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sito in allestimento

 

Il territorio di Palau è ricco di siti archeologici collegati a fatti religiosi della preistoria, dell'antichità e anche del passato a noi più vicino.

 

ARCHEOLOGIA DI PALAU

1 – Sintesi

La presenza archeologica nel territorio di Palau si attesta quasi del tutto nel periodo della cultura nuragica (2000-238 a.C.), essendo le poche reminiscenze posteriori difficilmente identificabili nella loro dislocazione sul territorio, recuperabili solo parzialmente attraverso l’esistenza di toponimi particolari o di qualche apparenza di tipo viario o marittimo (resti di strade di probabile età romana o altomedioevale, stazioni di sosta lungo la strada litoranea di età romana che conduceva da Tybula (odierna S. Teresa Gallura) a Olbia, costellata di località di incerta collocazione note come Elephantaria o Turibulum Minus, forse le odierne Porto Pozzo e Arzachena). Val la pena tuttavia di ricordare che la famosissima Roccia dell’Orso (o Capo d’Orso) rappresenta in campo archeologico una testimonianza di frequentazione che si attesta a date molto più antiche, addirittura di epoca neolitica antica.

Più ricca di presenze è in effetti la cultura nuragica – specificatamente quel ramo di questa cultura definita dagli studiosi come di facies gallurese, direttamente discendente dalla più antica Cultura di San Michele di Ozieri  (SS).

Una delle caratteristiche della facies gallurese, e qui occorre puntualizzare di quella ‘costiera’ rinvenibile entro il territorio del comune, è identificabile in una certa povertà e sobrietà dei concetti architettonici a riscontro di una fertile fantasia dei fregi e delle impressioni che si ritrovano nelle terrecotte rinvenibili in discrete quantità all’interno dei tafoni (in gallurese ‘li conchi’) sparsi in abbondanza in tutto il territorio ma soprattutto in località ‘Chiajnu’, ‘Capannaccia’ e Punta Sardegna.

Se può essere espresso dunque un giudizio di sintesi formale occorrerà dire che il nuragico palaese si presenta essenzialmente con una varietà inconsueta di motivi ornamentali sui conci di rinvenimento all’interno dei ripari sotto roccia, ma perde di consistenza a livello di stile architettonico nei grandi monumenti – che sono essenzialmente le ‘tombe di giganti’ e i nuraghi – pur se occorre affermare che il territorio offre spunti opposti, nella graziosità e semplicità della tomba de ‘Li Mizzani’ a raffronto con la grandiosità un po' decadente di quella di ‘Sajacciu’, o ancora nella ridotta dimensione del nuraghe ‘Barrabisa’ opposto al più grande nuraghe ‘Luchia’.

2 – ‘Li   Mizzani’

Come si raggiunge: Percorrere la SS. 133 verso Santa Teresa. All’altezza del ristorante ‘Vecchia Gallura’ imboccare a sinistra la strada campestre.                     tomba.jpg (3117 byte)

Al primo bivio proseguire a sinistra in direzione di Monte Canu, e procedere per circa 4,5 km.. Si supera un’ampia valle, si risale, e quindi si arriva ad pianoro con un segnale indicatore della Tomba dei Giganti.

Di limitate dimensioni ma di perfetta fattura la tomba appartiene all’età nuragica medio-alta (1500-1200 a.C.) con allineamento est/ovest. Il corridoio funerario quasi del tutto intatto nelle murature, misura approssimativamente 6,10 m di lunghezza per 0,90/1 m di larghezza, con un’elevazione dal suolo di circa 0,80 m. Il corpo tombale, cioè il corridoio funerario più i paramenti esterni di sostegno, misura dai 2,20 ai 2,80 m di larghezza, per una lunghezza totale di 7,25 m.

Di rara bellezza la stele posta ad oriente del corridoio funerario. E’ alta 2,80 m e larga in media 1,55 m con uno spessore di 0,20/0,25 m.

La parte antistante è provvista di banchine da ambo i lati dell’esedra, e in basso la stele possiede il caratteristico portello largo 0,55 m e alto 0,66 m.

