storia della cittą

INDICE:

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Savona prima del XIX secolo

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Savona nella prima metà del XIX secolo

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Savona tra il 1850 ed il 1900

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Savona tra il 1900 ed il 1950

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Savona dal 1950 ad oggi

Savona prima del XIX secolo:

antica mappa del porto
Le origini di Savona, confondendosi con quelle del popolo ligure, rivelano certamente l'origine autoctona, mediterranea e marina dei suoi primitivi abitanti, fieri, tenaci, laboriosi, esperti nella navigazione e nei commerci.
Il primo dato sicuro che si ha sulla storia savonese, riguarda la parte attiva presa dalla città nella seconda guerra punica a fianco della potente cartagine e ci rivela per la prima volta la fatale rivalità con Genova, allora alleata dei Romani, rivalità che dominerà la storia ligure.
La conquista romana e la valorizzazione di Vado, dominante la rada e punto convergente della strada di Genova con quella transalpina per Acqui e Tortona, fanno passare per molti anni Savona in seconda linea, ma, con il decadere della romana Vado, il centro economico e militare della regione si sposta nella rupestre posizione di Savona, elevata a Contea, dopo la distruzione del regno longobardo per opera di Carlo Magno e poi a Marca degli Aleramici che portano gloriosamente sul mare le armi Savonesi.
In tal periodo la città conosce i suoi primi splendori: si intensificano i traffici ed i commerci, si da nuovo impulso alle civiche istituzioni, sorge l'ospedale, il mercato, la cinta murata e si sviluppa il porto.

Nel XII secolo iniziò la costruzione di un nuovo porto artificiale intorno al quale si svilupperà il centro storico medioevale della città: prima il lungo isolato della Scaria, poi la costruzione di altri isolati tutti allungati e disposti secondo un impianto a formare quasi un anfiteatro sulla Darsena collegati da strade strette radiali che assumono spesso la struttura di archivolti.
Fu in occasione della guerra con Genova che vennero costruite nuove mura intorno alla città. Le mura del XII secolo arrivano fino alla porta del mercato cioè a Nord-Ovest della attuale piazza della Maddalena fino alle propaggini del Monticello dove si apriva la porta Foria, la cinta scendeva poi verso il mare passando presso l'attuale piazza Leon Pancaldo .
Da questo momento per la cittadella sul Priamar iniziò un lento e progressivo distacco dalla vita attiva e commerciale della città che si protrarrà per oltre un secolo fino a quando la cittadella assumerà il ruolo di centro religioso.
La città medioevale continuerà a crescere su se stessa all'interno della cerchia muraria dove troveranno sede anche numerosi palazzi nobiliari e torri gentilizie, negli atti notarili del 1178-1217 ne sono segnalate oltre cinquanta.

Cesare Garrone ci restituisce una descrizione della città in epoca medioevale :

<<... La vecchia Savona in angusta cerchia di mura che stringevano il cuore, avea, salvo alcuni palazzi di questo nome, case piccole, meschine di forme, ignobili e sudicie... intersecate da calli strette e tortuose...>>.

Il tracciato delle mura trecentesche, con un percorso di quasi 2.500 metri, dà una forma compiuta alla città, bloccandola in una serrata struttura topografica in cui domina il tipo a schiera e che rimarrà inalterata per tutto il Medioevo costituendo anzi il limite massimo del suo perimetro, non più superato per quasi cinque secoli.
Fuori le mura cittadine sorsero cinque borghi: il piccolo nucleo di case fuori porta Foria progressivamente cancellato dalle fortificazioni del castello dello Sperone, il borgo Superiore o di San Giovanni lungo la strada per Lavagnola, una zona intensamente coltivata ad orti, il borgo Inferiore o di Porta Bellaria esteso fino al ponte delle Pile, il Borgo della Foce e il borgo del Molo sul molo di S. Erasmo; subito fuori la città verso il Letimbro, oltre porta Bellaria, si incontra la località Fontanigum con orti, vigneti, oliveti e solo poche case, dopo la quale la strada raggiunge la zona delle Pile (attuale Consolazione); a Sud di questa zona abbiamo un terreno acquitrinoso per l'irregolare corso del fiume suddiviso in più rivoli; all'estremo Nord il terreno è molto accidentato con la costa che scende a picco sul mare verso Albisola.

