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L’ansia è uno stato emotivo a contenuto spiacevole associato ad una condizione di allarme e di paura che insorge in assenza di un pericolo reale e che comunque è sproporzionato rispetto agli stimoli scatenanti. L'ansia non è sempre un fenomeno psicopatologico:  in condizioni fisiologiche svolge una importante funzione adattativa facilitando l'adattamento alle variazioni ambientali e promuovendo la sopravvivenza. Quando l’ansia può considerarsi patologica? Un valido criterio di separazione tra reazione di allarme e ansia patologica è dato dalle opposte conseguenze sulle capacità operative del soggetto. L’ansia fisiologica migliora le nostre performance, ci rende più vigili, attenti e più recettivi agli stimoli esterni. Questo migliora la nostra memoria e la nostra capacità di apprendimento. Quando diventa patologica osserviamo il venir meno delle nostre performance: la testa diventa vuota, ci sentiamo stanchi ed affaticati, siamo più irritabili.

 


L’ansia è un fenomeno unitario?

 

No. Esistono forme d’ansia diverse che richiedono trattamenti specifici. L’esperienza ansiosa è infatti la risultante di varie dimensioni che comprendono fenomeni cognitivi (attesa apprensiva, anticipazione di eventi negativi, preoccupazione, sentimenti di incertezza), somatici (palpitazioni, sudorazione, tachicardia, tachipnea, pallore, diarrea, spasmi muscolari) e comportamentali (condotte di evitamento, reazioni di fuga o di immobilizzazione)

In base al prevalere dell’una o dell’altra si riconoscono diverse forme:

l’ansia anticipatoria, descritta come sentimento di allarme e di apprensione che insorge quando si prospetta l'eventualità di affrontare un pericolo o una situazione ansiogena ben definita (ad esempio prima degli esami!);

l’ansia generalizzata, che rappresenta invece una condizione patologica: è uno stato duraturo di attesa apprensiva, eccessiva ed irrealistica che accompagna l’individuo durante il corso di tutta la giornata ed interessa vari eventi della vita quotidiana (ad esempio il soggetto con ansia generalizzata inizierà a “stare male” quando un suo familiare tarda, anche solo di pochi minuti, a rientrare a casa);

il panico rappresenta invece un episodio acuto di ansia e terrore ad insorgenza improvvisa e di durata limitata nel tempo accompagnata da marcati fenomeni neurovegetativi ed associati ad un vissuto soggettivo di tipo catastrofico.

Si riconosce poi con il termine di fobia una paura immotivata o sproporzionata di una situazione o di un oggetto (dell’altezza, degli animali ecc.)

 

L'ansia e i suoi concomitanti vegetativi:

 

L’ansia si associa tipicamente a svariate manifestazioni somatiche legate all’attivazione delle catecolamine: in seguito allo stimolo ansiogeno si osserva infatti un aumento dell'adrenalina (3 volte) e della noradrenalina (ben 10 volte!), che determinano una stimolazioni su vari apparati ed organi del corpo umano. Come conseguenza il cuore batte più velocemente, la respirazione aumenta di frequenza, si può osservare pallore al volto, aumenta della motilità gastrointestinale, orripilazione , aumento della pressione sanguigna. A livello metabolico vi è un’aumentata produzione di zuccheri. Tutto questo avrebbe il fine, in condizioni fisiologiche, di migliorare la nostra performance. Nei disturbi d’ansia, invece, questo meccanismo non si attiva in risposta ad un reale pericolo, ma appare spesso svincolato dagli stimoli esterni o comunque in eccesso rispetto alla risposta fisiologica. Il meccanismo biologico alla base della fenomenologia dell’ansia e rappresentato da un complesso sistema che vede coinvolto il sistema libico (l’area emotiva) e l’ipotalamo che è sede di elaborazione e di mantenimento dei programmi indispensabili alla conservazione dell'individuo.

 

 

Ansia o Disturbi d'Ansia?

 

Osservando la classificazione corrente dei disturbi in cui l’ansia è presente come sintomo fondamentale, appare evidente che i quadri clinici sono molteplici (vedi tabella a lato).

 

Di seguito verranno descritti i quadri clinici che con maggiore frequenza è possibile osservare:

 

Disturbo di Panico (in passato disturbo da attacco di panico) è caratterizzato da una intensa paura o disagio che inizia improvvisamente raggiungendo  rapidamente l'apice (di solito in 10 minuti o meno), ed è spesso accompagnato da un senso di pericolo o di catastrofe imminente e da urgenza di allontanarsi.

