Prima fase - Quarta giornata |
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Champions League 2003-04 | ||
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SAN SEBASTIAN. Obiettivo raggiunto e
con il minimo indispensabile. La Juventus archivia la prima fase della
Champions League nel senso che è qualificata aritmeticamente agli ottavi
e sino al 23 febbraio può dedicarsi tranquillamente al campionato. Basta
lo 0-0 (esattamente come ha fatto ieri il Real) a San Sebastian per
staccare, con due turni d'anticipo il biglietto d'accesso al prossimo
turno della coppa con le orecchie grandi. E soprattutto basta una Juve
formato vecchia guardia, rimaneggiata negli uomini e nel modulo. Non
bella e neanche grintosa, ma accorta a portare a casa quello che vuole,
quello che basta. Tornano i senatori, Ferrara e Conte: per loro il tempo
non passa mai anche se Ciro rischia un rigore su Kovacevic. Si rivedono
Pessotto, Iuliano, Tudor, Birindelli quelli che per un motivo o un altro
giocano meno, ma che a chiamata rispondono presente, anche se non è vero
- come dice Lippi - che sono tutti titolari. Il risultato però gli dà
ragione, il turnover funziona anche questa volta. Lippi sa dosare uomini
e forze, senza perdere punti. E sa anche cambiare modulo, in corsa, con
Nedved che parte dietro le punte, poi si allarga in un 4-3-2-1 che lascia troppo solo Miccoli, ma che serve a chiudere le fasce dove la Real Sociedad spinge per tutto il primo tempo con Karpin e De Pedro. Qui non c'è da dar spettacolo, almeno questo sembrano aver in testa i bianconeri che questa volta sono in versione rosa. La Real Sociedad è squadra ben messa in campo, veloce, pericolosa con Nihat. La Juventus punta a controllare, soffre, va poco al tiro, allo stesso tempo però rischia poco. Ed esce con la porta imbattuta (è successo solo con la Reggina e il Brescia quest'anno). Il bel gioco non è contemplato oggi, è previsto invece sacrificarsi e sono chiamati a farlo tutti. L'uomo, che poi è un ometto per età e statura, ma ha i piedi buoni, Fabrizio Miccoli, si danna quasi da solo (e solo resta in attacco per moltissimo): torna a prendere palla, prova il pallonetto e un destro dal limite che poi è la parata più difficile per Westerveld. Il resto sono folate spagnole, cross in mezzo che i wantussi della Juve (più Tudor) prendono sempre e un controllo sballato di Kovacevic solo davanti a Buffon. Va piano la Juve, non ha mai fatto tanti retropassaggi come oggi. Ma è attenta, compatta, ordinata. Soffre Nihat che ne fa ammonire quattro, ma alla fine ci pensa Gigi Buffon. De Pedro e le sovrapposizioni di Aranzabal: così Lippi inverte Pessotto con Birindelli, mentre continua a far girare il tridente che per la prima volta fatica a tirare in porta e per la prima volta in questa stagione non la trova. Quando De Pedro molla ed entra Lee la storia non cambia, è cambiata la difesa (con Tudor che arretra per Pessotto sostituito e con Iuliano che va a fare il terzino) della Juve, ma la porta resta imbattuta. Manca una torre nell'area della Juve, Lippi manda in campo Zalayeta ma lo fa giocare a destra... La Real Sociedad ci prova sempre, ma non va oltre il cross: alla fine, grazie al 2-0 dell'Olympiakos sul Galatasaray, questo punto va benissimo anche agli spagnoli. |
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BRUGES. I padroni di casa sceglievano
di lasciare l'onore della partita ai rossoneri optando per la collaudata
difesa a cinque e con il solo (ma sempre pericoloso) Mendoza di punta.
Ancelotti, invece, schierava due esterni di fascia offensivi (Pancaro e
Cafu) nel tentativo di trovare cross utili per i due attaccanti. Kakà,
infine, era praticamente libero di svariare su tutto il fronte offensivo
alla ricerca della zolla giusta. I primi minuti confermavano i timori
della vigilia: i belgi erano tutt'altro che sprovveduti ed effettuavano
un pressing asfissiante sui centrocampisti (Pirlo in primis). Non solo,
gli sbocchi sulle fasce arrivavano a metà: sulla destra Cafu faticava a
trovare il passo giusto restando quasi sempre a fianco dei centrali,
mentre dall'altra parte Pancaro arrivava al cross in diverse occasioni,
ma quasi mai il suo spunto portava risultati apprezzabili. Non è un caso
se l'unica occasione da rete per il Milan non nasceva da un'azione corale, ma da uno spunto personale: Seedorf si beveva due difensori ed entrava in area di rigore. Al momento di calciare, però, il pallone aveva uno strano rimbalzo e l'olandese colpiva male. Sembrava il preludio per un finale di marca rossonera, ma in due minuti accadeva di tutto. Al 35' si faceva male Maldini (al suo posto Costacurta) e 120 secondi dopo l'arbitro espelleva Nesta per una doppia ammonizione molto fiscale. Ancelotti era costretto a richiamare Tomasson in panca per far posto a Simic: la difesa rossonera passava a tre, mentre in avanti era Kakà a dare una mano a Sheva. Il primo tempo finiva senza altri sussulti. La ripresa si apriva con i rossoneri ben disposti. Non solo, il Milan andava alla conclusione due volte in pochi secondi (Sheva e Gattuso) sfruttando l'arma preferita dei belgi: il contropiede. Ma l'uomo in meno in difesa si vedeva tutto al nono minuto quando Mendoza poteva colpire di testa a botta sicura da dentro l'area di rigore: la traversa salvava Dida. Dopo un'altra conclusione dell'attaccante peruviano i belgi iniziavano a perdere colpi. Era pertanto il Milan, pur con l'uomo in meno, a giocare meglio. I rossoneri avevano anche la palla buona per passare in vantaggio al 30': sul cross di Pancaro si avventava Sheva, ma il colpo di testa dell'ucraino era fuori misura. Nel finale Gattuso e Seedorf correvano per quattro, ma il Bruges sfiorava lo stesso il vantaggio dopo un contropiede: Dida salvava il risultato su un velenoso tiro a giro di Stoica diretto all'angolino. E quando lo 0-0 sembrava un risultato sicuro, ci pensava il duo brasiliano a cambiare la partita con il gol di Kakà. |