Nel suo insieme la città murata costituisce un compatto agglomerato di edifici; riprova di ciò è il fatto che i più importanti insediamenti religiosi del 1400 sono costtretti a trovare posto fuori dalla cinta, in zone suburbane o, addirittura, in aperta campagna: è il caso di N. S. della Consolazione, degli Agostiniani, di S. Giacomo e del monastero della Certosa sorto nel 1480 sul colle di Loreto.


fortezza PriamarDal 1528, anno della definitiva resa di Savona a Genova, avrà inizio una lunga serie di interventi traumatici che incideranno pesantemente nella città come il riempimento del porto (1528) e la completa distruzione della cittadella del Priamar (1542-44).

Nel 1542 Genova decide la costruzione di una nuova grandiosa fortezza proprio sul colle del Priamar: tutt'intorno al perimetro che comportò la demolizione di diverse torri, case e del complesso conventuale di San Domenico.
Fuori città, nella valle di San Bernardo, venne costruito il primo nucleo del Santuario e degli Ospizi ad esso annessi dopo l'evento dell'apparizione della Madonna della Misericordia nel 1536. Attorno all'edificio verrà a crearsi un piccolo centro urbano all'interno della valle del Letimbro.

La città nel 1600 subisce un forte spopolamento mentre nella campagna circostante si costruiscono residenze di pregio come palazzo Multedo ai Folconi, palazzo Corsi a Monturbano, palazzo Cambiaso e Riario al Borgo Superiore, Palazzo Imperiale e Grassi a Lavagnola, Palazzo Gavotti e Palazzo Spinola a Legino.
In città si vanno ad insediare invece quelle istituzioni religiose precedentemente ubicate sul Priamar; si costruisce anche la cattedrale nel 1589.

Tra il 1626 ed il 1633 vengono costruite le fortificazioni esterne della città con la demolizione di un centinaio di case.

Dopo la demolizione del borgo di Porta Bellaria, avvenuta nella secona metà del Seicento, le numerose fornaci di ceramiche che vi erano, si trasferirono nel Borgo di San Giovanni, unica zona in tutta Savona dove si costruirono edifici; nel resto della città fino al XIX secolo non vi furono altro che lavori di ristrutturazione o demolizione (nel 1693 per ampliamento delle difese esterne della fortezza Priamar, vennero abbattute 60 case).

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Savona nella prima metà del XIX secolo:

sovrapposizione mappa della cittą 1750-oggi Urbanisticamente la città, nei primi decenni dell'Ottocento, era ancora chiusa entro il suo vecchio ed angusto perimetro della cinta muraria: una cerchia urbana che non differiva da quella dei secoli precedenti dove le case ed i palazzi dei nobili coesistevano con le abitazioni spesso cadenti della maggior parte della popolazione, anche se già in precedenza si erano registrati modesti tentativi di costruzione fuori le mura, ma si trattava di ville patrizie o case coloniche sparse negli immediati dintorni del perimetro urbano.

Nonostante l'incremento demografico della popolazione di Savona che che dal 1801 al 1865 passò da 10.600 a 18.400 abitanti, il tessuto edilizio della città rimase pressochè immutato, nuovi appartamenti vennero ricavati dalle trasformazioni interne degli edifici, dagli accorpamenti e sopraelevazioni delle antiche schiere medioevali.


Scrive in quel periodo, lo storico Garroni:

<<... case piccole, meschine di forme, ignobili e sudicie, sparse di torri mozze, intersecate da calli strette e tortuose e lastricate di mattoni, dalle quali, causa la loro struttura, erano banditi i raggi del sole, tra i quali serpea un aere umido, freddo e stantio...>>

in giallo: edificato 1750 -- bianco/contorno nero: situazione attuale
dal confronto delle due planimetrie (1750 e oggi) si evidenziano i drastici tagli all'interno del tessuto urbano di origine medioevale a seguito degli inserimenti degli assi viabilistici ottocenteschi delle vie Paleocapa e Pietro Giuria e la costruzione di alcuni edifici moderni (di discutibile qualità architettonica) nell'ambito dei vuoti creati dalle distruzioni dei bombardamenti aerei del secondo conflitto mondiale, vedi ex quartiere dei Cassari e della Calata.

Si registrano in questo periodo, all'interno della città, solo sporadiche iniziative di rinnovamento urbano come il livellamento di vie cittadine e l'esecuzione di nuovi lastricati.

