Una storia lunghissima, che comincia
dalla preistoria. Tracce di presenza umana sono documentate nel
territorio fin dall'età dei metalli, mentre i più
antichi rinvenimenti archeologici, manufatti di bronzo, risalgono
all'epo-ca degli Italici, I millennio avanti Cristo.
E' l'epoca in cui la vita si svolge sugli Appennini, l'epoca
degli scambi tra le popolazioni degli opposti versanti, cosa
che qui avveniva nell'area del Valico.
Più tardi, quasi certamente nel III° sec. a.C., si
scende dalla montagna e si fonda Helvillum, nome latino per un
insediamento ormai romanizzato, ma che continua a parlare la
lingua umbra, come si evince dalla lamina del 11° sec. a.C.
e trovata nel 1868 a Borgo (ex Helvillum), dedicata a CUBRAR
MATRER, dea di culto pre-romano e collegato in qualche modo all'acqua.
Di Helvillum continuano qui ad emergere dalla terra numero-se
testimonianze, quasi a sottolinearne l'importanza: al di qua
degli Appennini, infatti, è con Nuceria (Nocera) il solo
insediamento a comparire lungo la Flaminia in tutti e quattro
gli "Itineraria" pervenutici dall'anti-chità
e lungo la Flaminia è anche la sola "mansio"
esistente tra Fano e Roma, come ci riferisce il Gerosolimi-tano
(prima metà del IV° sec. d.C.), che è l'Itinerario
più ampio e dettagliato. Helvillum scompare presumibilmente
durante la guerra goto-bizantina del VI0 secolo, ma in cima al
colle (m. 581) sorge "Fossaton", fortificazione in
altura nella lingua greca dei vincitori bizantini, quella di
cui resta il rudere detto Roccaccio, con il compito di impedire
ai Longobardi, calati intanto nel 569 in Italia e impadronitisi
di gran parte della stessa, di avanzare da Gualdo, ove sono arrivati,
fino a Scheggia, ove comincia quella strada "amerina"
che permette i collegamenti lungo il "corridoio bizantino"
tra Ravenna e Roma. Una voca-zione ad esser luogo di confine,
che la storia confermerà a Fossato più volte. L'origine
bizantina non impedisce però di trovare longobarda la
Fossato del IX° secolo, quando diventa un feudo della longobarda
Contea di Nocera, feudo che nel 996 l'imp. Ottone III riconosce
formalmente a Vico, uno dei figli del conte nocerino.
Intorno alla metà del sec. XII0 scompaiono i nobili successori
di Vico dalla storia di Fossato e subentrano ad essi i Bulgarello,
il cui secolo circa di potere fa vivere al "castrum Fossati"
fasi tra le più intense della sua storia: innanzi tutto
la costruzione del secondo castrum o attuale paese, poi sottomissioni,
vendita del castel-lo e suoi uomini, guerre tra Perugia e Gubbio
che se lo contendono per la posizione strategica. Alla fine,
nel 1259, troviamo il castello definitivamente in mani perugine.
Subito dopo Fossato diventa Comune e si dota gradualmente di
quegli "Statuta", che sono tra i più antichi
dell'Umbria e che verranno pubblicati nel 1386, con i quali si
autogovernerà per una durata da primato e cioè
fino al sec. XIX0.
La grande stagione delle libertà comunali, però,
si può dire che finisca nel 1540, con la propria sottomissione
(e quella dell'Umbria) allo stato Pontifìcio, nel quale
resterà, attraversando i secoli più miseri della
sua storia, fino al 1860, Unità d'Italia.
L'epoca pontificia è comunque scossa anche a Fossato,
nel primo Ottocento, dalla ventata napoleonica, anzi, quella
che oggi è Osteria del Gatto diventa un posto di confine,
con tanto di dogana, tra Regno d'Italia (in cui si trova Fossato)
e Impero di Francia (in cui si trova la limitrofa Gualdo) nel
periodo 1808 - 1814. E' allora che inizia lo sviluppo urbanistico
di Osteria, così come è sempre nel sec. XIX0, ma
a partire dagli anni 1860, che nasce l'insediamento della Stazione,
naturalmente lungo la ferrovia Roma - Ancona che in tale periodo
si sta costruendo; una ventina d'anni dopo la nostra Stazione
diventa capolinea di un'altra ferrovia, quella a scartamento
ridotto e a carbone dell'Appennino Centrale collegante Arezzo
a Fossato, inaugurata nel 1886 e distrutta dalla guerra nel 1944
(Colbassano, Purello e Palazzolo, invece, hanno un'origine antichissima,
così come in aperta campagna la straordinaria Ghea, oggi
solo santuario, ma un tempo "plebs", poi "curtis",
poi "curia", poi "castrum" e infine "villa").
Omettiamo in questa sede anche solo un accenno a quello che è
successo in questo secolo XX, che si lascia perciò alla
razionale immaginazione dei lettori, così come omettiamo
di citare le scontate gesta eroiche di cui il castello nel passato
si è reso protagonista, tra l'altro leggibili anche altrove.
Per i principali monumenti e per i personaggi illustri, cardinali,
condottieri, professori universitari, costrutto-ri di orologi
da torre, ecc . . . , si rinvia alla Guida Storica pubblicata
nel 1995 e disponibile in paese. Preferiamo piuttosto concludere
invitando a visitare il nostro castello d'altura quanti amano
la natura e il paesaggio, la montagna e la collina, la neve d'inverno
e il venticello d'estate, l'architettura e l'arte del Medioevo
e di altre epoche, l'archeologia, le cose del vecchio mondo contadino,
le tradizioni popolari, la buona cucina .... Purché manifestino
rispetto per tutto quanto incontreranno.
(L. CALASSI)
Per Approfondimenti
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