Dialogo

 

Diocesi  di Ales -Terralba

Parrocchia di "S. Pietro Apostolo"

-Terralba-


 

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DIALOGO

Carissimi
C'è un preoccupante e rattristante vuoto nella nostra Parrocchia. 
Non è semplicemente questione di banchi vuoti. La Chiesa potrebbe essere anche piena in tutte le sue parti, gremita come nelle grandi occasioni (del resto succede in diverse occasioni, durante l'anno), eppure questo vuoto sussisterebbe, sempre con la sua carica per me piuttosto inquietante.
Di quale vuoto parlo ? di quello lasciato dai giovani, in particolare da quelli tradizionalmente parte attiva nell'animazione di iniziative simpatiche, festose, cariche di brio e di gioia di vivere, col gusto di trovarsi insieme a pregare, a cantare, a giocare, a dirsi e a dire della speranza e dell'impegno conseguente per un mondo diverso, più bello, più fraterno, più positivo. 
Ci manca la loro carica di contestazione generosa, talvolta vista come ingenua e idealista, ma insieme necessaria a scuotere la tendenza all'assuefazione ad una certa mediocrità rassegnata, su cui rischiamo di adagiarci noi adulti. Ci mancano le loro iniziative chiassose, che facevano arricciare il naso e storcere la bocca alle persone troppo tranquille, anche nelle nostre assemblee liturgiche, ma che suggerivano l'idea che comunque quelli, i ragazzi “rompiscatole”, credevano a quello che facevano, capaci di gridare di gioia o di indignarsi in modalità spesso poco convenzionali. A me, lo confesso candidamente, non piacciono tanto le canzonette “leggere”, e professo la mia decisa preferenza per il gregoriano e per i corali di Bach. Ma quanto mi mancano le chitarre in chiesa, accompagnate da giovani un po' troppo esuberanti, ma così vivi nella loro loquacità non sempre composta, così spavaldi nel loro coraggio di sperare e di disperare ! Perché si è creato questo vuoto dentro gli spazi propri della Chiesa (liturgie, oratorio, campi estivi…) mentre così vicino, proprio in piazza di Chiesa, lo spazio brulica di presenze, che però sentono ciò che si vive dentro le mura ecclesiastiche profondamente estraneo e insignificante. Due mondi paralleli stentano a trovare un terreno di incontro, o almeno di scontro, un linguaggio comune su cui impostare un dialogo. Eppure sono i “nostri” figli, tanti li ho presentati io alla cresima, i loro genitori hanno voluto che seguissero gli itinerari consueti di formazione religiosa. I nostri catechisti e catechiste c'erano così affezionati…Cosa è successo ? siamo diventati, noi adulti, poco accoglienti ? Li abbiamo scoraggiati con i nostri modi di fare troppo legati a convenzioni passate ? Gesù di Nazareth non può essere passato di moda, egli non è soggetto al logorio delle mode, egli è sempre giovane. Siamo noi invecchiati e abbiamo presentato un Gesù vecchio ?
Chi può mi risponda, per favore ! Lo dico soprattutto a voi giovani: ho bisogno di sentire la vostra vicinanza, le vostre voci anche critiche, le vostre domande imbarazzanti. Chissà se saprei rispondere a tanti interrogativi… Apprezzate almeno l'affetto, la stima, la condivisione, l'attenzione fiduciosa di chi vi vuole bene !Forse lo Spirito già vi ha raggiunto, magari con le inquietudini che Egli sa creare, e io non ne so niente. Fatemi sapere, trovate voi il modo, chè io non riesco, e fatemi condividere le vostre gioie e le vostre fatiche.Intanto, questo ve lo assicuro, io prego per voi, insieme con tutta la mia comunità.
Ci rivediamo almeno a Pasqua ?

 

 

Parliamo di 
“PACE”?

In questo periodo, ci cerca di fare il plausibile per fermare questa guerra.
Manifestazioni in tutto il mondo per dire “NO”, basta con le vittime innocenti. Ogni giorno vediamo i volti dei bambini, di donne e uomini: nei
loro occhi la paura. Questa pero è una dei tanti conflitti che ci sono al mondo, i mass-media ne hanno fatto un fatto personale, vince chi ha la notizia con più morti o chi ha lanciato per prima la bomba.Questa settimana si sono ricordati in una conferenza i martiri delle Foibe: ricordiamo per non dimenticare quello che è stato in grado di fare “l'uomo”? Ricordiamo sempre ciò che è stato crudelmente fatto in passato, ma oggi cosa facciamo? Dobbiamo aspettare che questa guerra finisca per poi ricordare le morti 

 

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