Russian Art 1900-1917

A Mosca, nel gennaio 1912, matura una frattura all’interno del “Bubnovyj Valet”, tra la fazione “occidentalista” dei Burljuk, for­temente debitrice delle correnti artistiche europee, e quella “orientalista” di Michail Larionov e Natalija Goncarova, che rivendica una maggiore attenzione all’arte primitiva e alla tradizione popolare russa. Nasce così, per ini­ziativa di questi ultimi, la “Oslinyj Chvost” (Coda d’Asino), for­mata da importanti esponenti dell’avanguardia russa: Kazimir Malevic, Vladimir Tatlin, Marc Chagall. Al fondo della scissione non c’è solo una differenza di vedute, ma anche l’emergere di rancori personali tra forti individualità, come David Burljuk da un lato e Larionov e Goncarova dall’altro. La nuova corrente allestirà l’omonima mostra nel marzo dello stesso anno e un’altra, col nome di “Mišen’” (Il Bersaglio), nel 1913. “N° 4” è il titolo di una terza mostra del 1914.

Il 1913, anno che vede il trionfo del Neoprimitivismo, è se­gnato dallo sviluppo di un nuova tecnica pittorica da parte di Lario­nov e Goncarova: il “Raggismo” o “Lucismo”. Con questo linguag­gio, già tentato intorno al 1912, l’avanguardia russa si avvicina fortemente alle contemporanee sperimentazioni futuriste di Giacomo Balla e Umberto Boccioni, nonostante i raggisti rivendichino a sé autonomia di composizione e di teorizzazione.Nel manifesto dei “Raggisti e Futuristi” si inneggia al “magnifico oriente”, al carattere nazionale dell’avanguardia russa, e si tende tuttavia la mano al Futurismo, al Cubismo e all’Orfismo. Si forma quindi col Raggismo una strana commistione tra Neoprimitivismo, rivalutazio­ne dell’arte antica e popolare, e Futurismo italiano, che rifiuta in blocco ogni tipo di espressione artistica “passatista”.

Oltre al Raggismo e al Neoprimitivismo, il 1913 vede il travol­gente successo del movimento Futurista. Prima di scatenare la pro­pria offensiva, i Gileiani di David Burljuk fanno ufficialmente fronte comune con la “Sojuz Molodëzi”, per svolgere un ruolo più energico nella battaglia per il riconoscimento pubblico del movi­mento futurista: declamazioni, serate, sfilate pubblicitarie, ed una tournée invadono la Russia. Certamente uno degli avvenimenti principali è l’allestimento di opere teatrali futuriste: Vladimir Ma­jakovskij di Vladimir Majakovskij e Pobeda nad solncem (Vittoria sul sole) di Krucënych.In quest’ultimo spettacolo disegna i bozzetti per le scenografie e i costumi un’esponente della “Sojuz Molodëzi” che comincia a percorrere una via di ricerca autonoma: Kazimir Malevic. È proprio a partire dai disegni di scena della Vittoria sul sole che compaiono i primi quadrati neri su fondo bianco. Appare per la prima volta il fantasma del Suprematismo.

Malevic arriva, dopo le sue prime prove primitiviste e cubofuturiste, ad una cifra stilistica del tutto personale; con lui la pittura russa giunge alla distruzione dell’immagine attraverso la costruzione di piani pittorici puri. Per tutto il 1914 Malevic fa maturare la proprie idee, mettendo a punto la composizione del famoso Quadrato nero. Nel 1915 la riflessione sulla pittura “transrazionale” giunge al termine con lo scritto Ot kubizma i futurizma k suprematizmu. Novyj Zivopi­sij realizm (Dal cubismo e futurismo al suprematismo. Il nuovo realismo pittorico), che segna l’atto di nascita ufficiale del movi­mento. Le prime opere suprematiste sono esposte in occasione della mostra “0.10”, allestita a Pietrogrado insieme a Ivan Puni, Vladimir Tatlin, Olga Rozanova, Natan Al’tman, Ivan Kljun, Ljubov Popova, Nadezda Udal’cova, Vera Pestel’. Col Suprematismo il quadro diventa un oggetto a sé stante, costruito con svariate forme geometriche quali il quadrato, il rettangolo, la croce, il cerchio, che fanno vivere la tela indipendentemente dall’imitazione della realtà. Malevic instaura non tanto un riduttivo nuovo modo di fare pittura, ma un approccio diverso alla realtà della tela, che, liberata dalla schiavitù del soggetto, crea un universo a sé stante: il mondo assoluto del “nulla liberato".

Contemporaneamente a Malevic, un altro artista giunge in que­gli anni a piena maturità: Vladimir Tatlin. Influenzato dall’opera di Picasso, che ha modo di conoscere nel 1914, si affida al contatto diretto con la materia, dando vita a delle composizioni assemblate con svariati materiali quali legno, ferro, vetro, spago, stucco, catrame, chiamate “rilievi”. Le prime opere di questo genere sono esposte alla mostra “Tramvaj V” (Tranvia V), organizzata a Pietrogrado nel febbraio 1915 da Ivan Puni. Passando dai “rilievi pittorici” ai “controrilievi”, Tatlin libera la materia dalla presenza di un piano di riferimento, costituito nelle prime opere da una superficie verticale, dotandola quindi di uno spazio autonomo. Prevale anche in Tatlin l’attenzione verso l’assemblaggio e i materiali, che “costruiscono” l’opera d’arte non con un atto mimetico, ma come una realtà a sé stante.

Nel 1916 Tatlin organizza a Mosca la mostra “Magazin” (Il Negozio), di chiara ispirazione futurista, aperta a tutti i più grandi esponenti dell’avanguardia, tra i quali lo stesso Malevic, autorizzato però a esporre solo opere di matrice cubofuturista; è il segno della crescente rivalità che si sta creando tra questi due grandi “caposcuola” dell’arte russa. A questa mostra partecipa anche un giovane pittore , giunto a Mosca nel 1914, Aleksandr Rodcenko, con delle tele disegnate so­prattutto con la riga e col compasso; sono già i prodromi del Co­struttivismo.

L’ultimo avvenimento di un certo rilievo prima della rivoluzio­ne è la decorazione, agli inizi del 1917 a Mosca, del “Kafe Pitto­resk”, ad opera di Tatlin, Rodcenko e Georgij Jakulov. Il locale viene allestito con muri irregolari, sbalzati e non allineati, e decorato con forme geometriche che mirano a rompere l’uniformità del locale. Subito diventa il luogo di ritrovo preferito per i poeti futuristi, primi fra tutti Vladimir Majakovskij e Vasilij Kamenskij, che già avevano ani­mato le serate di un altro locale alla moda di Pietrogrado, il “Cane Randagio”.