Le Tentazioni


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Le Tentazioni
1990 - Olio su tela, cm. 95x121

Un ritorno di giovinezza riempie come un tassello il vuoto temporaneo che si crea di tanto in tanto nel mosaico dell'esistenza umana.
Poche ma vere tinte intorno assecondano nel ritmo il grande corpo che si accampa in quasi tutto il quadro. Il suo fianco destro si allunga in una diagonale a cui si oppone, perpendicolare ad angolo retto, il braccio e la mano che serra un simbolo di perfezione: un triangolo.
Mistico e magico, il triangolo era il monte degli dei, il frontone del tempio. Qui racchiude l'occhio di Dio.
La parte sinistra del corpo lo sente e si ribella. Ginocchio, gomito e spalla scompongono e raccorciano l'anatomia in una serie di angoli acuti.
Furto involontario, del tutto esteriore, da un repertorio classico? Forse, ma custodito nella memoria dell'artista che ce lo restituisce al momento opportuno.
Questa divisione del corpo suggerisce due tensioni: la sublimazione dello spirito e la violenza della carne.
E così i nudi ai lati: angeli o demoni ribelli, si abbandonano all'amore divino o precipitano nel cupo abisso in cui si muovono forme serpentine.
Una di queste, di un rosso guizzante, ha scaglie e creste di drago antico.
Nell'improbabilità di una identificazione del personaggio, nell'incertezza insita nel suo stesso mistero è il suo fascino. Protagonista ammirato e stravolto da un violento ardore panico.
E' una pittura bella a vedersi ma insieme non cela una certa problematicità riguardo a una figurazione che possa considerarsi a buon diritto del nostro tempo.
La visione si modella su di una sensibilità a tratti simbolista, espressionista o barocca, ma per aderire ad una teatralità pittorica che possa poi liberamente riversarsi, attraverso le più acute sfumature della percezione, nelle voragini dell'esistenza.
E in questo percorso il pittore risponde meticolosamente allo spirito del nostro tempo, reimpastando, con la sua immaginazione, figure e affioramenti simbolici in un unicum insieme visionario e concreto, da cui è esente, però, quell'ironia sotterranea che caratterizza, a volte, il lavoro di altri protagonisti post-astratti.


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