"Universal Vagrant"

testi a cura di Federico Ferrari

MAJORITY ONE

Because i love/Get back home Joker M 7085 (Ita) 1970

Tra il 1965 e il 68 furono attivi come Majority, diventando Majority One nel 1969. Poco prima di mutare il nome in Majority One la band, originaria di Hull, si spostò a Parigi sino ad arrivare allo scioglimento nel 1971. Proprio in quel periodo peraltro era uscito, al di fuori del mercato britannico, il loro unico album contenente tredici magnifiche canzoni che sembravano avere il cuore più nel 67-68 che nei 70’s appena cominciati. Lo stile del gruppo era infatti quello della psichedelia melodica del’Estate dell’Amore, con magnifiche melodie, voci raffinate e chitarre che spesso alzavano il pathos delle composizioni rendendo il sound talvolta graffiante e incisivo. In Inghilterra i Majority pubblicarono otto singoli, tutti per la Decca, mentre col nome allungato ne uscì solo uno, nel 1970, “Glass Image”, per la London. In patria il gruppo è ricordato anche per il suo lavoro di backing band di Barry Ryan; alla realizzazione del celebre “Eloise”, grande hit mondiale di Barry, contribuirono anche i Majority, di supporto sia in studio che nell’ambito dell’attività live del valido cantante. Il gruppo possiede dunque una intricata discografia, che varia da paese e paese, Uk, Francia ( dove i Nostri pubblicarono, ancora come Majority, il grande “Charlotte Rose”, delizioso anthem pop psichedelico degno dei migliori Bee Gees, scritto dal talentoso George Alexander dei Grapefruit) e anche Sud Africa, dove i ragazzi si ritagliarono un piccolo spazio tra i giovanissimi dell’epoca in questione. Senza ricostruire il macchinoso percorso discografico del quintetto vogliamo qui segnalare un magnifico singolo italiano, Because i love/Get back home, uscito nei nostri negozi nel 1970. Registrato il 9 settembre di quell’anno, il singolo fu pubblicato in Francia, base operativa della band, e in diversi altri paesi tra cui appunto l’Italia. La dolce facciata A era farina del sacco del chitarrista ritmico Bob Long e della chitarra solista Peter Mizen. Si tratta di una zuccherosa ma piacevolissima ballata sullo stile degli Aphrodite’s Child e dei Bee Gees. Ma la sorpresa sta nella flip side. “Get back home” è una tagliente ballata psichedelica debitrice al passato miglior beat inglese, in cui Mizen e Long dialogano con chitarra elettrica ed acustica fornendo un tappeto per le voci che all’unisono cantano un brano che viaggia a meraviglia. Il singolo fu un successo in Olanda ed entrò in classifica anche qui da noi. Purtroppo però poco dopo, successivamente all’uscita dell’ottimo citato lp, la bad si sfaldò, lasciando molti anni dopo agli storici e ai collezionisti l’arduo compito di ricostruire, anno per anno, paese per paese, le loro uscite discografiche!

THE BYSTANDERS

Pattern people/Green grass Piccadilly 7N 35399 1967

Gruppo gallese nato nel 1962 e diventato “celebre” per essere divenuto tempo dopo, con un assestamento di line up, uno dei nomi più importanti del pub/rock britannico, con la nuova sigla di “Man”. Campioni di pop melodico i Bystanders riuscirono ad entrare nelle charts inglesi nel 1967, con la spumeggiante 98.6, il cui retro era un’altrettanto brillante cover della soul-song “Stubborn kind of fellow”. Nel 67 i ragazzi diedero alle stampe tre singoli, l’ultimo dei quali fu “Pattern people”, suggestivo anthem di harmony pop vagamente psichedelico. Scritta da Jim Webb, la canzone era stata un successo in america per i 5th Dimension, ma i Bystanders fecere un lavoro ancora migliore, pur rispettando la natura della composizione, delicata ma travlgente. Ottimo anche il retro, che contribuisce a rendere il dischetto (uscito nell’agosto del 1967, in piena Estate dell’Amore) un classico del psychedelic pop inglese. La band avrebbe spinto sul pedale dell’acceleratore in termini psichedelici col 45 giri successivo, dato alle stampe l’anno seguente, la cui B side era l’ottima “Cave of clear light”, eccellente in termini di qualità ma ancora fallimentare sul piano del riscontro commerciale. Degli otto singoli pubblicati dal gruppo (nessun lp) solo quello citato (98.6) riuscì ad aprire una breccia nelle classifiche e tutti gli altri, nonostante l’evidente qualità, rimasero al palo. Sul finire del 1968 il gruppo decise di farla finita col pop melodico, mise in un cassetto le proprie velleità “flower power” e aprì il nuovo capitolo chiamato Man.

CIRCUS

Do you dream?/House on wood Parlophone R 5672 1968

Secondo ed ultimo singolo dei Circus, uscito dopo l’esordio di “Sink or swim/Gone are the songs of yesterday (1967) e il loro unico lp omonimo, pubblicato nel 69. Se l’lp è un passabile connubio tra pop-rock e primi vagiti progressivi, “Do you dream?” è uno splendido pop psichedelico stile Hollies. Senbra davvero che la canzone sia stata rubata alle registrazioni di “Butterfly”, tante sono le affinità, in termini di ispirazione melodica e di suadente magia psichedelica. Prodotto da Mike D’Abo e uscito per l’importante Parlophone, il disco non ebbe peraltro successo, ma consentì alla band di raggiungere il traguardo dell’lp, senza peraltro mantenere le promesse contenute in questo delizioso 45 giri. Il leader Philip Goodhand-Tait pare sia vissuto per qualche tempo al seguito di un circo, da qui la scelta del nome della band!