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di Monica

"Mi dispiace Oscar..se forse vi avessi incontrato prima, le cose sarebbero andate diversamente..e forse non vi consolerà sapere che siete il migliore amico che abbia mai avuto.

Il migliore amico che abbia mai avuto.

Il migliore amico che abbia mai avuto.

Quella frase maledetta continuava a risuonare nelle sue orecchie come un’eco beffarda ai suoi sentimenti, mentre Fersen si allontanava da lei, dopo averle detto addio.

Oscar strinse i denti, cercò di impedire alle lacrime di fare la loro comparsa sul suo viso affranto, ma senza successo. Vinta dal suo dolore si inginocchiò a terra, le mani a coprirle il viso. Un vento gelido arrivato da chissà dove la sorprese.

"Mi sento così sola, e ho tanto freddo, tanto freddo…"

Oscar si sveglio di soprassalto. Solo un sogno. Un brutto sogno, che però, purtroppo, corrispondeva alla realtà.

Rimase per un’attimo interdetta, quasi sorpresa di trovarsi, non nel bosco del suo sogno, ma piuttosto seduta su una sedia nella sua camera. Il freddo provato nel sogno si era unito al freddo tangibile della stanza svegliandola. Guardò il camino e avvicinò una mano su quello che rimaneva del ceppo che la nonna di Andrè aveva acceso ore prima. Era meno che tiepido.

Era tornata piuttosto tardi, quella sera. Aveva deciso di fare una lunga cavalcata e poi di andare a dare un’occhiata alla Caserma dei Soldati della Guardia, la caserma di cui avrebbe dovuto prendere il comando da lì a pochi giorni. Aveva intravisto qualche soldato. Come erano diversi dai suoi uomini della Guardia Reale. Gli tornarono in mente le parole della regina Maria Antonietta: "Oscar, potrei mandarvi ovunque voi vogliate..perché proprio i soldati della Guardia Nazionale? E’ un esercito di uomini di ogni risma, duri, persino pericolosi …perché Oscar?"

Oscar fece un sorrisetto tra sé. Aveva deciso di vivere da uomo, lasciandosi dietro le debolezze che la femminilità le aveva portato in evidenza. Quale occasione migliore che non comandare la Guardia Nazionale? Certo..sarebbe stata dura. Quei soldati accettavano malvolentieri qualunque superiore, dato che si trattava di uomini appartenenti alla nobiltà. Trovarsi davanti una donna,..sarebbe stato il colmo..un’ottimo motivo per creare problemi.

"Ma io riuscirò ad avere la loro fiducia..dimostrerò che Oscar Francois De Jarjayes non ha nulla di meno rispetto a qualunque uomo. E poi..in ogni caso, è una sfida e a me piacciono le sfide."

E poi doveva andarsene, cambiare vita..dimenticare. Aveva un po’ di rimpianto per aver abbandonato la regina Maria Antonietta. Un’amicizia e una dedizione che duravano da oltre vent’anni, ma si rasserenava per la sua regina pensando che ora, al suo fianco, aveva lui. Il Conte di Fersen. Lui l’avrebbe sostenuta, guidata. e aiutata.

"Ne avrà tanto bisogno la mia regina.." pensò Oscar.

Quando era tornata a casa, aveva cercato Andrè, ma senza successo.

"E’ uscito Oscar.." gli disse la nonna, non nascondendo il suo malumore.

"E’ uscito, come ogni sera.."

Oscar aveva deciso di aspettarlo. Da quando era tornata a Palazzo Jarjayes, dopo alcuni giorni di vacanza, vedeva Andrè raramente. Ripensò alle cose accadute prima della sua partenza. Alla sera in cui aveva comunicato ad Andrè di voler vivere davvero come un’uomo, senza più il suo appoggio. Alla reazione di Andrè. Quel bacio violento, lo strappo della sua camicia..e poi il pentimento, il dolore e le scuse di Andrè. La rivelazione che lui l’amava. Da sempre.

