Il vecchio pioppo


Da cinque anni il nostro giardino era abbandonato; io presi a stipendio degli operai. Essi giunsero con scuri e pale. Ci mettemmo a tagliare, a mondare tutto ciò che era tòcco, i rami morti degli alberi e dei cespugli.
Un pioppo ed un ciliegio s’erano molto sviluppati e soffocavano gli altri alberi.
Questo pioppo, un pioppo enorme, sorgeva sull’altra riva dello stagno. Per circondarlo, occorrevano le braccia di due uomini. Attorno ad esso, c’era un piccolo spazio aperto, tutto invaso da giovani rampolli. Ordinai di abbatterli: volevo rendere più chiaro il luogo, e soprattutto volevo dar sollievo al vecchio albero.
Mentre stavamo tagliando quei giovani pioppi, talora provavo pietà, quando, mettendoci in quattro, li tiravamo in giù e non riuscivamo a strappare uno di essi dopo aver tagliato sotto di lui, a grandi colpi di scure, le sue radici piene di linfa. Il piccolo pioppo resisteva con tutte le sue forze e non voleva morire.
Ma bisognava tagliare, ed io tagliavo. Solo più tardi, troppo tardi, appresi che non c’era necessità di distruggerli.
Io credevo che i rampolli del vecchio pioppo gli togliessero tutta la linfa, mentre era vero il contrario. Nel momento in cui io li tagliavo, il vecchio pioppo stava già morendo. Quando esso si coprì di fogliame, io mi accorsi che uno dei suoi rami maestri non aveva foglie, e l’estate seguente seccò. Da lungo tempo stava morendo ed esso lo sapeva, perciò cercava, prima di morire, di trasmettere ai suoi rampolli ciò che gli restava di vita.
Perciò i rampolli si sviluppavano tanto in fretta; ed io che gli volevo dar sollievo, non ero riuscito ad altro che ad uccidere i suoi figli.


Leone Tolstoi, rid. da I quattro libri di lettura, La Nuova Italia, Firenze



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