Sinodo:quale progettualità per la comunità cristiana?

Sono trascorsi già tre anni che la nostra Chiesa locale è in Sinodo.
Diversi sono stati i momenti in cui si è stati chiamati a prendere parte: da quello primario del ritrovarsi e riscoprirsi Chiesa orante, a quello di catechizzare tutti i membri del Corpo vivo di Cristo.
Un cammino irto di difficoltà e resistenze umane, in un periodo anche particolare della nostra Chiesa, per le vicissitudini di salute, del Pastore Mariano Magrassi.
Risuonano ora con più forza le parole dell’evangelista Marco: “Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l’ultima parte della notte, andò verso loro camminando sul mare...” (Mc, 7,48).
Con forte insistenza, il vescovo Francesco Cacucci, ha voluto continuare nel portare a termine i lavori sinodali, ed ha più volte dichiarato la lungimiranza, da parte di Padre Mariano di porre un Sinodo come dono provvidenziale per l’intera Chiesa.
Tutti ci attendiamo dei risultati e delle novità di cambia-mento per le nostre comunità, ma forse non ci accorgiamo delle vitalità portate dalla struttura sinodale nel camminare insieme come Chiesa che crede, ama, spera nell’annun-ciare l’Evangelo di Gesù.
In questa linea, Mons. Cacucci, negli interventi posti al sinodo ha dichiarato: “Ricordate il cammino negli anni Settanta nella chiesa italiana: “Evangelizzazione e Sacramenti”. In quel decennio, si è compresi che non è possibile vivere la liturgia, vivere i sacramenti senza dare ragione della propria fede, della propria speranza. E’ stata un’intuizione fondamentale quella della priorità dell’evangelizzazione ma con una
vivere la liturgia, vivere i sacramenti senza dare ragione della propria fede, della propria speranza. E’ stata un’intuizione fondamentale quella della priorità dell’evangelizzazione ma con una deformazione, legata al fatto che si è intesa la catechesi nonostante tutte le sottolineature esperienzali, ancora come la preparazione ai sacramenti.
Ed ancora oggi tutta la nostra pastorale è impostata sulla preparazione ai sacramenti.
Tutto sommato la catechesi dovrebbe essere preparazione non solo ai sacramenti ma alla vita.
E’ necessario che ci sia una visione di fondo nell’imposta-zione pastorale, che consenta a tutti noi di capire che quello che sto vivendo lo vivo nella dimensione della fede, nella dimensione della liturgia, culmine e fonte della vita della Chiesa e deve esprimersi in tutti gli spazi della vita concreta, della storia” (intervento dell’Arcivescovo del 25.09.99).
In questi orientamenti, si può ben comprendere che una nuova progettualità sarà frutto di quelle tensioni nella sintesi interiore fra fede e vita. L’adesione al Signore Gesù fatta nella fede, deve essere centro polarizzatore di ogni dimensione umana nella crescita globale.

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