Sospirò. Aveva ripensato spesso a quell’episodio. Dieci, cento volte. E aveva ripensato alla sua reazione: "Lasciami Andrè, lasciami! O chiamo aiuto!"

Non era stato lui a spaventarla. Si era spaventata di se stessa. Quel bacio, la stretta così forte delle mani di Andrè, le avevano portato un turbamento nuovo, incredibile, che non aveva provato nemmeno quella sera a Versailles, quando, vestita da donna, aveva ballato tra le braccia di Fersen.

"Andrè…" disse a voce alta Oscar. Si alzò dalla sedia, e si avvicinò alla finestra. La luna era piena, brillante, illuminava il parco di Palazzo Jarjayes di una luce vivida e lucente.

"E’ notte fonda..Andrè. Sei tornato?"

Si scoprì impensierita. Decise di andare a dare un’occhiata nella sua camera, per vedere se era rientrato.

Prese un candelabro e si avviò.

Arrivata nel corridoio, si trovò davanti alla camera di Andrè. Aprì molto silenziosamente la porta, in modo da non svegliarlo, nel caso fosse tornato e fosse già addormentato. La camera di Andrè era diversa da quelle degli altri servitori di casa Jarjayes. Ampia. Grande e luminosa, anche se arredata con mobilio modesto. Entrò nel salottino e spense il candelabro, dato che l’incredibile luce della luna le dava modo di vedere. Sul lato sinistro della stanza c’era una porta libera, coperta da due tendoni damascati. Era la camera da letto di Andrè. Oscar si avvicinò cautamente. Voleva accertarsi che Andrè fosse tornato a casa. Spostò leggermente il tendone da un lato e lo vide.

Seduto su una sedia, di fronte ai due finestroni della camera da letto. Era in posa rilassata. Le lunghe gambe distese, un braccio abbandonato sul corpo, mentre nell’altra mano aveva un bicchiere colmo di quello che ad Oscar sembrò vino.

"Oscar!"

Oscar si spostò di colpo. Possibile che l’avesse vista? Fece per entrare, ma la voce di Andrè la bloccò:

"Oscar! Amore mio! Con questo vino, brindo a te, alla tua bellezza, e……"

Stava parlando da solo. Oscar allora continuò a spiarlo, sorpresa di se stessa, ma incuriosita dal comportamento di Andrè.

"Oscar..potrai mai perdonarmi per quello che ti ho fatto quella sera? Oh! Oscar..sono un’uomo. Un’uomo che ama. E di conseguenza sbaglia. Sono un’uomo schiavo di un desiderio e di un’amore impossibili…spero che mi perdonerai.."

Oscar deglutì. Aveva la gola secca. Non aveva mai visto Andrè così. La sua voce era roca, piena di passione e dolore. Andrè si alzò e si versò altro vino mentre continuava a parlare ad alta voce:

"Oscar..saperti così vicina, sapere che potrei salire le scale, e venire in camera tua, guardarti anche solo mentre dormi, darti una carezza..e invece, sono qui, solo, se non con la compagnia di notti passate senza riuscire a dormire, perché la voglia di te, il desiderio di averti vicina non mi lascia pace..Maledizione!" Sbattè il bicchiere a terra, con una tale violenza che Oscar sobbalzò.

Andrè si portò una mano al viso con un gesto stizzito.

"Andrè..stai ricacciando le lacrime? Piangi per me? Oh..mio dio…Andrè" pensò Oscar.

Oscar si sentiva in imbarazzo, lì, dietro quel tendone, a spiare i sentimenti di Andrè, i sentimenti che Andrè provava PER LEI! Eppure..eppure, non riusciva a muoversi. Non riusciva a staccare gli occhi da lui.

Lui, intanto, sembrava essersi calmato. Raccolse quel che rimaneva del bicchiere, e poi si avvicinò nuovamente alla sedia. Cominciò a spogliarsi.

Si tolse gli stivali, gli aderenti calzoni che usava solitamente per cavalcare e la camicia. Poi si portò nuovamente di fronte alla finestra, appoggiando le braccia sul davanzale, il capo chino.

