"Universal Vagrant"

Ristampe di primavera!(Aprile 2007)

Una Manciata di Compilazioni Psychedeliche!(febbraio 2007)

le delizie dei 45 giri perduti della British Psychedelia (gennaio 2007)

testi a cura di Federico Ferrari

 

 

 

Ristampe di primavera

BLACK CAT BONES

“Barbed Wire Sandwich” (Tapestry. LP.)

A dispetto di un incomprensibile anonimato (Sede in Lichtenstein, assenza di sito web) la Tapestry sta facendo un lavoro magnifico. Ristampe in vinile pesante, veste grafica eccellente con riproduzioni delle cover originali con materiale e risultato fotografico eccellente. E’ il caso della ristampa di Barbed Wire Sandwich, capolavoro di freak blues del 1970 originariamente uscito su Deram Nova. Le connessioni con altre band sono importanti nel caso dei BCB, ma certamente la più famosa è quella legata ai Free; nel 1967 infatti, quando il gruppo si formò, tra le sue fila vantava la presenza di un giovanissimo Paul Kossoff, già abile chitarrista che aiutò la band, capitanata dai fratelli Stu e Derek Brooks, ad affermarsi nel circuito delle bands underground londinesi. Nel febbraio del 1968 il batterista della band divenne Simon Kirke, futuro drummer dei citati Free I due membri dei Free non saranno più della partita quando i BCB registreranno una canzone, “The Warmth of the Day”, inclusa in “Come aboard! QE2”, un disco-regalo per i partecipanti alle crociere di una grossa nave britannica. La rarissima canzone è stata recentemente inclusa nella ristampa “Alphabeat”, pubblicata dalla Top Sounds”. Quando, nel 1970, i BCB arrivano alla pubblicazione di quello che sarà il loro unico album, la line up era composta dai fratelli Brooks (Stu al basso e Derek alla chitarra ritmica), Brian Short alla voce, Phil Lenoir alla batteria e Rod Price alla voce. Tuttavia i cambiamenti di line up (qui non li abbiamo citati tutti, ma furono consistenti) non impedirono al gruppo di registrare un grande lp. Si tratta di un celebrato capolavoro dell’underground, grintoso, bluesy, dominato da un razionale freak out continuo…un caos organizzato di chitarre e pathos da pelle d’oca. Dopo lo scioglimento nella metà del 1970 Rod Price sarà nei Foghat, Stu Brooks nei Pretty Things e poco dopo i fratelli Brooks e l’ultimo drummer dei Bones, Keith Young, daranno vita ai Leafhound, altra straordinaria leggenda dell’underground britannico.

FICKLE PICKLE

“Sinful Skinful” (Castle Music CD)

Quando sul rendiconto annuale della prestigiosa rivista Record Collector ho letto che questa ristampa era segnalata come una delle migliori del 2006 ho cercato di procurarmene subito una copia. In effetti mi era sfuggita a causa di uno scarso interesse nei confronti della psichedelia da parte dei recensori abituali. La line up della band, attiva discograficamente tra il 1970 e il 1972, è decisamente interessante. Si tratta di musicisti che gravitavano attorno alla figura di Monty Babson e del suo Morgan Studio. In tale luogo bands come gli Smoke e gli Orange Bicycle registrarono e provarono le loro canzoni e dove alcuni loro componenti, finita la stagione psichedelica, continuarono a lavorare come tecnici e sound engineers. Inoltre nei Fickle Pickle compariva anche il leggendario Cliff Wade, scrittore di magnifiche canzoni e personaggio di grande talento. Considerando che la band aveva tra le sue fila anche Geoff Gill degli Smoke e Wil Malone degli Orange Bicycle avevo notizie necessarie per buttarmi alla ricerca (peraltro piuttosto agevole, considerata la label importante e ben distribuita) del dischetto in questione. Peccato davvero che il cd si è rivelato assolutamente soporifero. Il gruppo incise un lp per il mercato olandese e 4 singoli, e tutto viene inserito in questo cd storicamente ineccepibile grazie anche alle note di copertina del grande David Wells. Ma è la musica la nota dolente. I Fickle Pickle suonavano un pacchiano pop-sike goffo e noioso, talvolta imparentato con imbarazzanti marcette di aria mitteleuropea, roba da voltastomaco. Una stanca cover di “American Pie”, una inutile interpretazione della magnifica canzone Maccartiana “Maybe i’m amazed” che Paul pubblicò nel suo primo disco solista e che i ragazzi reinterpretarono in modo pulito ma anonimo, senza raggiungere un centesimo del pathos di Macca. Poi episodi imbarazzanti come “California Calling” e “Doctor Octopus”, adatte per un documentario sull’impero austro- ungarico. Chi scrive ha nel pop-sike, ovvero nella accezione più fanciullesca e melodica della psichedelia inglese ,il suo genere preferito. Peccato i Fickle Pickle ne eseguivano una versione completamente priva di idee e inventiva. (www.sanctuaryrecordsgroup.co.uk)