La tomba, quasi intatta sino al 1918, venne in seguito depredata e scoperchiata per trarne materiale adatto alla costruzione di un’aia vicina.

3 – Tomba di giganti ‘Sajacciu’.

Come si raggiunge: Procedere come per ‘Li Mizzani’ ma al primo incrocio sulla strada campestre proveniente dalla SS 133 prendere a destra. Seguire la strada sterrata per circa 2 km sino al cancello verde d’entrata alla chiesetta di San Giorgio. Procedere ancora a sinistra sulla stessa strada per altri 500 m sino a raggiungere uno spiazzo sulla destra. La tomba è a 50 m oltre il muretto a secco in direzione nord-ovest.

La tomba di giganti di ‘Sajacciu’ è stata scoperta dal ricercatore palaese Mauro Aresu nel 1983 e parzialmente studiata nel 1990. Dell’intero corpo tombale purtroppo restano solo le due grandi ‘corna’ e la parte superiore della stele ornata di tre scanalature di origine rituale.

E’ ritenuta la tomba più imponente esistente in territorio gallurese ed una delle più monumentali della Sardegna, tuttavia è stata fortemente danneggiata nel tempo, sia attraverso l’asportazione di pietre, sia attraverso demolizioni per la costruzione di vani (chiesetta medioevale?) sulla direttiva dell’antico corridoio tombale (orientazione est/ovest) e da ultimo dall’azione dei boscaioli del secolo scorso per costruire ’chee’ (=carbonaie) sia infine dall’azione devastante delle radici.
Di notevole importanza il fregio dentellato della parte superiore della stele che fa indovinare un uso religioso del monumento, il rinvenimento di una capanna nell’area dell’esedra e vasetti di deposizioni votive.

4 – Nuraghe ‘Barrabisa’

Le ricerche in corso non offrono attualmente la possibilità di una lettura adeguata

 

5 – Nuraghe ‘Luchìa’

Come si raggiunge: procedere come per ‘Li Mizzani’. Proseguire sulla strada verso Monte Canu, quindi dopo circa 400 m inoltrasi a destra, in uno stretto sentiero fra i boschi per un altro chilometro circa seguendo il sentiero sempre sulla destra e in salita (E’ necessario l’aiuto di una guida esperta per via della vegetazione incombente).

Posto in un’altura boscosa alle falde di Monte Canu il nuraghe ‘Luchìa’ è sistemato in una posizione strategica davvero eccezionale. Dalla sommità della collina dove è posto il nuraghe si può dominare l’intero altopiano e spingere lo sguardo sulle Bocche di Bonifacio.
Si trattava indubbiamente di una vedetta estremamente importante a guardia degli armenti che pascolavano quelle alture abitate da popolazioni, attività favorita dalla presenza di buoni pascoli e sorgenti.
Negli anni quaranta è stato quasi interamente distrutto da tombaroli alla ricerca di un leggendario quanto improbabile tesoro, e le sue rovine giacciono disperse lungo un pendio a settentrione del pianoro.

6 – Roccia dell’Orso:

Come si raggiunge: Dal centro del paese imboccare la SP per Capo d’Orso, ad oriente della città. La roccia, visibilissima dopo solo un paio di chilometri, è raggiungibile attraverso un sentiero abbastanza scosceso che si inerpica sulla collina dalla parte settentrionale.                    orso.jpg (4709 byte)

La più famosa roccia del mondo si eleva ad un altezza di 122 m sul livello del mare e offre un incantevole panorama su tutta la costa palaese e l’Arcipelago della Maddalena, sino alla lontana Corsica.
Si è formata dall’azione erosiva del vento che ha scavato nella roccia granitica una figura che, vista da una certa prospettiva, rassomiglia in modo impressionante ad un orso. La roccia, cosparsa di numerosi anfratti e grotte e provvista di una fonte perenne alle falde, è stata frequentata sin da tempi preistorici ed era ben conosciuta dai primissimi navigatori che si avvicinavano alla Sardegna, tanto da essere identificata come uno dei punti chiave della navigazione antica nel mare Mediterraneo.
Ne parla anche Omero nel X canto dell’Odissea immaginando la zona abitata da feroci guerrieri mangiatori di pietre, i Lestrigoni.
In seguito venne ben identificata dall’astronomo e geografo greco Tolomeo, che la definì ‘Arcti Promontorium’ (=Promontorio dell’Orso) ed entrò così a fare parte di tutta la successiva cartografia delle coste sarde.
Dal 1993 la roccia è stata dichiarata monumento naturale: è il simbolo di Palau e compare nel gagliardetto del comune.