Oscar rimase senza fiato. Quello era Andrè? Il suo Andrè?

Cominciò a percorrere con lo sguardo il suo corpo nudo, che i riflessi della luna gli riportavano nitido, splendente come se fossero i raggi del sole. Le spalle ampie, la vita stretta, le gambe lunghe e forti, le braccia muscolose, poderose anche nell’abbandono. Si portò le mani a raccogliere i capelli, un gesto che gli era rimasto anche ora che aveva i capelli più corti, tagliati in occasione della cattura del Cavaliere Nero. Oscar fissò quelle mani. Grandi, forti, capaci però anche di gesti di una delicatezza incredibile, come quella volta che Oscar si ferì accidentalmente con un pugnale mentre si esercitavano con le armi da taglio. Andrè era corso verso di lei e con il suo fazzoletto le aveva medicato la mano ferita, toccandola come avrebbe toccato un fiore prezioso..

Era persa in questi pensieri, quando Andrè riprese a parlare a voce alta con se stesso:

"Oscar..se tu fossi qui ora, non so se riuscirei a mantener fede al mio giuramento di non toccarti mai più, ti desidero tanto, così tanto che sento un dolore fisico, lacerante..come se qualcuno mi scavasse il cuore con una spada..Oscar ti amo!" Gridò quasi quest’ ultima frase e si voltò improvvisamente verso il tendone. Oscar abbassò lo sguardo. Il desiderio verso di lei si esprimeva chiaramente sul corpo di Andrè, la sua virilità esplodeva vigorosa. Andrè aveva il volto bagnato di lacrime.

Oscar si sentì avvampare. Non aveva mai visto un’uomo nel pieno del suo desiderio d’amore a livello fisico. E Andrè poi. Non si era mai resa conto..non aveva mai visto il suo fedele compagno in quella tale pienezza. Era un’uomo bellissimo..anche in quel momento, con il corpo fremente ed il viso stravolto dal pianto.

Oscar sentiva dei brividi caldi percorrergli tutto il corpo. Un’immagine gli era parsa davanti agli occhi. Le mani di Andrè che gli percorrevano il corpo, accarezzandola, le labbra che si posavano sul suo collo..

"Basta! Che diavolo ci faccio qui..sto spiando Andrè come fossi una ladra.."

Si voltò, decisa a lasciare quella stanza, ebbra di quello che aveva visto, sconvolta tanto che ansimava. Il suo movimento fu improvviso e ingannata dal gioco di ombre e luci dello stanzino, urtò senza vederlo un vaso, che cadde frantumandosi. Il rumore fu assordante, e in quel silenzio ricordò ad Oscar il tuono di un temporale estivo. Si voltò, immaginando già di vedere Andrè dietro di lei. E infatti lui era li. Era sulla soglia della porta, ancora nudo; probabilmente il rumore lo aveva fatto accorrere non pensando certo a rivestirsi.

"Oscar..tu!"

"Andrè..ero venuta a vedere se eri tornato"

Andrè ebbe un sussulto, si guardò e corse dentro la sua camera. Riuscì quasi subito, indossava i pantaloni che si era tolto prima. Oscar ripensò al suo corpo e arrossì violentemente.

"Oscar…scusami: Ma.. non immaginavo che fossi tu. Ho pensato ad un ladro..eri qui al buio?"

"Si Andrè, non ho tenuto accese le candele, perché vedevo bene anche così.."

Oscar si interruppe..Aveva detto troppo? Andrè aveva capito che lei era da tempo nascosta dietro il tendone, che lo stava guardando? Cercò nello sguardo di lui una risposta alla sua domanda, ma lo sguardo di Andrè risplendeva di una luce infinita, le lacrime di prima erano scomparse.

"Oscar, da quanto tempo sei qui dentro?" le chiese avvicinandosi.

Oscar indietreggiò, cercando di sostenere il suo sguardo:

"Sono arrivata ora, mentre mi avvicinavo alla tua stanza ho urtato un vaso..cose che capitano"

Lo sguardo di Andrè si addolci, un’espressione tenera, bellissima, che ipnotizzò Oscar.