THE BUNCH OF FIVES aka THE TICKLE

“Live at Le Whisky à go go, Cannes, May 1967”(Emmtee.CD.)

Nella loro attività pre flower Power i Tickle, band inglese guidata dal chitarrista Mick Wayne, si chiamavano Bunch Of Fives ed erano una delle tante band di tardo beat che agivano nei mid sixties. Per una serie di casi fortuiti i ragazzi si ritrovarono a suonare in Francia nel 1967, prima della loro saggia trasformazione in band psichedelica. Il gruppo si esibì durante una serata di festeggiamenti per la palma d’oro vinta da Blow Up di Antonioni, e il concerto, registrato con mezzi di fortuna, viene ora riproposto dalla Emmtee Music. I Tickle sarebbero diventati da lì a poco una band interessante e certamente originale, ma lo stesso non si può dire della loro precedente incarnazione. E’ ovvio che, suonando ad una festa, i ragazzi non potevano avere la scaletta che possedevano i gruppi che si esibivano all’Ufo o al Middle Earth. Ma allora a che pro pubblicare un cd del genere? Una registrazione ai limiti dell’inascoltabile e i soliti classici del periodo, cover di “C C Rider”, “In the midnight hour”, “Bright lights, big city” suonate come un normale club da balera… sfido chiunque ad ascoltare più di una volta questo lavoro. Certo la serata era particolare, il documento storico è, almeno per chi vive nel mito del 1967, sfizioso e simpatico, ma non parliamo di qualità del prodotto. La Emmtee avrebbe fatto meglio a pubblicizzare una vendita per corrispondenza di questa registrazione. Io l’avrei comprata. Ma come normale prodotto da immettere sul mercato questo live suona coma una presa per i fondelli. (www.emmtee.com)

ANDY ELLISON

“Cornflake zoo” Solo singles, demo’s and unreleased rarities: 1967-2005 (Vol 1).(Voiceprint.CD)

Personaggio carismatico e importante nel panorama della storia del rock inglese, Andy Ellison fu il cantante dei mitici John’s Chldren, della glam band Jet e dei punk rocker Radio Stars nel 1977. Inoltre, alla fine della storia dei John's Children, nel 1968, Andy accennò una breve carriera solista ben presto accantonata. Questo cd della storica Voiceprint raccoglie non solo canzoni pubblicate dal cantante nella sua intera carriera, ma anche deno’s casalinghi e prove di indubbio interesse. Il gusto mio (e quello vostro, psychedelici frequentatori di queste pagine) mi fa apprezzare soprattutto le due covers beatlesiane” You can’t do that”, facciata a del terzo singolo di Ellison, uscito nel 1968, e “Help”, scartata a favore della prima, ma che a mio avviso rappresenta un modo elegante di rendere omaggio ai Quattro di Liverpool. Il materiale dei Sixties qui inserito è tutto interessantissimo, come la “Casbah Candy” che porta la firma di Bolan (Marc come ricorderete suonò nei John’s Children) e del nostro Andy, “Fool from upper edern” e “Lucky lie”, tutte a metà tra pop, psichedelia e ricerca melodica accattivante. Il resto del cd in questa sede ovviamente ci interessa poco, e perlopiù si tratta del Nostro che prova nello studio di casa con orpelli elettronici nel corso degli Ottanta e anche in quello più recente del nuovo millennio. In sostanza delle 16 canzoni incluse in questo cd quelle che ci interessanosono solo le prime 8; tuttavia bastano da sole per garantire al prodotto tre stellette di giudizio e rendere il dischetto indubbiamente gustoso. (www.voiceprint.co.uk)

