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Lei & Lei-Notizie 2001....Lei & Lei-Notizie 2001....Lei & Lei-Notizie 2001....Lei & Lei-Notizie 2001....Lei & Lei-Notizie 2001....


Vive nel Centro Italia, parla attraverso Internet.
"Da cinque a 15 anni sono stata usata anche dai parenti, mamma non si accorgeva di nulla"

SONO DIVENTATA SIEROPOSITIVA PERCHE' AMAVO LA MIA AMICA
ROMA. "Mio padre non voleva mandarmi alla scuola materna. Diceva che là si prendono malattie, che non fa bene ai bambini piccoli... E così, quando avevo cinque anni ed ero ancora a casa, lui ha cominciato a usarmi.Ma non era il solo: c'erano anche i miei zii, un cugino...Dai cinque ai 15 anni, un continuo. Io pensavo che il prpblema fosse in me, che fosse tutta colpa mia quello che accadeva. La cosa più triste era pensare di non poter parlare, di essere complice. Ricordo l'ansia che qualcuno potesse arrivare e sorprendermi in quelle situazioni, mentre stai subendo violenza...Si sente il cuore che batte in testa e una emozione tale da isolarsi dal mondo esterno. Non reagivo, ero dissociata: da adolescente, cominciai a fasciarmi il seno per farlo scomparire. Ma non bastava, non serviva. Mia madre? Ma no, lei non si accorgeva di niente. Era delusa da me, una figlia diversa da quella che aveva voluto. Vivevamo in campagna, era difficile avere contatti con l'esterno e le donne venivano considerate come strumenti di lavoro. Da allora, del sesso ho un'opinione spaventosa, il ricordo degli odori cattivi che restavano sul mio corpo di bambina...
Ho cominciato a diventare omosessuale per legittima difesa, ma non ho mai accettato neppure questa nuova identità."
La donna che ha scelto di confessare in pubblico una storia di passioni e situazioni estreme (mantenendo l'anonimato e mettendo a disposizione delle lettrici solo un indirizzzo web: lavorarestanc10@hotmail.com) ha 26 anni. Vive in una città del Centro Italia, è alta, bella, intelligentissima. E' sieropositiva. Ma non è mai stata con un uomo di sua volontà. Ha scelto di contagiarsi apposta ("Una scelta che rifarei tutti i giorni") per stare vicina al grande amore della sua vita, una giovane morta di Aids due anni fa. Da due mesi e mezzo ci scriviamo via Internet. Lei clicca e io rispondo. Anche cinque, dieci volte al giorno. Il romanzo della sua vita, le sue sensazioni, le sue paure, le sue improvvise allegrie, il dramma della malattia che si avvicina, le analisi del sangue e le fughe in motorino al mare, le dodici pillole quotidiane e le furie improvvise sono arrivati nel mio pc travolgendomi e coinvolgendomi in una avventura che ho scelto di raccontare, d'accordo con la protagonista, per raggiungere due risultati. Per spiegare a chi legge (e a me stessa) fino a che punto una famiglia può distruggere una persona mettendo in atto la doppia violenza di un padre che sceglie di abusare e di una madre che sceglie di ignorare. Per stare vicini, io e tutti voi, a una donna coraggiosa, appassionata, che ha dato un significato sacrificale all'amore.
"Sto scrivendo un libro sulla mia vita... Voglio cominciare dal nostro primo incontro. Avevo dicianove anni. Mi ero iscritta alla facoltà di architettura in una grande città, mi sembrava una liberazione, finalmente uscita dal nucleo familiare. Il primo giorno, a una lezione, ho conosciuto lei. Ha chiesto, indicando il banco vicino al mio: "E' libero?". Ricordo il suo buon odore, i suoi occhi, ci siamo sfiorate per la prima volta. Poi ci siamo sempre ritrovate...per un anno, ci siamo soltanto sfiorate, tenute la mano lontano dagli occhi dei compagni. E ci siamo scritte di tutto: poesie, racconti,lettere. Lei era tormentata e combattuta. Era una che si innamorava delle persone sbagliate. Era uguale a me! Con lei ho scoperto l'amore e la mia omosessualità... l'emozione di essere finalmente capita, di potermi affidare a un'altra persona senza avere paura. Intanto mia madre, come tutte le madri di paese, mi tormentava: quando ti sposi? Quando ci faiconoscere il tuo fidanzato? Ma io vivevo la mia felicità con una donna. Il primo bacio... dopo un'infinità di sensazioni frenate e rifiutate, ero terrorizzata dall'idea che mi piacesse