Dal 1825 al 1848 vennero abbattute le mura cittadine a cominciare dal tratto antistante S. Agostino e la Quarda fino alla porta di San Giovanni con la realizzazione della attuale piazza Diaz, nonchè l'apertura della galleria del Garbasso (l'apertura della galleria migliorò notevolmente i collegamenti con il levante, prima di allora, fino al 1829, bisognava salire per la via dei Cappuccini e per Ranco e il Bosco delle Ninfe, per arrivare ad Albisola).
Con la copertura del fossato delle mura si realizza, tra il 1833 ed il 1839, la passeggiata delle Lizie a ponente della città, un viale alberato destinato al passeggio.

Nonostante il momento di stasi all'interno della città, vengono migliorati i collegamenti extraurbani come la strada da Savona ad Acqui, il miglioramento del collegamento costiero, della via per il Santuario, della strada verso ponente della Consolazione a Legino (oggi, via alla Rocca di Legino), ed il già citato collegamento con il levante che dalla piazza del mercato (oggi, piazza Diaz) saliva alla galleria del Garbasso e, passando sotto il convento di San Giacomo, andava verso Albisola.

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Savona tra il 1850 ed il 1900:

L'abbattimento delle mura è ritenuto l'opeazione più urgente per aprire le zone edificate verso le areee limitrofe.
Le mura, vecchio simbolo di sicurezza, non hanno più funzione strategica, la loro demolizione permette alla città di espandersi nel territorio circostante.

A Savona, subito fuori le due porte delle mura cittadine, si costruiranno le due relative piazze e i due edifici più significativi ed importanti dell'architettura sociale dell'Ottocento savonese: il teatro Chiabrera e l'ospedale San Paolo.
I lavori per la costruzione del teatro iniziano tra il 1850 ed il 1853 proprio sotto le mura del castello dello Sperone, in quella che alla fine del XII secolo era la piazza del Mercato; il teatro venne progettato in stile neoclassico dall'architetto carlo Falconieri.
L'ospedale San Paolo (realizzato tra il 1847 ed il 1852) fu progettato dall'architetto Carlo Sada. L'orientamento dell'edificio, fissa definitivamente, fedele ai canoni torinesi, anche quello di tutta la maglia viaria ottocentesca che il Cortese, ingegnere civico di Savona, delinea con il Piano Regolatore del 1856.