GASS

Ju Ju (Synton Archive Productions.CD).

L’oscura label Synton ha pubblicato tempo fa in cd l’album che i Gass diedero alle stampe nel 1970. La band era nata nei mid Sixties e aveva pubblicato tre singoli, passando attraverso vari cambi di formazione, senza lasciare un segno particolare. Nel 1970 la Polydor diede alle stampe l’unico album di questo quintetto destinato a diventare un oscuro gioiello dell’underground del periodo. “Ju Ju” è puro underground-blues come si faceva allora, gustosissimo e penetrante, con un’anima soul che talvolta esce allo scoperto in modo travolgente e ficcante. L’opera ha il sapore della colonna sonora di un rito tribale e magico, cupo ma in qualche modo liberatorio e luminoso. Assoli forti e straordinariamente mai sopra le righe, vocalizzi gutturali e possenti, frangenti percussivi di deliziosa scuola freak…tutto gira per il verso giusto. In due canzoni, “Ju Ju” e “Black velvet”, compare anche Peter Green, che era già uscito dai primi ottimi Fletwood Mac. Ormai lontani i giorni del breve ma infuocato “blues revival” inglese di marca 1968, il 1970 vedeva il sottobosco inglese popolato da gruppi che talvolta prendevano la matrice blues e la assorbivano visceralmente rielaborandola con elementi freak originali e violenti. “Ju ju” è un disco caldo, bollente, rovente e in grado di trascinare anche l’ascoltatore più smaliziato. Quanto basta per procurarselo senza indugio. La Polydor avrebbe pubblicato un nuovo 45 giri del gruppo nel 1971, ma poi il sipario sarebbe calato su una band che avrebbe meritato di più.

EDWARDS HAND

S/T (Lightning Tree Lp)

Dopo l’esperienza con i mitici Picadilly Line (un magnifico album di pop psichedelico velato di folk uscito nel 1967) Rod Edwards e Roger Hand diedero vita al progetto Edwards Hand, destinato a pubblicare due album. Il primo, quello in esame, venne pubblicato solo negli Stati Uniti nel 1969 , fu prodotto da George Martin e fu realizzato con l’aiuto del celebre sound engineer Geoff Emerick, fondamentale personaggio della storia dei Sixties inglesi ( e già responsabile di un sacco di trovate durante la realizzazione di Sgt. Pepper dei Beatles). Il primo disco degli Edwards Hand è una delizia per chi ama le atmosfere completamente britanniche fatte di pop zuccherosi ma piacevolissimi, melodie da banda dell’Esercito Della Salvezza, atmosfere da shopping al mercatino dell’usato di qualche paesino delle campagne britanniche. Puro nettare per il palato di chi adora le atmosfere pop-sike. Tutto l’lp è magnifico e ci piace citare, come manifesto dell’attitudine della band, la struggente “Characters Number One”, in cui è esplicata a meraviglia la filosofia del gruppo, non lontana da quella del Ray Davies di Village Green Preservation Society. La Lightning Tree (che se non sbaglio fa capo al mail order del Freak Emporium di quel Richard Allen che negli anni Ottanta pubblicava la splendida fanzine “Freakbeat”) ha dato alle stampe anche il secondo disco del duo e il grande album dei Picadilly Line. (www.lightning-tree.com).

