"Universal Vagrant"

testi a cura di Federico Ferrari

 

 

 

Una Manciata di Compilazioni psychedeliche

La Discoteque Psychedelique

22 European Funky & Pop-Sike Tunes (Boss-a-tone records) ****

Delizioso cd curato da Michael Myers e FreakCarlos contenente 22 tracce a cavallo tra la fine dei Sessanta e i primi 70’s tutte dalle più disparate parti del vecchio continente. La parte del leone la fa l’est europeo, almeno secondo chi scrive. I Corvina ad esempio, sono protagonisti con un brano a dir poco devastante chiamato “A Tuz”, una sorta di psych-prog-soul anthem sorprendentemente proveniente dall’ungheria. Al secondo posto a mio avviso c’è la traccia di kati Kovacs insieme ai Juventus, altra collaborazione di artisti ungheresi, anno di grazia 1970, dall’incedere trascinante e fortemente “soul”, ricca peraltro di un piglio danzereccio dalle tinte altresì psichedeliche. Artisti tedeschi, italiani (la Nuova Idea con la gustosa “Mister E. Jones”, 1972) belgi, francesi… sino alle tracce britanniche, ovviamente più che interessanti. Spiccano i Ghost, quelli dell’ottimo album “When you’re dead-One second” uscito per la Gemini nel 70 qui presenti con “I’ve got to get to know you”, il loro secondo ed ultimo 45 giri. Ma la mia preferita dell’intero lotto è la canzone di Chris Britton, estratta dall’album che l’ex chitarrista dei Troggs diede alle stampe nel 1969. “How do you say goodbye” è piacevolissima pasticceria pop-sike, pimpante e struggente nello stesso tempo. Chi non riuscisse a trovare il rarissimo lp di questo personaggio può trovare un altro contentino nella splendida raccolta lp “Victoria Phantasia-Eccentric british sounds from the psychedelic era”, dove il Nostro compare con l’altrettanto splendida “Sit down beside me

MR. TOYTOWN PRESENTS… OBSCURE PSYCHEDELIC, POPSYKE & SOFT POP 45’S, 1969/1974

Toytown Recordings ****

La traccia di Chris Britton ci consente di segnalare un paio di raccolte uscite qualche anno fa ma che non sono state recensite granchè dalla stampa specializzata. E questo a torto, dal momento che il lavoro della Toytown è assolutamente magnifico. “Obscure psychedeli…” è imperdibile per chi adora il lato oscuro del pop-sike, della melodia psichedelica e della ricerca compositiva raffinata e originale, ingredienti del miglior pop underground della prima parte dei Settanta. Il francese Christophe, noto per la sua carriera in terra italica nei Sixties, apre il tutto con la struggente e drammatica “Da da song”, una sorta di incubo Argentiano in chiave amorosa, un episodio magico, cavernoso e penetrante. Citando alla rinfusa (tutto il cd è ottimo) tra le canzoni di questo lavoro ci piace segnalare “De nata, fresa y de limon” , la versione spagnola cantata dall’ex singer dei Los Bravos Mike Kennedy e il giovane spagnolo Toti della song “Ice cream man”, che i più smaliziati lettori ricorderanno contenuta (eseguita da Clover) nel primo volume della serie “Circus Days”, pubblicato dalla Strange Things Are Happening nel 1990. Gli ex The End, qui nella veste di Tucky Buzzard, compaiono con “You’re all alone”, brano del 1971 tratto dalla discografia spagnola della band. La Spagna fa la parte del leone con i White e J.Bastos, che con “Alice” sembra rileggere “I feel free” dei Cream in chiave percussivo-psychedelica…un must. Commovente anche l’episodio dei Napoleon, dalla svezia; “Jimmy Joe”, 1970, è totale pop-sike, confettura dolce e malinconica che strapperà lacrimuccie di commozione a tutti i fans di questa superlativa attitudine della musica pop del periodo. Struggente.

MR. TOYTOWN PRESENTS VOL 2: NIGHTMARES AT TOBY’S SHOP

Toytown Recordings *****

Secondo volume della serie e ulteriore passo avanti qualitativo. Le coordinate sono le stesse, ma la selezione è se possibile migliore della precedente fatta per il volume di esordio. Alcune cose sono sorprendenti. Il soul-rocker nero Chubby Checker stupisce con una sua canzone del 1971, “My mind”, indiavolato anthem di psychedelia sanguigna e sinistra. Gli Spectrum sono presenti forse con il loro brano migliore, il retro del loro singolo cover di “Obla di Ob la da”, cioè “Music soothes the savage breast”, barocco freakbeat di grande classe inframezzato da un walzer degno di un film in costume sulla Vienna dei tempi che furono! Assolutamente clamoroso, almeno per chi adora il puro suono pop-sike, è “Mary found a little friend”, una marcetta infantile e melodiosa datata 1974, completamente fuori dal suo tempo, commovente e evocativa. Pura poesia infantile giocosa e malinconica nello stesso tempo. Presenta anche l’ex Motowns Lally Stott col retro del suo singolo “Chrpy Chirpy cheep cheep”. La splendida canzone “Henry James” (titolo eccellente per un brano pop-sike) ha un risvolto inquietante. Il brano infatti si conclude con i rumori di un incidente automobilistico; proprio il modo in cui il buon Lally se ne sarebbe andato da questa valle di lacrime qualche tempo dopo.