Nel 1852 vengono incaricati gli architetti Cortese e Galleano per la stesura del progetto di Piano Regolatore.
Il piano venne approvato nel 1856; esso si limitava a tracciare un disegno di strade secondo un sistemaa maglie ortogonali che individuavano una serie di isolati di simensioni variabili ma irregolari ai margini per adeguarsi ai diversi allineamenti di strade e di case già esistenti: i nuovi quartieri semplicemente si accosteavano alla città esistente, intervenendo, nella fascia compresa tra la passeggiata delle Lizie ed il retro degli edifici del San Paolo e del duomo.
La variante al Piano Regolatore di Tissoni e Frumento nel 1865 non si discosta molto dal piano del 1856: solo frammenta in modo più accentuato l'area riducendo così le corti interne degli isolati.
Asse centrale del piano è la strada porticata, via Paleocapa, che, dalla stazione attraverso il centro storico, arriva sino al porto attraverso lo sventramento dei quartieri antichi, mentre un ampio corso rettilineo, corso Principe Amedeo (oggi, corso Italia), separa la città vecchia dal reticolo ortogonale della nuova espansione.
I lavori della variante iniziano nel 1868: da questo momenti si avvia il più imponente sviluppo cittadino che si protrarrà sino ai primi decenni del Novecento.
Il Comune espropriò vaste aree che per la maggior parte erano appezzamenti di terreno coltivati ad orti e vititi, agrumi e ortivi , ma anche parchi di proprietà nobiliari, come il giardino del palazzo del marchese De Mari.
Con la variante al piano regolatore gli amministratori savonesi riuscirono ad imporre condizioni come portici, larghezza delle strade, ampiezza delle piazze, che dovevano apparire allora estremamente onerose ed ambiziose (corso Italia, ex corso Principe Amedeo, ha una sezione di ben 18 metri).
Proprio a fianco del nuovo ospedale San Paolo venne costruita la prima grande arteria cittadina che attuava il piano Corsi , corso Principe Amedeo: era lunga 764 metri ed era larga 18 metri con filari di alberi che correvano parallelamente ai suoi lati, forniti di comodi marciapiedi, selciato in lastre e tacchi della Spezia.
Altra arteria di primaria importanza era via Paleocapa intitolata a Pietro Paleocapa, un eminente uomo politico bergamasco, strenuo difensore delle aspirazioni savonesi riguardanrti i collegamenti ferroviari con il Piemonte; nel 1862 si discussero le caratteristiche della strada; due anni dopo il Regolamento d'Ornato precisava che gli edifici della piazza su cui sarebbe sorta la stazione ferroviaria e della strada tra questa ed il centro della città dovevano essere decorati da portici lungo la loro fronte esterna; i portici nei punti di crocicchio delle strade trasversali con detta strada principale, dovevano essere continuati a terrazzo scoperto.
Stabilito che la stazione doveva sorgere sulla sponda sinistra del torrente Letimbro, si potè definire la nuova strada verso il centro cittadino e si seguì il percorso di un modesto viottolo lungo circa 50 metri esistente da tempo ed indicato con il nome di vico del Molino il quale congiungeva via Pia con la passeggiata delle Lizie.
La strada nel 1871 arrivava fino a via Pia ed era lunga 330 metri: non si pensava allora che la strada dovesse arrivare sino al porto.
Piazza Mameli sorse nel 1868 a seguito della costruzione dei primi edifici su via Paleocapa, si sviluppò rapidamente ed in pochi anni assunse quello che doveva diventare, per gran parte, la sua fisionomia. Su piazza Mameli aveva l'ingresso il bel giardino De Mari: il giardino scomparve dopo il primo decennio del Novecento per lasciare il posto all'ultimo fabbricato di piazza Mameli.
Piazza Sisto IV venne sistemata con aiuole ed alberi ad alto fusto: era un giardino di forma ellittica, con alberi di eucaliptus, chiuso da una bassa cancellata in ferro: per Savona rappresentava un palocoscenico all'aperto dove le bande musicali cittadine e quelle militari eseguivano applauditi concerti: il palco venne costruito in muratura. La piazza doveva mutare fisionomia a partire dagli anni Trenta del XX secolo.
Piazza del Popolo era conosciuta comunemente alla fine del secolo scorso come piazza della stazione (l'edificio della vecchia stazione venne demolito nel 1980): la piazza nel 1880 aveva una superficie di 22.800 mq. sistemata a giardini, nel 1884 prese il nome di Piazza Principe Umberto e divenne l'attuale Piazza del Popolo, nel 1945.
Piazza Diaz, l'antica piazza del mercato, vantò per molti decenni l'esistenza di molti alberghi che, dalla metà del'Ottocento ai primi decenni del Novecento, ebbero vasta fama, il più noto fu l'albergo Svizzero, sorto nel 1849; ma il più importante edificio prospettante sulla piazza è il teatro Chiabrera, edificio in stile neoclassico con facciata ornata da due ordini di colonne sovrapposte doriche e ioniche, costruito nel 1850 dall'architetto Cortese.


Negli stessi anni in cui iniziarono i lavori per la variante al piano regolatore di Savona, nella città venne costruita la ferrovia per Genova, Ventimiglia e quella per Torino: in un primo tempo, nel 1852, si pensò di collegare l'edificio della stazione ferroviaria nella zona portuale dove sorse poi la stazione marittima ma, nel 1863, per maggiore comodità dei viaggiatori, venne ubicata nella sponda sinistra del Letimbro, all'inizio era solo una baracca ma nel 1881 sarà sostituita dalla stazione ferroviaria a conclusione del completamento di via Paleocapa: all'interno della stazione esisteva un'ampia tettoia in ferro che copriva i primi tre binari che venne smantellata nel 1940 quando la nuova stazione fu trasferita a Mongrifone.
La ferrovia da Genova raggiunse Savona nel 1868 e solo nel 1872 entra in esercizio la linea per Ventimiglia.