"Oscar, non mentirmi..ti conosco tanto bene da accorgermi quando dici la verità…e poi..sei sempre stata una pessima bugiarda…tu hai sentito tutto vero? Hai sentito il mio sfogo..e avrai pensato che sono ubriaco vero?" . Diede a quest’ultima affermazione un tono ironico e insieme triste.

"Io.."

"No Oscar. Non sono ubriaco..almeno non nel senso che si dà di solito a questa parola.."

Continuava ad avvicinarsi, era così vicino che Oscar poteva sentire il calore della sua pelle.

"Andrè..hai ragione, ho sentito tutto. Ma non…scusami, non volevo certo spiarti..nella tua intimità"

"Oscar, tu puoi fare quello che vuoi qui dentro..puoi entrare e uscire quando ti pare..in fondo questa non è che la stanza del tuo valletto..o dovrei dire ex-valletto no?"

"Andrè, non sei mai stato solo un valletto per me..e lo sai bene!" esclamò Oscar con rabbia.

"Scusami Oscar, ma se lo dico non è per ricordarlo a te. Lo dico per ricordarlo a me stesso. Per dominare i miei sentimenti.."

"Andrè"

"Si Oscar?"

"Io…niente..Andrè. Ora vado, sarai stanco, buonanotte Andrè, scusa se ho invaso i tuoi pensieri.."

Oscar si diresse verso la porta. Aveva appena afferrato la maniglia quando Andrè le arrivò dietro. Con le braccia bloccava la porta. Avvicinò il suo viso all’orecchio di Oscar.

"No Oscar..non andartene.."

Oscar si voltò. Ora il suo viso era vicinissimo a quello di Andrè.

"Si? Cosa c’è?" cercò di dare alla sua voce un tono disinvolto e neutro, ma gli usci solo un tono di

voce flebile e roco.

"Oscar..guardami..tu vuoi essere un’uomo..vuoi vivere come un’uomo, e io questo non posso proprio accettarlo. Oscar, puoi vivere la tua vita, scegliere la carriera militare, ma non rinunciare alla tua femminilità, alla possibilità di farti amare..sei bellissima Oscar, sei una donna splendida. Datti la possibilità di amare, di farti amare. E’ la cosa più bella del mondo..anche se a volte si soffre così tanto da non riuscire a crederlo..Vivi da donna Oscar e un giorno, un’uomo potrà farti felice..così felice che non ti sembrerà vero .."

Oscar si accorse che Andrè stava piangendo.

"Andrè.."

"No Oscar..fammi finire. Ti amo così tanto che sono disposto anche a saperti felice ed innamorata di un altro. Anche a saperti tra le braccia di un’uomo che non sono io.."

Oscar allungò una mano ad asciugargli le lacrime. Il gesto si trasformò in una carezza. Oscar sentì di essere pervasa da una dolcezza infinita, una pace interiore incredibile. La sola presenza di Andrè la faceva sentire protetta, amata.

"Andrè..io mi sento veramente donna solo ora, per la prima volta..qui. Con te."
Andrè sgranò gli occhi.

"Si Andrè, io ti amo..l’ho capito. Ti prego stringimi forte"

Oscar si abbandonò all’abbraccio di Andrè. L’aderenza dei loro corpi, fece sentire ad Oscar il desiderio di Andrè. Si staccarono per un momento. Oscar inizio ad accarezzare il torso nudo del suo uomo.

"Andrè. sei così bello..io ti ho visto prima, nella tua stanza..e stavo scappando perché il desiderio di entrare e poterti toccare..era sempre più forte.."

"Tu..mi ha visto? Oscar..hai visto? Hai visto cosa provochi in me? "

"Si..Andrè" arrossì "ti ho visto..non riuscivo a distogliere lo sguardo..è stato come se ti vedessi per la prima volta..come se ti vedessi con occhi nuovi" Andrè non disse nulla, la strinse nuovamente a sé. Alzarono il viso entrambi, nello stesso momento, e si baciarono. Le labbra di Oscar erano lisce e morbide..