AAVV Ballroom beat vol 1.I Walk The Lonely Night

20 obscure gems from the british beat era. (Psychic Circle CD).

La nuova label Psychic Circle vede come direttore artistico il mitico Nick Saloman, già mitico agitatore freak coi Bevis Frond e curatore dei sei volumi della serie “New Rubbles”, usciti negli ultimi anni. I Walk The Lonely Night raccoglie 20 tracce di beat inglese, estrapolate da rari singoli pubblicati tra il 1963 e il 1966. Le atmosfere sono quelle tipiche del periodo; cori, chitarre squillanti, riff ingenui ma irresistibili. Le canzoni sono tutte di gruppi inglesi, ma talvolta tratte da dischetti usciti solo per il mercato estero, tedesco, o di altri paesi. Siamo dalle parti di compilations come That Driving Beat, insomma la crema delle più avanzate compilations del settore. A mio personale gusto segnalo i Chevlons, dalla Scozia, con “It’s my problem”, lato B del loro unico singolo del 1966 ( la side A la trovate sul primo volume della serie Ripples) e un singolo americano di Pete Best. Lo sfigato batterista sostituito da Ringo in un gruppo abbastanza famoso di Liverpool (chi saranno mai? Non ricordo il nome…) oltre ad un dischetto per il mercato inglese senza infamia ne lode (“I’m gonna knock on your door”, con una batteria fastidiosamente in evidenza) diede alle stampe una versione di “Boys” (che i Beatles, lo ricorderete, registrarono con Ringo alla voce) che cadde nel vuoto e costrinse Pete a rinunciare ad eventuali sogni di gloria. Naturalmente non c’è psichedelia in questa compilation, ma talvolta chitarre taglienti che anticipavano i primi coraggiosi passi nei territori del puro freakbeat. Gustoso. Per la cronaca, anzi, diciamo che la notizia è piuttosto importante per voi, anime psichedeliche dal capello lungo, la Psychic Circle sta per pubblicare un cd intitolato “Lovin’ Fire”, contenente questa volta rarità di psichedelia pre progressiva. (www.soundlinkmusic.com).

JAWBONE

S/T (REV-OLA CD)

Ultima gemma del magnifico catalogo Rev-Ola, il disco dei Jawbone è quel che si dice una ristampa coi fiocchi. Innanzitutto non era mai stato ristampato. E poi si tratta di un progetto decisamente importante. I Jawbone nacquero dalle ceneri dei Mirage. Dopo lo scioglimento del mitico gruppo di “The Wedding Of Ramona Blair” nacquero infatti i Portebello Explosion (si, proprio con la “e”) che diedero alle stampe un grande singolo per la Carnaby (incluso in questo cd) e poi la band si trasformò in Jawbone, pubblicando un grande lp nel 1970. Al gruppo si era unito anche l’ex Turquoise Gus Peters e il disco che vide la luce rappresenta una delle ultime voci di una british psychedelia che ormai stava cessando di esistere. Rispetto ai Fickle Pickle, che apparentemente si muovevano sulle stesse coordinate, i Jawbone seppero realizzare un album spumeggiante e fresco, pieno di belle canzoni, di melodie originali, di rifiniture melodiche vocali raffinate e godibili. Tra l’altro la band rielaborò un grande brano del periodo Mirage, "“baneezer Beaver"” intitolandola "Jeremiah Dreams”, con un nuovo testo e un differente arrangiamento; solo questa chicca vale l’acquisto. All’interno le solite eccellenti liner notes di Stefan Granados completano un aristampa da cinque stellette, che sarà adorata dai cultori del pop psichedelico inconfondibilmente britannico. (www.revola.co.uk).