Nel 1893 iniziarono i primi lavori per il prolungamento di via Paleocapa verso il porto: il progetto di Carlo Tissoni è del 1887. Per il compimento di via Paleocapa si rese necessaria la demolizione di vari fabbricati esistenti tra via Pia e piazza Leon Pancaldo : i lavori iniziarono nel 1891 e nel 1898 la via Paleocapa arrivava all'odierna piazza Leon Pancaldo; i nuovi edifici che sorsero in pochi anni tra via Pia e la torretta mantennero le stesse eleganti caratteristiche di quelle del precedente tratto, ma per questa operazione vennero demoliti parte dei fabbricati medioevali che dalla calata arrivavano sull'area della piazza Leon Pancaldo. Durante i lavori per il prolungamento di via Paleocapa si registrò una certa pressione da parte della cittadinanza per abbattere la torre Leon Pancaldo considerata "un'intoppo all'occhio che vuole trascorrere libero al di là della piazza"; ma la torretta rimase al suo posto, quale ultima testimonianza della cinta muraria eretta sei secoli orsono.

Sul finire dell'Ottocento il corso Principe Amedeo venne prolungato verso il mare: questo tratto assunse comunemente il nome di Prolungamento: sistemato a giardini intorno al 1900, nello stesso tempo si formò anche il vasto piazzale con la costruzione di un muraglione lungo il mare ed il passeggio che prese il nome di Trento e Trieste, accanto alla fortezza del Priamar.

Alla fine del secolo scorso la piazza del molo era molto più vasta di adesso e al tempo si realizzò la cosiddetta Terrazzetta: una terrazza-passeggiata costituente la copertura di un basso e lungo edificio fronteggiante la Darsena Vecchia, ad uso magazzino. Nel 1870 la piazza del Molo era così descritta:
<< un bel quadrato con ampi viali e con larghe strade di contorno, della superficie di circa 30.000 mq.>>.

Anche all'interno del porto vennero realizzati numerosi lavori per l'ampliamento dello stesso: tra il 1871 ed il 1881 il Comune realizza nel porto la nuova darsena Vittoria Emanuele II per l'impianto della stazione di partenza delle funivie Savona-San Giuseppe. Il porto divenne in breve tempo il polmone vitale della città: si installarono in un primo tempo, nel 1880 lo stabilimento meccanico della Servettaz e la Poggi & Astengo con un impianto per la macinazione dello zolfo, nel 1889, l'impianto petrolifero Benedetto Walter & C.
Altri lavori vennero realizzati nel porto nei primi anni del Novecento all'interno del porto come la calata Paolo Boselli ed il Parco Vagoni.

Alla fine del secolo si registrano ancora interventi edificatori al di fuori della Variante al piano regolatore e sono l'espansione a nord lungo corso Torino, l'espansione a mare sul costruendo Corso Colombo e alle Fornaci e nell'Oltreletimbro sul costruendo Corso Ricci, il cimitero monumentale di Zinola del 1879 costruito in stile neoclassico con tendenze eclettiche classicheggianti.

Via Pietro Giuria e la piazza Giulio II vennero realizzate tra il 1880 e il 1885 per ragioni di igiene; per l'apertura della strada venne demolito il quartiere dei Cassari ed edifici di pregio come il collegio degli Scolopi, la chiesa di Santa Croce. Corso Colombo fu realizzato a partire dalla fine dell'Ottocento; in seguito, all'inizio del secolo XX venne prima costruito il ponte sul Letimbro e poi, tra il 1905 ed il 1910 venne realizzata l'intera arteria sino alle Fornaci, via Vittorio Veneto.

Nel borgo delle Fornaci scomparvero dalla fine del secolo XIX le numerose fabbriche di laterizi lasciando il posto alla serie di nuovi alti edifici fronteggianti il mare.

Purtroppo il piano regolatore del 1856 e la successiva Variante Corsi del 1865 non tennero conto di una razionale disposizione delle iniziative industriali che furono costrette ad istallarsi alle frange estreme dell'edificato dove stava espandendosi la città: su corso Ricci e su corso Colombo creando una caotica e disordinata commistione di funzioni.
Su corso Ricci che dalla chiesa della Consolazione arrivava fino all'altezza della vetreria Viglienzoni lungo la sponda destra del Letimbro, si istallarono, oltre alla sopracitata vetreria Viglienzoni, le distillerie italiane, un fabbrica di materiali refrattari, il pastificio Astengo e la fonderia Balbotin.
Su corso Colombo e lungo la costa si istallarono numerosi cantieri navali (cantieri Solimano), la Servettaz e, nel 1910, la centrale termoelettrica.

