l’alleanza franco-pimontese, ma, posponendo ancora una volta gli ideali repubblicani alle prospettive unitarie, esortò gli italiani a parteciparvi.

Un momento della Battaglia di San Martino, 24 giugno 1859. (dipinto dell'epoca)

Durante l’impresa dei mille, (1860) accorse a Napoli per indurre Garibaldi a proseguire verso Roma e Venezia e a dare vita ad una libera Costituente che fondasse veramente la nuova nazione, ma non riuscì nel suo intento e fu costretto a rifugiarsi all’estero per l’ennesima volta.

Incompreso e osteggiato da più parti, finì di isolarsi completamente e dopo tanti anni di esilio, rientrato in Italia sotto falso nome, morì a Pisa nel 1872.

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