L'Orto dei Getsemani


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L'Orto dei Getsemani
1989 - Olio su tela, cm. 99x150


La figura di Cristo con un che di aggraziato e con un'eco di fanciullesca memoria mi indica un altro spazio. E' un'immagine fortemente terrestre la sua, ma, scaldata da un trascendentalismo romantico, emana una misteriosa energia.
Cristo-Uomo, quasi ingombro della sua fisicità, mi rivela il tormento esistenziale della sua natura: avvicinare al cielo la terra. Nella densa aria vespertina un accorato senso del tramonto annuncia l'imminenza della fine. Nell'orto Egli ha esplorato sino in fondo la sua debolezza e ne esce vittorioso. Vittorioso sul limite della propria umanità.
E il colore lascia sulla sua anatomia e sulla natura intorno il brivido della conquista.
Adesso è un Dio che prova una pietà panteistica e una solidarietà carnale con le sue creature.
Gli angeli, fantasmi di un rito pagano, si dileguano tra i vapori del cielo.
All'epica violenta del mito l'artista ha sostituito il lirismo dell'amore.
E' sempre la visione dell'uomo torturato dalla consapevolezza della propria mortalità.
Sensibilità sottile che si acuisce in uno sperimentale manierismo. Anche se manieriste sono più che altro la qualità e la versatilità con cui il tema è trattato.
All'interno del recupero della figura umana, questa si evidenzia nella plasticità delle forme e nella sostanza di una ricca matericità pittorica.
La luce stessa è sentita con il gusto di un pittoricismo raffinatissimo.
Il modellato, nella testa del Cristo, presenta delle ombre che vibrano di ricordi e di riflessi veneti; ombre leggermente assolate nella sostanza stessa del volto.


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