Con la fine del secolo può dirsi perfettamente delineato il nuovo centro cittadino: in gran parte costellato dagli alti edifici e, in alcuni tronchi ormai perfettamente tracciato con i primi palazzi sorti, anche se in maniera non contigua, perfettamente allineati sul tracciato prefissato per la nuova città. Lo storico Nicolò Cesare Garroni nella sua Guida del 1874, quando via Paleocapa e il corso Principe Amedeo stavano assumendo il loro aspetto definitivo e già stavano delineandosi gli altri ampliamenti, così descrive Savona:

<< Oggi la città nuova si va compenetrando in più parti nella vecchia e quando la riunione sarà compiuta e perfetta e ambedue formino una città sola ed eguale, colle ampie strade che tutte ostentano da un lato i floridi colli e dall'altro le trepida marina, con un'aere incontaminabile, con mare salutifero e solazzevole e con una stazione, il cui spettacolo non teme paragoni, questa rinascente Savona è in via di riuscire fra le cento città d'Italia, una delle più salubri e dilettevoli>>.

Nel 1871 A. Bertolotto e S. Pesano scrivevano:

<< La parte nuova della città, che è quella più vicina al Letimbro, si presenta, con le sue nuove costruzioni, grandiosa e tale da far meravigliare chiunque gurdandola ponga mente che nel giro di appena un lustro si è compiuta questa trasformazione, e sorsero alti e superbi palazzi dove prima modestamente fiorivano gli aranci>>.

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Savona tra il 1900 ed il 1950:

All'inizio del Novecento, il centro storico di Savona risulta nel suo insieme ormai ben delineato nel suo aspetto, citiamo, come esempio, una pubblicazione su Savona del 1905:

<<...la città nuova non ha più di quarant'anni di vita, si presenta allo sguardo regolare come una scacchiera, un lembo di Torino, con magnifiche vie e piazze, prima fra tutte la piazza Principe Umberto bella e spaziosa, ornata di giardini; seguono le piazze Paleocapa, Sisto IV e Giulio II; sono ammirevoli la via Paleocapa che corre diritta al porto, dirimpetto alla archeologica e storica torre Leon Pancaldo; il corso Principe Amedeo, uno dei più belli e simpatici della Liguria largo diciotto metri che volge verso Sud ad un magnifico square baciato dal mare, ritrovo prediletto di cittadini e dei forestieri nella bella stagione; dall'una all'altra parte frastagliano le arterie principali le vie Pertinace, Brusco, Ratti, Niella, Montenotte, Verzellino, Manzoni, Guidobono e altre, larghe circa quattordici metri ciascuna e tutte indistintamente fiancheggiate da ampi edifici, con appartamenti nei quali generalmente si trovano tutte le comodità moderne, con negozi d'ogni sorta...>>.

All'inizio del secolo si registra a Savona anche un discreto movimento turistico: sull'arenile, nelle aree lasciate libere dagli stabilimenti industriali, sorsero numerosi stabilimenti balneari tra i quali i Miramare (che lasciarono il posto alla stazione di partenza delle funivie Savona-San Giuseppe negli anni Trenta) e i bagni Wanda che sorsero nel 1902 su Corso Colombo sotto la direzione tecnica dell'ing. G.D. Antony (lo stabilimento balneare, un cafè chantan che per vent'anni fu il centro di attrazione della borghesia savonese, subirà gravi danni durante il periodo bellico della Seconda guerra mondiale, per poi venire demolito nel 1943).

Il Novecento vede l'ultimo e definitivo allungamento del Corso Principe Amedeo nella parte verso il monte (1915). Per proseguire il corso dovette attraversare il giardino De Mari e parte del borgo Alto. Tra il 1936 e il 1940 il corso venne allungato ulteriormente per altri 220 metri nel progetto di risanamento del vecchio Borgo d'Alto fino a piazza Marconi.
Il borgo d'Alto era parte del borgo Superiore che si estendeva sino a Villapiana; il fabbricato di maggior pregio del borgo era il settecentesco palazzo De Mari (ora demolito); era annesso al palazzo un vasto parco che si estendeva verso la Villetta e verso la parte bassa della città.
L'area verso la Villetta, anch'essa antica proprietà dei marchesi De Mari, registrò uno sviluppo a partire dall'inizio del Novecento con la realizzazione degli edifici lungo la strada che sale dalla via dei Mille, in seguito si svilupperà la zona residenziale della Villetta che continuerà negli anni del Secondo Dopoguerra interessando le aree sottostanti al convento dei Cappuccini.

