L’ebreo Wielsel scuote il Reichstag

 

Come Berlino ricorda la liberazione di milioni di vittime nei campi di sterminio, nel corso del 55° anniversario l’ebreo Elie Wielsel, premio Nobel per la pace, primo sopravissuto di Auschwitz, si rivolge dalla cupola di vetro del Reichstag al presidente Rau, affinché chieda perdono pubblicamente cosicché il mondo possa tornare a fidarsi della Germania. Lo stesso dichiara che però è ingiusto continuare ad incolpare il popolo tedesco di oggi per ciò che è stato appoggiato dal popolo tedesco di ieri, e quindi per gli errori commessi, per il sangue versato, perché i figli dei carnefici non sono carnefici a loro volta ma soltanto i figli.

Tutta la Germania, in tutte le città e, in modo particolare la capitale Berlino, celebra la "Giornata del Ricordo" ricordandosi così di tutte le vittime dell’olocausto, che proprio in questa terra, 55 anni fa, è stato il simbolo delle maggiori atrocità naziste, di terrore, di paura. Wielsel dichiara la necessità di costruire, con onore e coraggio, un nuovo destino che guardi al futuro, fondato però sulla volontà di non dimenticare.

Il memoriale dell’Olocausto sorgerà proprio tra le porte di Brandeburgo e la Potsdomer Platz, proprio nello stesso luogo in cui era ben nascosto il bunker di Hitler, simbolo del terrore, dove il "diavolo" si era scatenato senza ritegno, dove vennero comandate orrende persecuzioni e massacri, dove la storia si era messa a urlare.

Il luogo per emergere il memoriale ovviamente non è stato scelto casualmente, ma come sottolinea il presidente del Bundestag, Wolgoung Terse è stato scelto affinché fungesse da segno dei tedeschi per i tedeschi stessi. Il progetto di granito progettato dall’architetto americano Peter Wunsenman dove sorgerà l’opera non è ancora stato ultimato e ciò è la dimostrazione delle discussioni, delle incomprensioni che hanno animato tutto il momento della progettazione.

Al "Giorno della Memoria" tedesco erano presenti il premio Nobel Wielsel, Ran Thierse, il cancelliere Schoreider, il leader del governo e dell’opposizione, delle comunità ebraiche, i giornalisti, ebrei e non, molte persone per ricordare le vittime della Shoah.

Alla celebrazione del memoriale però mancavano l’ex cancelliere tedesco Kohl che si è assentato per lo "scandalo dei fondi neri" e si presenta solo più alle riunioni ufficiali dove ottiene i consensi da parte di un pubblico amico, e il sindaco Diepgen poiché contrario alla costruzione di una struttura così appariscente nel cuore della città. Nel corso della sua carriera egli ha cercato di discutere e di dissuadere dal progetto troppo grande, proponendo strade alternative quasi come se desiderasse che l’orrore di ciò che è stato non fosse così simbolicamente evidente nel cuore della città; posizione dunque contraria e condivisa da alcuni esponenti della comunità ebraica.

Il presidente argentino Fernando de la Rua ha allargato il dibattito al Forum di Stoccolma sull’Olocausto dichiarando la necessità di non dimenticare le vittime che oggi soffrono di discriminazioni e di oppressione dove i diritti fondamentali dell’uomo, alla vita, all’uguaglianza, al lavoro, all’educazione.

Anche il Corriere della Sera riporta come alcuni senatori, tra loro di diversa formazione politica, hanno invitato il presidente del Senato Nicola Mancino a Stoccolma per una proposta di legge presentata nel 1998 affinchè anche in Italia si possa celebrare il "Giorno della Memoria" per essere al passo rispetto agli altri paesi europei che già ricordano il giorno della liberazione. In attesa del giorno riconosciuto nel calendario nazionale la comunità di Sant’Egidio e la comunità ebraica romana il 16 ottobre ricorderanno la deportazione dal ghetto.

Massimo D’Alema, con Tullia Zeri, ex presidente delle comunità ebraiche e l’ex sindaco di Roma Rutelli, rispondono alle domande di alcuni giovani al teatro Valle di Roma: Rutelli ha dichiarato che: "l’odio per il diverso è ancora presente in alcune parti del mondo e dunque è necessario lo sviluppo di una cultura di pace, di tolleranza, di rispetto delle diversità".

E’ dunque necessario che si sappia, si conosca, affinché quando i pochi sopravissuti di oggi non potranno più testimoniare a voce, direttamente ciò che hanno vissuto (le angherie, le ingiustizie, etc..) tutto non sia dimenticato, ma rimanga vivo il ricordo, soprattutto nei più giovani.

 

Di P. Valentino "Il Corriere della Sera, del 27 gennaio 2000