Cigno di Legambiente Adesivo Progetto Chernobyl

San Fili

Progetto
Chernobyl






I bambini Nel giugno 1995 San Fili ha ospitato 14 bambini Ukraini, provenenti dalle regioni contaminate dalle radiazioni del rettore nucleare della centrale di Chernobyl. L'iniziativa si inseriva nel quadro di PROGETTO CHERNOBYL 1995, promosso in tutta Italia da Legambiente, e organizzato localmente dal Circolo Universitario, che nel 1996 ha dato vita al Coordinamento Regionale del Progetto.


L'incidente ...i risultati delle analisi effettuate.




Il gruppo Progetto Chernobyl 1996

Anche se non a San Fili, tra luglio e settembre saranno tra noi ancora molti gruppi di bambini provenienti dalle regioni contaminate intorno a Chernobyl. I paesi più vicini che li ospiteranno sono Cerisano in luglio, Montalto Uffugo, Settimo, Commenda,Roges,Arcavacata, Cosenza città, Zumpano,Castrolibero,Castiglione Cosentino, in settembre. I comitati organizzatori, coordinati dal circolo Legambiente dell’Università stanno preparando tutto quel che occorre per l’ospitalità. Le famiglie interessate (circa 120 solo nei comuni menzionati) sono ansiose di accogliere nel migliore dei modi i piccoli ospiti, sperando di non sbagliare. Anche l’anno scorso, a San Fili, proprio in questi giorni, arrivò il gruppo proveniente da Bazar (Ukraina), e l’esperienza fugò tutte le preoccupazioni, tutte le apprensioni. A facilitare la cosa fu il forte spirito di collaborazione che si instaurò tra le famiglie ospitanti. Sapevamo di dover essere “gruppo di famiglie” ad offrire ad un “gruppo di bambini” un’ospitalità temporanea. I rapporti che fino a quel giorno con alcuni erano stati solo di conoscenza come paesani o di buon vicinato si infittirono e ci permisero di divenire un gruppo di amici accomunati dall’obiettivo unico di far vita comune con i bambini ucraini, in allegria e, quanto più possibile, all’aria aperta. Permettendo ad essi di giocare, passeggiare, consumare pasti in comune, anche noi vivevamo un’esperienza di vita spensierata e sana che ci riportava un po’ all’infanzia. Si erano creati dei sottogruppi per aggregazione spontanea tra i bimbi, e il pranzo e la cena avvenivano quasi sempre in compagnia anche di altri bambini e ragazzi sanfilesi che facevano a gara per partecipare alla vita comune di quei giorni. In casa, all’arrivo, i primi momenti sono molto importanti e delicati. E’ bene mostrarsi sorridenti, non usare un tono di voce alto, comportarsi nel modo più naturale possibile, come con i nostri figli, senza per questo attendersi obbedienza e gratitudine e molti sorrisi subito. I bambini sono tutti adorabili e buoni, ma provengono da una diversa cultura, hanno diverso modo di vivere in famiglia e in società. Sono diffidenti verso il latte, il pesce, le verdure in genere perché nel loro paese sono i generi più contaminati. Per convincere Ljuda, la mia ospite, all’arrivo a bere il latte ne ho versato semplicemente tre scodelle e mio figlio ed io abbiamo gustato la bevanda insolita per noi a quell’ora (le 2 del mattino) con una fetta di ciambella fatta in casa. La bambina aspettò che noi bevessimo e mangiassimo, poi sorrise e avvicinò la sua tazza alle labbra. Era stanca e non la costrinsi a docce o pulizie lunghe - voleva solo dormire e sul letto trovò una bambolina morbida... L’afferrò e se la tenne stretta per tutta la notte. Le sere successive le cantava una ninna nanna ucraina dolcissima che ho imparato anch’io. Al mattino successivo il primo pensiero era parlare per telefono con l’accompagnatore e con i suoi amici più cari, in attesa di vederli per giocare in compagnia o passeggiare. Erano tutti molto solidali tra loro e generosi. Condividevano gelati e frutta e dolciumi e vestiario senza mai mostrare piccoli egoismi. La prima banana era sempre per l’amico o l’amica, cioccolatini venivano conservati in tasca a rischio di sciogliersi. I bambini di Bazar prestissimo hanno gradito la dieta giornaliera che trovavano nelle case sanfilesi. Prediligevano spaghetti al pomodoro , patate fritte (in casa), polpette e cotolette, pomodori e frutta (con grande predilezione per banane, pasta e gelati : espediente facile per fargli consumare il latte in caso di rifiuto). La loro grande predilezione è per i giochi all’aria aperta e gli sports che praticano puntualmente nelle loro scuole: basket, calcetto,karate. Sono grandi camminatori e saltano agilmente in alto e in lungo. Normalmente nuotano e si tuffano con agilità e sveltezza e molti non disdegnano di arrampicarsi sugli alberi. Alcuni di essi sono religiosi ma non conviene , avendo un bambino in casa, tediarlo obbligandolo a recitare preghiere o a partecipare a funzioni religiose. Per lo più seguono il rito Ortodosso per cui non ci si meravigli se hanno differenti abitudini. Soprattutto hanno bisogno di clima affettuoso e amorevole e , alle famiglie di Montalto, Taverna, Rende ( e dovunque arrivi l’Occhio), ho voluto dedicare questa testimonianza. Per la mia famiglia e per tutte le famiglie di San Fili è stata un’esperienza di vita preziosa da custodire nel cuore gelosamente perché ci ha fatto crescere in bontà e amore verso il prossimo.

