Speciale Record Cellar

Questo mese presentiamo una piccola ed importante realtà locale: la Record Cellar è un'attiva etichetta indipendente dell'area di Filadelfia, che nel corso dell'ultimo decennio ha saputo ritagliarsi un significativo spazio nel rigoglioso settore del roots rock, con diverse produzioni di qualità (per la suddetta hanno inciso, tra gli altri, i Marah, che a Filadelfia sono di casa)). Spesso proprio grazie a queste piccole oasi di resistenza la "nostra" musica riesce a farsi largo restando coerente con se stessa senza asservirsi agli inevitabili calcoli commerciali delle major......Presentiamo una selezionata scelta della loro più recente produzione.

www.record-cellar.com


Solid For Sixty - The Secrets of Magnet

In ordine di tempo è l'ultima proposta della piccola label di Filadelfia. Si tratta sotanzialmente dell'unione di due figure della scena locale: Gerry McGoldrick, voce, chitarre ed autore di tutti i brani, già presente in altre incisioni della Record Cellar (Napalm Sunday, Emily Valentine) e di Frank Brown, chitarre, proveniente dalle esperienze dei Flight of Mavis e Buzz Zeemer. Attorno a loro si sono delineati i numerosi musicisti partecipanti al progetto Solid For Sixty, guitar band dalle svariate influenze, che suona roots senza essere troppo accumunabile con il ben noto circuito "no depression" (a parte la country oriented Only one awake ed un paio di folk ballad, tra cui si segnala Deep blue concussion). Il loro background staziona piuttosto dalle parti di un garage-rock grezzo e schietto, che nei momenti più intensi rimanda direttamente alle classiche cadenze dei Crazy Horse (sentitevi l'apertura younghiana di Where you are), senza vergognarsi anche di mostrare la faccia più diretta e punkettara come nelle conclusive All comes down e Arm's lenght. High rise è invece una ballata elettro-acustica che acquista un'accattivante sapore pop, mentre Stop! resta sinceramente l'unico momento un po insipido del disco. Non sono dei geni in scrittura ed inoltre non propongono di certo una formula poco collaudata, ma sopperiscono con una discreta dose di energia.

www.sf60.com




JOHN TRAIN
Angels Turned Thieves

 

FROG HOLLER
Adams Hotel Road
1/2

Un intrigante dischetto di country-folk music prettamente acustica per una formazione da seguire con attenzione: tutto è giocato sulla vove malinconica di Jon Houlon e sull'incastro di chitarra, fiddle, mandolino e dobro. La musica dei John Train, che non è dunque un cantautore, si impone immediadamente per una forte maturità (merito anche dell'esperienza di alcuni membri del gruppo, che appaiono nel booklet del cd come musicisti sicuramente navigati), rievocando un sound agreste ed antico, tra ballate di stretta derivazione folk, radici country-blues ed hillibilly ed una sottile vena cantautorale. Atteso per la tarda primavera il seguito...

www.johntrain.com

Nostalgia degli indimenticabili Uncle Tupelo? Non posso credere che fra i frequentatori di queste pagine non esistano cuori sensibili alle sonorità portate in auge da quella formazione. Tra tutti gli imitatori, scippattori e prosecutori di sorta, i Frog Holler si candidano come tra i più seri, preparati e soprattutto genuini. Adams Hotel Road è un signor disco di quello che può essere definito "the real alternative country sound", ma in primo luogo contiene una bella manciata di onestissime canzoni, manifesto del roots sound provinciale: un country-rock campagnolo, dall'andamento pigro e depresso nella ballate (i momenti migliori, basterebbe l'ascolto di Least most wanted e della bellissima Couldn't get along), che convince anche quando una discreta elettricità si affaccia tra le trame di alcuni episodi...Nostalgici, siete stati avvisati.

www.frogholler.com




ROLLING HAYSEED
No Place like Home
1/2

 

A.A.V.V.
No Electric Guitars
1/2

Non sono dei novellini, specie uno dei due autori, Rich Kaufmann (che divide la piazza con Kevin Karg), e questo No Place Like Home evidenzia una certo bagaglio di esperienza, chiarendo anche l'eclettismo musicale della formazione, che spazia con sicurezza fra diversi stili dell'american music: si parte prettamente melodici (It's starting to show suona come pop music della fine sixties), si vira al country-rock con un'impronta decisamente classica e formale, molto anni settanta, e nel mezzo i Rolling Hayseeds trovano anche il tempo per del semplice pop rock chitarristico. Esperti e sinceri si, ma anche un po freddini e poco personali.

www.record-cellar.com

Una sorta di compilation celebrativa della Record Cellar, a cui partecipano molti nomi facenti parte del suo catalogo e dei gruppi citati in questa pagina, qui in veste solista: sono della partita Mike Brenner (John Train), Frank Brown e Gerry McGoldrick (Solid For Sixty), Rich Kaufmann (Rolling Hayseeds) e, sentite un po, Dave Bielanko dei fantastici Marah (si sarà capito che sono la nostra band del momento?). Ad essere spudoratamente partigiani, i brani di Bielanko sono con ogni probabilità i più interessanti in un disco stimolante, ma assai discontinuo, come spesso accade in questi tipi di progetti. Una vera chicca resta infatti la cover acustica di Streets of Philadelphia, resa in tipico stile Marah. Il resto è comunque piacevole e fra le sorprese includerei una That's What Dreams dei mitici Green On Red ad opera di McGoldrick.