La popolazione di Savona, che al tempo si addensava nel centro fortificato,
cominciava, in questo periodo, ad espandersi al di fuori delle mura.
Data la scarsità di spazi all'interno della città fortificata,
in questo periodo, sono soprattutto gli enti ecclesiastici che edificano
monumentali complessi a levante della città in località
Cappuccini e Valloria.
Nel Trecento, subito fuori le mura della città a levante, troviamo
il borgo di porta Foria (oggi Santa Lucia), dove trovavano posto, unitamente
a vari orti e giardini, numerosi edifici non meno lussuosi di quelli cittadini
e considerati ameni luoghi di villeggiatura.
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La chiesa di San Giacomo, nell'Ottocento, fu trasformata in stabilimento
di pena.
Attraverso una convenzione del 1856 tra il comune e l'amministrazione
degli Ospizi del Santuario, al comune passavano i locali del convento
di San Giacomo che l'ospedale San Paolo aveva ricevuto in proprietà
attraverso un decreto imperiale nel periodo napoleonico.
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Il primo rudimentale stabilimento balneare a Savona fu quello dell'albergo
Reale ubicato nei pressi delle attuali funivie in un <<sito bellissimo
e dove bagnarsi è sì comodo ed agiato>> (1880).
Cinque
anni dopo, i gestori dell'albergo Svizzero impiantavano un modesto stabilimento
in legno nella stessa zona.
Nel 1870, l'Hotel De Rome si aggiudicò il tratto di spiaggia sotto
il colle di San Giacomo.
Lo stabilimento balneare di levante più prestigioso fu sicuramente
il Miramare situato proprio nell'attuale sede delle funivie. Sulle colline
retrostanti, il grande albergo Miramare (destinato nel 1930 al comando
dei carabinieri).
A poco a poco, scomparvero gli stabilimenti balneari del levante, solo
il Miramare rimase, per alcuni anni, a ricordare decenni di vita balneare
nelle acque del porto e dell'avamporto, mentre si impiantò, negli
Anni Trenta, lo stabilimento Paradiso, tra le gallerie Valloria e il ritano
del rio Termine.
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A causa delle gravi deficienze della linea ferroviaria per l'interno,
i grandi quantitativi di carbone che arrivavano via mare, non riuscivano
ad essere smistati sufficientemente.
Si era giunti ad una situazione di estrema gravità. Queste necessità
spinsero i due ingegneri Carissimo e Crotti a presentare, nel 1903, un
progetto di funivia aerea tra lo scalo savonese e San Giuseppe di Cairo,
lunga 18 km.
Nel 1910 si costituì la Società anonima Funivie Savona-San
Giuseppe.
Le funivie vennero realizzate intorno al 1913.
La stazione di partenza, prevista dapprima in vicinanza della Foce del
Letimbro, venne fissata sul lato nord del bacino portuale.
Fornite di potenti gru a ponte, vennero costruite ventiquattro celle che
costituirono i silos per il provvisorio deposito delle merci.
Nel 1926 inizia il secondo periodo delle funivie Savona-San Giuseppe caratterizzato
dalla realizzazione del pontile di sbarco rapido alla stazione Miramare.
L'impianto funiviario, infatti, che aveva arrecato notevoli benefici al
porto savonese liberandolo dal problema del trasporto del carbone al di
là dell'Appennino e dal magazzinaggio sulle Calate, risolveva per
Savona, soprattutto, un problema di trasporto.
Venne realizzato, nel 1926, un pontile lungo 130 m. per permettere l'accosto
a qualsiasi nave da carico. Sul pontile venne posta una teleferica raccordata
con la linea aerea per San Giuseppe.
Al 1936 risale l'ultima fase di potenziamento delle funivie Savona-San
Giuseppe: con lo sviluppo industriale della piana della Bormida si rese
necessario il raddoppio della linea aerea di trasporto.
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Il comune di Savona, dopo l'annessione al Piemonte, si interessò
attivamente al problema della viabilità. Seguirono progetti del
governo sardo: Il tracciato definitivo della strada costiera verso Albisola
venne approvato nel 1850. La nuova strada sostituiva la precedente malagevole
mulattiera con grande vantaggio per il commercio.
Nel 1829 venne anche realizzato il tratto di strada verso Genova mediante
il taglio a picco della collina dello Sperone e l'apertura della galleria
che verrà detta del Garbasso.
Il marchese Camillo Garroni, ex Prefetto di Genova, scrisse su "Il
cittadino" del 1926:
<<...per le strade ordinarie della Liguria deve ancora ringraziare
Napoleone essendo a lui dovuta la strada cosiddetta della Cornice e cioè
lungo le rive del mare. Questa strada, buona ai tempi antichi, dato il
poco movimento di carri e carrozze, oggi è qualche cosa di impossibile
per la strettezza, per le pendenze, per le giravolte e pei pericoli che
presenta di fronte a burroni e precipizi. Ne completa la situazione disgraziata
la cattiva manutenzione...>>.
Nei primi anni Trenta va in porto l'annoso problema della strada a mare
Savona-Albisola.
L'aspirazione dei savonesi per un collegamento costiero con la vicina
Albisola, non si misura a decenni, ma a secoli.
Fino ai primi decenni del Novecento, per raggiungere Albisola occorreva
percorrere un lungo e tortuoso percorso che, dall'attuale piazza Diaz,
attraverso la galleria del Garbasso, saliva in Valloria per discendere
al ritano del Termine, confine tra i comuni di savona ed Albisola.
In precedenza, quando non era ancora stato aperto il Garbasso (che venne
forato nel 1829), era ancora peggio: bisognava salire per la via dei Cappuccini
(sistemata nel 1630) e per Ranco e il bosco delle Ninfe, scendere ad Albisola.
Logico, pertanto, che una strada a mare che collegasse le due località
costire così vicine, fosse sentita da molto tempo.
Fu nel 1906 che il sindaco Pertusio propose la costituzione di un "Consorzio
per il progetto di strada a mare Savona-Albisola".
Si faceva rilevare, in quel periodo, che una parte della strada avrebbe
dovuto essere compresa nel progetto di sistemazione del porto per cui
si sarebbe potuto ottenere il concorso del governo.
Arrivati all'approvazione del progetto della nuova strada, si dovette
superare ancora un ostacolo: quello della larghezza dell'arteria che,
diversamente dai piani dell'Anas, localmente si auspicava che la larghezza
fosse portata a 14 metri (dieci di carreggiata, tre di marciapiede dal
lato mare e uno di marciapiede dal lato opposto) per sopperire alle crescenti
esigenze del traffico, realizzando nel contempo, un comodo passeggio cittadino.
I lavori per la litoranea Savona-Albisola ebbero inizio nel 1929 e l'inaugurazione
avvenne nel 1931.
Fu necessario, oltre alla costruzione di un viadotto a mare nell'iniziale
tratto da piazza Leon Pancaldo a Santa Lucia, il taglio delle colline
degradanti verso il mare e la realizzazione di una galleria, in località
Valloria, lunga 120 m. e larga 12 m. Solo nel secondo dopoguerra alla
strada venne dato il nome di lungomare Matteotti.
La realizzazione della strada a mare, mutò radicalmente la funzione
della piazza Leon Pancaldo che divenne importante nodo di transito.
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