Articolo da "L'Occhio" n. 11.96 di Franca Gambaro

Riportiamo alcuni articoli apparsi su "L'Occhio" nel periodo dell'esperienza sanfilese , nel giugno 1995.


I bambini ucraini sono partiti.

Che emozione... sono partiti... il sogno è finito. Sono stati parte integrante delle nostre case, dei nostri nuclei familiari e, grazie a loro, amici, parenti e paesani ci sono stati vicini ì in questo periodo per ogni piccola evenienza.
Sono diventati di casa non solo nelle famiglie ma nel paese stesso: per strada, nei bar, nei luoghi di ritrovo, a scuola e nel campetto, dovunque si sono ritrovati facce amiche con cui ì scambiare sorrisi e perchè no, comunicare brevi frasi affettuose oltre ai bisogni quotidiani. Quattordici sanfilesi d'adozione, quattordici figli in più per ì questo mese ci hanno fatto trepidare e sorridere, indulgere con ì noi stessi, con i nostri ritmi di lavoro e di attività quotidiane, perfino con la nostra dieta alimentare. A gesti e col vocabolarietto sempre in mano per i primi giorìni, poi padroni noi e loro delle parole essenziali per comunicare ì le necessità, via via, siamo arrivati a scambiarci notizie e impressioni sul loro paese di origine Bazar, sulle loro famiglie, ì il lavoro dei genitori, i loro giochi, la loro attività scolastica.
Bazar è un piccolo villaggio a circa 60 Km da Kiev, vicinissimo a Chernobyl, inserito nella fascia A di rischio di contaminazione della famigerata Centrale. Circolano poche macchine ed è più piccola di San Fili. E' immerso nel verde, ci sono alberi ì d'alto fusto e molti ciliegi, peschi e pomodori. Dai disegni prodotti da Ljuda e Vitaliy si nota un canale fiancheggiato da canne ì fiorite e ricco di piante acquatiche. Nel canale nuotano elegantissimi cigni e i nostri bambini, i ì quali hanno infatti mostrato molta dimestichezza con l'acqua nelle occasioni in cui si sono tuffati nel mare o in piscina durante il soggiorno calabrese. Fatta qualche eccezione sono degli ottimi nuotatori, impavidi e sicuri nei tuffi, forti e capaci in tutte le attivitá atletiche. Conoscono e praticano nella loro scuola molte attività sportive: calcio, basket, palla a volo, e osservano le regole del gioco ì senza osare di bleffare. Usano con sicurezza la tastiera del computer e sono velocissimi in quei giochi che a noi adulti sembrano ì complicatissimi. Sono apparsi molto svegli e intuitivi considerato che la loro lingua madre è l'ucraino e sono riusciti a comunicare con noi adoperando un vocabolarietto di lingua russa, che essi apprendono a scuola come seconda lingua. Dalla sesta classe, equivalente alla nostra prima media, studiano anche inglese. In casa le bambine sono dolcissime: come tutte le bimbe del ì mondo spargono sul lettino i pupazzi e le bambole avute in dono; le spogliano e le rivestono, le pettinano e le acconciano, le cullano cantando una ninna nanna lenta e toccante: "Baiu Baiu..." ì che anche a noi è piaciuto imparare, di notte, prima del sonno. Una prerogativa essenziale notata in tutti : è_ il forte senso di solidarietà. In presenza dei compagni offrono frutta e gelati sempre a tutti, riservando per sè l'ultima porzione. Ci hanno offerto, in questo mese, un'occasione preziosa di pratica della solidarietà: quella più semplice, quella vera che costa un po',giorno per giorno, ma che alla fine ti fa sentire utile, oltre le attività trite del quotidiano che ci rendono grigi e un po' spenti. Se questi bambini hanno saputo riaccendere in noi entusiasmi ed energie sopite, sorrisi dimenticati, noi li ringraziamo di vero cuore, certi di non dimenticarli mai.