L'ansia caratteristica di un Attacco di Panico può essere differenziata dall'ansia generalizzata per la sua natura intermittente, quasi parossistica, e la gravità tipicamente maggiore. Invariabilmente al disturbo si trovano associati sintomi somatici e psicosensoriali che inducono il soggetto a ritenere di avere un attacco cardiaco o un arresto respiratorio o altre patologie organiche.

Il disturbo di panico può a volte associarsi ad agorafobia definita come uno stato d’ansia correlato all'essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di un Attacco di Panico inaspettato o sensibile alla situazione, o di sintomi tipo panico.

Queste  situazioni vengono evitate (per es., gli spostamenti vengono ridotti), oppure sopportate con molto disagio o con l'ansia di avere un Attacco di Panico  o viene richiesta la presenza di un compagno.

Poiché gli individui con Disturbo di Panico possono cercare di auto-curare con l’ingestione di alcool o l’uso di sostanze stupefacenti o l’uso non controllato di benzodiazepine, i propri sintomi, non sono infrequenti Disturbi Correlati a Sostanze.

 

Vi è poi il gruppo delle Fobie Specifiche caratterizzate dalla paura marcata e persistente, eccessiva o irragionevole, provocata dalla presenza o dall'attesa di un oggetto o situazione specifici (per es., volare, altezze, animali, ricevere un'iniezione, vedere il sangue). In questi casi l'esposizione allo stimolo fobico quasi invariabilmente provoca una risposta ansiosa immediata. La persona riconosce che la paura è eccessiva o irragionevole, ma non riesce a porvi rimedio. Il comportamento adottato dal soggetto è frequentemente quello dell’evitamento della situazione temuta, il che può interferire con la normale routine dell’individuo.

 

La fobia sociale o Disturbo da Ansia Sociale si caratterizza per la Paura marcata e persistente di trovarsi in una situazioni sociali o prestazionali nelle quali la persona è esposta al possibile giudizio degli altri. L'individuo teme di agire (o di mostrare sintomi di ansia) in modo umiliante o imbarazzante. Se l’individuo si  viene a trovare nella situazione temuta, l’esposizione provoca l'ansia. Anche questo disturbo determina  spesso un comportamento di evitamento. I soggetti con questo disturbo si mostrano solitamente ipersensibili alla critica, alla valutazione negativa, o al rifiuto, sono difficilmente assertivi, presentano bassa autostima o sentimenti di inferiorità. Alcuni suggerimenti possono risultare utili e di facile applicabilità.

Vale la pena ricordare, tuttavia, che l'ansia prestazionale, il timore del palcoscenico e la timidezza in situazioni sociali che coinvolgono persone non familiari, sono comuni, e non dovrebbero essere diagnosticate come Fobia Sociale, a meno che l'ansia e l'evitamento determinino menomazione clinicamente significativa o disagio marcato.

 

Una forma particolare di disturbo d’ansia è il Disturbo Post-traumatico da Stress. Può insorgere dopo che una persona è stata esposta ad un evento traumatico che ha implicato la  morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all'integrità fisica propria o di altri

In questo caso l'evento traumatico viene rivissuto attraverso ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell'evento, che comprendono immagini, pensieri, o percezioni. Oppure il soggetto sperimenta sogni spiacevoli ricorrenti dell'evento. Frequentemente il soggetto sente come se l'evento traumatico si stesse ripresentando (ciò include sensazioni di rivivere l'esperienza, illusioni, allucinazioni, ed episodi dissociativi di flashback, compresi quelli che si manifestano al risveglio o in stato di intossicazione); prova un disagio psicologico intenso all'esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico, mostra una forte reattività fisiologica se esposto a fattori che assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico.

Come conseguenza dello stato di disagio psichico, il soggetto opererà grossi sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associate con il trauma; eviterà attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma. Si può osservare una riduzione marcata dell'interesse o della partecipazione alle attività, sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri, un’ affettività ridotta (per es., incapacità di provare sentimenti di amore). L’individuo avvertirà sentimenti di diminuzione delle prospettive future (per es. aspettarsi di non poter avere una carriera, un matrimonio o dei figli, o una normale durata della vita).

Si evidenzierà un incremento della tensione che può comportare        difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, irritabilità o scoppi di collera, difficoltà a concentrarsi, ipervigilanza, esagerate risposte di allarme.