Oscar si sentiva goffa, incapace di rispondere al bacio di Andrè, sensuale e languido. Ma l’uomo la guidava dolcemente, insegnandole, con i muti gesti dell’amore a ricambiare il bacio.

Andrè abbandonò la bocca di Oscar; a lei scappò un gemito di protesta subito interrotto dal fuoco che iniziava sentire sprigionarsi dentro di lei, quando lui incominciò a sbottonargli la camicia ed a baciargli l’incavo del collo.

"Oscar..questa notte è nostra..ti darò tutto l’amore e la passione che ho tenuto dentro di me per tutti questi anni, voglio renderti felice…." le mormorò Andrè prendendola in braccio e portandola verso la camera da letto.

Adagiò Oscar con delicatezza sul letto, con lentezza, come se avesse paura che la frenesia di fare l’amore con lei potesse spaventarla. Lo sguardo di Andrè era reso lucido e intenso dal desiderio. Si spogliò davanti a lei e poi gli si sdraiò vicino. Oscar lo guardava con occhi bramosi e spaventati nello stesso tempo. Non aveva mai visto quello sguardo nella sua Oscar, anche se lo aveva sempre immaginato così, quando fantasticava su quel momento che era finalmente arrivato.

Andrè cominciò a spogliarla, e intanto la tempestava di piccoli baci ovunque potesse. Quando fu completamente nuda la guardò. Oscar si portò istintivamente le mani a coprire il seno, un gesto timido, pudico, com’era tenera..com’era diversa dalla Oscar che si vedeva nelle piazze d’armi!

"Amore mio..sei bellissima. "

Oscar gli si avvicinò e lo baciò. Il bacio che era iniziato dolcemente, si fece sempre più intenso, più profondo.

"Andrè, scopro che essere la tua donna, è quello che ho sempre desiderato. Fallo ora, ti prego!" implorò Oscar dopo il bacio stupendo.

Andrè ricominciò a baciarla, sul collo, sul seno, sulle labbra, mentre con le mani accarezzava febbrilmente quel corpo tanto amato. Poi, piano, piano, con dolcezza infinita e con lentezza cominciò a entrare in lei. Oscar sobbalzò per il dolore. Andrè si fermò, poi dopo averla baciata riprese a muoversi dentro di lei. Oscar ora non sentiva più dolore, ma un fremito percorrergli il corpo, un fremito di piacere quasi insopportabile tanto era intenso.

"Oscar..ti amo, ti amo da impazzire" gli sussurrò Andrè con una voce resa calda e vibrante dal piacere.

"Andrè….anche io. Amore mio.."

L’estasi arrivò e portò i due amanti lontano, a viaggiare tra le stelle, tenendosi uniti. Erano diventati una cosa sola.

Fu una notte meravigliosa, fatta di gesti d’amore, baci, carezze teneri alternati a momenti di passione estrema,travolgente.

Arrivò il mattino che trovo Oscar abbracciata al corpo del suo Andrè. Si svegliò e cominciò a percorrere con lo sguardo il suo corpo. Sentiva ancora il calore delle labbra del suo uomo.

Andrè si mosse nel sonno e la ciocca di capelli che nascondeva il suo occhio ferito si spostò.

Oscar si chinò e glielo baciò.

"Amore mio..ti darò tanto amore da ripagare anche questo tuo sacrificio.."

Si alzò a sedere.

"Ho deciso. Abbandonerò la vita militare al servizio della famiglia Reale..Andrè non me lo ha detto chiaramente..ma se dovesse davvero scoppiare una rivoluzione, lui si batterebbe per gli ideali di libertà, per il popolo..ed è giusto. Ora sono la compagna di Andrè Grandier..e lo seguirò per sempre. Da oggi sono solo Oscar Francois."

Si alzò e si diresse verso un tavolino, prese carta e inchiostro e cominciò a scrivere l’ultima lettera a suo padre:

 

"Carissimo Padre..perdonatemi per quello che vi scriverò………………………….

Fine

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