Articolo da "L'Occhio" n. 14.95 di Franca Gambaro



Un primo bilancio

...i bambini di Progetto Chernoby...ormai inseriti nella nostra realtà, negli ultimi giorni si muovevano a proprio agio fra flippers e panchine, conosciuti da tutti, avvolti da una rete affettuosa che si era creata nel paese. E questa era, davvero, l'impressione che mi davano le lunghe serate di giugno. Un clima di solidarietà, uno spirito positivo che pareva si respirasse nell'aria di San Fili: senza retorica, senza sentimentalismi. La sala giochi del Bar si affollava per impetuose partite di biliardino fra Lijuda, Olga, Yuri e Marina. I ragazzini si fermavano con i loro scooter per il giro tanto desiderato da Vitaly che, camminando altalenante andava offrendo ai suoi tanti amici 'sigarette' di chewingum. ... Gli sguardi furbi frutto dei complotti innocenti delle due Lijudmila; l'urlo di Vitaly :"Gianmari!". Il riso di Olga Filateva, il broncio di Olga Romanenko. E Yuri che, passata ormai la mezzanotte, quasi implorava "Giovanni, uno gettone", anzi " uno gitone". E poi i tuffi scatenati in piscina, l'euforia per la prima pizza in ristorante, la tenacia nel domare l'omino del computer. E l'amore di Lijuda per Emilio, il nostro cantante, finito in pianti dirotti prima della partenza, il canto felice dopo aver telefonato a casa, i calci buoni di Sasha. E poi,e poi... e poi tante altre cose. Tante da riempire per un mese ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni sera. E' giusto e normale che un'esperienza del genere si personalizzi. Scateni un'esplosione di rapporti umani fra noi e questi bambini. Ma a mente fredda occorre anche non perdere di vista le ragioni di tutto ciò (spero di ritornarci con più calma). Quella che è stata vissuta come una vacanza da loro, come una grande occasione di arricchimento individuale e collettivo da noi, ha, purtroppo, un preciso scopo medico.
Sappiamo da studi scientifici che il soggiorno di un mese in zona non contaminata abbassa dal 30 al 50% la concentrazione di cesio radioattivo nell'organismo. Non è molto, ma è già qualcosa di concreto, di molto concreto. Noi speriamo di aver salvato qulcuno di loro dal tumore alla tiroide che con alta probabilità rischiano di contrarre. Le statistiche sono una brutta cosa, ma servono ad interpretare i grandi eventi, i grandi numeri. Qualcuno, è bene dirlo chiaramente, non ce la farà. Ma se anche uno solo dei tanti bambini venuti in ogni parte d'Italia dovesse salvarsi grazie a noi, potremo ritenerci soddisfatti. Non scordiamo, però, che in Ukraina e Bielorussia ce ne sono altre migliaia nelle stesse condizioni.

Articolo da "L'Occhio" n. 15.95 di Giovanni Gambaro



Progetto Chernobyl : trait d'union dei paesi calabresi
15 luglio 1996: San FIli ospita i bambini del gruppo di CERISANO sotto il simbolo del cigno

Dalla strada vedo bandiere ukraine intervallate dalle nostre. Una festa di colori che fa da scenografia a degli attori inconsapevoli di esserlo. Il canovaccio è d’obbligo : divertimento, corse, risa.
E’ una forte emozione vedere dei bambini di diversa cultura, di diversa lingua, giocare ed intendersi alla perfezione; è anche una grossa lezione. Penso tra me e me: ecco l’essenza del così tanto propagandato villaggio globale, ecco cosa significa essere cittadino del mondo; significa manifestare il proprio modo di vivere, i propri sentimenti, senza riserve anche, anzi soprattutto, in realtà diverse da quella in cui abbiamo vissuto, mantenendoci peraltro aperti a nuove esperienze e tolleranti nei confronti degli altri.
Ma inevitabilmente ritorno coi piedi sulla terra e riflettendo mi accorgo come questo discorso sia molto limitato e ricco di contrasti. E’ possibile che debbano arrivare i bambini da Chernobyl perché si mantenga vivo il rapporto tra i nostri paesi? Lo scambio, inteso in senso largo, la cooperazione tra i paesi calabresi (in particolare quelli della provincia e delle Comunità Montane) non può essere un evento straordinario, deve invece essere qualcosa di ordinario in una visione di crescita collettiva. E’ naturale sottolineare l’inutilità dell’arroccamento vista anche la piega dello sviluppo che è quella del consorzio in un’ottica più ampia di quella comunale.
Ma riguardo i bambini: si stanno divertendo. Ed io? Li ringrazio, ho riflettuto.

Articolo da "L'Occhio" n. 14.96 di Denise Esposito


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