 

A differenza del disturbo post traumatico, il Disturbo Acuto da Stress rappresenta una reazione intensa e immediata all’esposizione ad un evento catastrofico. La risposta della persona comprende paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore.      Durante o dopo l'esperienza dell'evento stressante, l'individuo presenta alcuni dei seguenti sintomi dissociativi:    sensazione soggettiva di insensibilità, distacco, o assenza di reattività emozionale,   riduzione della consapevolezza dell'ambiente circostante (per es., rimanere storditi),        derealizzazione,   depersonalizzazione,    amnesia dissociativa (cioè incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma). Anche in questo caso il soggetto rivivrà l'evento traumatico attraverso immagini, pensieri, sogni, illusioni, flashback persistenti, o sensazioni di rivivere l'esperienza, oppure disagio all'esposizione a ciò che ricorda l'evento traumatico. Come conseguenza si avrà un marcato evitamento degli stimoli che evocano ricordi del trauma (per es., pensieri, sensazioni, conversazioni, attività, luoghi, persone).

 

Nel Disturbo d'Ansia Generalizzato l’individuo mostra un’ansia e preoccupazione eccessive (attesa apprensiva), che si manifestano tutti o quasi tutti i giorni a riguardo di una quantità di eventi o di attività (come prestazioni lavorative o scolastiche).

Anche in questo caso il disturbo si associa alla presenza di alcuni sintomi da aumentata tensione come:        irrequietezza, o sentirsi tesi o con i nervi a fior di pelle; facile affaticabilità; difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria; irritabilità, tensione muscolare,alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, o sonno inquieto e insoddisfacente). Il decorso di questo disturbo è cronico ma fluttuante, e spesso peggiora durante i periodi di stress.

 

Va infine ricordato che numerose condizioni mediche e l’uso di sostanze possono associarsi allo sviluppo di un Disturbo d'Ansia

 

 

Terapia dei disturbi d’ansia:

 

Deve essere quanto più specifica in relazione al tipo di disturbo d’ansia.

Di seguito tratterò i principi farmacologici del trattamento di questi disturbi.

L’ansiolisi farmacologia ha radici che risalgono molto lontano nel passato. La prima sostanza ad essere utilizzata è stata l’alcool che mostrava tuttavia una potenza ansiolitica imprevedibile, ha numerosi effetti secondari, può provocare dipendenza fisica e psicologica. La sua azione ansiolitica rende ragione del frequente uso e del possibile abuso di questa sostanza in soggetti ansiosi. Nella prima metà del XIX° secolo, vennero introdotti i bromuri che però non mostravano una sufficiente attività ansiolitica, presentando invece numerosi effetti collaterali. La farmacologia dell’ansia si è affermata dai primi del 1900 con l’introduzione in commercio dei barbiturici, farmaci dotati di una buona potenza ansiolitica, anche se gli elevati effetti collaterali (tossicità mortale se assunti in dosi elevate), la forte dipendenza fisica e psicologica ne ha nno limitato l’utilizzo. Dalla metà del 19000 sono in commercio le benzodiazepine, farmaci ansiolitici per eccellenza, con potenza d’azione elevata, scarsi effetti collaterali, scarsa dipendenza fisica ma elevata dipendenza psicologica. Solo recentemente 1985, hanno fatto la loro comparsa gli ansiolitici non benzodiazepinici che associano ad una soddisfacente azione ansiolitica, scarsi effetti collaterali, molto scarsa dipendenza fisica e scarsa dipendenza psicologica.

Le benzodiazepine, che rappresentano i farmaci ansiolitici quasi invariabilmente utilizzati, condividono un identico meccanismo d’azione, che è rappresentato dall’interazione con il complesso del GABA che rende la cellula nervosa meno eccitabile. La loro azione è dunque inibente su tutti i sistemi. In commercio esistono decine di molecole che differiscono tra loro non per il meccanismo d’azione, ma solo per le proprietà farmacocinetiche avendo un tempo di permanenza in circolo diverso. Questo le rende utili nelle diverse situazioni cliniche.

In talune forme di disturbo d’ansia (disturbo di panico, ansia generalizzata, disturbo post traumatico da stress, disturbo ossessivo compulsivo) la terapia con farmaci antidepressivi serotoninergici e misti (SSRI-SNRI) si affianca o sostituisce quella con benzodiazepine

 

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