Il primo documento in cui compare “Samassi” è una bolla pontificia datata 1 ottobre 1118. Si fa menzione della chiesa di “Santi Mamiliani de Simassi” quale monastero alle dipendenze dell’omonimo Camaldolese. Il ritrovamento di numerosi reperti nel territorio depongono, però, per la sua esistenza già nel prenuragico, anteriormente al 2000 A.C.   La presenza del fiume Mannu ha certamente favorito, nel tempo, gli insediamenti dei quali si trova traccia un po’ dappertutto nell’agro samassese (a lato, delle brocche puniche), dai resti di insediamenti ai piccoli nuraghi, agli idoli pagani (a sx, la Dea Madre). Si arriva ai giorni nostri attraversando la cultura pre e nuragica, gli insediamenti fenicio-punici, la dominazione romana, la conquista dei vandali, il controllo dei bizantini, il periodo dei giudicati e il feudo aragonese. A noi piace “sposare" la tesi della derivazione del nome “Samassi” dal fenicio “SEMESC” (terra del sole) sia per la piacevole assonanza sia perché non abbiamo riscontro (e non vorremo averne perché indici di sudditanza, anche solo psicologica) di costruzioni o comunque ricoveri tali da essere riconosciuti come “amassus” di grano, da cui qualcuno deriverebbe il nome attuale. E' anche vero, però, che in epoca punica e romana, i terreni circostanti il fiume siano stati sfruttati perchè molto fertili.

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