All'interno del centro storico della città si registra la demolizione dell'antico quartiere Cassari nel 1938/39: il quartiere dei Cassari era un rione ricco di storia tra i più antichi di Savona; nel 1927 il podestà di Savona decise di reperire un'area nel centro cittadino per collocarvi il palazzo della Prefettura e la scelta cadde sulla zona dei vecchi Cassari con la scusa di risanare una zona malsana e degradata. Vennero demoliti palazzi ornati di marmi e statue come il palazzo Brilla del 1880 in via Caboto demolito nel 1938 e quello dei marchesi Assereto. Lo sventramento si estese per circa 7 mila mq. e lo spazio vuoto ricavato venne chiamato piazza del Re ed era pronto ad accogliere gli edifici pubblici, ma gli eventi bellici degli anni immediatamente successivi mandarono a monte i progetti approntati; la Prefettura si trasferì infatti nel secondo dopoguerra in piazza Saffi nell'ex sede della federazione fascista costruita nel 1939; scomparve con la demolizione del quartiere anche il tratto della via Garassino fiancheggiante il duomo.

Nel centro storico ricordiamo ancora la costruzione del mercato coperto in via Pietro Giuria (distrutto durante i bombardamenti dell'ultimo conflitto mondiale), la sistemazione della piazza ottogonale Cavallotti (1913), la sopraelevazione e il rifacimento della facciata del palazzo antistante la piazza Sisto IV dove trovò sede il palazzo del Comune nel 1934 (la risistemazione della facciata del palazzo costò la demolizione del giardino della piazza), la costruzione sull'omonima piazza, del grattacielo Leon Pancaldo (per la costruzione del grattacielo si demolì il monastero di S. Agostino).

Fino ai primi decenni di questo secolo i collegamenti stradali riguardanti Savona erano rimasti in condizione di grave arretratezza tanto che il marchese Camillo Garroni, ex prefetto di Genova, scrisse nel 1926:

<<... per le strade ordinarie della Liguria deve ancora ringraziare Napoleone essendo a lui dovute la strada cosiddetta della Cornice, e cioè lungo le rive del mare. Questa strada, buoa nei tempi antichi, dato il poco movimento di carri e carrozze, oggi è qualche cosa di impossibile per la strettezza, per le pendenze, per le giravolte e pei pericoli che presenta di fronte a burroni e precipizi. Ne completa la situazione disgraziata la cattiva manutenzione...>>.

La strada della Cornice non esisteva fra Savona ed Albisola: tra queste due località mancava ancora il collegamento costiero, un'aspirazione che per i savonesi non si misurava a decenni, ma a secoli. Ancora negli anni Venti del Novecento, per raggiungere Albisola, era necessario usufruire del lungo e tortuoso percorso che, dall'attuale piazza Diaz, attraverso la galleria del Garbasso saliva in Valloria per discendere al ritano Termine. Fu nel 1906 che il Consiglio Comunale propose la costituzione di un "consorzio per lo studio di un progetto di strada a mare Savona-Albisola".
I lavori per la litoranea Savona-Albisola ebbero inizio nel 1929 e fu inaugurata nel 1931.

Sono ancora da registrare due avvenimenti importanti per l'economia savonese della prima parte del nostro secolo: la costruzione del parco Vagoni Doria e la funivia Savona-San Giuseppe. Gli studi per il nuovo scalo merci ferroviario iniziarono nel 1880; la scelta ricadde poi nella zona delle Fornaci: a monte del parco ferroviario verrà costruita la strada di circonvallazione via Stalingrado che si innesta in corso Tardy e Benech per raggiungere il porto: a ridosso della strada verranno costruiti grandi stabilimenti industriali come la PetrolCaltex e la Ferro Bates tutte e due del 1930.
Le funivie furono progettate dagli ingegneri Antonio Carissimo e Giovanni Crotti nel 1912: la funivia da Savona a San Giuseppe di Cairo era la più lunga d'Europa; per l'impianto della stazione di partenza venne scelta la zona di mare dove da decenni erano attivi alcuni stabilimenti balneari tra i quali i Miramare. Le funivie costituirono, soprattutto con il raddoppio della linea aerea attuato nel 1936, un impianto di notevole importanza.