sul serio. Una sera lei mi chiese di dormire assieme, io le dissi di no. La prese male e se ne andò...per due anni non ci siamo sentite più. Lei ha fatto le sue esperienze. Io ne avevo abbastanza di essere emarginata, ci mancava anche dichiarare che ero lesbica... Soffrivo, ma dovevo resistere. Lo sport, le diete selvagge, le pillole per dimagrire e per dormire mi hanno fatto amalare di una strana sindrome che assomigliava a un'anoressia grave...da cui uscii. La ritrovai, lei non era più la mia bambina, mi confessò di essere sieropositiva, di esserlo diventata dopo un brevissimo rapporto con un ragazzo. Una situazione drammatica e ironica. Lei sbandierava di essere omosex e si era contagiata con un maschio, io mi sentivo colpevole di averla lasciata, di avere avuto paura della mia vera identità. Decisi di amalarmi anch'io per starle vicino: non è facile, tra donne, passarsi il virus...ce la misi tutta, afferrai tutta la carica virale con delle escoreazioni, me lo sono cercato, volevo punirmi in modo brutale...Della dolcezza e del profumo di lei volevo tutte le conseguenze e tutte le disperazioni, ho cercato di pareggiare con lei, volevo stare anche io nella sua barca".
Due giovani donne innamorate. Un virus per due. Ma non è un gioco, è un virus potentissimo.Dopo soli due anni da quell'intreccio micidiale di cellule, l'oggetto di tanto folle e travolgente sentimento si spegne in ospedale..."Stranamente, il suo tempo è stato breve. Lei aveva detto tutto ai suoi, e mi aveva avvertito: stai lontana da me, i miei ti considerano responsabile. Andavo tutti i giorni atrovarla, lo stesso. Restavo in corridoio, non mi permettevano di vederla. Non mi hanno mai dato quella possibilità, mi hanno sempre bloccata sullla porta. E lei è morta da sola. Ricordo quel giorno, ero in corridoio, i suoi erano fuori dalla stanza, ho sentito i campanelli dei macchinari, quelli che annunciano l'arrivo della fine, ho visto i medici correre, mi hanno chiesto per l'ultima volta: lei è una parente? E mi hanno scansato. Il funerale è stato celebrato a porte chiuse, per non avermi sono arrivati a vietare l'ingresso in una chiesa... L'hanno portata via, è seppellita lontano dalla sua casa. Per me è nelle stelle, ma anche nella malattia che sto vivendo per lei e con lei e che mi avvicina tutti i giorni a un amore immenso, più grande delle nostre vite. Un amore per cui valeva la pena di contagiarsi".
L'interprete di questa tragedia contemporanea, mentre leggete queste righe, sta sottoponendosi a un ciclo di fleboclisi idratanti e nutrienti. Ha perso 15 chili e deve combattere per far salire i Cd4, gli indicatori degli anticorpi. Quando scendono, il fisico di una persona sieropositiva viene agredito da quelle che in gergo si definiscono"malattie opportunistiche", infenzioni anche lievi che, non incontrando resistenza, possono insediarsi stabilmente. Esce al mattino da casa (racconta una balla alla madre, che continua a ignorare e non capire) e torna alla sera.
La seguono con affetto e discrezione alcuni medici, un paio di amiche vere, delle infermiere. Fino a un mese fa cercava un lavoro part-time per conciliare il tempo dell'impegno con quello della cura. per descrivere il suo stato d'animo nelle lunghe ore passate a letto con l'ago al braccio dice: "La mia non è stata una scelta di morte. Nessuno più di me ha voglia di vivere. Tocco il fondo dieci volte al secondo, ma amo la vita: mi ha dato cose grandiose, mi sono sempre sffrettata a vivere. Se ho deciso di consegnarti la mia storia, barbara, è perché io ho voglia di buttarmi nelle persone che mi scriveranno, sono affascinata dagli altri. Ho vogliadi essere abbaciata da te, da voi che leggerete. Sono sicura, scegliendo questo, di rendere infinita la mia storia d'amore. Continuerà nelle persone che mi leggeranno".
Cesare Pavese, l'autore preferito di questa ragazza, scriveva: "Non è certo attendendo nella piazza deserta / che s'incontra qualcuno, ma chi gira le strade / si sofferma ogni tanto. Se fossero in due, / anche andando per strada, la casa sarebbe / dove c'è quella donna e varrebbe la pena /...".
Vale la pena di scrivere a lavorarestanc10@hotmail.com.

