Giordano Bruno sfugge, come pochi altri, a ogni facile classificazione: mago rinascimentale, grande iniziato alla tradizione ermetica, geniale cultore dell’arte della memoria, interprete originalissimo di Copernico, nostalgico dei presocratici e anticipatore della scienza moderna nello stesso tempo: poeta, filosofo, mago, profeta di una ritrovata religiosità che si rifà all’antico Egitto, libertino, scrittore comico. Metafisica, racconto autobiografico, rivoluzione e profezia in Bruno si intrecciano fino a formare un unico ordito, un tessuto dai colori cangianti e pieni di sfumature che è impossibile separare artificiosamente. Ecco perché non si può raccontare Bruno chiudendolo in schemi rigidi e scontati: è indispensabile cogliere l’insieme, il tutto, l’armonia che segretamente regge l’insieme, l’unione di vita e dottrina. Cercheremo quindi di penetrare in profondità nella figura del grande filosofo, di evocarne il vero volto, al di là delle celebrazioni agiografiche e di ogni ingiustificata demonizzazione. Probabilmente alla fine della nostra ricerca scopriremo che non sarà più così scontato definirlo martire del libero pensiero, ma che nemmeno perderà per questo nulla della sua importanza, del suo fascino, della sua unicità.