7 - Vocabolario essenziale

Conci: Pezzi di terrecotte preistoriche.

Corna: Sono dette anche ‘braccia’. Sono i due prolungamenti semicircolari posti al termine del corridoio funerario ai lati della stele: sono generalmente delimitati da pietre infisse nel terreno e da piccole panchine addossate a queste.

Corpo tombale: Insieme del corridoio e del supporto esterno di sostegno alle murature laterali del corridoio stesso.

Corridoio: Parte centrale della tomba di giganti generalmente di forma rettangolare. Era sormontata da lastre trasversali e ricoperta di terra. Era il vero cimitero.

Dentello (o fregio a dentelli): Una particolare incavatura sagomata nella parte alta della stele. Generalmente i dentelli erano in numero di tre, e si ignora cosa potessero significare.

Esedra: Spazio a forma rotonda compreso fra le due ‘corna’ di una tomba di giganti, davanti alla stele.

Facies: Caratteristica stilistica propria di una cultura.

Impressioni: Incisioni prodotte nella pasta molle delle terrecotte prima di passarle al forno. Si eseguivano generalmente con la pressione del bordo di una conchiglia la ‘Patella Ferruginea’ molto comune nei litorali.

Lestrigoni: Mitica popolazione costiera stanziata nell’attuale territorio di Palau.

Nuraghe: Caratteristica costruzione della omonima cultura nuragica (2000-238 a.C.) realizzata con pietre sovrapposte a mo'’ di torre troncoconica presente in tutto il territorio sardo. E’ l’emblema della Sardegna.

La costruzione è generalmente rotonda, con alla base pietre megalitiche e successive corone che vanno via via restringendosi verso la sommità che doveva essere chiusa da altre pietre o frasche (architettura detta ‘a tholos’). Al locale interno a forma di cupola si accedeva da un piccolo ingresso, e al terrazzo attraverso una serie di gradini tratti nelle pareti della torre. Si ignora l’uso che veniva fatto dei nuraghi, seppure molti studiosi ritengano si tratti di vedette o di specie di santuari.

Portello: Foro praticato nella parte inferiore della stele. Serviva per trasportare all’interno del corridoio funerario i cadaveri dei defunti, veniva richiuso con un’altra pietra.

San Michele (di Ozieri): Grotta con giacimenti di frequentazione preistorica da cui il nome della cultura.

Stele: Grossa pietra a forma semiellittica eretta all’inizio del corridoio funerario nella tomba di giganti.

Tafoni: Rocce granitiche concave e capaci di contenere all’interno degli spazi adibite ad abitazioni o a sepolture.

Terrecotte: Impasto fatto di argilla e successivamente indurito con cottura al forno. Ceramica.

Tesoro: Complesso di pezzi artistici di bronzo o d’oro che si credeva esistessero in ogni tomba o in ogni nuraghe (in dialetto ‘lu suiddhatu’) particolarmente ricercato dai violatori di tombe.

Tomba di giganti: Monumento funerario tipico della cultura nuragica. La dizione ‘di giganti’ è dovuta alla credenza popolare che essa fosse la tomba di un solo essere gigantesco, ma le ricerche archeologiche hanno dimostrato che si tratta di un cimitero collettivo delle tribù della zona. In Gallura è chiamata anche ‘Tomba di li Paladini’ per via di un’altra leggenda popolare che li vorrebbe sepolcri in cui venivano seppelliti i paladini degli antichi regnanti.

Toponimo: Nome identificativo di una località geografica.

(A cura di Francesco NARDINI)

 


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