SHAPES & SOUNDS ORANGE & RED BEAMS FROM THE BBC ARCHIVES 1967-1969

Top Sounds *****

L’imprescindibile Top Sounds di Nigel Lees non contenta di averci stravolto l’esistenza con la fondamentale compilation “Alphabeat” ha qualche mese fa bissato qualitativamente il precedente lavoro citato con questa “Shapes & sounds”, sfavillante collection di registrazioni radiofoniche britanniche. I Kaleidoscope aprono le danze con una versione registrata alla fine di agosto del 1968 al “Saturday club” di “Jenny Artichoke”, addirittura migliore di quella da studio, più pimpante ed incisiva. Grandi i Timebox di Mike Patto e Ollie Halsall che offrono quattro tracce tra le quali fa bella mostra di sé una briosa versione di “A girl like you” degli Young Rascals. Imprescindibili i Tomorrow che, tra le altre, all’inizio del 68, poco prima dunque dell’uscita del loro unico magico album, registrarono per Top Gear una nuova versione di “Blow up”, brano inciso ai tempi in cui la band si chiamava ancora The In Crowd, prima di rimanere abbagliata dalle luccicanti immagini psichedeliche dell’Ufo Club. E poi ancora Montanas, Spectrum, Gentle Influence (una versione “killer” di una song degli Impressions). Semplicemente un disco (la versione in vinile è preferibile) imperdibile e consigliato a tutti, dal mod duro e puro al freak più oltranzista; questa é alta classe britannica fine Sessanta. Obbligatorio l’acquisto! Da segnalare inoltre la presenza di un libretto interno con foto inedite, estratti dalla stampa inglese del periodo e storie dettagliatissime sulle bands. Solo quello vale già il costo dell’intero lavoro.

AN APPLE A DAY MORE POP-PSYCH SOUNDS FROM THE APPLE ERA 1967-1969

RPM ****

A completamento di un cd pubblicato sempre dalla RPM qualche anno fa (94 Baker Street. The pop-psych sounds of the Apple era 1967-1969) l’etichetta inglese torna sul luogo del delitto per andare in maggiore profondità. Il tema è sempre l’etichetta che i Beatles diedero vita nel 1967 ( e che partì concretamente l’anno seguente) ma se nel primo caso i gruppi inseriti erano quelli classici dell’etichetta (Focal Point, Grapefruit, Iveys…) qui si punta il faro sul lato editoriale della Apple e in sostanza sui compositori che vi lavoravano. Alcuni appartenevano a bands sotto contratto per la stessa Apple, altri vi erano legati in qualità di scrittori di canzoni, che magari finivano nelle mani di svariate bands e pubblicate su altrettante etichette. Come ricordano le gustose note di copertina di Stefan Granados (autore dell’eccellente libro “Those were the days: The unauthorized history of the Beatles’ Apple Organization” Cherry Red Books) uno dei settori in cui la Apple lavorò meglio fu proprio l’editoria musicale, grazie alla creazione di uno staff formato da un nutrito numero di compositori eccellenti. “An apple a day” lo dimostra chiaramente. Gallagher e Lyle, gli americani Mortimer, i Turquoise –mitici esponenti della migliore british psychedelia sotterranea, Denis Couldry-l’ex tastierista dei Felius Andromeda e tanti altri offrono uno spaccato piacevolissimo. Si tende a parlare del periodo Apple, quantomeno quello degli inizi, come qualcosa di disastroso. In realtà un sacco di cose buone furono messe in opera, e questa raccolta lo dimostra. Ci sono anche degli inediti che vedono la luce solo ora grazie al lavoro della RPM e di Granados; l’eccellente “An apple a day” dei grintosi The U (don’t) No Who ne è un brillante esempio, ma tutta la raccolta si ascolta con enorme piacere.

THE LEADING FIGURES “Sound and movement”

Sunrise Records ***

Simpatica ristampa di un gradevole disco targato 1967. Non si tratta di una compilation nel senso fin qui trattato, ma è piuttosto un lavoro che, all’epoca, raccoglieva una manciata di successi del periodo rielaborati in chiave strumentale. Prodotto dall’attivissimo Mike Vernon e diretto da Art Greenslade, “Sound and movement” è il secondo album che, sempre nel 1967, questo gruppo di musicisti ( tra i quali troviamo anche Jon Lord) diede alle stampe, lavorando ad un progetto evidentemente destinato ad un pubblico estremamente eterogeneo sia in termini di gusti che di età. Tuttavia il risultato è rilassante e gradevole. Sembra di ascoltare le musiche di qualche break danzereccio in ambito televisivo fine Sessanta. In particolare la ripresa della splendida “Semi-detached suburban mr. James” e quella di “Sunshine Superman” suonano come quello che esattamente vorreste sentire subito dopo una barbosa giornata di lavoro. Le sedici canzoni spaziano da “I can’t help myself” degli Isley Brothers a “God only knows” dei Beach Boys passando per “My guy” di Mary Wells per approdare alla conclusiva “Reach out i’ll be there” dei Four Tops. Insomma il dischetto ideale da ascoltare mentre vi buttare sul letto per dimenticare l’ufficio o quant’altro di deprimente.