Gli eventi bellici del secondo conflitto mondiale, con i bombardamenti aerei sulle città inermi, condannarono alla quasi totale distruzione di uno dei più antichi quartieri cittadini, quello della Calata, conservatosi intatto fino agli inizi degli anni Quaranta. Nel 1942 venne gravemente colpita la parte della Quarda e il mercato coperto l'anno successivo è irrimediabilmente danneggiato tutto il quartiere dalla Quarda, al Brandale e a Caricamento: crollano o sono gravemente danneggiati numerosi edifici compresi il trecentesco Palazzo di Giustizia nonchè il palazzo della Camera di Commercio e del mercato coperto.

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Savona dal 1950 ad oggi:

Passata la guerra non rimase che demolire molte costruzioni pericolanti (e tra questa la chiesa San Filippo Neri), rimuovere le macerie e poi ricostruire.
Primo edificio ad essere costruito nell'area fu il mercato e poi a partire dagli anni Cinquanta, vennero realizzati i nuovi edifici residenziali della via Gramsci mentre altre aree, un tempo occupate da vecchi palazzi, rimasero a lungo in attesa della definitiva sistemazione. Nell'immediato dopoguerra venne sistemata anche la piazza Saffi con la demolizione della caserma del 41° Reggimento di fanteria e costruiti i palazzi prospettanti sulla stessa e la piazza Colombo su via Pietro Giuria con la costruzione nel 1956/57 del palazzo delle scuole medie Paolo Boselli.

Dopo questo primo periodo di stasi postbellico in cui furono solo riparati i danni causati dalla guerra nel centro storico si fece sempre più pressante il problema conseguente alla crescita demografica: il fabbisogno di nuove abitazioni per la classe medio-bassa: la popolazione di Savona passò dai 40.000 abitanti di fine Ottocento ai 60.000 abitanti del 1937 fino agli 80.000 abitanti degli anni Settanta. Dapprima furono costruiti i primi quartieri popolari Ina-Casa e GESCAL su via Stalingrado e in zona Chiavella a Chiappino, del tutto privi di servizi e urbanizzazione primaria e secondaria, poi i grandi quartieri popolari di Legino, Chiappino e Mongrifone a partire dagli anni Settanta.
Tutti gli interventi edilizi si spostarono dall'Oltreletimbro verso ponente in zona fino ad allora agricola come la piana di Legino mentre a Levante, dopo la costruzione di numerosi condomini nella Villetta e Villapiana, non rimasero più, data la natura accidentata del territorio collinare, grandi aree appetibili per il mercato immobiliare da destinare ad edificazione eccettuato il fondovalle a nord di Lavagnola dove sorgerà il quartiere di Lavagnola.

La periferia di Savona si sviluppò in poco più di dieci anni a partire dagli Anni Settanta fino alla metà degli anni Ottanta tra la collina di Mongrifone fin oltre la piana di Legino verso Zinola: un massiccio intervento edificatorio che snaturò completamente il paesaggio rurale preesistente; il risultato fu quello di una periferia caotica, discontinua senza forma ed identità: pochi i servizi ed il verde pubblico di quartiere, molti i disagi a dispetto delle originarie indicazioni di piano (tutti e tre i quartieri di Legino, Chiappino e Mongrifone furono pianificati con piani di zona nel 1965 dagli architetti Fusco ed Accinelli) che volevano farne una periferia con quartieri autosufficienti dotati di tutti quei servizi che era difficile ottenere nel centro storico: grandi strade, molto verde, scuole, mercati, centri commerciali, sociali, chiese.

Con gli anni Settanta venne anche inaugurata la nuova ferrovia e stazione a Mongrifone, nel 1977.

Rimase così un grande vuoto tra la città ottocentesca al limite del Letimbro e la nuova stazione: uno spazio che doveva essere destinato al nuovo sviluppo urbano più volte pianificato (è del 1963 la prima stesura del piano particolareggiato Oltreletimbro) e solo in parte realizzato con la costruzione del quartiere "Ammiraglie" che però nella seconda metà degli anni Settanta lasciarono un grande vuoto urbano tra la nuova stazione e il cuore della città.

Dagli anni Ottanta in poi si registrano pochi interventi edilizi ed urbanistici: possiamo citare la costruzione del nuovo insediamento industriale-artigianale del P.A.I.P. di Legino dove andarono ad insediarsi anche numerose ditte espropriate dalla zona corso Ricci Oltreletimbro, la costruzione del palazzo della Provincia e il palazzo di Giustizia su via XX Settembre e i nuovi "Ipercoop" su corso Ricci (1996) e "Matitino" in zona Santa Rita alle Fornaci.

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