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Don Tonino – come amava farsi chiamare mons. Antonio Bello (1935-1993) – è passato come una meteora nel cielo della Chiesa italiana, ma, come capita ai profeti, il suo carisma resta, nella memoria e nei suoi scritti, più vivo che mai. I suoi scritti – pubblicati quasi tutti postumi – lo rivelano come uno dei maestri del nostro tempo, poeta e profeta della quotidianità, che sa riscrivere il Vangelo secondo la grammatica del mondo d’oggi, ricorrendo a immagini domestiche, rurali e feriali, a tutti comprensibili, ma spesso eversive e inusuali.

....... Così David M. Turoldo saluta il suo magistero straordinario: <<Grazie, fratello vescovo, del tuo coraggio. Grazie delle cose che dici e del modo in cui parli. Grazie per quel tuo incedere nel fiume della vita a mani distese, con nulla di forzato, nulla di retorico. Grazie per i drammi che descrivi, le solitudini e le disperazioni che ti struggono dal di dentro. Grazie per il modo con cui sei riuscito a stabilire un continuo confronto tra realtà e fede, tra verità e realtà… Grazie perché non ami la “letteratura edificante” e, ad ogni pagina riesci a folgorarci sulle nostre banalità e a scuoterci nel “belvedere delle nostre contemplazioni panoramiche” e ci inviti a metterci in ascolto del futuro…>>.

...... Queste pagine, frutto d’una attenta ricerca interdisciplinare, approfondiscono la personalità di Don Tonino e riportano un’ampia scelta antologica dei suoi scritti, per aiutare anche chi l’accostasse per la prima volta a gustare il valore e l’originalità d’un magistero profetico spesso controcorrente e anticonformista, ma ancora attualissimo e aperto sulle frontiere della speranza.



esigenzeetiche Educare è bello. Educare è difficile. Educare è possibile. Non sono slogan per una campagna pubblicitaria per aspiranti puericultrici. Sono i compiti che devono coinvolgere in maniera responsabile e gioiosa tutti gli adulti, soprattutto gli adulti genitori. Abbiamo bisogno di recuperare una missione educativa della famiglia; una missione che deve essere continuamente pro-posta per ritrovare le motivazioni profonde di un discorso educativo che la famiglia deve avere il coraggio ancora, anzi, più che mai, di continuare.

I genitori sono i primi e principali educatori, pur nella prospettiva delle diverse istanze educative nella società e nella chiesa, e tra queste, in modo particolare la scuola. Va ribadito con forza l’originario, primario ed invio-labile diritto-dovere all’educazione integrale dei figli rispetto a qualsiasi altro potere sociale e pubblico. Tutte le altre mediazioni educative, che la società deve rendere possibili e con le quali la famiglia deve entrare in dialogo partecipativo e comunicativo, lungi dal sostituire i genitori, devono restare a servizio della funzione educativa della famiglia. Va comunque detto che la famiglia oggi si trova abbastanza spiazzata nell’educazione rispetto alle molteplici mediazioni educative e dei mezzi di informazione sociale. Ecco che è necessario partire da un interrogativo: la famiglia può ancora educare?


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