bpalombelli@corriere.it
Tratto dal CORRIERE DELLA SERA 11 Giugno 2001,




GAY PRIDE A MILANO ED è POLEMICA
MILANO. Si terrà a Milano, il 23 giugno prossimo, la nuova edizione del "Gay Pride", la "marcia dell'orgoglio omosessuale" che tante polemiche ha suscitato nel luglio dell'anno scorso a Roma.
La manifestazione "Pride Milano 2001", presentata ieri a Milano dal "Coordinamento Arcobaleno", che riunisce le associazioni omosessuali lombarde, sarà preceduta da una serie di iniziative fra le quali, a partire dal 30 maggio, il festival del cinema gay e lesbico. Per la sfilata non è stata chiesta ancora l'autorizzazione all'amministrazione comunale ma "sarebbe davvero scandaloso-sostengono gli organizzatori-che la Giuntafacesse problemi".
Il coordinamento invita anzi il sindaco di Milano, Gabriele Albertini a sfilare in prima fila con la fascia tricolore. "Milano - spiega il presidente di Arcigay Sergio LO Giudice - sta diventando laboratorio di un progetto integralista che non può lasciare indifferenti".
Critiche anche alla lega, definito "un movimento che ha fatto dell'omofobia il suo principale cavallo di battaglia", e a Forza Italia accusata di "appoggiare apertamente il disegno di conservatorismo sessuale del cardinal Sodano".

Tratto da L'UNIONE SARDA 3 marzo 2001,





SCREDITATO PERCHE' GAY
Un attacco meschino.

SASSARI.Che in sardegna ci fossero ancora persone con una mentalità arcaica lo sapevamo, ma che in un processo delicato come quello sulle bombe a Barisardo si sia cercato di screditare uno dei testimoni principali utilizzando la sua vita sessuale è non solo assurdo ma anche scandaloso. La reazione orgogliosa di Evelino Loi, che per fortuna vive liberamente la sua omosessualità, non sminuisce però la gravità di quella cultura maschile deteriore che concepisce la diversità come handicap piuttosto che come valore; quella cultura, per semplificare, che condannava le donne oggetto di violenza carnale come prostitute e gli omosessuali oggetto di violenze come viziosi malati. E' proprio questa cultura che ha portato, la scorsa estate, numerosi omosessuali aggrediti e derubati da un gruppo di imbecilli, a non denunciare l'accaduto per paura che quella denuncia si ritorcesse contro di loro. Per fortuna, l'indignata reazione del Presidente dell'udienza e il suo proponimento di una reazione dell'accaduto all'ordine Forense di Cagliari contro l'avvocato Maurizio Scarpaio, ci fanno ben sperare che il fatto accaduto sia un'eccezione e non la regola.

Tratto da L'UNIONE SARDA gennaio 2001, Lettera: Massimo Mele (Movimento omosessuale sardo SS)


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